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Autore: Akisan    15/09/2018    8 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alex: «Ahia. Che male.»
 
Aramis: “In alto c’è un buco lontanissimo. Pensi di essere sopravvissuta per miracolo. Ringrazi la tua buona stella per il letto di fiori che ha attutito l’atterraggio. Pensi che solo una cretina sarebbe caduta in un buco così evidente.
 
Alex: «Perfetto. Un narratore. Ne sentivo la mancanza. Cosa sei, la mia coscienza?»
 
Aramis: “Pensi che sia una domanda stupida da fare a te stessa. Ovviamente non c’è alcun motivo di credere che la narrazione possa essere fatta da un’entità esterna alla protagonista. Sei atterrata su un normalissimo praticello. Nessuna tomba in vista. Quindi è tutto a posto.”
 
Alex: «Certo. Bene, come si esce da questo posto infernale?»
 
Grimmjow: «Posso aiutarti io!»
 
Alex: «Un fiore che parla. Perché no.»
 
Grimmjow: «Basta farti colpire da uno dei miei proiettili dell’amicizia e tornerai all’altro mondo in un attimo!»
 
Alex: «Volevi dire “al tuo mondo”.»
 
Grimmjow: «Lo so cos’ho detto.»
 
Aramis: “Ritieni che i suoi proiettili dell’amicizia siano stranamente a forma di Bala e che le sue intenzioni siano lievemente sospette. Per di più ha una faccia da idiota.
 
Alex: «Forse prima preferisco esplorare un po’. Questi calcinacci scomposti pieni di sterpaglie sembrano affascinanti.»
 
Grimmjow: «Ti assicuro che la mia amicizia… Fanculo, posso passare direttamente alla parte in cui smetto di recitare e cerco di ammazzarti?»
 
Alex: «Pensavo ci fossimo già.»
 
Rei: «Non così in fretta. Sparisci, malvagia creatura.»
 
Grimmjow: «Maledetti Shinigami!»
 
Rei: «Sono un mostro capra. Femmina.»
 
Grimmjow: «Vai a farti mungere allora!»
 
Aramis: “Il fiore si allontana con il dito medio alzato. Osservi la tua salvatrice mentre cura le tue ferite con la magia. Pensi che sia piuttosto sexy.”
 
Alex: «No che non lo penso.»
 
Rei: «C’è qualcosa che non va?»
 
Alex: «Hai qualche esperienza in esorcismo?»
 
 
 
*Inserire scusa qui per il prolungato silenzio* No, non sono morta. Yeeeee! Sì, finirò la storia. La finirò in due capitoli, più forse uno di epilogo. Yeee? Non so quanto ci metterò, ma state certi che lo farò. Detto questo, Bleach non mi appartiene. Undertale non mi appartiene (mannaggia…). La vergogna di farmi viva dopo quasi un anno purtroppo mi appartiene. Spero che questo capitolo valga l’attesa di chi ha avuto l’enorme pazienza di aspettarne l’uscita. Avvertenza speciale: questo capitolo contiene massicce dosi di licenze poetiche sulla dinamica del mondo di Bleach. E di sentimenti. I may regret something.
 
 
 
Capitolo 48:  Notte prima dei casini.
 
 
Gli Hollow erano dei buzzurri rissosi disperatamente vogliosi di prendersi a cornate a vicenda per dimostrare di essere i più forti.
 
Questa considerazione, oltre ad appartenere alla categoria delle ovvietà insieme a frasi come “la pioggia è bagnata” e “il fuoco brucia”, rappresentava anche tutto ciò che ultimamente c’era di sbagliato nella vita di Alex.
 
Lei era umana. Quasi. All’incirca.
 
Più o meno.
 
No, no, lei era umana, punto!
 
Era nata umana, da genitori umani, con antenati umani.
 
A prescindere dal suo aspetto attuale e dai recenti avvenimenti,  Meiko e ciò che la riguardava erano sempre sul sedile posteriore, mentre Alex era allegramente al volante. Questo non significava che di tanto in tanto la testa di Meiko non facesse capolino di fianco al sedile del conducente, mettendo una mano sul volante e tentando di schiacciare l’acceleratore.
 
Alex in ogni caso faceva del suo meglio per arginare certi atteggiamenti, soprattutto di fronte a Liz.
 
Okay, va bene, praticamente solo di fronte a Liz.
 
Quest’ultima l’aveva sottoposta ad un lungo ed approfondito terzo grado per essere assolutamente certa che neanche il più piccolo dettaglio della loro amicizia fosse stato compromesso dai suoi nuovi ricordi.
 
Soddisfatta dal risultato, le aveva concesso il suo bollino d’approvazione e aveva impiegato le successive due ore a chiederle aneddoti imbarazzanti sul passato di Aramis.
 
Alex di contro ne aveva approfittato per interrogarla sulla sua promessa a Dania.
 
La risposta… non era esattamente ciò che si era aspettata.
 
«Mi ha detto che mi avrebbe dato un’ampolla vuota e che io avrei dovuto ridargliela dopo averci cantato dentro. Mi ha detto che qualsiasi cosa sarebbe andata bene, quindi sono indecisa tra “Tu Scendi Dalle Stelle” e “Un Uomo Sarai”.»
 
Aramis invece era diventato uccel di bosco.
 
Per i primi due giorni dal momento in cui era tornato adulto, si era totalmente rifiutato di parlarle. O anche solo di restare nella stessa stanza con lei per più di cinque minuti.
 
Dopo un’intera esistenza dedicata solo ed unicamente al cazzeggio, improvvisamente era impegnatissimo.
 
Sì, insomma, stava facendo i capricci.
 
Alex aveva provato ad essere paziente.
 
-
 
Slam!
 
Stomp stomp stomp stomp stomp.
 
Bam bam bam!
 
«Questa storia sta diventando ridicola, apri subito questa porta!»
 
«L’utente da lei richiesto non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.»
 
«Aramis!»
 
«‘Aramis?’ Mai sentito nominare.»
 
«Non puoi evitarmi per sempre. Prima o poi dovrai parlarmi guardandomi in faccia come una persona adulta!»
 
«Non c’è nessun ‘Aramis’ qui dentro. Non c’è nessuna persona adulta qui dentro. Non c’è nessuno qui dentro.»
 
«Argh!»
 
