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Autore: Gatto1967    18/09/2018    2 recensioni
È lei o non è lei? È lei o non è lei? Cerrrrrrto che è lei! Si certo, è lei ma non è esattamente come ce la ricordavamo. È come se… le mancasse qualcosa. Come se fosse passata attraverso altre vicende, ma saranno davvero poi tante altre?
Forse per essere completamente lei avrebbe bisogno di conoscere alcune persone che non ha conosciuto prima, avrebbe bisogno di fare esperienze che le mancano.
O magari non le mancano tanto?
Magari potrebbe anche farne a meno…
Non ci state capendo niente vero? Neanche io.
Allora ricominciamo tutto daccapo...
E se Candy non andasse dai Legan a fare la dama di compagnia?
E se non venisse adottata dalla prestigiosa famiglia Andrew?
E se non andasse nemmeno a studiare a Londra?
Come e quanto cambierebbe la sua vita rispetto alla storia originale?
Signore e Signori, lasciate che vi presenti la protagonista di questa storia “altra” ma non troppo, “simile” ma non troppo.
Questa è la mia bionda eroina, Candice White, un'adolescente ribelle e inquieta, e questa ff vi racconta le sue "nuove" avventure.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno successivo Candy e Natalie presero servizio al loro nuovo ospedale, e fin dai primi giorni il lavoro si annunciò anche più duro di quello che già svolgevano a Chicago.
Cominciarono a organizzare la loro vita anche fuori dall’ospedale così da poter mangiare in casa senza dover per forza uscire la sera o ricorrere alla mensa ospedaliera.
Si misero anche a cercare una nuova soluzione abitativa, quella specie di “casa” della signora Willer sarà anche stata a buon prezzo, ma era decisamente troppo “spartana” anche per due ragazze semplici e di poche pretese come loro.
Candy era sì vissuta in un orfanotrofio per i primi quindici anni della sua vita, ma sempre in condizioni di dignità e decoro.
Anche Natalie veniva da una famiglia povera sì, ma dignitosa.
Quel monolocale andava contro ogni più modesto concetto di “dignità” e “decoro”.
Certo, la ricerca non era semplice, le case costavano parecchio a New York, e poi quel monolocale aveva un grosso vantaggio: era a due passi dall’ospedale!
Se avessero preso casa dall’altra parte della città, per loro sarebbe stato un bel problema spostarsi e avere tempo per organizzare la loro vita.
Così la ricerca andava per le lunghe, e la bisbetica signora Willer, pur con le sue continue reprimende sulle “cose da sporcaccioni”, era una buona padrona di casa: non rompeva le scatole più di una volta al giorno.
 
Passò così un altro mese, e Candy sembrava ormai aver voltato pagina ed essersi buttata alle spalle l’amara esperienza con Anthony.
Una sera Natalie aveva il turno di notte e Candy si trovò da sola a casa. Non aveva voglia di cucinare e così decise di tornare in quel locale dove erano state la prima sera.
 
Entrò nel locale trovandovi la stessa aria fumosa e chiusa di quella sera e si diresse decisa verso il bancone fra la curiosità e i fischiettii di sorpresa dei clienti.
Al bancone c’era un giovane chiaramente brillo che si scolava quella che sembrava l’ennesima birra della serata.
Candy lo riconobbe: era Terence Granchester. Evidentemente era un cliente assiduo di quel locale.
Candy non intendeva attaccarci bottone, da un ubriaco era sempre meglio stare lontani, quindi al bancone si tenne ben alla larga da lui.
Ordinò un panino con la salsiccia e una birra che avrebbe rapidamente consumato al bancone senza prendere posto ai tavoli.
Mentre mangiava il suo panino Candy sentì un trambusto di voci concitate provenire dalla sua destra e si voltò.
Terence Granchester stava accapigliandosi con qualcuno, anzi per meglio dire, le stava prendendo sonoramente da qualcuno, un uomo di mezza età, dall’aria non particolarmente forte, ma che in quel momento poteva facilmente avere la meglio sull’ubriaco.
Terence cadde a terra e l’uomo fu su di lui per continuare a riempirlo di pugni in faccia.
La reazione di Candy fu immediata e decisa. Si alzò e si diresse verso i due litiganti con l’intento di mettere fine alla rissa.
-Fermo che fa? Non vede che questo ragazzo non è in grado di reagire?- L’uomo si dimostrò ragionevole e si alzò andandosene dal locale.
Anche Terence fu buttato fuori e Candy, pagato il suo conto, lo seguì.
 
