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Autore: JAPAN_LOVER    16/09/2018    1 recensioni
~ E' meglio una vecchiaia tranquilla e serena o un'eterna giovinezza piena di rimorsi? ~
Vermouth aveva scelto la seconda.
Senza esitazione, aveva stretto il patto con il diavolo, del quale era diventata la Preferita.
Stanca della vita criminale e nauseata dal concubinato, Vermouth continuava a lavorare per il Boss ma, nel frattempo, nel suo cuore cominciava a confidare in quel ragazzo che, tempo prima, le aveva salvato la vita a New York.
Tutto sembrava procedere regolarmente, finché non entró in diretto contatto con il suo nuovo bersaglio: Shiuchi Akai ovvero il nemico mortale del Boss.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai, Vermouth
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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IL DIROTTAMENTO DELL'AUTOBUS


Da quando aveva scoperto che la bambina sospetta viveva nel quartiere di Beika, Vermouth aveva cominciato a utilizzare i mezzi pubblici nei panni del dottor Araide, proprio in quella zona.
Quella mattina faceva piuttosto freschetto, quando Vermouth giunse alla fermata dell’autobus. Si stava ancora sistemando la giacca verde da uomo, sopra al lupetto blu, quando una donna sbucata improvvisamente dal nulla le si affiancò.
“Buongiorno!” salutò quest’ultima con un sorriso fin troppo cordiale.
“Buongiorno!” ricambiò Vermouth, senza riuscire a nascondere la sua perplessità.
Vermouth sapeva bene chi fosse quella donna di bell’aspetto, con vivaci occhi azzurri, capelli biondi lunghi fino al collo ed eccentrici occhiali da vista. Tuttavia, per il momento non poteva fare altro che fare finta di niente e non cedere a quella che chiaramente era una provocazione. Non si aspettava certo che quella donna fosse così incauta da uscire allo scoperto.
Quando l’autobus arrivò, Vermouth salì immediatamente a bordo, timbrò il biglietto e si diresse in fondo, seguita a ruota da quella donna. Nonostante la sua attenzione fosse tutta rivolta alla bionda alle sue calcagna, Vermouth si accorse subito della presenza dei cinque bambini.
“Guardate chi c’è – sussultò allegramente una bambina dai vivaci occhioni azzurri e i capelli castani raccolti all’indietro con una fascetta rosa – è il dottor Araide!”
Vermouth increspò le labbra in un caloroso sorriso e rispose:
“Ciao ragazzi, che sorpresa! Ci siete tutti!”
Quella bambina, Ayumi, era seduta accanto i suoi amichetti Genta e Mistuiko. Sui sedili davanti ai loro, c’erano Conan e Ai. Il fatto che Conan frequentasse la bambina sospetta, rendeva ovvio il fatto che quest’ultima fosse davvero la traditrice.
È talmente evidente che mi riesce difficile crederci! – pensò tra sé Vermouth – e così sei proprio tu, Sherry!
“Dottore, ha per coso un appuntamento galante?” sogghignò maliziosamente Genta, il ragazzino paffutello.
“Cosa?” domandò Vermouth, stranita.
La donna bionda sputò da dietro le sue spalle e scoppiò a ridere divertita, agitando a mezz’aria un dito in segno di diniego. Poi, con uno spiccato accento americano, si rivolse loro:
“Oh, good morning boys and girl! Niente affatto, ci siamo incontrati casualmente alla stessa fermata – squittì ammiccando ai bambini, finché non si accorse della presenza di Conan – oh cool guy , ci incontriamo di nuovo!”
Mentre Vermouth prese posto sul sedile dall'altra parte della corsia, la professoressa andò a sedersi accanto a lei.
“Professoressa Jodie! – esclamò sorpreso Conan, riconoscendo subito la donna – ragazzi, lei è l’insegnante d’inglese di Ran!”
“Hello, io sono Jodie Saintemillion! – si presentò la bionda – molto piacere!”
In quel momento, salì sull’autobus un uomo alto avvolto in un lungo impermeabile grigio. Un passamontagna scuro e una mascherina gli coprivano metà volto, ma Vermouth notò subito quei penetranti occhi verdi sotto il berretto di lana scuro. Sembravano gli occhi intensi di un falco, gli occhi di un vero predatore, che fino a quel momento, Vermouth aveva poturo ammirare soltanto in una foto, ma non avava alcun dubbio che appartenessero a lui , Shuichi Akai.
Ma che diavolo sta succedendo? – si domandò Vermouth, cominciando a sentirsi braccata – no, non è il momento di perdere la calma.
Solo in quel momento, Conan si accorse che nel sedile accanto Ai tremava avvolta nella mantellina rossa, stringendo saldamente i pugni sulle ginocchia.