Bam!
 
Stomp stomp stomp stomp stomp.
 
Slam!
 

 
«Lo sa che potrebbe semplicemente buttare giù quella porta, vero?»
 
«Beh sì, se volesse farlo scappare dalla finestra.»
 
-
 
Era così scattato il piano B, ovvero l’alleanza con Liz. Un colpo basso, certo, ma non le aveva lasciato altra scelta.
 
Due ore.
 
Due miserrime ore era il tempo che ci era voluto a Liz per rigirarselo a piacimento tra le mani e riportarlo a più miti consigli.
 
Come?
 
COME???
 
Anzi. No.
 
Non voleva sapere come.
 
Il conseguente confronto tra Alex e Aramis era stato… interessante.
 
-
 
«Non pensare che mi sia dimenticata di ciò che mi hai fatto passare nel deserto.»
 
«Forse ero ancora un po’ offeso per la questione del sigillo e dell’abbandono.»
 
«Forse l’ho fatto per il tuo bene.»
 
«Forse non te l’ho mai chiesto.»
 
«Forse non avevo bisogno del tuo permesso.»
 
«Forse non sei mia madre.»
 
«Forse non dovresti comportarti da bambino allora.»
 
«Forse mi sei mancata.»
 
«Forse anche tu.»
 
Aramis aprì le braccia.
 
Alex esitò per qualche istante, poi lentamente accettò l’invito.
 
«Grimmjow?» le chiese Aramis dopo una pausa, continuando ad accarezzarle la schiena.
 
Alex sospirò. «Domanda di riserva?»
 
«Quanto ti senti scema al pensiero di aver insultato te stessa, ogni volta che te la sei presa con Meiko?»
 
«Stai cercando di farti prendere a calci, per caso?»
 
«Può darsi.»
 
«Perché non parliamo un po’ di Liz e Rei, invece?»
 
«Domanda di riserva?»
 
«Non mi dirai che sei imbarazzato.»
 
«Non mi dirai che il pensiero di Grimmjow ti mette in difficoltà.»
 
«Eravamo nemici prima che io morissi.»
 
«E?»
 
«‘E’ cosa? Eravamo su fronti diversi in una guerra che io e te abbiamo perso, nel caso te ne fossi dimenticato.»
 
«Mentre invece in quanto umana e Hollow vi trovate dalla stessa parte della barricata, vero?»
 
«No, ma in quanto umana non l’ho mai visto far parte del gruppo che ha distrutto la mia casa e ucciso la mia gente.»
 
«Quindi ora lo odi?»
 
Alex alzò la testa per rivolgergli uno sguardo irritato e perplesso.
 
«… perché mi fai tutte queste domande di cui sai già benissimo la risposta?»
 
«Il coniglietto sta cercando di convincermi della validità terapeutica di una conversazione a cuore aperto e soprattutto a voce alta.»
 
«Mi fa impressione passare così tanto tempo senza sentirti sghignazzare in modo irritante nella mia testa.»
 
«Posso sempre rimediare.»
 
«No grazie, penso di potermene fare una ragione.»
 
«Peccato.»
 

 
«Aramis?»
 
«Mh?»
 
«Mi stai toccando il sedere?»
 
«Mi sento nostalgico.»
 
«Presto avrai nostalgia della tua mano se non la sposti.»
 
«Mmmh, proprio come ai vecchi tempi.»
 
-
 
Da quel momento in poi, la loro amicizia era ripresa esattamente dal punto in cui l’avevano lasciata: Aramis tirava la corda fino al punto di non ritorno, e a quel punto Alex gli faceva sperimentare un incontro ravvicinato del terzo tipo col proprio pugno.
 
Eh già, certe cose non cambiavano proprio mai.
 
Cambiando completamente discorso, il motivo per cui si trovavano ancora a casa di Dania era complesso.
 
Secondo Grimmjow idiota, ma era questione di sfumature.
 
Il difficile era stato far sedere tutti gli altri in una stanza e svelare la verità.
 
Ovviamente era inutile sperare nel contributo di Aramis.
 
Uhm, come spiegare in poche e semplici frasi l’Apocalisse?
 
Meiko avrebbe usato un metodo semplice e brutale.
 
«Il mondo come lo conosciamo sta per finire per colpa nostra. Moriremo tutti.»
 
Mmmh… già, forse sarebbe stato meglio un approccio più dolce.
 
«Bocca chiusa e ascoltatemi senza fiatare. Siamo nei guai fino al collo.»
 
Sì, decisamente meglio.
 
Dopo il magnifico esordio, Alex aveva proceduto con lo spiegone.
 
Sostanzialmente, nel corso del tempo gli Shinigami si erano fatti prendere la mano.
 
Avevano cominciato a fare esperimenti, prima con i loro poteri, poi con le anime, poi con lo spazio e il tempo.
 
Ibridi in grado di passare più facilmente da una dimensione all’altra. Dimensioni trappola. Tasche dimensionali. Portali di ogni forma e dimensione.
 
Sostanzialmente, il tessuto spazio-temporale che divideva la Soul Society dal mondo terreno ormai assomigliava più ad una fetta di leerdammer che non ad una barriera.
 
In ogni caso, malgrado tutto il loro pasticciare non fosse comunque in grado di far collassare definitivamente la barriera, la Soul Society aveva deciso di correre per sicurezza ai ripari: ogni tipo di tecnologia in grado di manipolare lo spaziotempo era stata bandita, i passaggi degli Shinigami nel mondo terreno erano stati ridotti allo stretto necessario, e la creazione di tasche dimensionali era stata dichiarata fuorilegge.
 
Fin qua, nulla di nuovo. Anche Rei sapeva queste cose.
 
Qui era dove entravano in gioco Aramis e il motivo per cui Meiko era morta.
 
Venendo trasformato in un Arrancar, Aramis non aveva acquisito dei poteri mentali così potenti per caso. Lui era l’ultimo di una lunga serie di esperimenti in cui l’instillazione di quella determinata abilità aveva decretato la pazzia e il conseguente suicidio di tutte le precedenti cavie.
 
Aramis, o quantomeno il suo potere, era la chiave creata artificialmente da girare in un lucchetto per aprire le porte al collasso della barriera.
 
Ovviamente ciò avrebbe significato non solo il caos più totale, ma soprattutto la morte di Aramis, che era ciò a cui francamente Meiko era più interessata.
 
