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Autore: bik90    19/09/2018    3 recensioni
Eleonora gemette mentre chiudeva la conversazione. Non poteva credere che fosse accaduto davvero. Lentamente scivolò per terra e iniziò a piangere sotto gli occhi di Martina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quando Martina si svegliò, Eleonora era già in piedi con gli occhi verso la finestra e il corpo appoggiato all’anta chiusa. Ancora una volta aveva a malapena chiuso occhio.
<< Ehi, buongiorno >> la salutò cercando di essere normale.
L’altra si voltò verso di lei e sorrise tristemente. Pareva che tutta la sua allegria fosse stata risucchiata da quella telefonata che le fece Claudia. Martina si mise seduta e le fece segno di avvicinarsi. Ubbidiente, Eleonora prese posto accanto a lei e si fissò le mani lasciate sul grembo.
<< Lo so cosa stai pensando >> mormorò la più grande.
Martina scosse il capo e le accarezzò una guancia avvicinandola ulteriormente a sé. Le sfiorò il naso col suo respirando il suo odore e le diede un tenero bacio sulle labbra.
<< Va tutto bene, Ele >> le disse << Lo so che stai soffrendo >>.
Eleonora fece un respiro profondo.
<< Tu credi che sia assurdo stare così male per qualcuno come Davide >>.
La più piccola non rispose subito fermandosi a guardarla negli occhi e decise di non mentirle. Non lo aveva mai fatto, iniziare adesso non aveva senso.
<< Sì >> rispose con cautela << Credo che dopo tutto quello che ti ha fatto, non meriti il tuo dolore. Ma ti capisco >> si affrettò ad aggiungere << Capisco che tu ti senta vuota perché è stato una parte importante della tua vita. Però, Eleonora, lui ci sarà sempre nei tuoi ricordi. La tua adolescenza non scomparirà solo perché è morto. Una parte di Davide apparterrà sempre a te >>.
Dirle queste parole le era costato una gran fatica e sperò che Eleonora lo comprendesse. Nonostante il dolore che il comportamento del ragazzo le aveva procurato quando erano semplici studenti universitari, la più grande non aveva mai proferito una parola contro di lui. Accettava la sua scelta, anche se non comprendeva come fosse stato così semplice farla. E ora che non c’era più, una parte di sé le urlava che avrebbe potuto fare di più per cercare di riallacciare il loro rapporto. Sospirò mentre si passava una mano tra i capelli.
<< Io… >> provò a dire fermandosi. Avrebbe voluto che le parole fluissero dalla sua bocca senza problemi affinché Martina comprendesse davvero come si sentiva, eppure c’era una parte di sé che si bloccava ogni volta. Era quella parte che desiderava custodire gelosamente la vita che aveva condiviso con Davide.
E improvvisamente la valanga dei ricordi della sua adolescenza che aveva provato a tenere a freno la travolse. Iniziò a tremare mentre spezzoni del suo passato si affannavano per tornare a galla. Si rivide adolescente con Davide sempre al suo fianco, così ingenui, così pieni di speranze per il futuro e non provò neppure a soffocare quella vocina stridula che le sussurrava che fosse colpa sua. Avrebbe dovuto insistere di più per non perderlo e probabilmente quel muro durato e cementato per dodici anni non sarebbe mai esistito.
<< Ele >> disse esitando Martina.
C’era una nota di preoccupazione nella sua voce che non riuscì a mascherare mentre la abbracciava. Eleonora la guardò senza riuscire a smettere, gli occhi che si riempivano di lacrime e si offuscavano ogni secondo che passava.  La sua ragazza la abbracciò come ultimo tentativo prima di chiamare aiuto. Era la prima volta che l’altra aveva una crisi di panico e non sapeva come gestirla.
<< Calmati >> continuò << Ascolta la mia voce e torna da me. Andrà tutto bene >>.
La cullò per una manciata di minuti, ascoltando il suo tremolio placarsi lentamente e il battito del suo cuore tornare normale. La sentì fare un secondo respiro e sciogliersi dal suo abbraccio senza dire nulla. Quando Martina tornò a guardarla, si rese conto di non aver versato nemmeno una lacrima.
<< Puoi piangere >> affermò mentre l’altra si alzava in piedi << Nessuno ti giudicherà per questo. E credo che… >> seguì la sua figura mentre apriva l’armadio << …ti farà stare meglio >>.
Eleonora non si voltò neanche per risponderle. Si limitò a prendere un vestito nero e a riporlo sul letto prima di chiudersi in bagno.
 
La giornata era bellissima, pareva una di quelle mattine in cui i ragazzi andavano a giocare a pallone sulla spiaggia e successivamente a fare il bagno mentre ancora di turisti se ne vedano pochi. Il piazzale della chiesa era gremito di persone che aspettavano, ognuna chiusa nel proprio dolore e silenzio. Eleonora riconobbe gran parte di quei visi coperti dagli occhiali da sole e dal troppo trucco, in una piccola città come la loro era impossibile non conoscersi almeno di vista. Sussultò quando una mano le si posò sulla spalla e nel voltarsi si lasciò abbracciare da Paolo.
<< Sapevo che saresti venuta >> disse il ragazzo stringendola.
<< Oh, Paolo >> mormorò Eleonora << Non pensavo che ti avrei rivisto in questa occasione >>.
Si abbracciarono ancora mentre Ramona salutava Martina.
<< Lo so che è strano da dire in questo momento ma… >> affermò la più piccola posando una mano sul pancione dell’altra << …congratulazioni >>.
<< Saremmo tornate per la nascita della piccola >> rispose Eleonora abbracciando l’amica.
<< Lo so >> rispose Ramona lasciando che Paolo le lasciasse un bacio sulla tempia.
Poi tornò da Eleonora come se sapesse di avere bisogno d’aiuto. Le si mise accanto quasi a volerla sorreggere e le strofinò una mano sul braccio scoperto. Martina li osservò guardarsi e pensò che il loro era un rapporto sano, di quelli che nonostante i chilometri o i mesi restano invariati.
<< Giacomo? >> domandò Eleonora.
<< Sarà in ritardo come al solito >> rispose Ramona cercando di alleggerire un po’ l’atmosfera << Adesso che si è fatto crescere la barba impiega un’infinità di tempo in bagno. È diventato una sposa >>.
