Fuyumi: primavera
 

“Tua sorella... tua sorella era così felice, Shouto!”

 

La prima primula sbocciò quando suo fratello, il suo piccolo Shouto, entrò – quasi per diritto – alla Yuuei. Da quel momento, sarebbe stata la scuola ad allenarlo come eroe, e quando sarebbe tornato a casa avrebbero potuto passare insieme tutto il tempo che avevano perso in quei quindici anni, tutto il tempo in cui loro padre l’aveva portato via da loro. Gli avrebbe domandato com’era andata a scuola e gli avrebbe parlato dei suoi bambini, forse lui le avrebbe chiesto di aiutarlo con lo studio.
Sarebbero tornati ad essere come veri fratelli, uniti e sereni, senza alcuna barriera invisibile innalzata apposta per separarli; anche Natsuo ne sarebbe stato felice, probabilmente sarebbe tornato a casa più spesso dall’università e avrebbe passato più tempo con loro, a chiacchierare, a ridere. Forse, forse anche Touya, sapendolo, sarebbe riapparso...

La seconda primula nacque quando Shouto, un pomeriggio, le disse che sarebbe andato a trovare la mamma. Nessuno lo seppe mai, ma Fuyumi, quel giorno, pianse di gioia.
Sua madre riprese a sorridere sempre più spesso, era serena e tranquilla, pensò di non averla mai vista tanto felice. E anche se Shouto era stato costretto, per la sua sicurezza, a stare sempre a scuola, anche se poteva venirli a trovare raramente, anche se doveva lavorare il doppio dei suoi compagni di classe a causa della licenza provvisoria, non esitava mai a farsi sentire e a mandare sue notizie. Lo sentiva più vicino che mai, e sapeva che sua madre, tanto simile a lei, provava lo stesso.

La terza primula spuntò quando vide suo padre rischiare la vita e lottare fino allo stremo per sconfiggere un Noumu, per salvare decine di persone. Vide l’eterno numero due, ossessionato per anni da quella sua stupidissima inferiorità, raggiungere per pochissimi minuti la brillantezza del migliore degli eroi, di colui che l’aveva preceduto. Nei suoi occhi vide il cambiamento, osò pregare e sperare – osò credere in un futuro in cui tutti loro sarebbero stati assieme, uniti... felici, addirittura.
Sentiva il proprio cuore sempre più leggero, il senso di colpa che l’aveva oppressa per tutta la sua vita cercare di sciogliersi; il senso di colpa per non essere mai riuscita a proteggere Shouto, per non aver saputo trattenere Touya e averlo lasciato andare via, per non essere mai riuscita a consolare Natsuo come avrebbe dovuto, per non essere stata abbastanza vicina a sua madre quando ce n’era bisogno, per aver, troppe volte, odiato... odiato suo padre.
Non erano ancora uniti, non erano ancora sereni. Avrebbero dovuto lottare ancora a lungo, per raggiungere un simile obiettivo.

La quarta primula fece capolino quando Shouto, senza neppure guardarlo negli occhi, si disse orgoglioso dell’eroe numero uno. E dopo tutta la rabbia, dopo la paura e l’odio, gli diede la possibilità di cambiare come uomo e come padre.
Nessuno parlò di perdono. Neanche Fuyumi stessa, che era un angelo dal cuore ridotto a brandelli e che ancora batteva, forse sarebbe mai stata in grado di perdonare fino in fondo. Eppure avrebbero potuto lottare, tutti quanti, per una vita più serena.

Fuyumi pianse, per l’ennesima volta, ma dentro di lei ora c’era la primavera.