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Autore: Baranjok    18/09/2018    1 recensioni
Clarissa Morgenstern , una shadowhunter di 17 anni, è costretta a trasferirsi dall'Istituto di Los Angeles a quello di New York a seguito di una misteriosa scomparsa. Amante della lotta e supportata dal Conclave , sarà ben accolta da Jace , ALec e Isabelle, ma un nuovo nemico sta per fare la sua mossa e Clary è dunque costretta a rivelare il suo passato e i suoi angelici poteri.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Le prime luci del mattino facevano capolinea , come sfere luminose, nella stanza di Clary. I suoi capelli , color rosso, facevano mille giochi di luci sul pavimento liscio della camera. Clary si coprì istintivamente gli occhi con una mano, mentre l’altra giaceva, sotto il pesante corpo del fratello, ancora addormentato al suo fianco. La sfilò delicatamente, per non svegliarlo, e la scosse ripetutamente per riacquistare la circolazione. Il formicolio alla mano era fastidioso, ma Clary ci era abituata. Jonathan aveva il brutto vizio di addormentarsi con la mano di Clary sotto la sua guancia, come se il contatto con la sorella gli desse una sorta di pace. Clary guardò il viso di suo fratello contrarsi in una smorfia, quando afferrò le coperte e se le mise sulla testa, girandosi dall’altro lato. Jonathan non era mai stato un tipo mattiniero. Clary, non ricordava molto della sera precedente, dopo che Magnus e Jonathan avevano smesso di parlare, il fratello si era mischiato tra la folla e aveva ballato tutta la sera con una ragazza dai capelli color mogano. Mentre Clary aveva continuato a bere e parlare con Jace tutta la sera. La sua testa gli martellava ed ebbe un conato di vomito. Si precipitò in bagno sciacquandosi ripetutamente la faccia e buttandosi sotto la doccia. Scese i gradini a due a due ed andò in cucina per fare colazione.
-Buon giorno- disse sbadigliando, erano le 9 del mattino, ma tutti sembravano svegli da ore. Arruffò dolcemente i capelli di Simon, che era già al terzo caffè e si sedette al suo fianco.
Isabelle, anche di prima mattina, era impeccabile. La pelle liscia e chiara entrava in perfetto contrasto con i suoi lunghissimi capelli neri. Clary la fissò per un momento, cercando di capire cosa ci trovasse di così bello Simon. Il suo lato da artista, fremeva dalla voglia di disegnarla, sembrava una di quelle principesse guerriere , che erano capaci di incenerire il mondo intero solo con uno sguardo.
-Ho qualcosa tra i denti?- le chiese Isabelle inarcando un sopracciglio.
Clary arrossì violentemente e distorse lo sguardo.
-No- rispose in fretta Clary prendendo un toast e spalmandoci sopra la marmellata.
-Tu e Jonathan avete piani per questa mattina? I ragazzi mi hanno aggiornato su quanto Magnus vi abbia riferito ieri.- Hodge , in vestaglia, stava leggendo il giornale .
-In realtà non ne ho idea, quando è rientrato io già dormivo.-
-Capisco.-
Clary osservò Alec arrossire , mentre si scambiava messaggi con qualcuno. Clary si sorprese a sorridere ripensando alla scena della sera prima. Alec e Magnus avevano ballato per ore e lei non aveva mai visto lo stregone divertirsi in quel modo.
-A chi scrivi?- domandò Jace avvicinandosi al suo Parabatai.
-A nessuno.- Alec , tempestivamente, abbassò il cellulare e lo nascose nella sua tasca.
-Clary , tra 5 minuti fatti trovare pronta che usciamo.- Jonathan, era entrato, silenzioso come una volpe, in cucina e aveva puntato i suoi occhi neri, in quelli verdi della sorella.
Clary aprì la porta per protestare, ma la richiuse subito. Lo sguardo del fratello non prometteva niente di buono, e poi aveva giurato a se stessa di comportarsi bene verso Jonathan, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare. Si alzò di scatto dalla sedia e andò verso le scale che portavano alle camere.
-Vi aspetto tra mezz’ora in biblioteca per la lezione.- disse Hodge ai ragazzi che avevano iniziato a sparecchiare.
 