“Non ti senti bene, piccola?” domandò a sua volta Vermouth, con apprensione.
“Ha solo un brutto raffreddore!” rispose Conan, al posto di quella bambina taciturna.
“Eh, già. Povera cara, questo è il periodo delle influenze!” cinguettò quella stramba professoressa d’inglese.
Vermouth stava per replicare acidamente qualcosa, quando l’attenzione di tutti i passeggeri fu catturata dal clip di una semi-automatica, suono familiare alle orecchie di Vermouth. Due uomini, col volto interamente coperto da un passamontagna, impugnavano delle pistole.
“Fermi, che nessuno si muova! – disse uno dei malviventi, puntando una pistola alla tempia dell’autista – restate seduti ai vostri posti, avete capito bene?”
Il complice al suo fianco, caricò la pistola e la puntò contrò i passeggeri ormai in preda al panico.
“Niente scherzi, provate a fare gli eroi e ci lascerete le penne – ghignò quest’ultimo – ora, da bravi, tirate fuori i cellulari e consegnatemeli senza fare i furbi!”
Il terrore era calato sull’autobus, mentre il conducente tenuto come ostaggio continuava a guidare saltando ogni fermata.
Mentre il secondo uomo cominciò a perquisire uno per uno i passeggeri, il malvivente rimasto accanto all’autista si rivolse al suo ostaggio:
“Apri bene le orecchie, al primo semaforo rosso ti metti in contatto con l’azienda per cui lavori!”
L’uomo terrorizzato annuì ed eseguì gli ordini. Al primo stop, con mano tremante prese il telefono.
“Q…qui Kobayashi…qui Kobayashi… – balbettò – mi sentite?”
Il criminale gli strappò l’apparecchio dalle mani in malomodo e comunicò:
“Abbiamo appena dirottato un autobus della vostra azienda di trasporti. Vogliamo una sola cosa da voi, mandate una macchina alla fermata di Yamanote. Al volante deve esserci una donna con una valigetta contenente 3 miliardi di yen. Deve essere lì prima del nostro arrivo, sono stato chiaro? – tuonò l’uomo – se fate scherzi o avvisate la polizia, ammazziamo tutti i passeggeri!”
L’uomo getto a terra l’apparecchio e lo stritolò sotto la suola degli scarponi, così da chiudere definitivamente i contatti con l’esterno.
Quando il complice finì di perquisire i passeggeri, tornò avanti dal suo compagno e dall’autista. A quel punto, Conan estrasse il telefonino miniaturizzato – ultima geniale invenzione del professor Agasa – per riuscire a mettersi in contatto con l’Ispettore Megure e informarlo di quanto stesse accadendo.
Conan si era appena infilato l’auricolare, quando un’ombra gli si parò davanti.
“Cosa diavolo stai cercando di fare, moccioso? – gridò minacciosamente il criminale afferrando per il colletto il bambino, sollevandolo e scaraventandolo furiosamente a terra – ti serve una bella lezione!”
Il bambino con gli occhiali gemette dal dolore, mentre l’uomo gli puntava crudelmente la pistola contro.
Vermouth perse un battito e, senza esitazione, si parò davanti al bambino.
“Tu, levati di mezzo!” ringhiò l’uomo furibondo.
“La prego non lo faccia – supplicò lei, avvicinando cautamente le mani alla pistola – è soltanto un bambino innocente. Non si macchi di una colpa simile, ce l’avrà sulla coscienza per sempre!”
Il malvivente stava cominciando a perdere la pazienza, mentre Vermouth abilmente disattivò la semiautomatica senza che quell’energumeno se ne accorgesse.
L’uomo spinse Vermouth, che ricadde in malo modo seduta al suo posto accanto a Jodie.
“Fermo, lascia stare – gli intinò il suo complice – se sparassi adesso, rischieresti solo di attirare l’attenzione dall’esterno, senza contare che se lo manchi potresti colpire quella roba!”
“Oh – esclamò l’uomo, rimasto interdetto – hai ragione!”
“Tutti ai vostri posti!” ringhiò l’uomo accanto all’autista, mentre il suo complice tornò a raggiungerlo.
Conan si rialzò e tornò a sedersi accanto ad una Ai, sempre più terrorizzata.
Mentre il bambino con gli occhiali si massaggiava la schiena ancora dolorante per il violento impatto, si accorse di una scatola incustodita sotto qualche sedile più avanti.
No, non può essere – realizzò Conan, con sgomento – una bomba!
Quando l’autobus stava ormai per avvicinarsi alla fermata, i malviventi si voltarono verso i passeggeri e poi apostrofarono Vermouth:
“Hey, tu con gli occhiali e la giacca verde! Si, proprio tu, eroe! Alzati e vieni qui! – ghignò beffarlo, il malvivente che Vermouth aveva sfidato apertamente – e anche tu, ragazzo indietro con la mascherina. Venite tutti e due qui vicino a voi!”
