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Autore: Abby_da_Edoras    16/09/2018    7 recensioni
Questa mia storia è una long fic ispirata agli avvenimenti di Infinity War. La storia inizia legandosi alle storie su Steve e Bucky che avevo scritto tre anni fa, riallineando ciò che è accaduto in Civil War secondo la mia versione e preparando la strada a quello che dovrà succedere in Infinity War. Si tratta però di una storia AU, in cui tengo conto solo marginalmente dei film e faccio andare diversamente molte cose: Visione ha una premonizione del futuro e perciò avvertirà in anticipo tutti gli Avengers del pericolo rappresentato da Thanos, spingendoli a rimanere uniti e a combattere insieme.
Nella mia storia le ships saranno:
Steve/Bucky
Stark/Parker
Grazie a chiunque seguirà questa mia storia.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori dell'universo cinematografico Marvel e a chiunque ne detenga i diritti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Capitolo 16: Bring me to life

 

I've been sleeping a thousand years it seems
Got to open my eyes to everything
Don't let me die here
Bring me to life

Wake me up inside
Wake me up inside
Call my name and save me from the dark
Bid my blood to run
Before I come undone
Save me from the nothing I've become

Bring me to life

(“Bring me to life” – Evanescence)

 

La tensione sul pianeta Titano era altissima e gli Avengers e i loro alleati si guardavano tra loro, attendendosi qualcosa di terribile da un momento all’altro.

Nebula parlò per la prima volta ai nuovi alleati, con lo sguardo pieno di dolore.

“Thanos ha preso mia sorella Gamora, è andato con lei su Vormir ed è tornato senza di lei… Così ha ottenuto la Gemma dell’Anima e ora le ha tutte” mormorò.

“Consegnargli le gemme era l’unico modo” disse il Dottor Strange, cercando di rassicurare tutti gli altri. “Il potere del Guanto sarà comunque minore e la devastazione non colpirà metà dell’umanità. Per fortuna Thanos non si è accorto di niente e crede di avere il potere del Guanto dell’Universo tutto intero.”

“Perciò è un bene che se ne sia andato?” domandò Thor, scettico.

“Certo. Se n’è andato perché pensa di aver compiuto la sua missione proprio così come la voleva. Se avesse avuto qualche dubbio sarebbe rimasto. Ora dobbiamo solo… aspettare” replicò Strange.

Aspettare.

“Sta per succedere qualcosa” disse Mantis, e subito dopo cominciò a svanire, dissolvendosi nell’aria.

“Ma come?” esclamò Natasha, sconvolta. “Abbiamo modificato il presente, abbiamo indebolito il Guanto dell’Universo… perché lei si è dissolta ugualmente?”

Strange la fisso, il suo sguardo era cupo e profondo. Lui sapeva.

“Di che stai parlando? Dov’è finita Mantis? E…” iniziò a domandare Quill, poi però si voltò verso l’amico Drax e vide svanire lentamente anche lui sotto i suoi occhi attoniti.

“Non è cambiato niente, allora? Abbiamo fallito?” gridò Stark, mentre il sangue gli si gelava nelle vene. Se tutti iniziavano a dissolversi come nel sogno, allora sarebbe accaduto anche a Peter… e Strange sarebbe stato davvero in grado di riportarli indietro? E se fosse scomparso anche lui con il frammento della Gemma del Tempo?

Peter Quill dovette assistere con sua grande angoscia alla sparizione di un altro suo amico, Groot. Quasi si aspettava di fare anche lui la stessa fine e di raggiungere i compagni perduti e la sua Gamora, invece rimase, unico superstite del suo gruppo insieme a Rocket.

“Insomma, Strange, non puoi fare qualcosa?” esclamò nuovamente Stark, sempre più agitato. “Stanno scomparendo tutti, come nei nostri sogni, avevi detto che sarebbe stato diverso!”

“Non ho detto questo” lo contraddisse lo stregone, che sembrava sapere benissimo chi di loro sarebbe svanito e chi no. “Ho solo detto che avrei potuto riportarli indietro.”

“T’Challa!” gridò Natasha, vedendo dissolversi l’amico accanto a sé.

Adesso il panico serpeggiava tra i supereroi, che continuavano a lanciarsi attorno occhiate febbrili, cercando di capire se sarebbero svaniti o se avrebbero perduto qualcun altro dei loro amici.

“Steve…” mormorò Bucky, facendo esplodere un’immensità di dolore nel cuore di Steve, che si voltò verso di lui, si slanciò, allungando le braccia per afferrarlo, per trattenerlo…

Ma anche il giovane Soldato svanì e le mani di Steve strinsero solo il vuoto, mentre il Capitano, schiantato dal dolore, cadeva inginocchiato a terra.

