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Autore: Nena_Kurata    19/09/2018    1 recensioni
La normale vita di una ragazza adolescente, Serena, che, in un noioso sabato pomeriggio di solitudine, decide di uscire a farsi due passi...leggendo...mentre cammina. Si scontrerà con un tipo parecchio arrogante e strafottente, odioso. Le loro vite si intersecheranno sempre di più, tutto a causa di una serie di (s)fortunati eventi!
" < AHI! >
…come ci sono finita per terra? Non ero in piedi un attimo fa? Oddio e il manga? E se si è rovinato?
Fortunatamente è accanto alla mia mano che mi accorgo essere leggermente graffiata.
Sospiro di sollievo. Alzo gli occhi e la prima cosa che penso è “ perchè il protagonista maschile del fumetto è vivo?”
Un tizio alquanto perplesso mi scruta curioso e arrabbiato allo stesso tempo. Ops.
Probabilmente si aspetta delle scuse. "
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FEBBRE DEL SABATO SERA
Sabato pomeriggio.
È passata una settimana da quando sono stata al parco e ho incontrato Riccardo, e se ripenso a quello che mi ha detto Alessia quando l’ho chiamata…
 
< senti ma…non è che ti stai innamorando? >
< cosa?? Io? Innamorata? DI LUI? No. Assolutamente no. No…vero che non è possibile? >
< bhe, magari adesso innamorata è ancora un parolone ma secondo me ti piace…e anche parecchio! >
< oddio…e quindi? Ora che si fa? >
< ah! Non l’hai negato! Quindi ci ho preso! Ti piace! Bhe adesso cara mia, come dicevano i latini… >
< …carpe diem? >
< …no, cazzis tuoi >
 
Già, di grande aiuto Onee-chan…
Abbiamo parlato un sacco quella sera e alla fine mi ha consigliato di lasciare un po’ le cose al caso e di vedere l’evolversi della situazione, per vedere se davvero sono interessata e soprattutto se lo è lui, anche se, a sentir parlare lei, ormai siamo già sposati!
Non ci so fare in queste cose io. Quando si tratta di altri posso dare consigli seri e sinceri su come la penso, ma quando una situazione simil-amorosa si intravede alle porte della mia persona, l’oggettività e la praticità che di solito mi contraddistinguono vanno semplicemente a puttane e io divento una bambolina insicura. Su tutto.
Uffa.
 
Ma non sarebbe stato meglio se quel sabato pomeriggio di tre mesi fa fossi rimasta a casa? Schifezze da mangiare, un bel film di quelli mielosi che piacciono a me, il divano intero tutto mio e nessuno che rompe.
Ecco, si, pigramente a casa.
E invece avevo voglia di primavera e sono uscita.
Sono uscita e mi sono messa a leggere per strada.
Mi sono messa a leggere per strada e mi sono scontrata con lui.
Ma non potevo essere una persona normale e guardare avanti?! Non gli sarei andata addosso…
Che sfiga.

Sfiga, eh? Non sarà invece fortuna?
 
Mah… basta tra poco devo vedermi con gli altri e mi devo preparare.
Ovviamente non che ci sia bisogno di fare chissà che grandi preparazioni, in fondo mica devo impressionare nessuno…no?
E comunque, anche se fosse, e assolutamente non lo è, perché poi dovrebbe esserlo?, non ce n’è motivo, ho tutto il tempo che voglio.
Sono solo le 18.30 e l’appuntamento è…
…alle 19.
Appunto. Tuuutto il tempo del mondo dicevo no?
CAZZO!
Ma perché sono sempre in ritardo??
 
Mi faccio la doccia in un lampo, senza lavarmi i capelli (non ho tempo!), tanto sono abbastanza puliti.
Mi trucco e stasera carico un po’ di più: aggiungo un po’ di ombretto al solito eyeliner, tentando uno smokey eyes di quelli che si vedono in quei fighissimi video tutorial dove sembra tutto facilissimo, ma che ovviamente, a me, non viene molto bene.
Vabbè. Mi accontento. Almeno non è inguardabile.
E visto che oramai sono partita in quarta, e che non ho tempo di starci a pensare, apro l’armadio e vado a sentimento: scelgo coraggiosamente un vestito.
Io. Un vestito.
Io non metto mai vestiti. Sono la donna dei mille pantaloni.
Che poi sarà anche l’unico che ho.
Controllo.
Esatto è proprio l’unico.
Un vestitino dalla linea semplice, rosso mattone con dei fiorellini chiari sopra. Maniche corte e tessuto leggero. Aderente nella parte alta e svasato in quella inferiore. Mi arriva sopra le ginocchia. Calze trasparenti, preferisco metterle anche se forse, con l’estate alle porte, potrei evitare.
Vabbè.
Le 18.55.
“ ora tocca a me! Ce la posso fare! ”
E mentre Hercules continua a cantare nella mia testa, prendo al volo le restanti cose.
Giacchetto di pelle, stivaletti neri bassi senza tacco (sia mai!) e borsa nera, piccola, tracolla.
Ultima occhiata allo specchio e volo.
Non sto male dai. Il tutto ha un vago non so che di rockettaro.
 