Vermouth sussultò, ma non osò obiettare. Si alzò lentamente, notando con la coda dell’occhio che Conan aveva fatto scivolare verso Jodie una minuscola agendina. La professoressa bionda l’aprì sulle ginocchia e scorse fra le pagine bianche finché non arrivò su una pagina con su scritto: HA UN ROSSETTO?
Cool guy, cosa intendi fare con il rossetto? – si interrogò segretamente tra sé Vermouth – il nostro destino è nelle tue mani, show me your magic!
Lento ma deciso, l’uomo con l’impermeabile grigio e la mascherina si incamminò verso i malviventi seguito da Vermouth.
Fissando quelle spalle larghe che le facevano strada verso il suo destino, a Vermouth scappò un sorriso amaro. Per un beffardo gioco della sorte, stava rischiando di morire proprio insieme al suo principale bersaglio.
I malviventi si tolsero velocemente i loro giubbotti e i passamontagna, scoprendo le loro turpi e orribili facce.
“Avanti, toglietevi i vostri soprabiti e indossate questi!”
Vermouth ringraziò di aver provveduto a indossare una fascia stringente al petto, che le appiattisse il seno, nonostante quella doveva essere una semplice uscita mattiniera di ronda.
Solo mentre si spogliava della giacca verde, Vermouth si accorse che Akai la stesse osservando con un’espressione indecifrabile, mentre infilava il giubbotto del malvivente.
Che si sia accorto di me? – si domandò lei, mentre il cuore palpitante sembrava esploderle nel petto.
Forse era effetto adrenalinico che le pulsava nelle vene, ma quegli occhi verdi magnetici sembravano avere il potere di inchiodare chiunque incrociassero.
“Non dimenticate il passamontagna – ricordò uno dei criminali, sogghignando – prenderete il nostro posto per qualche ora, per farci guadagnare un po’ di tempo! Passeremo per gli ostaggi liberati, ma non temete: ci penseranno gli altri passeggeri a scagionarvi!”
Nel frattempo, Jodie aveva passato furtivamente il rossetto al bambino con gli occhiali.
Non c’è dubbio - digrignò i denti Conan - appena lasciato il mezzo, faranno esplodere la bomba. Salteremo tutti in aria e nessuno potrà testimoniare contro di loro. Dal momento che i corpi del dottor Araide e del giovanotto con la mascherina verranno ritrovati con indosso il passamontagna, verranno considerati i veri colpevoli, mentre quei criminali la passeranno liscia. Sono stati molto furbi, devo riconoscerlo!
Conan sfruttò il favore del buio di un sottopassaggio, corse verso la busta contenente l’ordigno e, con il rossetto scarlatto, vi scrisse sopra STOP. Quando la luce del sole riprese ad illuminare l’autobus, Conan si rivolse ai malviventi sollevando con cautela la busta:
“Siete dei bugiardi! – esclamò il bambino, attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti – è chiaro che ci ucciderete tutti, altrimenti non vi sareste mai fatti vedere a volto scoperto! Signori, dobbiamo agire o ci faranno saltare in aria, attivando questa bomba!”
“Accidenti! Sei sempre tu! – imprecò uno dei criminali – hai finito di vivere, ragazzino!”
“Fermo, idiota, non puoi sparargli – gridò il suo complice, strabuzzando gli occhi – ma cos’è quelle scritta?”
“Autista!” gridò Conan, attirando l’attenzione del conducente.
Il malcapitato ostaggio lesse la parola STOP, guardando attraverso lo specchietto retrovisore.
“Si fermi!” lo esortò Jodie.
A quel punto, l’autista inchiodò e perse il controllo del mezzo, che cominciò a slittare.
Conan teneva stretta al petto la busta e Jodie corse in suo soccorso, perché il bambino e l’ordigno non perdessero l’equilibrio e battessero da qualche parte.
Vermouth e Akai si aggrapparono alle inferriate dell’autobus, mentre quei criminali caddero a terra.
“Ce l’abbiamo fatta!” sospirò Jodie, con entusiasmo quando l’autobus si fermò.
Quindi, la donna prese in consegna la busta e si complimentò con il bambino.
Quando i malviventi si rialzarono, uno di questi puntò furiosamente la pistola contro Conan:
“Maledetto moccioso, ti faccio secco!”
Akai stava per stecchirlo con una gomitata, ma Conan lo anticipò e addormentò il criminale, utilizzando l’orologio spara aghi anestetici.
Vermouth afferrò l’altro uomo per i polsi e glieli strinse dietro la schiena, consapevole che alla pistola che brandiva fosse stata innestata da lei la sicura, durante il loro faccia a faccia.