Ora come ora, ad Alex premeva molto anche la questione della fine del mondo come lo conoscevano, anche se non era ben chiaro cosa sarebbe effettivamente successo o perché qualcuno avrebbe dovuto desiderare che accadesse.
 
Dal canto suo, Grimmjow non vedeva la prospettiva di un futuro mondo col caos e la legge del più forte a farla da padroni come una brutta cosa. Tuttavia, a prescindere dalla sua visione più o meno discutibile del creato, restava il fatto che se Aramis fosse stato costretto ad usare in quel modo il suo potere, lo sforzo lo avrebbe con ogni probabilità ucciso, portandosi dietro per forza di cose anche loro. Quindi bene o male era obbligato a collaborare.
 
Rei era tutto un altro paio di maniche, dato che era moralmente obbligato dal suo senso di lealtà e del dovere ad andare  a fare rapporto ai suoi superiori su ciò che aveva sentito.
 
Ricapitolando ciò che “aveva sentito”: ci sono due umane e due Arrancar nascosti in una dimensione-tasca illegale gestita dalla versione porca di Rumplestinskin. Tutti e quattro hanno subito esperimenti probabilmente immorali e di sicuro passabili di condanna a morte. Uno dei due Arrancar fa parte dell’elite dell’esercito personale di un fuorilegge criminale e l’altro è stato creato apposta per essere l’Anticristo.
 
… già.  
 
Al momento presente, il suddetto Shinigami stava provando a camminare lungo il corridoio illuminato da torce in cui si trovavano le loro stanze.
 
“Provando” era la parola chiave, dato che i suoi nobili sforzi erano contrastati da ben due pesi morti, che tentavano con discreto successo di arrestare il suo avanzare verso le scale che lo avrebbero portato al piano di sotto.
 
Aveva cominciato Liz, placcandolo alla vita e puntando i piedi non appena lui era uscito dalla stanza in cui si erano riuniti per discutere il da farsi; Aramis, trovando la cosa divertente, l’aveva seguita a ruota, appendendogli senza ritegno al collo e lasciandosi però trascinare senza opporre resistenza.
 
«Liz…»
 
«No, no, no e ancora no!»
 
«Sottolineo il suo sentimento.»
 
«Nessuno ti ha chiesto di parlare, Hollow.»
 
«Se te ne vai giuro che dovrai calpestare il mio corpo morto ed in decomposizione!»
 
«Ecco, questo magari evitiamolo» commentò Alex, che stava osservando lo svolgersi del dramma senza sapere se provare divertimento, pena o imbarazzo.
 
«Se lo Shinigami non collabora possiamo sempre ammazzarlo.»
 
In effetti era una soluzione più che logica e…
 
Alex scosse la testa e si schiaffeggiò per sicurezza un paio di volte.
 
Subito dopo lanciò un’occhiataccia a Grimmjow, che ricambiò col sorriso di chi la sa lunga.  
 
Grrr.
 
«Piantala. Non l’ho pensato.»
 
«Come no.»
 
«Ci sono una marea di celle qui, non c’è bisogno di ucciderlo.»
 
«Quindi una morte veloce e onorevole difendendo i propri ideali no, ma l’imprigionamento a tempo indefinito nel disonore e l’umiliazione sì?»
 
Alex aprì la bocca per ribattere, ma non le uscì alcun suono.
 
Cavolo, Grimmjow aveva appena passato mesi a farsi torturare rinchiuso in una cella, e lei gli parlava subito dopo di rinchiuderci qualcuno dentro?
 
Per di più uno di loro.  Stava sul serio prendendo in considerazione l’opzione di imprigionare Rei dopo tutto quello che aveva fatto per loro.
 
Che diavolo le era preso?!
 
Per un attimo quasi le sfuggirono di bocca delle scuse, ma si trattenne in tempo, contando che di solito la reazione tipo di Grimmjow nei confronti di qualsiasi forma di pietà era quella standard di un toro di fronte al drappo rosso.
 
«Se non vuoi che dica cose che ti danno fastidio allora smettila di provocarmi» si limitò quindi a rispondere.
 
Per un minuto interminabile rimasero solamente a fissarsi.
 
Il senso di competizione si era fatto ancora più intenso dopo gli ultimi avvenimenti, e ora più che mai Alex era intenzionata a non cedergli terreno anche in una cosa stupida come distogliere per prima lo sguardo.
 
Una piccola parte di lei, probabilmente l’ultima rimasta sana di mente, cercava di farle notare di tanto in tanto quanto fossero infantili ed inutili certi atteggiamenti, ma era più forte di lei: non solo Alex doveva trovare un nuovo equilibrio con se stessa, ma era anche fondamentale stabilirne uno chiaro e deciso con Grimmjow.
 
Da umana le cose erano state relativamente più semplici, perché la loro diversità aveva garantito che Grimmjow si sentisse meno in competizione con lei: dopo un percorso fatto di alti e bassi erano giunti infatti alla conclusione di vederla in modo diverso, e di potersi quindi incontrare nel mezzo senza ammorbare eccessivamente l’altro con le fisse caratteristiche della propria specie.
 
 Adesso però Alex era perfettamente in grado di comprendere il punto di vista di un Hollow, quindi non c’era più motivo per Grimmjow di trattenersi.
 
Ogni piccola cosa si era trasformata in una lotta per stabilire chi tra loro due fosse il capo.
 
L’ovvia risposta era nessuno dei due, ma l’istinto era duro a morire.
 
Ecco quindi spiegato il motivo per cui al momento fossero impegnati a fissarsi in cagnesco come due mentecatti, sfidandosi a vicenda ad ammettere la sconfitta distogliendo per primi lo sguardo.
 
Fortuna che almeno metà del cervello di Alex fosse ancora umano, ragion per cui lentamente, senza alcuna fretta, tirò fuori da una tasca una mascherina.
 
Era nera, di quelle da usare durante i viaggi in aereo per dormire.
 
Sopra c’erano stampati gli occhi di Rufy.
 
«Non ci pensare neanche» ringhiò Grimmjow.
 
Senza cambiare espressione, Alex se la mise in faccia.
 
La tensione si sgonfiò come un palloncino bucato, probabilmente anche per merito di quei tre pagliacci che sullo sfondo continuavano la loro scenetta tragicomica.
 