Le 18.10 e sono allo chalet. Solo dieci minuti di ritardo, ho un aspetto decente e nella corsa non ho neanche sudato!
Mamma mia che genio.
Adesso arriva la parte complicata.
Vedo da lontano il mio gruppo. Riccardo è già arrivato.
Mi raccomando Serena, comportati normalmente, nor-mal-men-te.
Arrivo e faccio un saluto generale con la mia solita enfasi.
Mi stupisco, per una volta mi sono data ascolto.
Evito però accuratamente il suo sguardo.
Non che prima lo guardassi un granchè a dire il vero, però insomma…adesso è un po’ diverso.
 
Sento qualcuno bussarmi sulla spalla
< Nena? > mi giro
< ma ciao Cami! > e l’abbraccio.
 
Cami, Camilla è una mia amica dai tempi delle scuole medie, anzi anche prima. È un po’ una puffa con un cesto di capelli neri riccioli, occhi scuri e pelle chiara. Allergica al mondo, letteralmente, le ha tutte lei poretta, ma è sempre scattante e con una bella dose di cazzim’ che compensa la statura. Ultimamente si sta interessando alla fotografia.
 
< Cami, ma che ci fai qui? >
< Sere la conosci? > chiede Fiorenza
< eh si, e da un sacco di tempo >
< sono in classe con questi bimbi qui > e indica i ragazzi < la sua compagna di banco > e indica Riccardo.
Ecco. Appunto. Ti pareva.
< …ma dai…pensa…il mondo è piccolo… >
Però sono troppo contenta che ci sia anche lei.
< sono contenta che ci sei anche tu! > e rivolta a tutti < Allora, se non aspettiamo nessun’altro andiamo >
< bhe di solito aspettiamo te >
Ma perché deve sempre fare battutine sul mio conto. Questa cosa non mi fa stare bene. Così è davvero antipatico. Mi ha affondato il buonumore.
Non gli rispondo e nemmeno lo guardo, prendo le ragazze e ci incamminiamo.
< Sere tutto ok? Ti sei abbuiata di colpo… >
< sisi Cami tutto ok, non è nulla… >
 
Stasera siamo a cena all’Hungry Years, un pub molto carino in centro.
Ma la mia fortuna si è evidentemente esaurita in fretta perché, benchè io abbia protestato vivamente, mi sono ritrovata, seduta su una delle due panche di legno, compressa tra Riccardo, molto male, e Fiorenza…malissimo.
Fiore, ragazza gentile e di buone intenzioni, è nota per la sua inclinazione a fare il cupido dei poveri. E io sono la sua vittima preferita: è da dopo la mia reazione alla battuta di Riccardo che non mi perde di vista, anzi, non CI perde di vista.
Sposta lo sguardo sistematicamente da me a lui con fare losco e quando incontra il mio, consapevole e giusto giusto un po’ tanto contrariato, sorride con fare d’intesa e mi fa l’occhiolino.
Anti-sgamo proprio.
E che ci vuoi fare però…le vogliamo bene anche nella sua ingenuità.
Davanti a me Bianca e Camilla sghignazzano in sincro.
Che bel supporto morale.
Menomale che sono arrivati gli ordini. Una gioia: cibo!
E non so perché ma, stavolta, invece di andare sulla combinazione improbabile strapiena di grassi saturi e calorie che il pre-ciclo dettava, ho optato per una tagliata di manzo. Con patatine? No, verdure grigliate.
Buona una sacco anche questa eh, ma, vedendo gli altri che si gustano beatamente i loro hamburger con formaggio, bacon e quant’altro, mi chiedo: sarò stata influenzata?
E con questo pensiero, mentre infilzo un boccone di carne, sposto di sottecchi lo sguardo sul mio vicino di panca.
 