La polizia e gli artificieri furono prontamente allertatati, ma al loro arrivo il misterioso uomo con l’impermeabile e la mascherina si era già dileguato nel nulla.

Vermouth si era liberata dai panni maschili del dottor Araide e indossava una succinta vestaglia nera di seta.
Una sigaretta slim fumava ancora intonsa nel posacenere, insieme ad altri mozziconi ormai spenti, mentre le dita di Vermouth battevano insistentemente sui tasti del computer.
In quella stanza buia, la luce iridescente del monitor illuminava il suo bel volto di un colore innaturale, mentre stava per compiere un altro passo.
Soddisfatta, Vermouth mandò in stampa il testo, mettendo nero su bianco il messaggio preparato con amore:

CARO STUDENTE DETECTIVE,
IN QUESTA NOTTE DI LUNA PIENA, TI INVITO A UN LUGUBRE BANCHETTO. CI SARA’ UNA FESTA CHE SI TINGERA’ DI MISTERO A BORDO DI UNA NAVE. SAPPI CHE, SE TU SIA PRESENTE O MENO, UN INNOCENTE AGNELLO SU CUI SI E’ ABBATTUTA LA SFORTUNA ANDRA’ INCONTRO AL SUO DESTINO E IL SUO CARNEFICE SI RALLEGRERA’ NEL VEDERE LA SUA FINE.

VERMOUTH


Vermouth si era firmata con il suo nome in codice, consapevole del fatto che il destinatario avrebbe compreso. Vermouth è il nome di un liquore italiano e Conan Edogawa o, per meglio dire, Shinichi Kudo, non poteva ignorarlo. Il giovane detective l’avrebbe immediatamente collegata alla misteriosa Organizzazione in cui si era malauguratamente imbattuto.
Vermouth stava sigillando la lettera con una la ceralacca, quando il suo cellulare suonò.
“Vermouth, cos’è successo? – la voce del Boss giunse irata e piena di preoccupazione – stai bene?”
“Capo – rispose lei, con stupore – si, sto bene. Mi sono imbattuta accidentalmente in un dirottamento.”
Doveva immaginarselo che la notizia potesse essere già giunta alle orecchie del Boss.
Pur avendone avuto la possibilità, Vermouth gli aveva taciuto che qualcuno si era intrufolato nel suo appartamento, ma lo aveva messo al corrente di essersi imbattuta nella bambina che somigliava in modo incredibile a Sherry.
Dal momento che era già sulle sue tracce, il Boss le aveva permesso di indagare in prima persona sulla bambina sospetta.
“Devi stare attenta! Se quella bambina è Sherry, non ha scampo – disse il Capo – tu però non esporti più del necessario, ricordati di tutelare prima di tutto la tua vita!”
Vermouth rimase interdetta per qualche attimo, sinceramente colpita da quelle parole.
“Non preoccuparti – gli assicurò lei – anche se sull’autobus era presente anche lui , non ho rischiato la vita neanche per un secondo!”
“Lui? – domandò il Boss, incredulo – Shuichi Akai era su quell’autobus?”
“Si, anche se il suo volto era semicoperto da una mascherina e da un passamontagna, non c’è dubbio che fosse lui – rispose Vermouth con decisione – è stato preso come ostaggio e quando l’autobus si è fermato è sparito nel nulla!”
Quegli occhi… quegli occhi li riconoscerei fra mille al mondo!
“Tipico, lui è come la peggiore delle malattie – ghignò il Boss, con disprezzo – invisibile e silenzioso, infetta tutto ciò che tocca e poi sparisce come se niente fosse!”
“Lascia fare a me – disse Vermouth, aspirando una boccata di sigaretta – la prossima volta non avrà scampo, finirà dritto in una bara!”
***
***
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CIAO A TUTTI,
QUESTO CAPITOLO E’ DECISAMENTE MENO CUPO DI QUELLI PRECEDENTI. SPERO VI SIA PIACIUTO, PERCHE’ IO MI SONO DIVERTITA MOLTO A SCRIVERLO :D
FINALMENTE VERMOUTH E AKAI SI SONO INCONTRATI E IL TENEBROSO AGENTE DELL’FBI SEMBRA AVER FATTO UN CERTO EFFETTO ALLA DONNA DAI MILLE TRAVESTIMENTI.
PER IL MOMENTO NON CI E’ DATO SAPERE IL PUNTO DI VISTA DI AKAI E SE SAPPIA CHI SI CELI DIETRO LE MENTITE SPOGLIE DEL DOTTOR ARAIDE. PER ADESSO, RIMANE UN MISTERIOSO UOMO IN UN AUTOBUS!
VI AUGURO BUONA LETTURA E VI RINGRAZIO PER CONTINUARE A LEGGERE QUESTA STORIA.
A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3
   
 
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