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Autore: Soly_D    17/09/2018    3 recensioni
[Questa storia partecipa alla challenge Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento sparge il suo profumo indetta dal forum Torre di Carta]
«Siamo umani, Shiki, non macchine. Non c’è niente di automatico nei nostri sentimenti».
[Shiki/Rebecca]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rebecca, Shiki Granbell, Shiki/Rebecca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento sparge il suo profumo indetta dal forum Torre di Carta.
Tabella: I colori dei fiori
Fiore: Fiori bianchi > #3. Giglio > Verginità



Domande (più o meno) innocenti


Rebecca è intenta a controllare le visualizzazioni dell’ultimo video che ha postato sul suo canale B-Cube, Aoneko Channel, quando una mano si posa sulla sua spalla e, voltandosi, non si stupisce poi molto di incontrare i profondi occhi neri e la disordinata zazzera dello stesso colore che rispondono al nome di Shiki Granbell, neo membro della gilda di cui lei stessa fa parte, Shooting Starlight.
«Ehi, Rebecca», esordisce atono, «tu sai cosa significa vergine?».
«EH?!». La B-Cuber sgrana gli occhi, sorpresa e imbarazzata. Avendo passato tutta la vita in un parco divertimenti abitato da soli robot, è più che normale che Shiki non abbia alcuna esperienza con l’altro sesso, ma Rebecca non riesce minimamente a spiegarsi da dove il suddetto abbia tirato fuori una parola così precisa ed esplicita.
«Poco fa ero con Lavilla», le spiega Shiki notandola in evidente difficoltà, «le stavo raccontando della mia vecchia vita su Granbell e del fatto che lì non c’erano altri umani al di fuori di me e dopo lei ha sghignazzato dicendo questa parola, vergine, ma a dire la verità è la prima volta che la sento».
Ma certo!, pensa Rebecca scuotendo la testa esasperata. Chi altri potrebbe essere così malizioso da sparare frecciatine del genere alla persona più innocente e inesperta dell’intera gilda se non quell’esuberante e arrogante B-Cuber, nonché sua eterna rivale, di Lavilla Christi?
«Allora?», la incita Shiki fremente di curiosità. «Secondo te cosa intendeva?».
Rebecca si ritrova a pensare che, nonostante Shiki sia entrato in contatto con il mondo degli umani da relativamente poco tempo, essendo lui stesso un umano, ha tutto il diritto di sapere come funzionano certe cose, quindi decide che troverà le parole più semplici e adeguate per schiarire le idee al suo amico. «Allora...», comincia un po’ titubante immaginando di trovarsi di fronte un bambino di cinque anni e non un adolescente grande e vaccinato, «...quando una ragazza e un ragazzo si vogliono molto molto bene, be’, vedi...». Al pensiero di ciò che sta per aggiungere, Rebecca si sente arrossire sulle guance. «...i due si baciano, si abbracciano e fanno una cosa chiamata amore in cui... come dire?, diventano una cosa sola, ecco. Tu sei... vergine perché appunto non hai mai avuto una ragazza». Rebecca tira un sospiro di sollievo per essere arrivata alla fine della sua spiegazione e spera che Shiki la trovi sufficientemente comprensibile ed esauriente, dato che non saprebbe proprio spiegarglielo in nessun altro modo.
Il ragazzo si lascia sfuggire un «Oh» di puro stupore, per poi aggiungere «Anche tu sei vergine, Rebecca?».
L’interpellata sobbalza sul posto, ormai rossa in volto come un pomodoro. «N-non sono domande che si fanno ad una ragazza!», esclama scuotendo vigorosamente un pugno sotto il naso dell’amico con l’unico risultato di farlo scoppiare a ridere. Perché sì, è vergine, ma non si mette di certo a sbandierarlo ai quattro venti lei. «E anche se fosse?!», aggiunge interrompendo le risate di Shiki. «A te cosa importa?».
A quel punto Shiki fa una cosa che la B-Cuber non si aspetta: le si avvicina così tanto che la distanza tra i loro volti si riduce ad un paio di brevi centimetri e i loro nasi quasi si sfiorano. «Noi siamo amici, vero?», le chiede di punto in bianco senza un motivo apparentemente valido.