Martina abbozzò un sorriso mentre la trentenne poggiò il capo sulla spalla dell’amico e fece un respiro profondo. Poteva solo immaginare la moltitudine di ricordi che le stavano rimestando la mente. Le prese una mano, ma l’altra non gliela strinse come di solito faceva. Eleonora si voltò appena verso di lei e Martina avrebbe tanto voluto che le sorridesse come faceva sempre. Aprì la bocca per dirle l’ennesima parola di conforto quando vide arrivare Fulvia seguita dalle figlie. Ilaria fu quella che per prima si staccò per correre dalla sorella e abbracciarla subito seguita da Serena e Claudia. Sua madre, invece, rimase immobile mentre osservava la scena. Eleonora salutò le ragazze e subito dopo contraccambiò lo sguardo della donna. Era invecchiata in quegli anni di silenzio e lontananza nonostante rimanesse una splendida signora. Giacomo una volta le aveva detto che era ancora il mastino del liceo scientifico per la rigidità dei suoi metodi istruttivi e lei non poteva non crederci. Fulvia non fece un passo nella sua direzione, si limitò a scrutarla come se riuscisse a scorgerle l’anima. E nonostante Eleonora fosse ormai anche lei una donna, si sentì indifesa come quando aveva diciotto anni di fronte al ghiaccio dei suoi occhi. Si morse il labbro sentendo per la prima volta dopo anni il bisogno che sua madre le rivolgesse almeno la parola. Perché ora di fronte a una situazione del genere, tutti i rancori che Fulvia provava nei suoi confronti le parevano solo una montagna di cavolate. Erano entrambe lì, vive e in salute, perché non provare a fare un piccolo passo? Ma la donna non era del suo stesso avviso. Dopo un altro secondo in cui scrutò la figlia, passò oltre raggiungendo alcune colleghe che la stavano aspettando.
<< Stronza >> mormorò Ilaria a denti stretti.
Martina approvò silenziosamente quella parola, mentre Claudia le lanciò un’occhiataccia. Ilaria stava per rispondere alla sorella, aveva le scatole piene di dover essere sempre compita in mezzo agli altri e di non poter mai dire quello che voleva, ma la sua attenzione fu attirata da un ragazzo che cercava di farsi notare da lei. Era Daniele.
<< Scusate un attimo >> disse scendendo i pochi gradini che li separavano.
<< Dove vai adesso? >> chiese Claudia che odiava gli improvvisi cambiamenti.
<< A me quello non sembra per niente Riccardo >> rispose Serena osservando il ragazzo.
<< Lasciatela stare, sarà un suo amico >> fece Eleonora che aveva davvero prestato poca attenzione alla cosa.
Ormai mancavano solo le due bare per poter entrare in chiesa. Serena gettò una breve occhiata alla sorella e, nonostante la situazione, la trovò meravigliosa. Il vestito di Eleonora era semplicissimo, con le maniche a veletta, uno scollo poco profondo e per nulla corto. Ai piedi calzava dei sandali di un noto stilista di pelle lucida con qualche strass qui e là. Ingoiò un groppo di saliva sentendosi a disagio e per l’ennesima volta si chiese se sarebbe mai riuscita a equiparare la sua bellezza. Pareva che qualunque cosa la sorella indossasse, riuscisse a esaltare il suo corpo e le sue curve. Al contrario suo che, invece, si vedeva sempre brutta. Si fissò la punta delle scarpe e sospirò brevemente. Per il funerale era stata parecchio indecisa su cosa indossare e alla fine aveva optato per una camicetta a mezze maniche scura, un paio di pantaloncini di jeans e delle comode Vans nere. E ora che vedeva sia Eleonora sia Martina, si sentiva fuori posto. Si chiese perché quella sensazione la avvolgesse sempre quando era con la sorella e la sua ragazza, forse il motivo era che le aveva sempre viste, fin da piccola, come irraggiungibili. Eleonora si voltò verso l’amico e gli disse qualcosa che non riuscì a sentire e Paolo si limitò ad annuire. Da lontano videro Federico e Flavia camminare velocemente visto il ritardo. Si tenevano per mano, entrambi indossavano degli occhiali scuri per proteggersi dal sole e fu chiaro a tutti quelli che li conoscevano di aver avuto una divergenza di opinioni. Infatti, seppur avanzavano insieme, non si erano scambiati una sola parola ed evitavano di guardarsi. Martina si domandò cosa potesse essere successo e sperò che almeno per loro l’argomento non fosse la morte di Davide. Federico alzò il capo per individuare la sua famiglia e lasciò la mano della sua compagna che lo seguì sulle scalinate in silenzio. Fecero appena in tempo a salutare prima dell’arrivo delle due automobili. Eleonora si irrigidì all’istante e cercò la mano di Martina affinché gliela stringesse. L’altra la guardò e sperò che non avesse nessuna crisi. Una figura solitaria, stretta e chiusa nel suo dolore scese dal posto del passeggero e aspettò, dando le spalle alla folla, che un bambino facesse lo stesso. La trentenne sussultò nel vederli e comprendendo chi fossero. Mariella e Andrea. Il padre di Davide era morto anni prima, non aveva visto nemmeno il suo nipotino nascere, a causa di un infarto fulminante. Lei non era ancora partita per Parigi e aveva pensato di partecipare al funerale dell’uomo, visto che nell’adolescenza era stata la figura più simile a un padre che avesse avuto, ma il non rapporto con Davide l’aveva freddata così tanto da demordere. Così si era limitata a un telegramma indirizzato alla moglie divenuta vedova. Mariella prese per mano il bambino di tre anni e si voltò. Eleonora sussultò nell’incontrare il suo sguardo, non somigliava per niente alla donna che ricordava. Della Mariella con la quale aveva riso e aiutato in cucina quando spesso era rimasta a cena o a pranzo da lei, ne rimaneva una vaga ombra. Paolo le aveva detto che dalla morte del marito non si era ripresa e la perdita del figlio e della nuora dovevano essere stati un colpo troppo grande da sopportare. Era magra, così tanto da sembrare trasparente e i lineamenti del viso così profondi da sembrare delle cicatrici. Gli occhi erano spenti e doveva aver appena finito di piangere visto quanto fossero rossi. Indossava una lunga gonna nera e, nonostante la bella stagione, uno scialle che le copriva le braccia nude. Eleonora dovette lottare con tutta se stessa per non correre da lei e abbracciarla. Abbassò lo sguardo quel tanto che bastava per guardare Andrea e cavolo se non somigliava a Davide. Sembrava il suo migliore amico all’età del figlio. L’unica diversità, se così si poteva definire, erano i capelli. Li aveva lisci, come quelli di Lavinia. Sua nonna gli aveva fatto indossare un jeans lungo e una camicia bianca a mezzemaniche con sopra una piccola cravatta. Il cuore di Martina fremette nel vederlo e una malinconica tristezza la avvolse. Era il figlio di Davide, ma era anche un bambino di tre anni che molto probabilmente non stava comprendendo appieno ciò che stava accadendo. Involontariamente strinse più forte la mano della sua ragazza mentre avanzavano pochi passi prima che una seconda macchina si fermasse davanti a loro. Nel vedere le due bare uscire e essere portate da quattro uomini ciascuno, Mariella scoppiò a piangere e abbracciò Andrea. Subito alcune persone la sorressero esortandola a camminare. La minuta donna annuì appena prima di riprendere a salire.
