Capitolo 16: Bring me to life
I've been
sleeping a thousand years it seems
Got to open my eyes to everything
Don't let me die here
Bring me to life
Wake me up
inside
Wake me up inside
Call my name and save me from the dark
Bid my blood to run
Before I come undone
Save me from the nothing I've become
Bring me to life
(“Bring me to
life” – Evanescence)
La tensione sul pianeta Titano era
altissima e gli Avengers e i loro alleati si guardavano tra loro, attendendosi
qualcosa di terribile da un momento all’altro.
Nebula parlò per la prima volta ai nuovi
alleati, con lo sguardo pieno di dolore.
“Thanos ha preso mia sorella Gamora, è
andato con lei su Vormir ed è tornato senza di lei… Così ha ottenuto la Gemma
dell’Anima e ora le ha tutte” mormorò.
“Consegnargli le gemme era l’unico modo”
disse il Dottor Strange, cercando di rassicurare tutti gli altri. “Il potere
del Guanto sarà comunque minore e la devastazione non colpirà metà dell’umanità.
Per fortuna Thanos non si è accorto di niente e crede di avere il potere del
Guanto dell’Universo tutto intero.”
“Perciò è un bene che se ne sia andato?”
domandò Thor, scettico.
“Certo. Se n’è andato perché pensa di
aver compiuto la sua missione proprio così come la voleva. Se avesse avuto
qualche dubbio sarebbe rimasto. Ora dobbiamo solo… aspettare” replicò Strange.
Aspettare.
“Sta per succedere qualcosa” disse
Mantis, e subito dopo cominciò a svanire, dissolvendosi nell’aria.
“Ma come?” esclamò Natasha, sconvolta.
“Abbiamo modificato il presente, abbiamo indebolito il Guanto dell’Universo…
perché lei si è dissolta ugualmente?”
Strange la fisso, il suo sguardo era
cupo e profondo. Lui sapeva.
“Di che stai parlando? Dov’è finita Mantis?
E…” iniziò a domandare Quill, poi però si voltò verso l’amico Drax e vide svanire
lentamente anche lui sotto i suoi occhi attoniti.
“Non è cambiato niente, allora? Abbiamo
fallito?” gridò Stark, mentre il sangue gli si gelava nelle vene. Se tutti iniziavano
a dissolversi come nel sogno, allora sarebbe accaduto anche a Peter… e Strange
sarebbe stato davvero in grado di riportarli indietro? E se fosse scomparso
anche lui con il frammento della Gemma del Tempo?
Peter Quill dovette assistere con sua
grande angoscia alla sparizione di un altro suo amico, Groot. Quasi si
aspettava di fare anche lui la stessa fine e di raggiungere i compagni perduti
e la sua Gamora, invece rimase, unico superstite del suo gruppo insieme a
Rocket.
“Insomma, Strange, non puoi fare
qualcosa?” esclamò nuovamente Stark, sempre più agitato. “Stanno scomparendo
tutti, come nei nostri sogni, avevi detto che sarebbe stato diverso!”
“Non ho detto questo” lo contraddisse lo
stregone, che sembrava sapere benissimo chi di loro sarebbe svanito e chi no.
“Ho solo detto che avrei potuto riportarli indietro.”
“T’Challa!” gridò Natasha, vedendo
dissolversi l’amico accanto a sé.
Adesso il panico serpeggiava tra i
supereroi, che continuavano a lanciarsi attorno occhiate febbrili, cercando di capire
se sarebbero svaniti o se avrebbero perduto qualcun altro dei loro amici.
“Steve…” mormorò Bucky, facendo
esplodere un’immensità di dolore nel cuore di Steve, che si voltò verso di lui,
si slanciò, allungando le braccia per afferrarlo, per trattenerlo…
Ma anche il giovane Soldato svanì e le
mani di Steve strinsero solo il vuoto, mentre il Capitano, schiantato dal
dolore, cadeva inginocchiato a terra.
“No… Bucky, Bucky, no!” mormorò, mentre
lacrime brucianti gli solcavano il volto. Era terribile. Il suo piano era
fallito, lui aveva fallito ancora una
volta e non era riuscito a salvare il suo compagno. Come più di settant’anni
prima non lo aveva afferrato e lui era scivolato dal treno in corsa,
precipitando nel dirupo sotto i suoi occhi, anche ora lo aveva visto
dissolversi ed era arrivato troppo tardi, non era stato abbastanza forte,
abbastanza veloce per aiutarlo.
