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Autore: Nejiko    11/07/2009    4 recensioni
Dopo aver saputo la verità sulla morte del padre, Neji Hyuuga riflette sul suo destino.
Piccola shot introspettiva senza pretese, dedicata a Shurei.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho deciso di revisionare il prologo di una long-fic che ho deciso di cancellare.
Ne è uscita una breve shot, senza pretese, che ha come protagonista Neji Hyuuga.


La voglio dedicare a Shurei, grazie cara per tutti i sorrisi che riesci a strapparmi!

Buona lettura ^^


MY DESTINY


" Padre, il destino di una persona è come una nuvola condotta dai venti in una determinata direzione,
oppure è in grado di cambiare direzione in base alle sue scelte? Ancora non riesco a capirlo...
...Però se si sceglie la propria strada, le persone sono in grado d'impegnarsi di più per raggiungere la propria meta...
... Oggi l'uccello è uscito dalla sua gabbia ed è una sensazione meravigliosa... “.



Non esistono parole in grado di descrivere il mio stato d'animo dopo aver scoperto la verità sulla morte di mio padre. Quel pesante fardello che opprimeva da troppo tempo il mio cuore ha lasciato il posto a una leggerezza inimmaginabile. Per anni ho covato rancore verso chiunque facesse parte della casata principale; in loro ho sempre visto la causa della mia condanna. Non riuscivo ad accettare che mio padre fosse morto per proteggere il capo famiglia; in cuor mio ho sempre creduto che fosse stato un obbligo derivante dal suo ruolo o, più semplicemente, il compimento del suo destino già segnato alla nascita, a condurlo per mano sino a quella tragica fine. Mai avrei immaginato che, proprio quel gesto estremo, potesse essere frutto di una libera scelta, dettata dal profondo affetto fraterno e dall'amore per il nostro villaggio.

Ho sprecato tutti questi anni credendo che avrei condiviso la sua stessa sorte, convivendo con la consapevolezza che la mia esistenza sarebbe stata merce di scambio per la salvaguardia di un'altra persona che, solamente grazie al fato, si era ritrovata in una posizione di maggior importanza all'interno del clan. Ho vissuto credendo di camminare attraverso un percorso prestabilito, come se il sigillo sulla mia fronte mi avesse privato della possibilità di scegliere la mia vita, i miei ideali, i miei sogni e perfino la mia morte. 

Avevo poco più di quattro anni quando, vedendo il corpo senza vita di mio padre steso sul futon con il volto coperto, fui strappato alla fanciullezza per essere catapultato nel crudele mondo dei ninja. Da quel giorno iniziai a detestare la mia esistenza, quella per cui, sino al giorno prima, mi sentivo sinceramente orgoglioso. Iniziai a odiare quel cognome, Hyuuga, un simbolo di prestigio per l’intero paese del fuoco, divenuto un’inevitabile condanna ai miei occhi. Ciò che prima mi rendeva fiero, aveva perso ogni significato, divenendo vuoto, privo di scopo; tutto quel decantato prestigio, per me, era diventato un futile ammasso di etichette, regole ferree, stupidi protocolli e obblighi morali. Forse, spinto propro da tutto questo, mi sono sempre impegnato per essere considerato il migliore, il più forte; come se il rispetto o i complimenti che mi venivano rivolti persino dal capo clan, potessero lenire la sofferenza provocata dalla consapevolezza di non poter cambiare il mio stato di membro della casata cadetta.

Ho vissuto ogni giorno nascondendo il mio rancore dietro falsi inchini e riverenze di circostanza, detestando la mia stessa casa, la mia famiglia, il sangue del mio sangue. Rassegnato all’inevitabilità del destino, mi sono piegato al suo volere, ingoiando bocconi amari, sentendo crescere il risentimento giorno dopo giorno, diventando freddo e arrogante. Inutile cercare di tenermi tutto dentro, di trattenere tutta quella rabbia che opprimeva il mio animo; è bastato questo stupido esame di selezione perché mi lasciassi sopraffare dal dolore sino a cercare d’uccidere la persona che, in realtà, avrei dovuto proteggere.

Credevo di non aver scelta, ho sempre pensato che nulla potesse cambiare la mia esistenza, invece… mi rendo conto d'aver sbagliato tutto.

Stringo il rotolo sul quale hai riportato i tuoi ultimi pensieri, le tue ultime parole per me e, finalmente, grazie a te, ho capito che ognuno di noi è libero di scegliere il proprio cammino. Nulla è già deciso e gli obblighi morali non sono altro che la naturale conseguenza dei sentimenti che ci legano alle persone incontrate durante il nostro cammino. Sono proprio questi legami, queste sensazioni che ci portano a compiere determinate scelte, le quali, agli occhi di molti, possono sembrare ovvie, quasi prestabilite, ma sono invece libere.