E mi blocco. E anche lui è bloccato.
E mi guarda, con la coda dell’occhio, perplesso, con la mascella aperta, i canini sfoderati pronti ad addentare il panino che si trova  esattamente ad altezza bocca.
E niente, l’immagine è talmente esilarante che non ce la faccio.
 
< pfff AHAHAHAHAHAHAHAH! >
< che c’è? >
Ho le lacrime agli occhi. Oddio piango! Ahahahahahah.
< oddio piango! Ahahahahahahahah >
< si può sapere che hai da ridere? > nel mentre posa il panino sul piatto e si volta verso di me. Mi guarda serio. Ha un po’ di ketchup all’angolo della bocca.
< niente niente… ahahahah > non riesco a smettere di sghignazzare
< dimmelo o ti sporco di ketchup > e passa il dito sulla salsa rimasta sul piatto.
< no che schifo! > e continuo a ridere
< avanti > e avvicina il dito alla mia guancia
< nono! Ahahah! Va bene, va bene…ahahah… Eh che…sei troppo buffo! > e sfodero un sorriso a trentadue denti di come non ne facevo da tanto. Ancora con le lacrime agli occhi per le risate.
 
E mentre io mi calmo, lui mi guarda a metà tra lo sbigottito e il confuso.
< ah, e hai un po’ di ketchup qui >
E prima di accorgermi di quello che stavo facendo, passo un dito all’angolo delle sue labbra, lo ripulisco dalla macchia e poi lecco il mio dito. Sempre in preda agli stralci di ilarità di prima. Una serie di azioni talmente veloci che non ho avuto tempo di realizzare ciò che, innocentemente, stessi facendo.
Lui spalanca ancora di più gli occhi, ancora più sbigottito, ancora più confuso.
Serena: ma stai facendo??!!
 
La serata poi è continuata normalmente. Cioè, più o meno.
Realizzato l’atto di pura follia appena compiuto, mi sono accorta che:
  1. Bianca e Camilla mi guardavano basite,
  2. Fiorenza sorrideva insinuando ancora di più,
  3. Ed iniziavo ad avere un certo dolore alla pancia. Maledetto ciclo. Fortuna che avevo gli assorbenti con me.
 
Così, una volta usciti dal locale, ho dovuto armarmi di pazienza e spiegare che:
  1. Quel tipo non mi interessa,
  2. Non c’è nulla fra me e lui,
  3. L’ho già detto che non mi interessa?
E in più stavo iniziando a sentirmi sempre più male. Anche perché stavo dicendo una marea di cazzate. E nonostante volessi negarlo anche a me stessa, sapevo che non erano vere.
 
Le 23.30.
Dio che male. Adesso anche la schiena. Che palle. Non ce la faccio più.
E se andassi a casa?
Però vorrei restare ancora fuori.
Ma sto di merda e mi sento uno straccio.
Però non voglio andare a casa.
Vediamo se ho un antidolorifico. Niente.
< Bia, Cami, Fiore per caso avete un oki? >
< no, mi spiace >
Cavolo, nessuna. I ragazzi dubito che ce l’abbiano.
< ragazzi per caso avete un oki? >
< perché dovremmo? > ecco appunto, inutili bipedi.
Vabbe non posso fare altro.
< scusate ma devo andare a casa >
< perché? > i ragazzi proprio non ci vedono in queste cose.
< perché non sto per niente bene >
< va bene, tranquilla ti accompagniamo al motorino > almeno sono gentili. Compensano.
< gra… >
< NO! > fiore mi interrompe
< perché? > no dai non vorrà entrare in azione proprio adesso!
< perché…perché con Bia e Cami stavamo organizzando un’uscita da fare domani al Parco dell’Uccellina e dobbiamo parlarne con i ragazzi > e cerca appoggio dalle altre due, mentre gli altri drizzano le orecchie all’idea.
< ehm…si esatto. Stavamo guardando i percorsi e gli orari e dobbiamo confrontarci con loro, vero Bi? > Camilla fulmina Bianca con lo sguardo
< eh sisi, dobbiamo organizzarci ora altrimenti non facciamo in tempo >
< però non la possiamo lasciar andare da sola, vero Cami? > Fiore, basta! Uffa.
< eh già…però noi non possiamo proprio andare… > e poi l’illuminazione < Ricca perché non l’accompagni tu? Avevi detto di voler andare a prendere un gelato allo chalet! >
E nel mentre, telepaticamente, le Tre Parche del mio destino si danno le pacche sulle spalle complimentandosi per la geniale trovata.
< ma Cami non credo che... > tento il salvataggio in corner.
< va bene >
Va bene?
Come va bene?!
No no no non va bene, non va bene per niente.
Non posso restare da sola con lui.
< guarda che se non vuoi non impor… >
< dai Sere ha detto che va bene! > Camillaa…
< andiamo? > e si incammina
< cos? Come? Eh? Aspettami! > ragazze giuro che me la pagate!
E mi affretto dietro al mio improbabile accompagnatore, su di giri più da una parte e terrorizzata dall’altra.
 