«Sai cosa? Vaffanculo. Non voglio neanche sapere da dove l’hai presa.»
 
«Non vuoi continuare a fissarmi? Possiamo stare così anche tutto il giorno.»
 
«Mi è passata la voglia. Di tutto. Ci vorrà almeno un mese prima che mi venga di nuovo voglia di fare sesso con te.»
 
«Dilettante!» esclamò Aramis da una qualche parte imprecisata alla sua sinistra.
 
«Allora! Avete finito sì o no voi tre?» chiese Alex cogliendo della palla al balzo per cambiare discorso e tornare a concentrarsi sul dramma tutt’ora in corso.
 
«No che non abbiamo finito! Rei sta facendo il testardo!» la informò Liz con voce piuttosto affaticata.
 
Alex si tolse la mascherina.
 
Già, la situazione era ancora in alto mare.
 
«Non posso far finta di non aver sentito. Ogni minuto che passo qui senza avvertire il mio capitano della presenza di una simile minaccia è un minuto che passo da traditore! Quante persone moriranno se l’Hollow porterà a termine ciò per cui è stato creato?»
 
«Quindi la tua soluzione è scappare per venderci agli Shinigami e guadagnarti una bella promozione? Bell’amico che sei!»
 
«Non ho mai detto di voler scappare!»
 
«Tu… cosa?»
 
Visibilmente perplessa, Liz smise di puntare i piedi per trattenerlo e sollevò la testa.
 
Rei sospirò e incrociò le braccia. «Ho detto di voler avvertire il mio capitano. Posso farlo anche da qui. Mi basta usare una Kuroageha. Con la differenza dello scorrere del tempo dal nostro punto di vista ci vorranno settimane prima che anche solo la riceva.»
 
«Oh. Allora non ci stai vendendo al nemico abbandonandoci al nostro destino come un bastardo infame?»
 
Alex alzò entrambe le sopracciglia. Wow. Grimmjow si esibì in un breve fischio d’ammirazione.
 
Rei sospirò di nuovo e scosse la testa. «No, anche se ti sconsiglierei di prendere l’abitudine di riferirti agli Shinigami come “il nemico”.»
 
«Oh. Ehi, aspetta un attimo! Aramis, tu lo sapevi? Perché non me l’hai detto? Anzi, che ci fai allora anche tu appeso a lui?»
 
Aramis appoggiò il mento sulla spalla di Rei, in modo da poter guardare Liz in faccia.
 
«Perché è da un quarto d’ora buono che mi fate morire dal ridere.»
 
«Arriverà mai il giorno in cui ti farai finalmente furbo?» chiese Alex così per curiosità.
 
«Ne dubito.»
 
«Buono a sapersi.»
 
«Eeeh, non saprei, quel giorno potrebbe essere più vicino di quel che pensate» aggiunse allegramente una voce inaspettata.
 
Come un sol uomo, alzarono tutti la testa verso il soffitto.
 
Su cui c’era un buco.
 
O meglio, un portale aperto.
 
Da cui sporgeva con aria sorniona la faccia di…
 
«S!»
 
«Ehilà cugino! Ti trovo bene! Impegnato a fare la cosa giusta come al solito. Peccato che grazie al mio duro lavoro sarebbe perfettamente inutile!»
 
«Saltellare in giro spaventando a morte i passanti con previsioni di morte e sofferenza non è un lavoro.»
 
«Sbagliato! Lo è se effettivamente ci sono morte e sofferenza nel loro futuro.»
 
«No che non lo è se per via del tuo ficcanasare rimango io senza lavoro perché nella mia città all’improvviso la gente evita miracolosamente incidenti mortali o decide che vuole andare per forza a farsi curare dappertutto tranne che lì.»
 
«Beh, ad essere onesti nessuna persona sana di mente si farebbe ricoverare nel nostro ospedale» intervenne Liz. «Quando minacciarono di portarla lì per partorire mia madre strillò così forte da far suonare l’antifurto di tutte le macchine dell’isolato.»
 
«Mia madre ha preferito partorire nel retro di un furgone con un motociclista come ostetrica e una bottiglia di grappa come disinfettante.»
 
«Non era Jack Daniel’s?»
 
«No. Quella era per mio fratello.»
 
«Il punto è che ti avevo chiesto di smetterla di interferire con i miei incarichi.»
 
«E io ti avevo detto che ci avrei pensato. Infatti ci ho pensato e la risposta è no. Comunque ormai dovresti saperlo che la mia priorità numero uno è assicurarmi che tu veda sempre l’alba di un nuovo giorno. Anche il mio tornaconto ovviamente, ma soprattutto l’alba di un nuovo giorno. Come procede la vostra villeggiatura, ragazzi?»
 
«Perseguitato da un Hollow.»
 
«Perseguito uno Shinigami.»
 
«Reincarnazione e cambio specie.»
 
«Diventato un moccioso.»
 
«Io mangio carne!»
 
«Tutto a posto, allora! Sono passata per darvi una dritta sul fatto che da questo lato tra qualche minuto scoppierà un casino di proporzioni epiche. Delle dimensioni di un’intera armata di Shinigami e Hollow all’incirca. Quindi, dal vostro punto di vista, si parla di domani. Mettiamola in questi termini: se foste rimasti da questa parte così come eravate vi avrebbero asfaltati senza pietà. Tra parentesi, prego. Adesso invece avete un briciolo di possibilità di sopravvivere, ma non è detto. Non è obbligatorio partecipare: potete restare qui, vivere in pace il resto della vostra esistenza, saltellare in giro, fare tanti piccoli marmocchi, cambiare le cose qui nei dintorni ed essere felici. Ma sarà necessario chiudervi dentro permanentemente. Oppure domani potete scegliere di ritornare nel mondo terreno, rischiando sofferenza, morte e probabilmente una piccola Apocalisse. Ma c’è anche una piccola possibilità che tutto fili liscio e ci sia un lieto fine, eh! Vi lascio questa notte per pensarci. Vi consiglio di spenderla bene. Ciao ciao!»
 
Detto questo, la sua testa si ritirò e subito dopo il portale si richiuse.
 
Per qualche istante nessuno si mosse.
 