Eleonora sussultò nel vedere quella scena e si morse il labbro inferiore con così tanta forza da farlo sanguinare. Il dolore era l’unica costante in quei giorni. Si spostò leggermente per poter continuare a seguire con gli occhi Mariella e il bambino prima di entrare in chiesa seguita da una folla silenziosa   .
 
Sono venuto per te.
Ilaria continuava a pensare alla frase che le aveva rivolto Daniele quando gli si era avvicinato dopo averlo visto tra la gente. Non si erano salutati, lui si era limitato a quella frase e poi era rimasto in silenzio a osservare l’entrata delle bare in chiesa. Solo dopo che quasi tutti erano dentro, si mosse anche lui sistemandosi in piedi nell’ultima navata. Ilaria lo seguì senza smettere di osservarlo. Aveva indossato una camicia a maniche lunghe che aveva arrotolato fino al gomito e un jeans nero. La giacca, nera anche lei, era piegata su un braccio. Senza accorgersene, pensò che era davvero un bel ragazzo. E il fatto che fosse lì solo per lei la fece sentire importante per qualcuno. Almeno per Daniele lo era, al contrario di Riccardo che aveva preferito evitarla piuttosto che rischiare di litigare di nuovo. Abbassò gli occhi e strinse i pugni quasi con rabbia per essere, a distanza di cinque anni, sempre al secondo posto. Nonostante il tempo trascorso insieme, Riccardo ancora non la comprendeva. Poi uno strano calore la avvolse. Daniele aveva poggiato una mano sulle sue e la fissò. Timidamente Ilaria lo guardò e sperò di non essere arrossita quando il suo verde la inghiottì.
<< Non pensarci adesso >> le sussurrò quasi le avesse letto nel pensiero << Non lo merita >>.
Ilaria annuì e lentamente Daniele abbassò la mano per tornare ad ascoltare il prete parlare.
Assurdo, pensò Ilaria respirando profondamente.
Si guardò intorno cercando di non far notare a persone esterne quanto forte le battesse il cuore nel petto. Fu in quel modo che vide entrare in chiesa Tommaso accompagnato dalla sua segretaria. Aggrottò leggermente le sopracciglia e assunse un’espressione perplessa ripensando alle parole di Claudia. Le aveva detto che il marito non sarebbe andato a causa di impegni lavorativi, forse era riuscito a liberarsi.
E a portarsi dietro Rebecca, aggiunse nella sua testa con tono sdegnato.
Il suo senso femminile le suggeriva che quei due erano coinvolti in una relazione e da come la sorella spesso si era comportata quando si parlava di Tommaso, aveva anche compreso che lei ne era a conoscenza. E se lo aveva capito lei, sicuramente altre persone lo avevano intuito. Con un tatto che possedeva raramente, non le aveva mai detto nulla sperando che fosse Claudia la prima a volersi sfogare. Provò a cercare con lo sguardo le sorelle tra le fila dei banconi, ma erano troppo avanti per essere viste. Una parte di sé si dispiacque per ciò che avrebbe dovuto sopportare la ventisettenne. La loro era una piccola cittadina dove si spettegolava per un nonnulla. Essere al centro del ciclone non era mai piacevole. Senza staccargli gli occhi di dosso, lo vide accostarsi a una colonna portante sempre con la segretaria alle calcagna e pensò che se Riccardo si fosse mai azzardato a fare una cosa del genere, lei non se ne sarebbe certamente rimasta zitta e buona.
 
<< E’ stato richiesto dalla famiglia che la sepoltura fosse privata >> spiegò Paolo osservando la folla scemare lentamente fuori la chiesa.
Alcuni si erano attardati a parlare tra loro, ma la maggior parte era già andata via. Guardò Eleonora comprendendo che non lo stava ascoltando e poi Martina che si limitò ad annuire.
<< Mi sembra giusto >> rispose.
<< Come state, ragazze? >> domandò Giacomo.
Era arrivato in ritardo di pochi minuti alla cerimonia e quindi non aveva avuto modo di salutare Eleonora e Martina.
La più piccola abbozzò un sorriso mentre si salutavano pensando che la barba lo faceva sembrare molto più uomo. Giacomo poi abbracciò l’amica che si mosse meccanicamente per contraccambiare. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Andrea e Mariella soprattutto dopo essersi avvicinata per dare le condoglianze. La donna l’aveva riconosciuta subito abbracciandola e scoppiando in lacrime mormorando qualcosa che lei non era riuscita a capire. Poi si era chinata per arrivare all’altezza del bambino e si erano guardati negli occhi. In quel momento l’unica cosa che era riuscita a pensare era che Andrea sembrava una versione tascabile di Davide. Gli aveva posato una mano sulla testa senza dire niente prima di rialzarsi e allontanarsi. Un forte senso di nausea si era impadronito di lei e doveva assolutamente uscire dalla chiesa. Ancora troppo frastornata, aveva salutato le sue sorelle e suo fratello. Ilaria le aveva anche porto una domanda alla quale aveva risposto al suo posto Martina. Guardò la ventottenne e subito dopo nella sua mente si frappose l’immagine di Andrea. Scosse il capo.
