Ho deciso di revisionare il prologo di una long-fic che ho deciso di cancellare.
Ne è uscita una breve shot, senza pretese, che ha come protagonista Neji Hyuuga.
La voglio dedicare a Shurei, grazie cara per tutti i sorrisi che riesci a strapparmi!
Buona lettura ^^
MY DESTINY
"
Padre, il
destino di una persona è come una nuvola condotta dai venti in
una determinata
direzione,
oppure è in grado di cambiare direzione in base alle sue scelte?
Ancora non
riesco a capirlo...
...Però se si sceglie la propria strada, le persone sono in
grado d'impegnarsi
di più per raggiungere la propria meta...
... Oggi l'uccello è uscito dalla sua gabbia ed è una
sensazione
meravigliosa... “.
Non
esistono parole in grado di descrivere il mio stato d'animo dopo aver
scoperto
la verità sulla morte di mio padre. Quel pesante fardello che
opprimeva da
troppo tempo il mio cuore ha lasciato il posto a una leggerezza
inimmaginabile.
Per anni ho covato rancore verso chiunque facesse parte della casata
principale; in loro ho sempre visto la causa della mia condanna. Non
riuscivo
ad accettare che mio padre fosse morto per proteggere il capo famiglia;
in cuor
mio ho sempre creduto che fosse stato un obbligo derivante dal suo
ruolo o, più
semplicemente, il compimento del suo destino già segnato alla
nascita, a condurlo
per mano sino a quella tragica fine. Mai avrei immaginato che, proprio
quel
gesto estremo, potesse essere frutto di una libera scelta, dettata dal
profondo
affetto fraterno e dall'amore per il nostro villaggio.
Ho
sprecato tutti questi anni credendo che avrei condiviso la sua stessa
sorte,
convivendo con la consapevolezza che la mia esistenza sarebbe stata
merce di
scambio per la salvaguardia di un'altra persona che, solamente grazie
al fato,
si era ritrovata in una posizione di maggior importanza all'interno del
clan.
Ho vissuto credendo di camminare attraverso un percorso prestabilito,
come se
il sigillo sulla mia fronte mi avesse privato della possibilità
di scegliere la
mia vita, i miei ideali, i miei sogni e perfino la mia morte.
Avevo
poco più di quattro anni quando, vedendo il corpo senza vita di
mio padre steso
sul futon con il volto coperto, fui strappato alla fanciullezza per
essere
catapultato nel crudele mondo dei ninja. Da quel giorno iniziai a
detestare la
mia esistenza, quella per cui, sino al giorno prima, mi sentivo
sinceramente
orgoglioso. Iniziai a odiare quel cognome, Hyuuga, un simbolo di
prestigio per
l’intero paese del fuoco, divenuto un’inevitabile condanna ai miei
occhi. Ciò
che prima mi rendeva fiero, aveva perso ogni significato, divenendo
vuoto,
privo di scopo; tutto quel decantato prestigio, per me, era diventato
un futile
ammasso di etichette, regole ferree, stupidi protocolli e obblighi
morali. Forse, spinto propro da tutto questo, mi sono sempre impegnato per essere considerato il migliore, il
più forte;
come se il rispetto o i complimenti che mi venivano rivolti persino dal
capo
clan, potessero lenire la sofferenza provocata dalla consapevolezza di
non
poter cambiare il mio stato di membro della casata cadetta.
Ho
vissuto ogni giorno nascondendo il mio rancore dietro falsi inchini e
riverenze
di circostanza, detestando la mia stessa casa, la mia famiglia, il
sangue del
mio sangue. Rassegnato all’inevitabilità del destino, mi sono
piegato al suo
volere, ingoiando bocconi amari, sentendo crescere il risentimento
giorno dopo
giorno, diventando freddo e arrogante. Inutile cercare di tenermi tutto
dentro,
di trattenere tutta quella rabbia che opprimeva il mio animo; è bastato questo stupido esame di selezione perché mi lasciassi sopraffare dal dolore sino a cercare d’uccidere la persona che, in realtà, avrei dovuto proteggere.
Credevo
di non aver scelta, ho sempre pensato che nulla potesse cambiare la mia
esistenza, invece… mi rendo conto d'aver sbagliato tutto.
Stringo
il rotolo sul quale hai riportato i tuoi ultimi pensieri, le tue ultime
parole
per me e, finalmente, grazie a te, ho capito che ognuno di noi è
libero di
scegliere il proprio cammino. Nulla è già deciso e gli
obblighi morali non sono
altro che la naturale conseguenza dei sentimenti che ci legano alle
persone
incontrate durante il nostro cammino. Sono proprio questi legami,
queste sensazioni
che ci portano a compiere determinate scelte, le quali, agli occhi di
molti,
possono sembrare ovvie, quasi prestabilite, ma sono invece libere.
Sono
stato uno stupido a non accorgermene prima. Tu non ti sei sacrificato
per il
Villaggio, e nemmeno per il clan; hai deciso di donare la tua stessa
vita per
proteggere tuo fratello. No, non è stato il destino a scegliere,
bensì il tuo
cuore; è stato l’amore fraterno a guidarti in quella sofferta, ma
libera,
decisione.
