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Autore: JAPAN_LOVER    19/09/2018    1 recensioni
~ E' meglio una vecchiaia tranquilla e serena o un'eterna giovinezza piena di rimorsi? ~
Vermouth aveva scelto la seconda.
Senza esitazione, aveva stretto il patto con il diavolo, del quale era diventata la Preferita.
Stanca della vita criminale e nauseata dal concubinato, Vermouth continuava a lavorare per il Boss ma, nel frattempo, nel suo cuore cominciava a confidare in quel ragazzo che, tempo prima, le aveva salvato la vita a New York.
Tutto sembrava procedere regolarmente, finché non entró in diretto contatto con il suo nuovo bersaglio: Shiuchi Akai ovvero il nemico mortale del Boss.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai, Vermouth
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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SCONTRO DIRETTO IN UNA NOTTE DI LUNA

(Prima parte)


Nella notte, la Porsche 365A di Gin viaggiava a tutta velocità sul Rainbow Bridge, il ponte sospeso che attraversa la parte settentrionale della baia di Tokyo.
Nell’abitacolo Gin stava informando Vodka, il suo inseparabile partener, delle ultime direttive giunte dai piani alti.
“Ho capito bene? Ci sarà una festa per Halloween fuori stagione? – domandò Vodka, seduto sul sedile passeggero – e quando, Gin?”
“Domani – rispose l’uomo in nero dai lunghi capelli argentei, alla guida della Porsche – la festa si terrà domani sera, comincerà circa alle 7!”
“Ma è soltanto una stupida mascherata! – protestò Vodka, perplesso – perché mai dovremmo andare a una festa del genere?”
“E’ un ordine, c’è Vermouth dietro questa storia – piegò Gin – il nostro compito sarà quello di controllare la zona!”
“Vermouth?” fece eco Vodka.
Gin, piuttosto seccato, si domandò il perché di tanta meraviglia.
“Già! Anche io mi sono stancato del comportamento misterioso di quella donna – biasciò Gin, a denti stretti – per colpa sua non ho avuto il via libera quando si è trattato di stanare Akai, ma chi se ne frega. Se quella donna si mette strane idee in testa e comincia a fare i capricci, non avremo pietà. Non mi importa se lei è la sua Preferita!
Vodka deglutì, intimorito dallo sguardo glaciale del suo complice.