<< Che ne pensate di andare da qualche parte? >> propose Giacomo.
Erano rimasti solo loro fuori la chiesa e il sole che batteva senza alcun riparo sulle loro teste iniziava a essere fastidioso.
Paolo annuì optando per un bar lì vicino e facilmente raggiungibile a piedi.
<< Non ho visto i genitori di Lavinia >> disse Eleonora dopo aver preso posto e ordinato dei semplici spritz.
Nessuno aveva voglia di qualcosa in particolare e, vista l’ora, tranne per Ramona, quella era sembrata la scelta più ovvia. Si sistemò meglio sulla sua poltroncina pensando che quel bar doveva essere abbastanza recente. Non lo aveva mai visto. Si guardò intorno e ammise silenziosamente che era molto carino. Il bancone bianco aveva gli angoli smussati, i colori delle pareti erano caldi e la luce soffusa aiutava a rilassarsi. Paolo e Ramona si scambiarono una breve occhiata.
<< Il padre di Lavinia è caduto circa… >> Paolo si fermò per riflettere << …sei mesi fa. Si è rotto il femore e da allora non si è ancora ripreso. Non esce più e sua moglie pensa a tutto. Lavinia si divideva tra loro, la sua famiglia e il lavoro. Vista l’età avanzata, sono anche stati anche esclusi dagli assistenti sociali >>.
Eleonora assottigliò gli occhi. Ricordava che i genitori dell’amica erano molto grandi quando erano riusciti ad avere Lavinia, non era una novità per nessuno. Era arrivata dopo circa dieci anni di tentativi, quando ormai avevano perso ogni speranza ed era, ovviamente, figlia unica. Esattamente come Davide.
<< Per cosa scusa? >>.
Giacomo si grattò il collo e guardò per un attimo Martina.
<< Per l’affidamento del bambino >> disse.
<< Scusate, ma quindi chi si occuperà di Andrea? >> continuò la trentenne.
La sua ragazza le poggiò una mano sul ginocchio per farle capire di restare calma. Tutti, infatti, avevano notato una nota di apprensione nella sua voce. Ramona si strinse nelle spalle.
<< Ora si trova da Mariella, ma quella donna è distrutta dal dolore. Non so se la riterranno idonea >> affermò << La cosa migliore sarebbe che Marina, la cugina di Lavinia, prendesse il bambino >>.
Eleonora aveva intravisto Marina in chiesa, ma non era riuscita a farle le condoglianze poiché era corsa in macchina rivolta verso il cimitero insieme a quello che aveva reputato essere il suo compagno.
<< E voi non sapete se lo ha fatto? >>.
Tutti i presenti scossero il capo. Nel vedere le loro teste muoversi in quel modo, alla trentenne quasi mancò l’aria. Non riusciva a non pensare a quel bambino, così simile all’amico da farla tremare. E non poteva non sapere che fine avrebbe fatto.
<< Nel caso in cui non… >> rifletté ad alta voce Martina capendo subito quale sarebbe stata la continuazione della sua frase ad una sola occhiata dei visi degli altri.
Paolo strinse la mano di Ramona come se fosse la ancora in quel momento.
<< Noi non possiamo farlo. Stiamo per avere una bambina e Ramona è in aspettativa. Abbiamo un mutuo sulle spalle, non abbiamo ancora finito di arredare casa e… >>.
I due si guardarono mentre Ramona annuiva e abbozzava un sorriso.
<< Io sono single >> disse Giacomo stringendosi nelle spalle << Anche volendo non mi affiderebbero mai un bambino di tre anni >>.
Martina fissò Eleonora che si era morsa il labbro.
<< Paolo >> mormorò la ragazza guardandolo << Tu davvero lasceresti che il figlio di Davide e Lavinia finisca in un istituto? >>.
L’amico serrò la mascella sentendosi colpito dalla sua domanda.
<< Non è detto che accada >> le rispose << E poi, perché non fate domanda voi due? State insieme da quanto, dodici anni? >>.
Eleonora avrebbe voluto alzarsi e mollargli uno schiaffo a pieno viso. Sentì distintamente il sangue fluire sulle sue gote e prendere fuoco.
<< Certo, in Italia far adottare bambini a una coppia gay è all’ordine del giorno ormai >>.
Martina strabuzzò gli occhi. Ogni volta che lei aveva parlato di allargare la famiglia, l’altra si era sempre dimostrata restia e piena di remore, non affrontava mai l’argomento preferendo lasciarlo cadere nel dimenticatoio. E adesso… si stava candidando per adottare il figlio di Davide? Non era possibile, era lo shock per la sua morte a parlare.
<< Ma voi vivete in Francia >> la rimbeccò Paolo << E mi sembra che lì sia legale. Perché non prendente in considerazione l’idea? >>.
Giacomo provò a dire qualcosa per far calmare gli animi, ma Eleonora era già scattata in piedi incapace di trattenersi. L’ultima frase dell’amico aveva il chiaro obiettivo di provocarla per quello che lei gli aveva detto prima. Paolo se ne pentì immediatamente e si morse la lingua.
<< Sai una cosa, Paolo? Vaffanculo. Questa te la potevi risparmiare >>.
Posò sul tavolino i soldi per l’ordinazione sua e di Martina e uscì velocemente dal bar seguita dalla ragazza mentre Giacomo e Ramona continuavano a chiamarla.
 
Erano tornate a casa nel più assoluto silenzio. Martina conosceva così bene Eleonora da sapere quando era il caso di non rivolgerle la parola. Se era arrabbiata, la più grande era capace di prendersela con chiunque, anche con chi non c’entrava assolutamente niente nella faccenda. Sapeva che in quel momento tutti i suoi pensieri erano rivolti alla situazione che si era creata con gli amici, al figlio di Davide e all’ammasso di sentimenti e ricordi che aveva nella mente. Le sfiorò appena una guancia dopo essersi tolta i sandali sorridendole. Entrambe erano sudate, erano tornate a casa Capasti a piedi e il sole non era stato per nulla clemente con loro. In quel momento erano sole, entrambi i genitori di Martina erano a lavoro e Alice non si era mossa da Roma. Avendo iniziato da poco un piccolo lavoretto, le sarebbe risultato troppo scomodo nonostante il desiderio di rivedere la sorella. Eleonora la fissò per un solo attimo prima di gettarsi su di lei e addossarla contro la parete del corridoio. La baciò con foga, come se avesse bisogno di ritrovare un punto fermo nella sua vita, e per un istante Martina fu sorpresa del suo gesto.