Sono stato uno stupido a non accorgermene prima. Tu non ti sei sacrificato per il Villaggio, e nemmeno per il clan; hai deciso di donare la tua stessa vita per proteggere tuo fratello. No, non è stato il destino a scegliere, bensì il tuo cuore; è stato l’amore fraterno a guidarti in quella sofferta, ma libera, decisione.

Ti prometto padre che d'ora in avanti vedrò la mia vita sotto una nuova luce; non sarò mai più prigioniero del fato, come un uccello in gabbia, ma mi librerò in volo fiero, senza temere il mio futuro. Seguirò il tuo esempio, ti renderò orgoglioso di me.

Ora non posso che vergognarmi delle mie azioni e della persona che sono diventato. L’odio ha indurito il mio cuore, impedendomi di vedere molte cose.

Dovrò chiedere scusa a diverse persone, soprattutto a Hinata-sama.

Avrei dovuto proteggerla e, invece, ho persino tentato di ucciderla. Probabilmente, se i sensei non fossero intervenuti, l'avrei fatto. Non posso credere di essermi spinto così oltre, non riesco a capacitarmi di aver nutrito tutto quel risentimento verso una persona così gentile e sensibile, forse l'unica di tutta la famiglia a essersi sempre preoccupata per me.

Con quella sua particolare sensibilità, senza mai essere invadente, ha sempre cercato di starmi vicino, notando da subito il mio cambiamento e il mio dolore. Con i suoi delicati sorrisi ha cercato di restarmi accanto nonostante all’epoca fosse solo una bimba di tre anni. E' sempre stata l'unica a non farmi mai pesare il mio ruolo di appartenente alla casata cadetta; neppure davanti al mio disprezzo ha pensato di sfruttare la sua posizione all’interno del clan per proteggersi. Perfino durante il nostro scontro, ha sempre avuto ben chiara la situazione: nonostante l'arroganza, il rancore e l’odio che ho usato come scudo nell'estremo tentativo di proteggermi dai suoi occhi, lei è riuscita ancora una volta ha leggere il mio cuore; è riuscita a scavare nel profondo della mia anima.

" Ti sbagli Neji-niisan, perché riesco a vedere che fra noi sei tu a soffrire di più per il destino impostoci dalle due casate. Sei tu che stai soffrendo."

L'ho sempre giudicata una fallita, ho sempre creduto che non fosse degna del ruolo di erede della casata principale regalatole dal destino.  Vedevo la sua debolezza come un insulto al clan Hyuuga e ho passato anni chiedendomi come potesse essere lei il futuro capo famiglia: una ragazzina fragile e piagnucolosa, debole e fallita.

"... Un fallito resta sempre un fallito...
Siete oppressa per essere l'erede principale del clan Hyuga,
biasimate voi stessa per la vostra impotenza,
ma il destino vuole che le persone non possano cambiare... “.



Ma ora devo ammettere che mi sono sbagliato nel giudicarla, i suoi occhi hanno sempre potuto vedere meglio dei miei.
Che sciocco sono stato. Non mi sono fatto alcuno scrupolo nell'umiliarla pubblicamente, nello sbatterle in faccia ciò che pensavo di lei. Quelle parole sono uscite dalla mia bocca senza esitazione, nonostante sapessi con certezza che l'avrebbero profondamente ferita, anzi, il mio scopo era proprio quello di farle male, perché soffrisse, perché provasse almeno in parte lo stesso dolore con cui ho dovuto convivere per tutti questi anni. Ho visto in lei il capro espiatorio, l'occasione di potermi finalmente vendicare per tutti i soprusi che credevo d'aver subito: lei era la causa del mio infausto destino, per la sua salvaguardia mi era stato impresso il sigillo.

Ho rischiato di distruggere qualcosa di veramente puro e fragile, un angelo in un modo di superficialità e odio.

Se solo potessi ricominciare tutto da capo...

Dentro di me vive ancora il ricordo del nostro primo incontro; una bimba di tre anni stretta alla veste del padre, così timida e graziosa. Il suo sorriso mi colpì subito, sincero e dolce.

Avrei dovuto dedicare la mia vita alla sua protezione e, inizialmente, ne fui felice, ma poi tutto cambiò...

Non posso tornare indietro, è impossibile cancellare i miei errori, ne sono consapevole, ma finalmente ho la possibilità d'imparare da essi e rimediare.

Hinata-sama, ora so quel che devo fare: avrò cura di voi, non perché siete l'erede del glorioso clan Hyuga, non perché il destino me lo impone, ma perché con la vostra dolcezza avete sempre cercato di prendervi cura di me nonostante io cercassi di allontanarvi. Mi avete sempre offerto il vostro affetto, senza curarvi del mio evidente odio, non vi siete mai arresa, avete sempre cercato di salvarmi da quella spirale di rancore e dolore cui mi sono volontariamente abbandonato.

Questa, da oggi, sarà la mia libera scelta: vi proteggerò Hinata-sama, anche a costo della mia stessa vita.

 

 

FINE




   
 
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