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Autore: lady lina 77    15/09/2018    3 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se qualcuno, anni dopo, le avesse chiesto di raccontare come era stato vivere dopo che Ross se n'era andato a Trenwith, Demelza non avrebbe saputo rispondere.

Visse quel periodo in modo strano, confuso, come sospesa su una nuvola avvolta dalla nebbia. Per settimane non provò nulla, non pianse, non si disperò, isolò il suo cuore e la sua mente da ogni emozione e, come un'automa, si limitò ad aggirarsi dentro le mura di Nampara sbrigando faccende domestiche, occupandosi del bucato, di Jeremy, della casa e del giardino. Dwight veniva quasi ogni giorno a visitarla con la scusa della gravidanza da tenere sott'occhio e spesso la incitava a lasciarsi andare a piangere, a urlare... Ma lei scuoteva la testa e diceva che non ne sentiva il bisogno, che andava tutto bene così...

Era difficile per Demelza capire quell'assenza di sentimenti che si era impossessata di lei. Chiunque sarebbe impazzito, al suo posto! Demelza amava un uomo che l'aveva abbandonata, era rimasta sola con due bambini, avrebbe perso il suo nome di matrimonio e i suoi figli il nome di famiglia eppure non sentiva nulla... O così le sembrava... O in quel modo si illudeva...

Prudie la osservava attentamente e si limitava ad assecondarla senza chiedere nulla, forse capendo più di lei cosa si agitasse, nascosto, nel fondo della sua mente, pronta a sorreggerla quando fosse crollata.

La gravidanza si era assestata, anche da quel punto di vista tutto pareva essersi congelato in un freddo da cui era difficile uscire. Il bambino... o la bambina, scalciava con forza e cresceva, anche se lei mangiava pochissimo e aveva perso peso, invece che metterlo. Ecco, l'unica cosa che poteva suggerirle un turbamento era la scarsa fame e la nausea costante che lei, cocciutamente, attribuiva solo al suo stato fisico. E il pensiero strisciante che forse avrebbe preferito essere ancora ad Illugan e che in fondo le botte di suo padre non erano peggio di quello che stava vivendo...

Jeremy si aggirava dentro il cortile di Nampara sperso. Giocava con lui, rideva con lui, lo teneva nel lettone, tentava in ogni modo di fargli apparire quella vita come qualcosa di normale ma il bambino, sebbene molto piccolo, pareva avvertire quella sorta di strisciante tensione che aleggiava sulla fattoria. E cercava il suo papà e spesso, con il pollice in bocca, lo chiamava piano... Ed era in quei momenti che Demelza doveva far violenza su se stessa per essere glaciale e non piangere, per impedire alle emozioni che voleva tenere nascoste di uscire allo scoperto, distruggendola. Non poteva permettersi di crollare, non ora, non per Jeremy e non finché il suo piccolo non fosse nato sano e salvo.

Ross, da quel giorno, non era mai tornato. E del resto lei aveva sempre saputo che non poteva che essere così...

Quando lui le aveva promesso la sua presenza e l'impegno di esserci sempre, per loro, era sincero e convinto delle sue parole e delle sue intenzioni ma non avrebbe potuto... Ross si illudeva ma ciò che voleva fare era irrealizzabile. Elizabeth glielo avrebbe impedito e dopo tutto qualsiasi moglie avrebbe fatto altrettanto.

Forse in questo gioco perverso che era diventata la loro vita, tutto aveva un senso. Ross aveva scelto di volgere il suo sguardo su Elizabeth e con lei avrebbe dovuto costruire il suo futuro. Tenere allacciati i rapporti con Nampara e con la sua vecchia famiglia, non avrebbe dato la serenità necessaria al suo matrimonio con Elizabeth per prosperare. Non poteva funzionare, MAI avrebbe potuto essere altrimenti...

Non sapeva cosa provasse, se odio o rassegnazione...

O dolore...

Ma no, quello non voleva provarlo, non poteva permetterselo e in fondo, pensava, era solo se stessa che doveva rimproverare: aveva sposato un uomo sapendo che non la amava e il cui cuore apparteneva da sempre a un'altra e da sempre sapeva che, se ne avesse avuto l'occasione, Ross sarebbe tornato da Elizabeth.

L'occasione, sotto le spoglie di un bambino illegittimo, era arrivata...

Ross diceva che lo faceva per dovere ma lei, dopo mesi in cui non era esistita per suo marito, si era convinta che in fondo fosse quell'antico sentimento verso Elizabeth, mai morto del tutto, ad averlo spinto alla decisione finale.

Sapeva che Ross soffriva per lei e Jeremy, sapeva che lui era consapevole della gravità di quanto sarebbe successo e probabilmente il suo senso dell'onore e di giustizia lo facevano sentire in colpa.

O forse no, forse non era tornato più perché, semplicemente, si era già scordato di tutti loro...

Non sapeva nulla di lui, non dal giorno in cui se n'era andato promettendo di tornare presto.

Finché, tre settimane dopo, un servitore di Trenwith arrivò a Nampara per recapitare un messaggio di Ross.