<< Eleonora… >> mormorò titubante.
Sentì le guance arrossarsi come ogni volta in cui si perdeva nel suo sguardo.
<< Ti prego >> rispose l’altra << Ho bisogno di sentire qualcosa >>.
I suoi occhi erano imploranti, voleva davvero che tutto quel vuoto che sentiva sparisse almeno per un po’. E Martina non poteva non accontentarla, la amava troppo per non lenire le sue ferite. Le prese il viso con due mani e le diede un tenero bacio prima di rovesciare le posizioni. Eleonora non comprese come avesse fatto, sapeva solo di trovarsi col viso contro la parete mentre il corpo della più piccola le premeva sulla schiena. Con una mano Martina iniziò ad accarezzarle l’interno coscia partendo dal ginocchio e risalendo lentamente. La sentì fremere immediatamente.
<< Questo lo senti? >> le mormorò con voce roca di piacere << Mi senti, Eleonora? >>.
La più grande annuì gemendo mentre avvertiva le dita della sua ragazza lambire l’elastico degli slip. Con una mossa veloce Martina glieli sfilò per poter essere a contatto diretto col centro del suo piacere. Avvertì subito l’eccitazione di Eleonora e ne fu compiaciuta. Nessuno poteva portargliela via, nemmeno un fantasma. La accarezzò descrivendo dei cerchi e la più grande gettò la testa all’indietro mormorando il suo nome. Ansimava per il godimento che Martina le stava facendo provare e urlò non appena si sentì penetrare. L’altra l’aveva fatto senza preavviso, quasi in modo rude. Raramente si comportava così, di solito era più delicata quando facevano l’amore; ma in quel momento anche lei aveva bisogno di gettare fuori la frustrazione che provava per quella nuova situazione. Morse il collo della sua ragazza senza curarsi dei gemiti sempre più ravvicinati che Eleonora mandava e aumentò il ritmo delle sue spinte dopo aver introdotto un ulteriore dito. Le fece ruotare appena e l’altra tremò per l’intensità del piacere. Si piegò leggermente sulle gambe graffiando la liscia parete sulla quale era appoggiata e assecondò i movimenti dell’altra. Allargò ulteriormente le gambe facendo sorridere Martina che andò a scostarle una ciocca di capelli dall’orecchio. Le morse il lobo prima di parlare.
<< Di chi sei, Eleonora? >>.
La più grande non rispose talmente era presa da quello che le stava facendo provare. Sentiva l’orgasmo montarle dentro come una tempesta che non voleva assolutamente placare. Aveva la pupilla dilatata, ansimava e il cuore le martellava nel petto. La sua ragazza allora diminuì leggermente il ritmo per avere la sua attenzione. A Eleonora sfuggì un grugnito di disapprovazione mentre si voltava per guardarla.
<< Non ti ho sentita rispondere >> le fece Martina scivolando verso il basso.
Le morse i glutei senza curarsi del segno che le avrebbe lasciato e le graffiò le gambe. Eleonora tremò alla ricerca di un nuovo ritmo da seguire.
<< Allora? >>.
<< Tua! >> urlò la maggiore << Cazzo, tua! Sei sempre la mia scelta, Martina >>.
Martina sorrise con soddisfazione anche se non poteva essere vista e curvò le dita mentre erano dentro l’altra ragazza. La sentì gemere con prepotenza e spingere il bacino verso quella mano che le stava regalando così tanto piacere.
<< Brava >> le rispose semplicemente risalendo verso la sua schiena.
Riprese a spingere e Eleonora dopo poco venne. Martina sentì distintamente il suo piacere esplodere mentre i muscoli si tendevano e si stringevano intorno alle dita in un ultimo spasmo. La sostenne nello scivolare fuori da lei e le baciò una tempia. Eleonora per una manciata di secondi non riuscì a parlare talmente forte era stato l’orgasmo provato; poi sorrise alla sua ragazza mentre si sedevano per terra. Quel semplice gesto fece catapultare Martina a prima che accadesse tutto, a quando l’altra le sorrideva in quel modo sempre e la abbracciò. Le era mancata così tanto.
<< Ti amo >> le sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra << Resta sempre con me >>.
Eleonora si allungò per baciarla.
<< Sarai sempre la mia scelta >>.
 
Flavia lanciò una breve occhiata al suo ragazzo e si fermò.
<< Io vado a fare un giro, così magari quando torno ti sarai calmato >>.
Federico aprì la portiera della sua auto e la richiuse con forza.
<< Cazzo, Flavia smettila adesso! Siamo appena stati a un funerale! >>.
<< E quindi? A malapena li conoscevi! >> esclamò la ragazza << Si può sapere che ti prende? >>.
Lo vide scuotere il capo e dare un calcio a una lattina vuota di coca-cola lasciata per terra da qualche incivile.
<< Me lo hai già chiesto non so quante volte e te l’ho detto! Niente, assolutamente niente! >>.
Non era mai stato bravo a mentire, lo sapeva, eppure doveva almeno provarci. Flavia si stizzì ancor di più di fronte alle sue bugie e si voltò per andarsene.
<< Oh, avanti! E adesso dove vai? >>.
La ragazza non gli rispose continuando a camminare e Federico evitò di mettersi a rincorrere, soprattutto di fronte a tutte le persone che uscivano dalla chiesa.