“No… Bucky, Bucky, no!” mormorò, mentre lacrime brucianti gli solcavano il volto. Era terribile. Il suo piano era fallito, lui aveva fallito ancora una volta e non era riuscito a salvare il suo compagno. Come più di settant’anni prima non lo aveva afferrato e lui era scivolato dal treno in corsa, precipitando nel dirupo sotto i suoi occhi, anche ora lo aveva visto dissolversi ed era arrivato troppo tardi, non era stato abbastanza forte, abbastanza veloce per aiutarlo.

Era Captain America, ma continuava a fallire nel suo compito più importante: salvare il suo amico, il compagno della sua vita, il suo Bucky. Lo shock per il Capitano fu talmente violento che rimase inginocchiato a terra, piangendo silenziosamente e sperando di dissolversi anche lui, di sparire perché tanto non era servito a niente, il suo piano non aveva avuto successo e lui aveva fallito ancora una volta.

Sam e Natasha si avvicinarono a lui, la ragazza gli si inginocchiò accanto e lo abbracciò, ma Steve parve non accorgersi nemmeno della sua presenza.

“Steve…” mormorò Sam, a disagio. Poi si guardò intorno, cominciò a toccarsi braccia e gambe, si volse incredulo verso il Dottor Strange. “Ma… io non sono scomparso! Eppure avevo sognato… invece sono qui. Ma allora perché T’Challa, Bucky e i nostri nuovi alleati sono svaniti? Che sta succedendo?”

“Già, che sta succedendo qui? Voi sapevate che i vostri amici e i miei sarebbero svaniti nel nulla? Lo sapevate e non avete fatto niente?” protestò Peter Quill, rivolgendosi a nessuno in particolare.

Strange continuava a tacere. Sapeva che non era ancora finita.

Poco distante, Wanda iniziò a dissolversi tra le braccia di Visione, che la teneva ancora stretta dopo che Thanos l’aveva aggredita e scagliata contro una roccia.

“Wanda! Wanda… no!” gridò.

“Non è ancora finita” mormorò Thor, che fino a quel momento era rimasto in silenzio. “Thanos ha comunque usato il Guanto dell’Universo prima di andarsene.”

“Signor Stark…” mormorò Peter.

Panico, rabbia, disperazione esplosero nella mente e nel cuore di Tony mentre si voltava verso il ragazzo, mentre andava verso di lui. No, no, perché stava succedendo? Quill non era scomparso come nel sogno e nemmeno Sam… non doveva succedere a Peter, no, no, non a lui!

“Non mi sento molto bene… non so che mi succede… non lo so…” Peter era spaventato, vacillava, fece qualche passo incerto verso Stark, ma fu l’uomo a slanciarsi verso di lui e a stringerlo forte tra le braccia, mentre il ragazzino si aggrappava a lui come all’ultima possibile salvezza.

“No, ragazzo, no, a te non succederà” gli disse Tony, con la voce spezzata, cercando di tranquillizzarlo nonostante lui stesso fosse agghiacciato. “Andrà tutto bene, andrà tutto bene, Pete…”

“Non voglio morire, non voglio morire, signore, la prego” singhiozzò Peter, avvinghiandosi disperatamente alla schiena di Stark, piangendo, tremando di paura perché, nonostante il sogno e nonostante fosse preparato al peggio, era pur sempre un ragazzino e non voleva andarsene, non voleva. Da qualche parte, dentro di sé, era convinto che questa volta sarebbe stato diverso, che il signor Stark avrebbe trovato il modo di trattenerlo, di salvarlo. “La prego, non voglio morire, non voglio morire…”

“Non ti lascerò andare, questa volta no, io non ti lascio, ragazzo, hai capito? Mi senti?” adesso anche Stark piangeva, lacrime silenziose gli scendevano dagli occhi mentre lui cercava in ogni modo di stringere più forte Peter, di non lasciarlo svanire, di sentirlo contro di sé. “Non ti lascio andare! Strange, vuoi fare qualcosa?”

“Signor Stark… mi dispiace… io non volevo che…” mormorò Peter, mentre si dissolveva lentamente.

Alla fine non rimasero che frammenti infinitesimali, come una polvere di stelle che Tony si strinse al petto, che cercò di bloccare nelle mani chiuse a pugno, perché quei frammenti erano tutto ciò che gli restava del suo Peter, del suo prezioso e insostituibile ragazzino.

“Lo ha fatto, lo ha fatto davvero” disse piano Nebula, gli occhi colmi di dolore e disperazione.