"Spero che stiate bene, tu, Jeremy e il bambino.

Perdonami per non essere venuto a farvi visita ma è tutto molto complicato per me, molto più di quello che avrei immaginato.

Domani mattina, verso le dieci, verrò a Nampara a prenderti. Ho temuto questo momento ma ormai non può più essere rimandato. Il notaio ingaggiato da Elizabeth ci aspetta a Truro prima di mezzogiorno per la firma sui documenti dell'annullamento del matrimonio. Saremo solo noi due, non voglio sia presente nessun altro. Se non ti senti bene, se sei ancora obbligata a stare a letto, fallo sapere al mio messaggero e organizzerò l'incontro col notaio a Nampara.

Perdonami, se puoi. Se riuscirai a farlo tu, forse anche io un giorno riuscirò a perdonare me stesso".

Ross


Leggendo, le parve che il suo cuore si fermasse o rallentasse i suoi battiti.

"Dite al vostro padrone che lo aspetto quì, domattina, come stabilito nella lettera" – disse, con la freddezza che ormai era sua compagna di vita.

Prudie la guardò con grandissima preoccupazione ma nemmeno in quel momento crollò. C'era Jeremy e in fondo, perché piangere? Quel giorno sarebbe arrivato, lo sapeva...

Fu forte, anche quella notte. Non pianse e decise che non avrebbe mai voluto farlo! E al mattino disse a Prudie di portare Jeremy alla spiaggia per farlo giocare. Voleva essere forte ma non era certa di riuscirci e non voleva che il suo bambino percepisse la sua disperazione, lo voleva sereno, aleno lui.

Si vestì con il suo soprabito migliore, mise un cappello in testa e poi, osservando il lettino di Jeremy, si chiese se stesse facendo la cosa giusta mettendo quella firma. Era il volere di Ross, certo... Ma lei non avrebbe dovuto lottare per tutelare i suoi bambini? Mettere quella firma, annullare il loro matrimonio, non sarebbe stato solo un atto che poneva fine alla loro storia di coppia ma avrebbe pregiudicato il futuro dei suoi figli...

Ma d'altra parte, che poteva fare? Lei non era che la figlia di un minatore di Illugan e Ross avrebbe comunque avuto tutti i mezzi per ottenere ciò che voleva, lottare sarebbe stato inutile. E poi, per cosa...? Lui amava Elizabeth e lei non sarebbe stata disposta a una vita in disparte, passata ad osservare suo marito che usciva di casa ogni volta che poteva per correre da un'altra e tradirla ancora e poi ancora...

Non sarebbe stato un bene, nemmeno per i bambini, vivere così!

Quando Ross arrivò in carrozza, lei non disse nulla. Nampara era deserta e il vento pareva essersi fermato, quel giorno. Faceva caldo, c'era afa e Demelza sentiva una forte nausea a causa di tutto questo.

Non si dissero nulla, quando furono uno di fronte all'altra. Lei si sedette dal lato, lo guardò di sfuggita e poi osservò il panorama fuori dal finestrino. Sembravano due estranei adesso e lo sarebbero stati da quel giorno in avanti, per sempre...

Ross, vestito bene e coi riccioli perfettamente pettinati e domati, pareva rigido come lo era stato il giorno del loro matrimonio. Il suo sguardo era come quello di allora, una maschera impenetrabile ed immobile che non permetteva agli altri di leggere i suoi sentimenti. Era indubbiamente teso e a disagio ma Demelza non sapeva dire per quale motivo: se fosse per la scocciatura di dover venire fino a Nampara a prenderla per sbrigare quella formalità o per il dispiacere di quanto stava per accadere, lei non lo chiese e per molti anni visse con quel dubbio nascosto nel cuore.

"Come stai?".

Fu l'unica cosa che lui le chiese, con una voce che non sembrava nemmeno la sua. "Bene".

"E Jeremy?".

"Bene anche lui...".

Non si dissero nient'altro, non ce n'era motivo. Era tutto così penoso, triste, pieno di cose lasciate in sospeso e non dette che era meglio tenere nascoste...

Avrebbe potuto chiedere come andava con Elizabeth, come si trovava a Trenwith, perché non era venuto a trovare Jeremy ma in fondo decise che non le interessava.

Si era ripromessa di essere forte e di non provare emozioni e così avrebbe fatto!

Fu solo davanti al notaio, un uomo anziano dall'aspetto bonario e pacioso e dai capelli ricci completamente bianchi, che si sentì cedere.

Il suo bambino le diede un calcione proprio mentre il documento dell'annullamento fu davanti ai suoi occhi ed ebbe lì davanti, nero su bianco, l'atto che avrebbe distrutto la vita sua e dei suoi figli.

Tremò e sentì gli occhi diventarle lucidi. Ma la cosa strana fu che pure Ross, nel medesimo istante, ebbe le stesse reazioni...

Si voltò verso di lui, lo cercò con lo sguardo e silenziosamente lo implorò di bloccarla, di impedirle di firmare.