<< Flavia! >> provò a richiamarla un’ultima volta; poi si voltò, rimise l’allarme alla sua automobile e cominciò a vagare senza una meta mentre rifletteva. Flavia aveva compreso immediatamente che c’era qualcosa che le teneva nascosto ed era così. Era dall’addio al celibato del suo amico che non riusciva a togliersi dalla testa quella ragazza che aveva visto ballare. Non era solo bellissima, aveva qualcosa negli occhi che lo aveva colpito. E non faceva che pensare a lei. Non sapeva niente e si era imposto di non recarsi al night proprio con la speranza di dimenticarla. Ma così non era stato. Frustrato, diede un calcio a una foglia mentre stringeva i pugni nelle tasche del jeans. Odiava mentirle, si sentiva un perfetto idiota. Però cosa poteva mai dirle? Che una sconosciuta l’aveva scombussolato? E per giunta era una cubista? Sarebbe stato umiliate per lei. Flavia aveva rinunciato alla sua famiglia per stare con lui e trasferirsi a Gaeta. Aveva origini pugliesi, tutti i suoi famigliari erano lì eppure non era trascorso un solo giorno in cui se ne fosse pentita. Avevano fatto una scelta di vita insieme e fino ad allora erano sempre stati felici. Si passò una mano tra i corti capelli chiari e diede la colpa a quel maledetto addio al celibato. L’unico che si era divertito era stato Iacopo. Chiuse gli occhi un solo istante per il sole accecante e quando li riaprì, davanti a lui stava attraversando la strada una ragazza. Si fermò improvvisamente osservandola e gli occhiali da sole quasi non gli caddero dal naso.
Era lei.
 
Rebecca aveva salutato Tommaso con un gesto cordiale della mano e un sorriso prima di allontanarsi a piedi verso casa. Il suo capo le aveva dato il pomeriggio libero e se lo sarebbe preso anche lui. Aspettò che Claudia gli si avvicinasse prima di darle un bacio sulla fronte e cercare nella tasca del jeans le chiavi della sua automobile. Non si accorse dello sguardo pieno di rabbia della moglie. Fece scattare l’allarme e aprì lo sportello pronto a salire. Solo allora vide Claudia immobile sul ciglio della strada. Si tolse gli occhiali da sole e la guardò.
<< Hai qualche impegno? >> le chiese << Posso accompagnarti, mi sono preso tutta la giornata >>.
L’altra scosse il capo e si guardò la punta dei sandali mentre un sorriso triste faceva capolinea sul suo viso.
<< Te la sei addirittura portata in chiesa >> mormorò in un soffio.
Tornò a guardalo e dall’espressione che aveva assunto Tommaso capì che l’aveva sentita. Suo marito involontariamente serrò la mascella e un piccolo senso di colpa strisciò nella sua testa.
<< Dovevamo venire entrambi alla funzione, non aveva senso farla venire a piedi >>.
<< A me avevi detto che non saresti venuto! >> esclamò Claudia quasi sull’orlo del pianto << Mi hai detto che eri troppo impegnato e invece per lei hai sempre tempo, no? >>.
Quell’affermazione punse Tommaso, era la prima volta che parlavano così apertamente della sua tresca clandestina. Non che fosse una cosa seria, per lui era uno svago a fine lavoro. Si prometteva sempre che sarebbe stata l’ultima, ma il giorno seguente era di nuovo lì col desiderio di rifarlo.
<< Claudia non è come… >>.
<< Come cosa, eh Tommaso? >> incalzò lei. Non riusciva più a fare finta di niente, si sentiva umiliata e mortificata << Come credo? Quindi, non siete venuti insieme al funerale di Davide e Lavinia? >>.
Il ragazzo ingoiò a vuoto mentre rifletteva su cosa era successo quella mattina. Rebecca era andata al lavoro come sempre, poi gli aveva rivolto quei grandi occhi azzurri e gli aveva chiesto se fosse un problema poter partecipare alla funzione religiosa visto che Lavinia era stata l’infermiera della madre quando si era operata. E ancor prima di accorgersene lui aveva preso la giacca, annullato tutti gli impegni e le aveva proposto di accompagnarla. Era stato un gesto spontaneo, non aveva riflettuto su quello che avrebbe detto la gente che li avesse visti insieme. In fondo, chi immaginava che andasse a letto con la segretaria? Guardò sua moglie che stava giocherellando con la fede che portava all’anulare mentre ricacciava indietro le lacrime e sentì una stretta allo stomaco. Un tempo era stato pazzamente innamorato di lei, così tanto da spingerlo a chiederle di sposarlo all’improvviso, mentre erano in vacanza. Ora vedeva una ragazza molto bella e intelligente, vestita in modo impeccabile e si domandò dove fossero finiti quei sentimenti.
<< Mi dispiace >> riuscì solo a dire alla fine.
A Claudia scappò una piccola risata amara.
<< Ti dispiace >> ripeté << Non so che farmene del tuo dispiacere, Tommaso >> fece una pausa << Che gioco stiamo giocando noi due, eh? Che cosa siamo diventati? >> chiese.
Una parte di sé temeva di sentirlo dire ad alta voce, per l’altra, invece, sarebbe stata una liberazione prenderne coscienza e agire di conseguenza.
Tommaso infilò le mani nelle tasche del jeans rendendosi conto di essere diventato tutto ciò che aveva giurato di non essere mai. Perché quando si erano sposati, aveva creduto davvero di poter essere per Claudia un marito perfetto. E di poter essere felici insieme. Ora non lo sapeva più. Non sapeva più niente sul loro futuro. Si passò la lingua sulle labbra improvvisamente secce e provò a dire qualcosa. Aprì la bocca, ma non un suono ne uscì. Non sapeva cosa risponderle. Sua moglie era una parte importante della sua vita, solo non più come una volta.
<< Non riesci nemmeno a dirlo? >>.
<< Io… >> fece l’altro << Io ti tradisco, Claudia >>.
Finalmente lo aveva ammesso.
 
Valérie osservò il suo staff finire le ultime cose prima di andare via e sorrise. Era stanca, in quei giorni stava compensando anche la mancanza di Eleonora e tornare a leggere bozze non le era mancato per niente. Sbuffò mentre cestinava l’ennesimo manoscritto e osservava la mole di lavoro che ancora le mancava per finire.
<< Ehi, Vale >> disse Fabrice posando sulla spalla la sua borsa << Noi andiamo >>.
La ragazza annuì e si stropicciò gli occhi. Yvonne le sorrise mentre Marc la prendeva per mano.
<< Non strapazzarti troppo >> le consigliò prima di uscire.