«Okay,» disse infine Aramis rompendo il silenzio per primo, «chi vuole rimanere per sempre qui con Dan-»
 
«Io no.»
 
«Io no.»
 
«Io no.»
 
«Cazzo no!»
 
Aramis scrollò le spalle. «Morte quasi certa sia, allora. Mangiamo qualcosa?»
 
*
 
Quella sera, Alex si piazzò davanti allo specchio con un paio di forbici in mano.
 
Normalmente era la madre di Liz ad occuparsi del fatto che in testa ad Alex non crescesse una jungla, quindi negli ultimi tempi i suoi capelli erano stati liberi di darsi all’anarchia più pura e selvaggia.
 
Ora. Alex aveva un brutto rapporto con le lame in generale.
 
Nonché il senso estetico di una pianta da vaso.
 
L’ultima volta che aveva tentato l’incauta impresa di spuntarsi i capelli da sola, aveva ottenuto come risultato un disastro vagamente simile all’incubo di un pittore futurista dopo una serata passata a shottini e peperonata.
 
Mmh.
 
Era il momento giusto per preoccuparsi dei propri capelli?
 
Assolutamente no.
 
Aveva altre cose ben più urgenti a cui pensare?
 
Assolutamente sì.
 
Ma era anche vero che passare di fronte ad una superficie riflettente e vederci dentro la cugina senzatetto di Raperonzolo non era esattamente l’infusione di autostima di cui aveva bisogno negli ultimi tempi, e anche il povero pettine aveva un numero limite alla sua dose quotidiana di miracoli.
 
 Li avrebbe riportati alla lunghezza dell’inverno scorso; abbastanza lunghi da poter essere legati, ma abbastanza corti da non fornire un bell’appiglio comodo per il nemico in battaglia e non farle venire il torcicollo con il loro peso.
 
Afferrata una ciocca, la tagliò con decisione a metà.
 
Il pavimento non si mise a tremare.
 
Il mondo non minacciò di collassare su se stesso.
 
Fino a qui, tutto a posto.
 
Zac.
 
Zac.
 
Zac zac.
 
Chissà se la ciocca sulla tempia sinistra avrebbe continuato a crescere bianca.
 
Una mano le afferrò il polso, bloccando le forbici ad un centimetro dal ciuffo teso.
 
«Che cosa credi di fare?»
 
Alex incrociò lo sguardo di Grimmjow nello specchio.
 
«Sto ovviamente tentando di mungere una mucca, come si nota chiaramente dal secchio che ho in mano e dal latte sparso per terra.»
 
«Mungi quello che ti pare, ma quando il tuo reiatsu cambia qualcosa nel tuo corpo, non lo devi toccare.»
 
«Dal tuo tono e dal fatto che tu stia cercando di accartocciarmi il polso come una lattina vuota suppongo che sia una cosa brutta da fare.»
 
«Se ti va bene domani mattina sarà lunga esattamente come prima. Se ti va male il tuo reiatsu avrà trovato un altro modo per manifestarsi sul tuo corpo. Magari ti sveglierai con un occhio bianco.»
 
Alex lasciò andare la ciocca.
 
In effetti, avrebbe potuto anche arrivarci da sola. Come Meiko non si era mai tagliata i capelli, perché negli Hollow l’aspetto fisico cambiava solo in base alla fluttuazione del reiatsu. I capelli non crescevano, la barba neanche, il corpo stesso rimaneva alla stessa età. Quindi, quando un cambiamento effettivamente avveniva, era impensabile cercare di correggerlo.
 
Ops.
 
Accidenti, Grimmjow le aveva fatto un favore.
 
Ringraziarlo avrebbe significato dargli motivo di gongolare senza ritegno.
 
Urgeva subito una tattica diversiva.
 
«Che cos’hai in mano?»
 
«Il tuo polso.»
 
Ah ah.
 
«Nell’altra. Quella che non sta per ritrovarsi con un paio di forbici come piercing palmare se non mi lascia subito andare.»
 
Come sempre quando Alex minacciava violenza nei suoi confronti, lo sguardo di Grimmjow si fece più affilato e contemporaneamente difficile da sostenere.
 
Stavolta non per uno stupido senso di competizione.
 
Non aiutava il fatto che per fermarla si fosse dovuto mettere esattamente dietro di lei.
 
Non così vicino da toccarla, ma quel tanto che bastava perché percepisse il suo calore sulla schiena.
 
Sarebbe bastato pochissimo per incoraggiarlo.
 
Mezzo passo indietro.
 
Chiudere gli occhi con un brivido.
 
Chinarsi leggermente in avanti per toccare con la punta della lingua (o meglio ancora, con i denti), la mano che tutt’ora la stava stringendo.
 
Tuttavia Alex rimase immobile, aspettando la sua risposta.
 
Eventualmente, Grimmjow mollò la presa e sollevò la sinistra, in cui stringeva un oggetto lungo, sottile e appuntito simile ad un pennino molto, molto cattivo.
 
«Sapevo che la stronza doveva averne almeno uno in mezzo a tutti i suoi giocattoli.»
 
La stronza era ovviamente Dania.
 
«Ti serve per scrivere una lettera malvagia a qualcuno o per piantarla nel cuore di un vampiro?»
 
«Mi serve per farti un tatuaggio.»
 
Le forbici rischiarono di scivolarle di mano.
 
Alex chiuse per un attimo gli occhi e fece un respiro profondo.
 
Purtroppo quando li riaprì Grimmjow era ancora lì.
 
«Ti ho sentito male.»
 
«Mi hai sentito bene.»
 
«Avvicinati a me con quel coso e io lo userò per aggiungerti “scemo” dopo al 6.»
 
Per un paio di minuti si fissarono in cagnesco.
 
Poi Alex si ricordò che l’indomani sarebbero potuti morire.
 
Ce la poteva fare. Mente aperta. Beneficio del dubbio.
 
Argh.
 
«Perché?» chiese cercando di usare un tono paziente, ma probabilmente ottenendo come risultato la pacatezza di un orso svegliato prematuramente dal letargo.
 
Grimmjow distolse lo sguardo per primo.
 
Il cervello di Alex si inceppò su questo fatto e uscì automaticamente dalla modalità orsesca.
 
Il corto circuito si intensificò ulteriormente quando lui rinunciò per di più a sovrastare su di lei con la sua altezza per andare invece a sedersi sul letto.
 