Era Captain America, ma continuava a
fallire nel suo compito più importante: salvare il suo amico, il compagno della
sua vita, il suo Bucky. Lo shock per il Capitano fu talmente violento che
rimase inginocchiato a terra, piangendo silenziosamente e sperando di
dissolversi anche lui, di sparire perché tanto non era servito a niente, il suo
piano non aveva avuto successo e lui aveva fallito ancora una volta.
Sam e Natasha si avvicinarono a lui, la
ragazza gli si inginocchiò accanto e lo abbracciò, ma Steve parve non
accorgersi nemmeno della sua presenza.
“Steve…” mormorò Sam, a disagio. Poi si
guardò intorno, cominciò a toccarsi braccia e gambe, si volse incredulo verso
il Dottor Strange. “Ma… io non sono scomparso! Eppure avevo sognato… invece
sono qui. Ma allora perché T’Challa, Bucky e i nostri nuovi alleati sono
svaniti? Che sta succedendo?”
“Già, che sta succedendo qui? Voi sapevate che i vostri amici e i miei
sarebbero svaniti nel nulla? Lo sapevate e non avete fatto niente?” protestò
Peter Quill, rivolgendosi a nessuno in particolare.
Strange continuava a tacere. Sapeva che
non era ancora finita.
Poco distante, Wanda iniziò a
dissolversi tra le braccia di Visione, che la teneva ancora stretta dopo che
Thanos l’aveva aggredita e scagliata contro una roccia.
“Wanda! Wanda… no!” gridò.
“Non è ancora finita” mormorò Thor, che
fino a quel momento era rimasto in silenzio. “Thanos ha comunque usato il
Guanto dell’Universo prima di andarsene.”
“Signor Stark…” mormorò Peter.
Panico, rabbia, disperazione esplosero
nella mente e nel cuore di Tony mentre si voltava verso il ragazzo, mentre
andava verso di lui. No, no, perché stava succedendo? Quill non era scomparso
come nel sogno e nemmeno Sam… non doveva succedere a Peter, no, no, non a lui!
“Non mi sento molto bene… non so che mi
succede… non lo so…” Peter era spaventato, vacillava, fece qualche passo
incerto verso Stark, ma fu l’uomo a slanciarsi verso di lui e a stringerlo
forte tra le braccia, mentre il ragazzino si aggrappava a lui come all’ultima
possibile salvezza.
“No, ragazzo, no, a te non succederà”
gli disse Tony, con la voce spezzata, cercando di tranquillizzarlo nonostante
lui stesso fosse agghiacciato. “Andrà tutto bene, andrà tutto bene, Pete…”
“Non voglio morire, non voglio morire,
signore, la prego” singhiozzò Peter, avvinghiandosi disperatamente alla schiena
di Stark, piangendo, tremando di paura perché, nonostante il sogno e nonostante
fosse preparato al peggio, era pur sempre un ragazzino e non voleva andarsene,
non voleva. Da qualche parte, dentro di sé, era convinto che questa volta
sarebbe stato diverso, che il signor Stark avrebbe trovato il modo di
trattenerlo, di salvarlo. “La prego, non voglio morire, non voglio morire…”
“Non ti lascerò andare, questa volta no,
io non ti lascio, ragazzo, hai capito? Mi senti?” adesso anche Stark piangeva,
lacrime silenziose gli scendevano dagli occhi mentre lui cercava in ogni modo
di stringere più forte Peter, di non lasciarlo svanire, di sentirlo contro di
sé. “Non ti lascio andare! Strange, vuoi fare qualcosa?”
“Signor Stark… mi dispiace… io non
volevo che…” mormorò Peter, mentre si dissolveva lentamente.
Alla fine non rimasero che frammenti infinitesimali,
come una polvere di stelle che Tony si strinse al petto, che cercò di bloccare
nelle mani chiuse a pugno, perché quei frammenti erano tutto ciò che gli
restava del suo Peter, del suo prezioso e insostituibile ragazzino.
“Lo ha fatto, lo ha fatto davvero” disse
piano Nebula, gli occhi colmi di dolore e disperazione.
“Ma non ha ottenuto tutto ciò che
voleva” intervenne finalmente il Dottor Strange. “I frammenti di gemma che
siamo riusciti a trattenere hanno diminuito il potere del Guanto dell’Universo
e il genocidio che Thanos auspicava si è realizzato solo in parte.”