Valèrie aspettò che fossero andati tutti via prima di alzarsi e rivolgere lo sguardo alla vetrata che le mostrava una Parigi che lentamente si illuminava per la vita notturna. Amava la sua città, era cresciuta tra le sue luci e la sua atmosfera e non l’avrebbe cambiata per niente al mondo.
Forse solo per il posto dove si trovava adesso Eleonora. Perché la ragazza, collega e amica, le mancava e desiderava sapere se fosse tutto a posto. Aveva pensato di scriverle per saperlo, ma vista l’urgenza con la quale l’altra si era presa dei giorni di ferie, aveva capito che doveva trattarsi di una faccenda molto delicata. E poi era sicuramente insieme a Martina e la più piccola le aveva sempre procurato un senso di fastidio non indifferente. Non le piaceva, delle volte la trovava oppressiva nei confronti di Eleonora. Non le aveva quasi mai permesso di partecipare a qualche festa della redazione da sola, che fosse una semplice cena con i collaboratori o un festeggiamento per qualche traguardo raggiunto. Lei era sempre lì, a controllare che nessuno guardasse troppo a lungo la sua ragazza, a marcare il territorio con fare possessivo.
Ma con Eleonora chi non lo farebbe?, si domandò subito dopo.
Se le fosse stata data anche una sola possibilità con lei, non se la sarebbe fatta sfuggire. Aveva desiderato spogliare l’altra ragazza fin dalla prima volta che l’aveva vista, mentre chiacchieravano durante il colloquio e da quel momento aveva sperato che una mattina, andando a lavoro, le confidasse di aver rotto con Martina. Cosa che, fino ad allora, non era mai accaduta. Aveva avuto altre ragazze, ma nessuna era allo stesso livello di Eleonora. Con nessuna aveva mai voluto, infatti, iniziare una storia seria. Sospirò mentre tornava alla scrivania. Si passò una mano sulle tempie massaggiandole e chiuse gli occhi per un attimo.
Torna presto, Eleonora.
 
Ilaria rise per l’ennesima volta mentre Daniele la osservava. Era strano, ma si stava divertendo in sua compagnia. Da quando erano andati via dalla chiesa, non si erano lasciati un attimo. Il ragazzo l’aveva portata nel suo locale ancora chiuso ed erano rimasti lì per tutto il pomeriggio. Lentamente il sole era tramontato e Ilaria si domandò perché ancora non avesse aperto.
<< Oggi è giorno di chiusura >> le ricordò improvvisamente Daniele come se le leggesse nel pensiero.
La ragazza si fermò arrossendo e vide il suo cellulare illuminarsi per l’ennesima volta. Riccardo la stava cercando e lei non aveva nessuna intenzione di rispondergli. Aveva tolto la suoneria col chiaro intento di non essere disturbata e questo valeva per chiunque. Le dispiaceva solo per Eleonora, era visibilmente a pezzi e avrebbe impiegato parecchio per riprendersi. Martina sarebbe dovuta essere abbastanza forte per entrambe, ma, dopo quello che avevano superato, non stentava a credere che ce l’avrebbe fatta. Daniele le si avvicinò e si guardarono negli occhi. Aveva portato la ragazza con sé per distrarla, non riusciva a tollerare che potesse essere triste e con questo obiettivo si era recato in chiesa. Il suo unico pensiero era che non fosse sola, che ci fosse almeno qualcuno con cui potesse provare a sorridere. Perché non poteva pensare che una persona bella come Ilaria fosse triste. Lui la vedeva meravigliosa, fin dalla prima volta in cui era entrata nel suo locale per l’inaugurazione non aveva desiderato altro che conoscerla. La ragazza gli sorrise brevemente prima di sedersi sul bancone e lasciare che le sue gambe dondolassero. Daniele le si avvicinò guardandola negli occhi.
<< Come stai? >> le chiese semplicemente.
Da quando erano lì avevano parlato di tutto tranne che della funzione religiosa. Il ragazzo le aveva dato del tempo e dello svago, ma credeva che ora fosse il momento per essere sinceri con se stessi.
Ilaria si strinse nelle spalle assumendo quell’espressione menefreghista verso il mondo come se così facendo potesse proteggersi. La verità era che dentro di sé era molto scossa soprattutto dalla vista di Mariella e del suo stato, però non voleva che gli altri pensassero che fosse vulnerabile. Sotto questo profilo, era identica a Eleonora. Con Daniele si era già permessa una volta di mostrare una parte della sua debolezza e non voleva che pensasse che lei fosse solo quello. Perché Ilaria era una ragazza orgogliosa di quello che era riuscita a costruirsi da sola nonostante la sua famiglia non l’avesse supportata mai.
<< Mi hai detto che li conoscevi >> proseguì Daniele.
Poggiò involontariamente, come se fosse normale, le mani sulle sue ginocchia nude ed entrambi furono investiti da un tremolio. Ilaria guardò l’altro negli occhi e ingoiò a vuoto. Come poteva farle quell’effetto? Lo conosceva appena! E lei non era mai stata un tipo facile! Aveva sempre criticato chi si spostava da un fiore all’altro eppure, in quel momento, non riusciva nemmeno a ricordare il nome o il viso del ragazzo con cui stava. L’unica cosa che il suo cervello le diceva era che Daniele era bellissimo ed era stato tutto il pomeriggio al suo fianco. Allungò una mano verso la sua camicia accarezzandone la stoffa con titubanza e tornò a fissarlo in silenzio. Daniele sentiva il cuore esplodergli nel petto e avrebbe voluto dirle di non guardarlo in quel modo perché non le avrebbe resistito ancora per molto. La voleva e voleva che fosse felice in quel momento con lui. Si mossero in sincronia, quasi stessero recitando una danza e sapessero fare, incontrandosi a metà strada. Si baciarono senza esitare, senza più rimandare, senza aspettare e fu come se di colpo tutto avesse un altro aspetto. Ilaria non riuscì subito a definire la sensazione che provò nell’avvertire il profumo di Daniele invaderla; l’unica cosa di cui era certa era che non voleva fermarsi. Afferrò la camicia del ragazzo affinché si avvicinasse ulteriormente a lei e gli legò le gambe alla vita. Con un braccio il ragazzo le avvolse la schiena costringendola a scendere dal bancone mentre con la mano libera le sfiorò la guancia. Sentì Ilaria tremare contro di sé e comprese che non avrebbe potuto fermarsi nemmeno se ci avesse provato. Si guardarono negli occhi e le poggiò la fronte sulla sua per perdersi nel nero della sua pupilla dilatata. Aveva le guance arrossate e il respiro corto, la trovava bellissima. Non si chiese nemmeno una volta se fosse sbagliato, perché non poteva esserlo. Ilaria le sbottonò la camicia con mano tremante e, quando l’altro lo notò gliela strinse nella sua fermandola un attimo.