Error 404, brain not found.
 
Che ca…. stava male? Era malato? Era un clone? Era posseduto?
 
«Non ti chiederò scusa per ciò che ho fatto alla tua colonia.»
 
Oh. Bene.
 
Come non detto. Tutto a posto.
 
«Se avessi potuto ammazzarti ai tempi in cui eri Meiko, lo avrei fatto. Questo è un lato di me che nessun esperimento del cazzo sulla mia anima potrà mai cambiare. Sono un bastardo e sono felice di esserlo.»
 
Partiva subito con l’artiglieria pesante. Sì, era decisamente lui.
 
Tenendolo d’occhio attraverso lo specchio, Alex ricominciò lentamente a tagliarsi i capelli.
 
«Lo so come sei fatto. Non sono stupida. E poi se non sono stata io ad ucciderti a quei tempi è solo perché non ci siamo mai davvero trovati faccia a faccia in battaglia. Penso che anche Aramis abbia provato ad ammazzarmi un paio di volte nei primi tempi. Cosa c’entra questo con tu che scarabocchi su di me?»
 
La risposta di Grimmjow rischiò seriamente di incrinare la ritrovata pazienza di Alex.
 
Uno, perché non era una risposta alla sua domanda.
 
Due, perché…
 
«Avrei potuto scopare con Dania in qualsiasi momento mentre ero qui. Me lo ha proposto più di una volta.»
 
… l’immagine non censurata di Grimmjow e Dania che giocavano al dottore le apparve davanti agli occhi in Full HD e audio Surround.
 
«Ma non l’hai fatto.»
 
«Non sono il giocattolo di nessuno. Non sono neanche un animale ammaestrato. Ho chiuso con la gente che cerca di darmi ordini e vuole tenermi rinchiuso da qualche parte. Se domani risolviamo la faccenda una volta per tutte senza morire, me ne tornerò nell’Hueco Mundo a farmi i cazzi miei e vivere come voglio io.»
 
Ah.
 
Dunque era quel tipo di discorso.
 
Beh, sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.
 
«Una volta ti avrei afferrata per un braccio e portata con me dove mi pareva, ‘fanculo la tua opinione. Ma le cose sono cambiate. Sono e sarò sempre un bastardo, ma non il tipo di bastardo che gode nel farsi odiare dalla sua donna. Quindi dimmelo adesso e facciamola finita. Cosa vuoi fare?»
 
Alex posò definitivamente le forbici e si voltò verso di lui.
 
Avrebbe preferito vivere nell’illusione ancora un po’, ma forse in fin dei conti era meglio così. Strappare il cerotto di colpo, mettere le cose in chiaro e poi ritirarsi in privato a leccarsi le ferite.
 
«Grimmjow… Mi dispiace. Non posso venire con te. Ho delle cose da fare e delle responsabilità verso altre persone. Fino ad adesso ha funzionato perché siamo stati in un continuo stato di emergenza, ma se tutto tornerà alla normalità voglio tornare a casa mia e continuare la mia vita da dove l’ho lasciata.»
 
L’espressione di Grimmjow si indurì, ma non come se il suo rifiuto fosse inaspettato.
 
Solo come se facesse male.
 
Dio solo sapeva quanto stava facendo male a lei.
 
Ma era la cosa giusta da fare.
 
Costringere l’altro a piegarsi alla propria volontà non avrebbe reso felice nessuno dei due.
 
Infine, Grimmjow incassò il colpo e annuì.
 
«I tatuaggi degli Arrancar sono fatti usando inchiostro imbevuto di reiatsu, altrimenti la nostra rigenerazione li farebbe sparire in poco tempo. Di solito si usa il proprio.»
 
Ah già, il tatuaggio.
 
Sembrava paradossale che fosse finalmente arrivato al punto del discorso originale solo adesso.
 
Non avendo nulla di particolarmente intelligente da dire al momento, Alex lasciò che continuasse a spiegare senza interromperlo.
 
«Quasi nessuno usa quello di un altro. Mette sulla tua testa un bersaglio grosso come Las Noches per chiunque abbia un conto in sospeso con te o l’altro idiota. Ma è anche un segnale forte e chiaro per far capire subito che si è già occupati.»
 
Alex sbatté le palpebre.
 
Cosa?
 
Non… non erano sul punto di lasciarsi?
 
Aspetta un momento…
 
«Vuoi darmi la variante Hollow di una cosa che faccia capire agli altri che sto con te anche in tua assenza, una cosa che simboleggi il nostro rapporto, una cosa permanente a meno che non decida io volontariamente di liberarmene?»
 
«Sì.»
 
Silenzio.
 
Alex avanzò con gambe molli fino al letto, sedendosi di fianco a lui.
 
Dopo parecchi minuti spesi a fissare il pavimento, da qualche parte riuscì a ritrovare la voce.
 
«… Mi stai chiedendo quello che penso?»
 
Con la coda dell’occhio lo vide chinarsi su di lei.
 
«Tu che dici?» le mormorò all’orecchio.
 
«Io.. che… e che cazzo!» sbottò Alex coprendosi il viso con le mani. «Tutta quella premessa per farmi una domanda del genere? Ma sei scemo?»
 
«Sì o no?»
 
«Dammi un attimo per riprendermi, pensavo che mi stessi scaricando!»
 
Dopo aver fatto un respiro profondo, abbassò le mani sul suo grembo.
 
Il pavimento continuava ad essere una visione piuttosto interessante, quindi i suoi occhi rimasero incollati ad esso.
 
«Ascolta, non voglio che ci siano fraintendimenti culturali su questa faccenda. Niente “ah no non era questo che intendevo per noi Arrancar vuol dire tutt’altro” quando ormai la frittata è stata fatta. In termini umani hai un anello in mano e mi stai chiedendo di sposarti.»
 
Alex aspettò il momento in cui Grimmjow si sarebbe irrigidito, allontanandosi con aria indignata e ringhiando che non era quello che voleva dire e che gli esseri umani dovevano sempre complicare tutto.
 
«Non sono deficiente, lo so cosa ti sto chiedendo.»
 
Ecco appun…
 
Comecosa?
 
Alex sbarrò gli occhi e si voltò verso di lui di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua faccia.
 