 
 
Dopo aver camminato per 5 isolati a piedi, Clary iniziava a sentire una certa stanchezza. Jonathan non aveva parlato molto durante il tragitto, ne aveva riferito alla sorella dove stessero andando. Clary non aveva fatto domande, si era limitata a seguirlo e stare in silenzio, mentre il vento freddo di New York le scuoteva i capelli e le faceva venire brividi di freddo.
-Hai freddo?- domandò Jonathan cingendole le spalle come per riscaldarla.
-Sto bene- mentì Clary sollevando lo sguardo.
Si erano fermati davanti ad una libreria a Williamsburg. L’incisione sul muro era vecchia e logora. Nonostante Clary amasse la lettura, quella libreria non era per niente invitante. Lesse ad alta voce l’incisione.
-Garroway Books.- Si girò lentamente verso il fratello, che aveva le nocche delle mani bianchissime. Sembrava irrigidito e particolarmente agitato.
-Mi hai portato in una libreria?- domandò Clary divertita.
-No, non dobbiamo entrare in questo squallore. Seguimi.- Jonathan prese la mano di Clary e le fece fare il giro della libreria, da cui sbucò un piccolo appartamento con un grande portico che dava sulla strada.
Le foglie e il giardino, che un tempo sicuramente erano state curate , erano logore quanto la libreria. La puzza di alcol si sentiva a un miglio di distanza. Jonathan salì i tre scalini che li separarono dalla porta e bussò fortemente.
Clary gli fu subito vicina, ma chiunque abitasse in quella casa non dava segni di vita.
Jonathan bussò altre due volte, ma non ci fu risposta. Lo sentì imprecare sotto voce, come se non volesse farsi sentire.
Clary mise le mani sul colonnato che circondava la porta, e sotto uno spesso ammasso di erbe rampicanti, faceva capolinea un campanello. Senza pensarci due volte, premette il bottone e il suo del campanello, risuonò nell’appartamento.
Rimasero in attesa per un po', quando un uomo alto, muscoloso , con barba e capelli lunghissimi, aprì la porta.
-Chi siete? Cosa volete da me!-urlò l’uomo con una bottiglia di birra in mano.
-Ciao Lucian, da quanto tempo non ci si vede.-Jonathan aveva parlato piano, ma il suo sguardo la terrorizzava.
L’uomo indietreggiò e andò a sbattere contro la porta e i suoi occhi azzurri parevano allarmati.
Clary provò un motto di compassione verso l’uomo, voleva tranquillizzarlo e dirgli che non gli avrebbe fatto nulla, ma non osò muoversi.
-Entrate- disse Lucian facendogli segno con la mano.
Jonathan fu subito dentro, Clary dette un’ultima occhiata al porticato e poi entrò anche lei in casa.
 
 
 
La lezione di Hodge era appena finita, e i ragazzi stavano ricopiando gli ultimi appunti.
-Tu che la conosci bene, che tipo è Clary?- domandò Hodge a Simon.
Simon parve essere sul punto di saltare dalla sedia.
-Bhe, è la mia migliore amica. Non riesco a ricordare un momento della mia vita dove lei non ci sia stata.- Simon parlò con fierezza.
-Non sto mettendo in dubbio la tua lealtà verso i suoi confronti, ci mancherebbe. Volevo solo sapere, si insomma, sono 15 anni che non vedo né lei , né la sua famiglia. Com’è stato il tuo primo incontro.-
-Aveva 6 anni quando venne in Istituto la prima volta, Jonathan aveva 13 anni. Io ero lì perché i miei genitori erano morti. La famiglia Blackthorn, mi ha accolto sotto la loro tutela. Ero solo e triste. Ma quando Clary mi si avvicinò e mi chiese se volevo essere suo amico, seppi in quel momento che c’era ancora speranza per me. Jonathan non voleva che lei stringesse amicizie, diceva che lui era tutto quello che le serviva, ma Clary non era affatto così. Jocelyn non ha mai messo piede nell’Istituto, nemmeno quando Clary si faceva male o se c’era bisogno di rinforzi. Jonathan ha praticamente cresciuto Clary da solo. Non so cosa sia successo in passato , ma Jocelyn non voleva questo per la figlia. Lei ha allenato da sola Jonathan , ma non voleva farlo con Clary, l’unico motivo per cui ha deciso di mandarla in Istituto era perché il suo potere con le rune la spaventava e sapeva che l’unico modo di controllarlo era quello di diventare appieno una shadowhunter.- Quando Simon smise di parlare uno strano silenzio si era formato attorno a lui.
Hodge chiuse il libro e si alzò trascinando la sedia all’indietro.
-Scommetto che non sai però, che Clary aveva un altro fratello- disse infine dandogli le spalle.
 