Fra loro, sempre, nei momenti più difficili le parole non erano mai state necessarie. Ross poteva leggere dentro di lei, sapeva che era in grado di farlo se avesse voluto...

La mano le tremolò ancora, tanto che dal pennino cadde una goccia di inchiostro nero sulla scrivania. "Perdonatemi, signore" – disse quasi a scusarsi col notaio, con voce rotta.

L'uomo la guardò e nel suo sguardo lesse pietà. "Non preoccupatevi, la mia domestica pulirà più tardi".

Fu a quel punto che Ross le sfiorò la mano, stringendola nella sua. Era calda, confortevole, forte. "Demelza...".

In quel momento desiderò non essere forte come si era ripromessa...

In quel momento desiderò solo che lui le strappasse di mano la penna, la abbracciasse e la portasse via. Non importava dove, come avrebbero vissuto e quanto ci avrebbero messo a superare quell'incubo. Voleva solo andare via, con lui, a prendere Jeremy e poi scappare insieme lontano da tutto questo.

Ross per un attimo, come leggendole nel pensiero, parve desiderare la stessa cosa.

Le loro mani si strinsero più forte e per un istante si sentirono forti come una volta...

Per un attimo i loro sguardi si incrociarono e tutto fu come sospeso, come se il tempo si fosse fermato cristallizzando i loro desideri.

Ma poi Ross tornò alla realtà, ai suoi doveri, al peso della sua decisione. Le accarezzò la mano, delicatamente, quasi con amore, un amore che non poteva più provare, non ora che aveva scelto Elizabeth... "Mi dispiace" – disse solo, con voce strozzata e sofferente.

E Demelza capì che voleva quella firma e che non si poteva tornare indietro. Deglutì, raccolse tutta le sue forze e la sua dignità per non scoppiare a piangere e poi firmò...

E quando Ross ebbe fatto altrettanto, il bimbo scalciò di nuovo con forza.

Guardò suo marito che non lo era più, sentendosi quasi svenire...

Quell'uomo forte, coraggioso, giusto e battagliero che l'aveva sposata e di cui lei andava fiera, non era più suo marito.

E lei era tornata ad essere Demelza Carne, una povera ragazza di Illugan. Madre di due bambini illegittimi...

Il notaio tossicchiò. "Bene, la transazione è conclusa. Auguro ad entrambi buona fortuna. Signor Poldark, entro pochi giorni depositerò l'annullamento in tribunale e al massimo settimana prossima, potrete procedere alle pubblicazioni per il matrimonio con la signorina Elizabeth Chynoweth".

Demelza non disse nulla, non ne aveva la forza ma in quel momento le sembrò di odiare tutti.

Al diavolo le buone maniere, al diavolo tutto, al diavolo il saluto di commiato al notaio. Lasciò la mano di Ross, calda e confortevole, e uscì dalla porta, decisa a tornare a Nampara da sola.

"Demelza, aspetta".

Ross le fu dietro e sentì i suoi passi veloci avvicinarsi e il suo braccio catturarla prima che potesse raggiungere la strada. "Lasciami" – disse, senza voltarsi.

"Devo parlarti, devo spiegarti, devo...".

"Non mi devi nulla. Fammi andare a casa, sono stanca e il bambino è pesante".

"Ti porto io a Nampara" – disse lui, come a corto di parole.

Lei sorrise, tristemente. "Non è necessario".

"Certo che lo è!". Ross indicò lo studio del notaio e il suo sguardo divenne disperato. "Quello che è successo la dentro, non cambia nulla per me! Per ciò che tu rappresenti, assieme ai nostri figli".

"Certo... Ma sono solo parole visto che, nelle ultime settimane, non sei mai venuto a vedere Jeremy come avevi promesso".

Ross sospirò, abbassando il capo. "Elizabeth sta male, sta sempre a letto! E ogni volta che le parlo di te e dei bambini, di Nampara, ha contrazioni che ci spingono a chiamare il dottore. Non so cosa fare...".

Demelza scosse la testa, come si aspettava Elizabeth stava sfoderando tutte le armi che aveva a sua disposizione per tenere Ross incatenato a se. Era brava in questo, molto più di quanto non fosse mai stata lei. "A novembre nascerà il bambino. Verrai a conoscerlo, quanto meno?".

"Certo, non potrei mancare per nulla al mondo! E verrò anche prima, per Jeremy".

A quelle parole, lei si allontanò. "No, non lo farai e lo sai anche tu! Elizabeth avrà sempre le contrazioni, ogni volta che tenterai di farlo...".

Era ironica, anche Ross se ne accorse. "E' un incubo Demelza, per me quanto per te. Credimi...".

"Non voglio parlare di questo, Ross. Voglio solo che tu ci sia, quando il bimbo nascerà".

"Ci sarò!".

Demelza lo guardò e volle credergli. Ma tutto andava a rotoli e, anche se ancora non era riuscita a piangere, sapeva di essere distrutta come non le era mai capitato nella sua vita. E si chiese, silenziosamente, se sarebbe mai stata capace di essere felice di nuovo.


  
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