«Hai appena detto che vuoi essere libero. Che vuoi tornare nell’Hueco Mundo. Io ti ho detto che voglio tornare a casa. Mi sto perdendo qualcosa?»
 
«Tra quanto tempo non avrai più queste responsabilità di cui parli?»
 
«Io avrò sempre delle responsabilità verso la mia famiglia, Grimmjow. Non posso e non voglio semplicemente prendere ed abbandonarli. Però tra qualche anno sarò in grado di andare a vivere da sola e avrò molte più libertà.»
 
«Tornerò a prenderti in quel momento allora. Decideremo che cosa fare. Magari Las Noches sarà diventato un posto meno di merda per te. Fino a quel momento saperti con il mio tatuaggio mi aiuterà a starti lontano e lasciarti in pace.»
 
Alex si morse  le labbra.
 
Non un addio quindi.
 
Solo un arrivederci.
 
«La cosa però è reciproca. Se devo andare in giro con il tuo bollino d’approvazione allora stai sicuro che tu farai lo stesso col mio.»
 
Grimmjow sorrise.
 
Non era un sorriso rassicurante.
 
Alex lo guardò di sbieco.
 
«Se ti azzardi a scrivere “Grimmjow è stato qui” ti taglio le mani con un coltello arrugginito e poi te le faccio mangiare.»
 
*
 
Liz non aveva molto sonno.
 
Aveva consegnato l’ampolla a Dania, aveva preparato il marsupio, aveva lasciato ad Alex e Grimmjow la loro privacy senza cedere alla tentazione di proporre un ultimo pigiama party….
 
La porta della stanza si aprì senza fare quasi rumore.
 
«Dorme sul serio?»
 
Liz abbassò lo sguardo sulla testa di Aramis adagiata sulle sue gambe.
 
Erano partiti con Liz seduta sul letto contro la testiera e Aramis sdraiato di fianco a lei. Poi, circa un quarto d’ora prima, era rotolato su di lei e lì era rimasto.
 
Difficile dire se fosse passato abbastanza tempo per farlo addormentare.
 
«Naaah,probabilmente sta facendo finta.»
 
Per un attimo Rei rimase sulla soglia, evidentemente incerto sul da farsi.
 
Liz si mise una mano a lato della bocca come per rivelargli un segreto.
 
«Non temere, con le gambe bloccate così non posso farti niente, la tua virtù è al sicuro!»
 
Rei sbatté le palpebre, ma poi incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite.
 
«Non lo so. Tengo parecchio alla mia innocenza. Dicono che sia una  delle due caratteristiche fondamentali per combattere il male.»
 
«E quale sarebbe la seconda?»
 
«Essere bravi a mentire sulla prima.»
 
Liz spalancò gli occhi e si coprì la bocca con finto orrore.
 
«Rei! L’eroe che combatte il male e la corruzione deve essere puro e illibato! Non lo sai che solo chi è vergine possiede abbastanza forza di volontà da resistere ad ogni tipo di tentazione senza pensare costantemente al sesso in qualsiasi contesto e situazione?»
 
«In effetti è difficile non far andare subito la mente alla camera da letto compilando una relazione scritta riguardo all’ultima fuga di sostanze nella divisione scientifica che ha provocato crampi e crescita di piume a mezza compagnia.»
 
«O quando un criceto gigante sta per mangiarti.»
 
“A quei tempi eri ancora vergine, coniglietto.
 
“Ma avevo già deciso di non esserlo più, quindi conta lo stesso. E poi tu stai facendo finta di dormire, non puoi fare la polizia della coerenza!”
 
“Visto che la cosa mi riguarda da vicino, posso eccome.”
 
“Occhio a non slogarti il braccio a darti tutte queste pacche sulla schiena da solo. Direbbe Alex. Ogni tanto quando non c’è sento l’impulso di fare le sue veci.”
 
«È già finito il sonnellino?»
 
“Oops.”
 
«Eh? No, lui… dorme. Parlava nel sonno. Sta assolutamente dormendo e continuerà a farlo. Sì.»
 
Rei sospirò.
 
«Non importa. Sono solo passato a dare la buona notte. Cercate di dormire, possibilmente sul serio.»
 
Liz scattò in avanti prima di rendersi conto di quello che stava facendo, ritrovandosi chissà come a sbarrargli la strada sulla soglia nell’istante successivo.
 
Una breve occhiata verso il letto la informò del fatto che Aramis era rotolato sul fianco con gli occhi puntati su di loro.
 
Difficile capire cosa stesse pensando, ma la sua posa sembrava rilassata.
 
Rei al contrario sembrava indeciso tra lo spostarla di peso o praticarle una presa vulcaniana in modo da poterla scavalcare.
 
«Devi perderla questa fobia del vedermi uscire da una stanza. Non vuol sempre dire che sto per scappare in un’altra dimensione. A volte uscire da un porta significa semplicemente cercarne un’altra qualche metro più in là per andare a dormire.»
 
«Stavamo flirtando, Rei! Non puoi andartene nel bel mezzo di una sessione di flirt, è tipo, non so, contro le regole del flirtaggio!»
 
Rei si passò una mano sulla faccia con aria stanca.
 
«Liz, non sto mentendo. Sono davvero solo passato a dare la buona notte.»
 
«Una notte che potrebbe essere l’ultima e che intendi passare da solo?»
 
«Hai ragione, fare il terzo incomodo è più gratificante.»
 
«Certo, se solo ne vedessi uno!»
 
Questo fece piombare nel silenzio la stanza.
 
Aramis si mise a sedere.
 
Liz decise che se aveva fatto trenta poteva anche fare trent’uno.
 
«Aramis ha passato molto tempo in solitudine e fa molta fatica ad aprirsi agli altri. Con te è brutalmente sincero, una cosa che non gli ho mai visto fare da quando lo conosco. E poi tu sei un bravo ragazzo. Sei sempre calmo e sicuro di te. Starti vicino è come avere una coperta sulle spalle e una tazza di tè fumante in mano quando fuori piove. A nessuno di noi due dispiace affatto averti attorno. Anzi. Quello che voglio dire è che capisco Aramis. Che non significa che voglio obbligarti a restare, perché capisco che la situazione sia strana ed imbarazzante! Alla fine la scelta è tua. Di restare qui. O andare. Possiamo anche solo essere amici come prima, o fare finta che questa conversazione non sia mai avvenuta, o farci una risata e decidere che non sarebbe il caso di complicare la faccenda. Ehm, magari possiamo chessò, mettiamoci a dormire, o… qualcosa del genere. Del genere di dormire. Insieme. O anche in letti separati. Adesso smetto di parlare.»
 