Il ragazzo barcollava vistosamente in mezzo alla strada pronunciando con voce sorprendentemente nitida quelli che sembravano versi shakespeariani.
Candy gli si avvicinò e lo chiamò
-Signor Granchester! Signor Granchester! Non mi riconosce? Sono Candy! Candy White!-
-Oh! Ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l’Oriente e Giulietta è il sole!-
Il fiato del giovane emanava un odore pazzesco, e Candy investita in pieno da quel fetore fu quasi sul punto di dare di stomaco.
-Dove abita signor Granchester? La accompagno a casa io!-
Così come la voce del giovane era stata chiara e distinta quando declamava Shakespeare, così fu incomprensibile quando si trattò di rispondere a una semplicissima domanda.
All’improvviso il ragazzo si buttò in terra e cominciò a vomitare in mezzo alla strada. Candy fece appena in tempo a scansarsi ed evitare di essere investita in pieno.
Poi rimase lì a guardare quel ragazzo che stava male, e infine si chinò su di lui per aiutarlo.
-Venga con me signor Granchester.- le disse con una dolcezza che il giovane recepì lasciandosi aiutare da lei.
Senza riflettere troppo sulle possibili conseguenze, Candy portò il giovane Granchester a casa sua, e una volta entrati in casa lo fece sdraiare sul letto di Natalie, forse senza ricordarsi che quello era il letto di Natalie.
Quando si ricordò di Natalie e anche della signora Willer che prima o poi avrebbe fatto la sua ispezione quotidiana nel suo prezioso monolocale, imprecò contro se stessa.
-Accidenti a me! E adesso che faccio?-
 