Vermuoth era solita fermarsi nell’ambulatorio del dottor Araide fino a chiusura, alle 19:00.
Quella sera, però, si trattenne oltre l’orario di chiusura. Quando anche l’ultimo degli assistiti si congedò, Vermouth alzò la cornetta e digitò quel numero reperito fra l’elenco recapiti dei pazienti. Dopo svariati squilli, rispose una voce di bambina, preceduta da insistenti colpi di tosse:
Coff Coff Pronto? coff coff ?” rispose Ai.
“Sono il dottor Araide, mi scuso per l’ora tarda – asserì Vermouth, imitano come sempre alla perfezione la voce del dottore– c’è il professor Agasa?”
“No… coff coff credo sia uscito con Conan… – rispose la bambina – vuole che gli riferisca qualcosa?”
Ottimo – ghignò tra sé Vermouth – tutto secondo i miei piani!
“Beh no, a dire il vero cercavo proprio te! Non mi piace la tua tosse, pensavo di farti esaminare in una clinica attrezzata – spiegò la donna – ho chiesto a un mio amico medico e ha detto che potrebbe visitarti subito, però purtroppo è libero solo questa sera perché domani parte per un viaggio di lavoro. So che è una cosa un po’ improvvisa, però… che ne dici se ti passo a prendere? Tranquilla, poi ci penserò io ad avvertire il professore!”
“Si, va bene – acconsentì placidamente la bambina – tanto mi stavo annoiando. Mi hanno piantata qui in asso, senza neanche avvisarmi!”
Vermouth non si aspettava che sarebbe stato così facile persuadere quella bambina schiva e diffidente, ma ormai ce l’aveva impugno.
Dì le tue ultime preghiere, Sherry ! – ghigno Vermouth – se davvero ti stai nascondendo nel corpo di quella bambina, non hai scampo!
Vestendo ancora i panni del dottor Araide, Vermouth salì sulla Lanos Daewoo grigia del medico e si diresse a casa del professor Agasa.
La luna piena splendeva già alta nel cielo. Era il momento più propizio per entrare in azione, perché i membri dell’organizzazione agivano sempre così: notturni come corvi, colpivano sempre con il favore delle tenebre.
Lungo il tragitto, Vermouth dovette frenare di colpo.
Costretta a fermarsi, abbassò finestrino per interagite con un uomo con la pettorina catarifrangente arancione.
“Scusi, cos’è successo?” domandò lei perplessa.
“Mi rincresce molto, signore! Un camion ha perso un carico e ha bloccato la strada – spiegò l’operaio del soccorso stradale – stiamo cercando di sgomberare, se ha pazienza tra una ventina di minuti potrà passare!”
Vermouth fu costretta ad attendere. Impaziente, ticchettava impaziente sul quadrante dell’orologio da polso, finché non tornò quel signore per avvisarla:
“Ecco signore, ora può passare. La strada è libera!”
Qualcosa in quell’uomo non convinceva molto Vermouth, la quale, però, decise di sorvolare. Doveva arrivare a destinazione il prima possibile.
Quando giunse sul vialetto, Vermouth vide un’auto parcheggiato davanti alla villa del dottor Agasa; una donna bionda dall’aria familiare stava facendo salire Ai su una Peugeot 508 nera.
Jodie!
La Peugeot partì, seguita a ruota dalla Lanos Daewoo grigia metallizzata. Forte della consapevolezza di trovarsi in netto vantaggio, Vermouth non si scompose. Piuttosto, non vedeva l’ora di scoprire fino a che punto avesse intenzione di spingersi quella donna.
Jodie guidava a una velocità piuttosto sostenuta; arrivata in una zona portuale deserta, inchiodò bruscamente e, slittando, si ritrovò, muso contro muso, a un palmo dall’auto di Vermouth, la quale dovette frenare per non incorrere in un incidente frontale.
Jodie scese dall’auto, lasciando la bambina in macchina. La bionda indossava in vestito di lana amaranto piuttosto corto, sotto un cappotto scuro.
Vermouth avrebbe tanto voluto cancellarle il ghigno soddisfatto dalle labbra di quella seccatrice. Quindi, si slacciò svelta la cintura e scese dalla Lanos, per fronteggiarla.
“Ma che cosa sta facendo?” la apostrofò, per prima.
“Oh, ma è lei, dottor Araide? – cinguettò Jodie, come se davvero cascasse dalle nuvole – cosa ci fa qui e perché ci seguiva?”
“Hey, non faccia la finta tonta con me – replicò Vermouth, veramente irritata – che cosa aveva intenzione di fare con quella bambina?”
Jodie scoppiò in una risata divertita.
“Calma, dottore. Calma. Stavamo solo facendo un giro in macchina – rise lei, sistemandosi gli eccentrici occhiali da vista sul naso – io ho un sacco di tempo libero, lei invece ha ben altro a cui pensare, giusto?”
Jodie aveva inscenato un bel teatrino. Vermouth dovette ammettere che quella donna ci sapeva davvero fare.
“Cosa vorrebbe dire?” replicò Vermouth.
“Non se lo ricorda? Fra qualche giorno ci sarà il processo per quel caso di omicidio e come persona a conoscenza dei fatti dovrà testimoniare – osservò Jodie – dovrà dire a tutti che è stata la sua domestica Ikaru Tamoto a premere il grilletto e a uccidere suo padre”
Ma dove vuole andare a parare? – si chiese Vermouth.
“Che cosa?” rispose, quindi Vermouth.
“Ora è lei che cade dalle nuvole, caro il mio dottore! – sogghignò Jodie – guardi che il detective Goro mi ha spiegato per filo e per segno cosa è successo!”
“Non è vero, mi sta prendendo in giro. Lo sanno tutti che è stata la mia matrigna ad uccidere mio padre! – rispose Vermouth – inoltre, non è stato colpito da un proiettile, ma è morto per una scarica elettrica!”
Jodie incrociò le braccia sul petto e scoppiò in un'altra risata.
“Lo sapevo… stavo solo usando una metafora. Si rilassi, dottore – disse Jodie – quando ho detto che Ikaru aveva premuto il grilletto, volevo dire che aveva premuto l’interruttore dell’elettricità. È naturale che l’assassino è colei che ha architettato il piano per uccidere suo padre. Per non fare passare guai a quella povera ragazza, la sua matrigna e la polizia hanno falsificato gli atti delle indagini. Infatti, nei documenti c’è scritto che la causa della morte di suo padre è un’altra”
Vermouth rimase interdetta e Jodie se ne avvide.
“Si, si, lo so! Lei è all’oscuro di tutto – continuò quell’esuberante professoressa, con espressione trionfante – quello che le ho detto non è riportato nel dossier in suo possesso, ovvero quello che lei ha rubato al signor Goro, ma è negli atti ufficiali della polizia.”
Scacco matto! – esultò tra sé Jodie.
“Ma lei chi è? Che cosa vuole?” domandò Vermouth, continuando a tenere su quel teatrino, ma sapendo bene che ormai era fatta.
A secret makes a woman woman – recitò Jodie – sono queste le parole che ho sentito pronunciare da lei tanti anni fa e che ho continuato a ripetere, per tenerle bene a mente. Già, le parole pronunciate dalla persona che ha ucciso mio padre. Ho indovinato, vero? Tu sei Chris Vineyard o forse dovrei usare un altro nome… Vermouth?”
Vermouth incurvò le labbra in un ghigno compiaciuto. Era ora, finalmente!
Con le unghie, cercò le increspature alla base del collo. In un solo fluido movimento, il cerone venne via, strappando via la maschera e rivelando il suo bellissimo viso angelico e diafano, mentre lunghi capelli color platino ricaddero disordinati lungo la schiena.
***
***
***
CIAO A TUTTI,
DAL MOMENTO CHE IL CAPITOLO MINACCIAVA DI DIVENTARE DAVVERO LUNGO, HO DECISO DI DIVIDERLO IN DUE PARTI. CREDO CHE RICORDIATE QUESTA PARTE DEL MANGA, E’ UNA DELLE PARTI CHE AMO DI PIU’ *-*
HO MODIFICATO QUALCOSA, PER ADATTARLO ALLA MIA STORIA. RICORDERETE CHE NEL CAPITOLO 3, VERMOUTH SI E’ INTRUFOLATA NELL’UFFICIO DI GORO, FRA L’ALTRO RIMANENDONE TRAUMATIZZATA, E HA RUBATO DEI DOSSIER :’D, BEH NEL PROSSIMO CAPITOLO SPIEGHERO’ – ATTRAVERSO VERMOUTH – IL PERCHE’.
SPERO CHE QUESTA STORIA VI STIA PIANO PIANO APPASSIONANDO,
GRAZIE PER CONTINUARE A SEGUIRLA!!
BUONA LETTURA E A PRESTO,
JAPAN_LOVER < 3
   
 
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