Restiamo in silenzio per metà del tragitto. A debita distanza. E io non so più se mi sento male per il ciclo o per la situazione. Accidenti!
< certo che sei deboluccia eh? > ghigna
Cosa?
< cosa? Io non sono “deboluccia” > lo imito facendogli il verso < voi maschi non reggereste nemmeno un giorno! Uhmpf! > e incrocio le braccia sul petto
< ma via cosa sarà mai? >
< cosa sarà mai? Bene ti spiego: fondamentalmente le donne sono serene circa due settimane al mese, una e mezzo a seconda delle persone. Nel pre-ciclo inizia la fame  di qualsiasi cosa, gli sbalzi ormonali, lo scoppio di acne e mal di testa mai avuti nella vita e dopo perdi sangue per una settimana circa, le più fortunate 4/5 giorni. Ma il peggio sono i dolori. Dolore alle ovaie, ai reni, alla testa. Talmente male che c’è chi è sfigata come me e i primi due giorni non riesce a fare nulla se non fare la muffa sul divano. Cosa sarà mai? > ma perché devo essere sempre così acida?
< va bene capito….sto zitto >
< ecco…bravo > dannati sbalzi ormonali.
Sorpassiamo la gelateria dello chalet.
< ehi ma non volevi un gelato? > mi ricordo
< mh? Ah si, lo prendo dopo mentre torno > risponde distrattamente
Bah…
 
Finalmente siamo arrivati. Cerco freneticamente le chiavi nella borsa.
< fretta di scappare? >
< eh? Perché dovrei scappare da te? > rispondo di getto.
Oops. Ho detto una cazzata.
< io intendevo scappare a casa perché ti senti male >
Eh appunto. Dai Serena, queste figure di merda no però!
< eh-eh sisi anche io intendevo la stessa cosa >
Fortuna che lascia cadere il discorso.
Trovo le chiavi. Apro il bauletto, metto il casco e, nella fretta, mi ci chiudo un dito.
< Ahia cazzo! > impreco
< ma perché capitano tutte a me? > borbotto salendo in sella.
E mentre sto per mettere in moto, Riccardo mi prende il dito infortunato tra le sue mani.
Sono fresche. E delicate in un certo senso. Mi passano un bella sensazione.
Meglio questo del ghiaccio. Sicuro.
Un crampo all’addome mi fa riemergere dal momentaneo stato di trance. Sfilo la mano dalle sue.
< ehm grazie…io v-vado…buonanotte >
E parto senza aspettare risposta.
Dio che vergogna! Dimmi che non sono arrossita, dimmi che non sono arrossita!
 
Arrivo a casa che il cuore ancora palpita.
Dai Serena ti ha appena toccato una mano. Anzi no, un dito. Non puoi stare in queste condizioni per una cosa così. Ho caldissimo. Non avrò mica la febbre?
Metto il dito incriminato sotto l’acqua fredda, poi mi strucco e mi sciacquo con l’acqua gelida.
Mi devo calmare.
Un bel respiro….ufff.
Ok ci sono.
Vado a letto e mentre metto in carica il telefono mi arriva un messaggio.
 
Buonanotte
 
E ora chi dorme?







Salve a tutti! Sono al momento ispirata e quindi sto continuando a scrivere! Spero vi piaccia :)
n.b: la "cazzim'" è una parola dei dialetti del sud per esprimere quella che io chiamo "cazzutaggine" o "avere le palle", per usare dei francesismi :'D. spero di averla scritta nel modo giusto, in caso contrario mi scuso con tutti gli amici meridionali. se è sbagliata fatemi sapere come si scrive!
grazie e a presto
Nena
   
 
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