Rei rimase immobile.
 
Aramis rimase immobile.
 
Liz rimase immobile mentre la sua coscienza sfogliava freneticamente un catalogo sui modi più veloci ed efficaci per sparire a tutti gli effetti da questo mondo.
 
«Ha detto che ci attizzi entrambi.»
 
«Lo so che cosa ha detto!»
 
«Volevo solo aiutarti a capire.»
 
«Al momento mi aiuta molto di più far finta che tu non esista.»
 
«Quindi è un sì?»
 
Ignorandolo, Rei mise con delicatezza le mani sulle spalle di Liz.
 
«Liz. Mi piaci parecchio. Mi piacciono la tua risata, il tuo senso dell’umorismo, la tua gentilezza. Posso anche fare uno sforzo di immaginazione e cominciare a pensare che, sotto una certa luce e sotto l’effetto di qualche sostanza allucinogena, potrei capire cosa sia ad affascinarti così tanto di quell’Ho – di Aramis. Se voi due volete passare la notte insieme, andrò a dormire in un’altra stanza senza alcun rancore, perché sono già felice di sapere che i miei sentimenti sono ricambiati. Quindi se mi chiederai ancora una volta di restare, vedi di esserne sicura.»
 
Liz annuì e mise le mani sulle sue.
 
«Resta.»
 
Aramis sbuffò. «Quindi niente sesso?» chiese con voce delusa, anche se Liz intravide l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
 
Rei allungò una mano alle spalle di Liz per chiudere la porta.
 
«Troppo tardi per cambiare idea.»
 
La mattina dopo, si prepararono in silenzio.
 
Tutte le altre volte in cui si erano ficcati in mezzo ai guai, era sempre capitato all’improvviso e senza preavviso. Questa volta invece sapevano di andare incontro a qualcosa di pericoloso e potenzialmente mortale.
 
Liz era così tesa che temeva di poter collassare sulle sue gambe molli come gelatina da un momento all’altro.
 
Poco prima di aprire la porta, si sentì toccare sulla spalla da Rei e si voltò verso di lui.
 
Due mani calde le strinsero con delicatezza il volto, e Liz chiuse automaticamente gli occhi mentre le labbra dello Shinigami si univano alle sue.
 
Fu un bacio lento e delicato.
 
Rei si prese tutto il tempo per familiarizzare con le sue labbra, per poi aprirgliele ed esplorare l’interno con la sua lingua.
 
Liz gli andò incontro con la sua, approfittandone per mordicchiarlo un po’.
 
Quando si separarono, entrambi stavano sorridendo con un po’ di imbarazzo.
 
«A me niente?»
 
Liz ridacchiò, pronta a fare un passo avanti e mettere le braccia attorno al collo di Aramis, ma Rei li sbalordì entrambi afferrandogli la nuca e tirandolo in avanti in un bacio decisamente meno dolce.
 
Durò solo pochi secondi e fu sostanzialmente a stampo, ma quando Rei lo lasciò andare e si tirò indietro, l’espressione attonita di Aramis fece pentire amaramente Liz del fatto di non avere una macchina fotografica a portata di mano.
 
«Consideralo un omaggio. Per adesso ti sopporto a malapena. Se davvero vuoi approfondire il discorso vedi di impegnarti.»
 
Detto questo, aprì la porta ed uscì.
 
Liz non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.
 
Mezz’oretta dopo, erano tutti e cinque in piedi in corridoio ad osservare lo spaziotempo dividersi a metà per formare un portale.
 
Alex e Liz si tenevano per mano.
 
«Amiche per sempre?» chiese Liz senza distogliere lo sguardo dal portale.
 
Alex strinse la presa sulla sua mano.
 
«Amiche per sempre.»
 


 
 
Angolo festività.
 
 

Naughty list
 
Alex: «Sai una cosa, Aramis?»
 
Aramis: «Che cosa, principessa?»
 
Alex: «A volte ti guardo e non posso fare a meno di chiedermi se il tuo problema sia che sei troppo intelligente perché il resto del mondo possa starti dietro, o se sei semplicemente un completo idiota con troppo tempo libero tra le mani.»
 
Aramis: «E il problema sarebbe...?»
 
Alex: «Oh, nessuno. Continua pure senza badare a me.»
 
*Aramis sorride tra sé, canticchiando con allegria mentre appende l’ultimo di quella che deve essere una serie pressoché infinita di mazzetti di vischio sparsi in ogni anfratto disponibile della casa.*
 
Alex: «Sei una brutta persona.»
 
Aramis: «Dimmi qualcosa che non so ~»
 
 

My sweet sweet psycho Valentine
 
Alex: «Cosa hai detto esattamente ieri a Grimmjow durante l’allenamento?»
 
Liz: «Ehm… ahia ahia mi arrendo non mi uccidere?»
 
Alex: «Dopo.»
 
Liz: «Ahia ahia le braccia non dovrebbero girarsi in quel modo?»
 
Alex: «Dopo.»
 
Liz: «Abbi pietà della mia anima vedo una luce in fondo al tunnel?»
 
Alex: «Sei sicura di non avergli detto assolutamente nulla riguardo ad oggi?»
 
Liz: «Beh, gli ho detto che avrei saltato l’allenamento perché ci tenevo a passare la giornata con Aramis.»
 
Alex: «E per caso gli hai anche spiegato perché?»
 
Liz: «A grandi linee, anche perché non sembrava tanto interessato. Non vorrai mica dirmi che ti ha fatto un regalo!»
 
Alex: «Già.»
 
Liz: «Nooo! Oddio cosa? Fiori? Cioccolatini? Un paio di manette?»
 
Alex: «Un cuore.»
 
Liz: «Di cioccolato?»
 
Alex: «Un cuore.»
 
Liz: «… di peluche?»
 
Alex: «Un cuore.»
 
Liz: «…»
 
Alex: «…»
 
Liz: «Da quand’è che la nostra normalità è diventata così?»
 
Alex: «Ma che ne so.»
  
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