“Ma non ha ottenuto tutto ciò che voleva” intervenne finalmente il Dottor Strange. “I frammenti di gemma che siamo riusciti a trattenere hanno diminuito il potere del Guanto dell’Universo e il genocidio che Thanos auspicava si è realizzato solo in parte.”

Steve, Visione e Tony, persi nel loro dolore per la scomparsa dei loro compagni, non sembrarono nemmeno averlo udito. Natasha e Sam erano ancora accanto al Capitano, tentando invano di confortarlo. Peter Quill fissava con attenzione Nebula, la sorella di Gamora, e non diceva niente.

Fu proprio Nebula a rivolgersi allo stregone.

“Cosa vuoi dire? Frammenti di gemme?” chiese.

“Abbiamo tenuto un frammento della Gemma della Mente e della Gemma del Tempo” spiegò Strange. “In questo modo il potere sprigionato dal Guanto è stato minore ed è diminuita anche la percentuale delle persone scomparse. Lo abbiamo visto anche qui: Sam, Peter Quill e io stesso saremmo dovuti svanire e non è accaduto. Sulla Terra sarà accaduto lo stesso e non sarà scomparsa metà della popolazione… un terzo, forse.”

“Ma Thanos non se ne accorgerà?” domandò ancora Nebula.

“Se così fosse, sarebbe già tornato” la rassicurò lo stregone. “No, lui si trova probabilmente in un luogo molto lontano da qui e dalla Terra ed è convinto di aver compiuto la sua missione. Adesso sarò io a riportare indietro i nostri amici, usando il frammento della Gemma del Tempo che ho conservato.”

A queste parole Steve parve riscuotersi dal suo dolore silenzioso e alzò lo sguardo verso Strange, non osando forse nemmeno sperare che quella parte del piano potesse ancora funzionare.

“Allora forza, stregone, usa quel frammento di cui parli e riporta indietro i miei amici!” lo incitò Quill, impaziente. “Puoi riportare indietro il tempo e salvare anche quelli che sono scomparsi sulla Terra? Puoi riportare anche… Gamora?”

“Purtroppo no” replicò Strange, “posso riportare indietro solo coloro che sono svaniti su Titano, creando un paradosso temporale. Tuttavia, quando saremo tornati sulla Terra, riuscirò a scoprire cosa ne sia stato delle persone scomparse e come salvare anche loro.”

“Verremo anche noi ad aiutarvi” si offrì Peter Quill, “e forse così potrò salvare anche Gamora.”

“Avrete anche il mio aiuto” promise Nebula.

Strange annuì, poi prese il frammento della Gemma del Tempo che aveva nascosto all’interno del suo mantello. Una luce verde, intensissima, si sprigionò dal frammento e illuminò il pianeta Titano, abbagliando tutti.

Quando gli ultimi bagliori di luce verde si furono pian piano spenti, gli Avengers e i loro alleati riaprirono gli occhi e si guardarono intorno.

“Wanda!” esclamò Visione, vedendo la ragazza in piedi accanto a lui, con aria sperduta. Felice, la strinse tra le braccia, sollevandola in aria, mentre lei ricambiava l’abbraccio commossa.

“Ma che è successo?” mormorò T’Challa, riapparso anche lui accanto a Sam e Natasha.

“Drax! Mantis! Groot!” gridarono a una sola voce Quill e Rocket, slanciandosi ad abbracciare i loro amici che erano appena riapparsi.

“Steve?” chiamò una voce. Il Capitano si volse e vide Bucky, inginocchiato accanto a lui, che lo guardava con un’aria confusa e insieme piena di affetto. “Mi spieghi che diavolo è successo?”

Steve non riusciva a credere ai suoi occhi: il piano era riuscito, il frammento aveva funzionato e Bucky era di nuovo accanto a lui, non lo aveva perduto, non aveva fallito, non stavolta.

“Bucky!” fu l’unica cosa che riuscì a dire prima di gettarsi tra le braccia del compagno, stringendolo forte come mai prima, mescolando le lacrime a quelle di lui…

Ma questa volta erano lacrime di gioia.

“Sta funzionando davvero” disse Nebula, accennando un lieve sorriso e rivolgendosi a Strange. “Stanno ritornando tutti.”

“Sì, le cose stanno andando come avevo previsto” convenne lo stregone. “La battaglia non è certo finita e sconfiggere Thanos sarà tutt’altro che facile, ma perlomeno saremo di nuovo tutti insieme. Insieme siamo più forti, insieme potremo prevalere.”

Fine capitolo sedici

 

 

 

   
 
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