Rebecca non trova né la forza di urlargli che sta invadendo il suo spazio vitale, né quella di allontanarsi di sua spontanea volontà. Si limita ad annuire incerta, completamente rapita dal guizzo luminoso negli occhi antracite di Shiki. «Significa che ci vogliamo bene», prosegue il ragazzo sempre più enigmatico e di nuovo Rebecca fa segno di sì con la testa. Forse si conoscono da poco tempo e non sanno ancora tutto l’uno dell’altro, ma hanno già vissuto insieme così tanti momenti carichi di gioia e di dolore che Rebecca è ormai sicura di provare per Shiki un profondo affetto, certamente ricambiato.
Avendo ottenuto la risposta che cercava, il giovane Granbell sorride contento.
«Allora noi due potremmo fare quella cosa, l’amore, come hai detto tu».
«NO, IDIOTA!». Rendendosi conto della piega del tutto sbagliata che ha assunto la conversazione, Rebecca spinge via Shiki con tanta forza da farlo quasi cadere all’indietro. «Gli amici non possono fare l’amore!».
«E perché?», insiste lui confuso e spaesato dal repentino cambio d’atteggiamento dell’amica.
«Perché per fare l’amore», Rebecca fa un respiro profondo e si sforza di tornare calma, «bisogna essere innamorati».
Shiki la fissa ancora più stralunato. «E cosa significa?».
«Oh, al diavolo!», si arrende la B-Cuber dandosi una manata in faccia. «È troppo difficile da spiegare. Non possiamo e basta, okay?».
Shiki distoglie lo sguardo e si lascia sfuggire un sospiro. «Okay, scusa...».
«Non fa niente, tranquillo». Rebecca ha appena vinto la discussione, eppure non può fare a meno di provare un moto di tenerezza nel notare l’espressione delusa stampata sul volto di Shiki: in fondo, anche se all’apparenza si mostra alto e forte, nel suo cuore non è altro che un bambino buono e ingenuo, bisognoso di risposte ai suoi numerosi perché. Decisa a consolarlo, Rebecca fa un passo avanti, gli posa una mano sulla spalla e gli sorride nella maniera più rassicurante possibile.
«Siamo umani, Shiki, non macchine. Non c’è niente di automatico nei nostri sentimenti», gli spiega con pazienza. «Quando troverai la ragazza giusta per te, potrai fare l’amore con lei e ti assicuro che sarà bellissimo».
Shiki annuisce accondiscendente, ma non sembra ancora totalmente soddisfatto. Rebecca non aggiunge nulla, è certa che un giorno il ragazzo di Granbell sarà abbastanza maturo da capire da solo. Quando infine lo vede allontanarsi in silenzio dalla stanza, la B-Cuber può considerare l’argomento chiuso e tornare al suo lavoro di sempre, ma dopo qualche secondo la voce di Shiki risuona nuovamente alle sue spalle costringendola a voltarsi. Poggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto, Shiki è così serio in volto che per la prima volta sembra un adulto non solo nel fisico ma anche nell’anima.
«Forse ci sono tante cose che ancora non so e forse non ho ancora capito cosa sia questo amore», le dice scandendo piano ogni singola parola. «Ma se ti ho chiesto di farlo è perché mi piacerebbe poterlo scoprire insieme a te. Non Lavilla, non Clarisse, non qualsiasi altra ragazza di Blue Garden, ma te». Shiki sorride appena socchiudendo gli occhi. «Tu hai pianto per me ed io non posso dimenticarlo, Rebecca».
Se hai degli amici che piangono per te non devi mai lasciarli andare, sono le parole del Re Demone che Shiki ripete di continuo e con le quali Rebecca non potrebbe trovarsi più d’accordo di quanto già non lo sia. E vorrebbe rispondere, vorrebbe dire a Shiki un sacco di cose – che sta ancora confondendo l’amicizia con l’amore eppure nessuno le ha mai rivolto parole così belle, così sincere, e che lei gli crede, che ha capito, che lo sa – ma Shiki è già scomparso dietro la porta lasciandola sola con le gote rosse come mele mature e un batticuore tremendo che le sconquassa il petto.
Stupido, innocente, dolce Shiki Granbell.





  
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