 
 
L’appartamento di Lucian era sporco e puzzolente come l’esterno, si accomodarono su un divano di pezza nel piccolo salotto, ma Clary stette bene attenta a non toccare nulla.
-Mi faccio chiamare Luke adesso.- disse infine l’uomo.
-Luke.- Disse Jonathan appoggiandosi allo schienale.
-Cosa ci fate qui?-
-Nostra madre è scomparsa, Valentine l’ha rapita.-
Luke non parve sorpreso, sorrise aspramente e si alzò dalla sedia di legno traballante.
-Non mi sembri sorpreso.- disse Jonathan scrutando il suo volto.
-Vostra madre sapeva che prima o poi sarebbe successo.-
-Tu conoscevi la mamma?- domandò Clary sorpresa.
-Noi vivevamo qui, quando tu nascesti.- le disse il fratello .
-Quelle erano le vostre camere.- disse Luke indicando due porte in fondo al corridoio.
Sebbene Clary avesse da sempre voluto conoscere i luoghi della sua infanzia, non si alzò dal suo posto. Era come pietrificata.
-Lui era il compagno di nostra madre , nonché Parabati di Valentine.- le disse Jonathan guardandola in faccia.
-Ma tu non sei uno Shadowhunter.- disse Clary prontamente, la puzza di lupo , l’aveva avvertita subito.
-No, non più, da almeno 15 anni .- Luke le parve invecchiato di almeno 10 anni da quando lo aveva visto prima sulla porta di casa.
-Non siamo qui per rivangare il passato, siamo qui perché pensiamo che nostra madre abbia nascosto qui la coppa.-
-La coppa mortale?- Luke parve interessato per la prima volta alla conversazione. Si avvicinò a Clary tempestivamente, ma non la guardò mai negli occhi.
-Si esatto.- rispose Jonathan.
-E perché mai dovrebbe essere qui?-
-Perché nessuno la andrebbe a cercare in casa tua.-
-Non è possibile, vostra madre , io la amavo. Vi stavo crescendo come figli miei. Vi avrei dato il mondo. Ma lei non si è mai fidata di me, mai fino in fondo. Aveva paura che Valentine vi trovasse da me. Se ne andò di notte come una ladra, portandovi via da me. Non vi ho potuto nemmeno salutare. Come fate a pensare che abbia nascosto qui la coppa?!- Luke urlò facendo trasalire Clary.
Jonathan parve triste per un momento , ma poi si alzò mettendosi di fronte.
-So che odi nostra madre, e probabilmente anche noi, ma ti prego aiutaci- Jonathan lo supplicò.
-Potete setacciare questa casa da cima in fondo ma non troverete niente.- Luke bevve un sorso di birra e indietreggiò.
Jonathan prese la mano di Clary e la trascinò via versa la porta, stava per aprirla quando la voce di Luke risuonò nelle sue orecchie.
-Aspettate!- disse prendendo un foglio di carta e una penna. Scrisse delle cose e poi la consegnò a Clary.
-Vostra madre aveva un’amica qui a New York, è probabile che lei sappia qualcosa , non lo so.-
Clary annuì brevemente e uscì da quella casa seguita dal fratello.
Il foglietto tra le sue mani, parve caldo, quando lo girò lesse un indirizzo e un nome. Dorothea.

  
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