Ti
prometto padre che d'ora in avanti vedrò la mia vita sotto una
nuova luce; non
sarò mai più prigioniero del fato, come un uccello in
gabbia, ma mi librerò in
volo fiero, senza temere il mio futuro. Seguirò il tuo esempio,
ti renderò
orgoglioso di me.
Ora
non posso che vergognarmi delle mie azioni e della persona che sono
diventato.
L’odio ha indurito il mio cuore, impedendomi di vedere molte cose.
Dovrò
chiedere scusa a diverse persone, soprattutto a Hinata-sama.
Avrei
dovuto proteggerla e, invece, ho persino tentato di ucciderla.
Probabilmente,
se i sensei non fossero intervenuti, l'avrei fatto. Non posso credere
di
essermi spinto così oltre, non riesco a capacitarmi di aver
nutrito tutto quel
risentimento verso una persona così gentile e sensibile, forse
l'unica di tutta
la famiglia a essersi sempre preoccupata per me.
Con
quella sua particolare sensibilità, senza mai essere invadente,
ha sempre
cercato di starmi vicino, notando da subito il mio cambiamento e il mio
dolore.
Con i suoi delicati sorrisi ha cercato di restarmi accanto nonostante
all’epoca
fosse solo una bimba di tre anni. E' sempre stata l'unica a non farmi
mai
pesare il mio ruolo di appartenente alla casata cadetta; neppure
davanti al mio
disprezzo ha pensato di sfruttare la sua posizione all’interno del clan
per
proteggersi. Perfino durante il nostro scontro, ha sempre avuto ben
chiara la
situazione: nonostante l'arroganza, il rancore e l’odio che ho usato
come scudo
nell'estremo tentativo di proteggermi dai suoi occhi, lei è
riuscita ancora una
volta ha leggere il mio cuore; è riuscita a scavare nel profondo
della mia
anima.
" Ti
sbagli
Neji-niisan, perché riesco a vedere che fra noi sei tu a
soffrire di più per il
destino impostoci dalle due casate. Sei tu che stai soffrendo."
L'ho
sempre giudicata una fallita, ho sempre creduto che non fosse degna del
ruolo
di erede della casata principale regalatole dal destino. Vedevo
la sua
debolezza come un insulto al clan Hyuuga e ho passato anni chiedendomi
come
potesse essere lei il futuro capo famiglia: una ragazzina fragile e
piagnucolosa,
debole e fallita.
"... Un
fallito
resta sempre un fallito...
Siete
oppressa per essere l'erede principale del clan Hyuga,
biasimate
voi stessa per la vostra impotenza,
ma
il destino vuole che le persone non possano cambiare... “.
Ma ora devo ammettere che mi sono sbagliato nel giudicarla, i suoi
occhi hanno
sempre potuto vedere meglio dei miei.
Che sciocco sono stato. Non mi sono fatto alcuno scrupolo
nell'umiliarla
pubblicamente, nello sbatterle in faccia ciò che pensavo di lei.
Quelle parole
sono uscite dalla mia bocca senza esitazione, nonostante sapessi con
certezza
che l'avrebbero profondamente ferita, anzi, il mio scopo era proprio
quello di
farle male, perché soffrisse, perché provasse almeno in
parte lo stesso dolore
con cui ho dovuto convivere per tutti questi anni. Ho visto in lei il
capro
espiatorio, l'occasione di potermi finalmente vendicare per tutti i
soprusi che
credevo d'aver subito: lei era la causa del mio infausto destino, per
la sua
salvaguardia mi era stato impresso il sigillo.
Ho
rischiato di
distruggere qualcosa di veramente puro e fragile, un angelo in un modo
di
superficialità e odio.
Se solo
potessi
ricominciare tutto da capo...
Dentro di
me vive ancora
il ricordo del nostro primo incontro; una bimba di tre anni stretta
alla veste
del padre, così timida e graziosa. Il suo sorriso mi
colpì subito, sincero e
dolce.
Avrei
dovuto dedicare
la mia vita alla sua protezione e, inizialmente, ne fui felice, ma poi
tutto
cambiò...
Non posso
tornare
indietro, è impossibile cancellare i miei errori, ne sono
consapevole, ma
finalmente ho la possibilità d'imparare da essi e rimediare.
Hinata-sama,
ora so
quel che devo fare: avrò cura di voi, non perché siete
l'erede del glorioso
clan Hyuga, non perché il destino me lo impone, ma perché
con la vostra
dolcezza avete sempre cercato di prendervi cura di me nonostante io
cercassi di
allontanarvi. Mi avete sempre offerto il vostro affetto, senza curarvi
del mio
evidente odio, non vi siete mai arresa, avete sempre cercato di
salvarmi da quella
spirale di rancore e dolore cui mi sono volontariamente abbandonato.
Questa,
da oggi, sarà
la mia libera scelta: vi proteggerò Hinata-sama, anche a costo
della mia stessa
vita.
FINE