Steve, Visione e Tony, persi nel loro
dolore per la scomparsa dei loro compagni, non sembrarono nemmeno averlo udito.
Natasha e Sam erano ancora accanto al Capitano, tentando invano di confortarlo.
Peter Quill fissava con attenzione Nebula, la sorella di Gamora, e non diceva
niente.
Fu proprio Nebula a rivolgersi allo
stregone.
“Cosa vuoi dire? Frammenti di gemme?”
chiese.
“Abbiamo tenuto un frammento della Gemma
della Mente e della Gemma del Tempo” spiegò Strange. “In questo modo il potere
sprigionato dal Guanto è stato minore ed è diminuita anche la percentuale delle
persone scomparse. Lo abbiamo visto anche qui: Sam, Peter Quill e io stesso
saremmo dovuti svanire e non è accaduto. Sulla Terra sarà accaduto lo stesso e
non sarà scomparsa metà della popolazione… un terzo, forse.”
“Ma Thanos non se ne accorgerà?” domandò
ancora Nebula.
“Se così fosse, sarebbe già tornato” la
rassicurò lo stregone. “No, lui si trova probabilmente in un luogo molto
lontano da qui e dalla Terra ed è convinto di aver compiuto la sua missione.
Adesso sarò io a riportare indietro i nostri amici, usando il frammento della
Gemma del Tempo che ho conservato.”
A queste parole Steve parve riscuotersi
dal suo dolore silenzioso e alzò lo sguardo verso Strange, non osando forse
nemmeno sperare che quella parte del piano potesse ancora funzionare.
“Allora forza, stregone, usa quel
frammento di cui parli e riporta indietro i miei amici!” lo incitò Quill,
impaziente. “Puoi riportare indietro il tempo e salvare anche quelli che sono
scomparsi sulla Terra? Puoi riportare anche… Gamora?”
“Purtroppo no” replicò Strange, “posso
riportare indietro solo coloro che sono svaniti su Titano, creando un paradosso
temporale. Tuttavia, quando saremo tornati sulla Terra, riuscirò a scoprire
cosa ne sia stato delle persone scomparse e come salvare anche loro.”
“Verremo anche noi ad aiutarvi” si offrì
Peter Quill, “e forse così potrò salvare anche Gamora.”
“Avrete anche il mio aiuto” promise
Nebula.
Strange annuì, poi prese il frammento
della Gemma del Tempo che aveva nascosto all’interno del suo mantello. Una luce
verde, intensissima, si sprigionò dal frammento e illuminò il pianeta Titano,
abbagliando tutti.
Quando gli ultimi bagliori di luce verde
si furono pian piano spenti, gli Avengers e i loro alleati riaprirono gli occhi
e si guardarono intorno.
“Wanda!” esclamò Visione, vedendo la
ragazza in piedi accanto a lui, con aria sperduta. Felice, la strinse tra le
braccia, sollevandola in aria, mentre lei ricambiava l’abbraccio commossa.
“Ma che è successo?” mormorò T’Challa,
riapparso anche lui accanto a Sam e Natasha.
“Drax! Mantis! Groot!” gridarono a una
sola voce Quill e Rocket, slanciandosi ad abbracciare i loro amici che erano appena
riapparsi.
“Steve?” chiamò una voce. Il Capitano si
volse e vide Bucky, inginocchiato accanto a lui, che lo guardava con un’aria
confusa e insieme piena di affetto. “Mi spieghi che diavolo è successo?”
Steve non riusciva a credere ai suoi
occhi: il piano era riuscito, il frammento aveva funzionato e Bucky era di
nuovo accanto a lui, non lo aveva perduto, non aveva fallito, non stavolta.
“Bucky!” fu l’unica cosa che riuscì a
dire prima di gettarsi tra le braccia del compagno, stringendolo forte come mai
prima, mescolando le lacrime a quelle di lui…
Ma questa volta erano lacrime di gioia.
“Sta funzionando davvero” disse Nebula,
accennando un lieve sorriso e rivolgendosi a Strange. “Stanno ritornando
tutti.”
“Sì, le cose stanno andando come avevo
previsto” convenne lo stregone. “La battaglia non è certo finita e sconfiggere
Thanos sarà tutt’altro che facile, ma perlomeno saremo di nuovo tutti insieme.
Insieme siamo più forti, insieme potremo prevalere.”
Fine capitolo sedici