La notte passò in bianco per Candy che non osava neanche spogliarsi per mettersi a letto. Cosa avrebbe raccontato poi?
Era l’alba quando Natalie rientrò dal suo turno in ospedale, e poco ci mancò che non gli prendesse un accidente!
-Candy! Esigo una spiegazione!-
Candy ci provò a dare una spiegazione e Natalie, anche se non era del tutto convinta, la prese per buona.
-E adesso che gli raccontiamo al nostro “Texas Ranger” quando verrà a fare l’ispezione quotidiana?-
Candy era mortificata.
-Che guaio ho combinato!-
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
-Presto Candy!- disse Natalie sottovoce –Nascondiamolo sotto al mio letto.-
Con non poca fatica sistemarono il ragazzo sotto il letto.
-Adesso spogliati e mettiti a letto Candy!-
Mentre Natalie temporeggiava nell’aprire la porta, Candy si levò rapidamente scarpe e vestiti e si infilò sotto le coperte fingendo di dormire.
Solo in quel momento Natalie aprì la porta aspettandosi di trovare quel “Texas Ranger” della loro padrona di casa, e trovandosi davanti tutt’altro tipo.
Davanti a lei c’era infatti una donna di mezza età, bella e piacente anche se in lei trasparivano dolore e preoccupazione.
-Buongiorno, è lei la signorina Candice White?-
-No signora, Candice è l’amica con cui convivo, io mi chiamo Natalie Vince.-
-Io sono Eleanor Baker e sono la madre di Terence Granchester, mi è stato riferito che la signorina White…-
Natalie non la fece neanche finire
-Entri signora presto!-
Disse richiudendo la porta una volta che la signora fu entrata.
Intanto anche Candy si era alzata dal letto non avendo senso continuare la commedia.
-Sono io Candice White signora Baker. Suo figlio è qui!-
Senza neanche pensare a dare una spiegazione Candy si inginocchiò presso il letto di Natalie e tirò fuori l’esanime Terence sotto lo sguardo incredulo di sua madre.
-M-m-m-ma che cosa è successo qui?!!!-
Solo in quel momento Candy realizzò la situazione a dir poco sconveniente che doveva apparire a quella povera donna.
Divenne rossa e balbettò: -Ehm… si-signora… non è come sembra… po-possiamo spiegarle tutto.-
-E sarà meglio che lo facciate allora!-
Poco dopo, sedute al tavolo del monolocale, le due ragazze avevano spiegato tutto alla signora Baker, che appariva distrutta dal dolore e sul punto di scoppiare a piangere.
-Sarà meglio che si rivesta signorina, prima che arrivi la vostra padrona di casa.-
-E perché mai mamma…- la voce era quella di Terence che ormai aveva smaltito la sbornia della sera prima -…è una così bella visione…-
Eleanor Baker con la faccia piena di lacrime si alzò, raggiunse il figlio e cominciò a suonargliele di santa ragione picchiandolo ripetutamente in testa, finchè quest’ultimo si divincolò alzandosi in piedi e scansandola via.
-Ma sei impazzita?!!!! Non sono un bambino, smettila!!!-
-Già… non sei un bambino! Sei un uomo che sta buttando via la sua vita! Potresti avere tutto quello che vuoi e che stai facendo?!!!
Susanna è MORTA! Lo capisci?!!! Ti ha salvato la vita e tu come la ripaghi?!!!-
-Non glie l’ho chiesto io di sfracellarsi sotto quel riflettore! E lei ne ha approfittato per legarmi a sé! Era una donna meschina ed egoista, proprio come sua madre!-
I lineamenti di Eleanor si addolcirono e si avvicinò nuovamente al figlio accarezzandogli la faccia e continuando a piangere.
-Terence, quello che è stato è stato… Buttati tutto alle spalle… Fallo per te stesso… Fallo per me…-
Anche Terence iniziò a piangere e la madre lo abbracciò.
-Torniamo a casa… parleremo con il dottor Johnson… ti aiuteremo a disintossicarti… Non sarà facile lo so… Ma provaci Terence… Tu puoi farcela…-
In lacrime il ragazzo promise
-Ci proverò mamma, ci proverò…-
Madre e figlio si abbracciarono ancora sotto lo sguardo commosso di Candy e Natalie.
Poi all’improvviso il giovane Granchester disse con il tono scanzonato che Candy ben gli conosceva:
-Signorina White, per quanto la sua visione in siffatta veste mi sia gradita, forse farebbe bene a rivestirsi.-
In quel momento Candy si ricordò di essere mezza nuda davanti a un uomo e diventò di mille colori.
Raccolse i suoi vestiti e squadrando Terence con uno sguardo pieno di fulmini pronti a incenerirlo, entrò nel bagno dell’abitazione quasi sbattendo la porta.
In quel mentre qualcuno bussò alla porta.
-Aprite! Sono la padrona di casa! Aprite!-
-Oh mio Dio, e adesso che faccio?- si lamentò Natalie –Quell’arpia non vuole uomini in casa!-
-Apri la porta!- disse Eleanor –Ci penso io.-
Natalie aprì la porta e la signora Willer entrò nel monolocale.
-Buongiorno signora!- la accolse Eleanor con un largo sorriso –Lasci che mi presenti, sono la madre di Natalie venuta in visita da… Boston!- Eleanor non aveva la più pallida idea della provenienza di Candy e Natalie.
-E questo ragazzo è suo fratello.-
-Onoratissimo signora!- disse Terence reggendo il gioco di sua madre –Mi complimento con lei per l’abitazione… veramente chic che ha messo a disposizione di mia sorella e della sua amica dalle tante lentigg…-
La frase fu interrotta da un calcio che Candy, ormai rivestita e uscita dal bagno, mollò sugli stinchi del giovane.
-Di solito non ammetto uomini nel mio appartamento, ma trattandosi del fratello in visita alla sorella posso fare un’eccezione. Buona giornata!- e se ne riandò come al suo solito sbattendo la porta.
-“Abitazione veramente chic”…- ripeté Candy -…dì un po’ giovanotto, ci stai prendendo in giro?-
-Avanti signorina White, “topaia fatiscente” mi suonava male!-
Candy e Natalie si misero a ridere.
-E comunque io sono Candy, puoi chiamarmi così!-
-Va bene Candy, tu allora chiamami semplicemente Terence… e grazie di quello che hai fatto stanotte.-
Dopo che madre e figlio se ne furono andati Natalie e Candy si guardarono in silenzio, sbottando a ridere dopo un po’.
   
 
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