<< Non voglio che tu faccia qualcosa che non vuoi >> le sussurrò in un orecchio senza smettere di tenerla contro di sé.
Gli piaceva il suo profumo e la sua pelle così liscia. Ilaria inghiottì a vuoto un paio di volte prima di riuscire a parlare.
<< Non ho mai tradito >> mormorò appena << Io… >>.
<< Non ho mai pensato che fossi quel tipo di persona >> rispose Daniele intrecciando le sue dita a quelle della ragazza.
L’altra sorrise sentendo di essere arrossita. Fece vagare la sua mano libera sul corpo del ragazzo che la camicia lasciava intravedere. Era caldo, tonico, perfettamente modellato da anni di allenamenti e pareva vibrare sotto il suo tocco. Lui le sollevò il viso per poterla guardare negli occhi ancora una volta e lei allora si alzò sulla punta dei piedi per poterlo baciare ancora. Poi gli sfilò la cintura.
 
Teneva gli occhi chiusi provando a non pensare mentre il sole le batteva sul viso; poi sentì un movimento alle sue spalle. Anche se sapeva perfettamente di doversi voltare, non lo fece e una parte di sé sperò che non fosse il momento.
<< Il taxi è arrivato, Eleonora >>.
Per un attimo la sua sicurezza vacillò e desiderò girarsi verso Martina solo per poterle dire che lei aveva intenzione di rimanere in quella posizione con gli occhi chiusi finché ne aveva la forza. Invece li aprì e per un attimo il sole la abbagliò permettendole dopo di scorgere la figura dell’altra ragazza. Si portò una mano sugli occhi per farsi ombra senza dire niente e si staccò dalla ringhiera alla quale si era appoggiata nell’attesa.
<< C’è anche la tua famiglia giù >>.
Eleonora si limitò ad annuire e sperò che quel gesto bastasse all’altra. Erano trascorsi due giorni dal funerale di Davide e Lavinia e la ragazza non era riuscita ad aprirsi con nessuno. Lei e Martina avevano parlato di molte cose, ma mai dei coniugi Molarte e del loro bambino e la più grande aveva compreso che, se per lei era difficile farlo visto quello che aveva condiviso in passato con Davide, per Martina era impossibile. Nonostante i sorrisi e le parole premurose, alla più piccola non era mai piaciuto il suo comportamento immaturo nei loro confronti e per questo non riusciva nemmeno a essere pienamente d’aiuto alla sua ragazza. Martina rientrò in stanza e aspettò che Eleonora facesse lo stesso per poter chiudere il balcone. Il loro piccolo bagaglio era già vicino la porta di casa e pareva impaziente di partire. Eleonora si guardò intorno e posò un dito sulla scrivania della camera lasciando che scorresse in tutta la sua lunghezza mentre rifletteva a quante volte aveva dormito lì. I genitori di Martina le avevano sempre offerto un posto che poteva definire casa tutte le volte che tornava dalla Francia e sarebbe sempre stata estremamente grata nei loro confronti. Eppure non riusciva a non pensare a tutte le volte che, da adolescente, aveva condiviso il letto con l’amico. Le confidenze, i sogni per il futuro, non riusciva a smettere di riflettere a tutti gli scherzi che si erano fatti. In fondo, una parte di sé era stata felice in quegli anni prima di incontrare l’amore della sua vita. Martina le sorrise e si allungò verso di lei per lasciarle un bacio sulla guancia.
<< Mamma si è raccomandata di chiamarla non appena arriviamo >> le disse inforcando gli occhiali da sole.
<< Come sempre >> rispose la più grande seguendola verso l’ingresso.
La casa era deserta, i coniugi Capasti erano a lavoro e avevano avuto modo di salutarsi durante il pranzo. Sofia era sempre un po’ in apprensione quando si trattava di prendere un aereo nonostante gli anni in cui sia sua figlia sia la sua ragazza avevano spiegato che fosse il mezzo più sicuro e veloce col quale viaggiare.
Avevano indossato entrambe abiti comodi per il loro rientro a Parigi e, mentre Martina aveva preferito legare i capelli in un’alta coda, Eleonora li aveva lasciati sciolti sulle spalle. Trovò le sue sorelle in piedi ad aspettarla fuori il portone mentre Federico era rimasto appoggiato allo sportello dell’auto. Il taxi, poco distante da loro, lasciava intravedere il conducente che fumava. La più grande rivolse a tutti un sorriso rimanendo sulle sue. Non le erano mai piaciuti gli arrivederci così plateali, le aveva sempre dato fastidio sentirsi al centro dell’attenzione. Per questo aveva scelto quell’orario per andar via; era certa che, a causa di impegni lavorativi, nessuno si sarebbe presentato. E invece erano tutti lì. Martina le prese la mano stringendogliela prima di convincerla ad abbracciare e salutare tutti. Serena fu la prima.
<< Mi raccomando l’università >> disse Eleonora << Fatti valere >>.
Sua sorella annuì ridendo leggermente e per un attimo pensò di rivelarle i dubbi e le angosce che nutriva verso se stessa. Fu solo un momento, poi comprese che non sarebbe stato giusto riversare le proprie confidenze sulla maggiore ora che stava partendo e soprattutto dopo quello che aveva passato. Così si limitò a farsi scompigliare i capelli e a fare un passo indietro.
<< Non pensare troppo a noi comuni mortali, la tua vita a Parigi ti sta aspettando >> fece Ilaria mostrandole un entusiasmo che raramente aveva.
Eleonora per un attimo si chiese se fosse il caso di indagare, ma scosse il capo. Forse aveva un motivo per essere così felice e lo avrebbe condiviso con le sorelle non appena fosse stata pronta. Federico fu quello che la abbracciò più forte quasi a voler ribadire il suo ruolo di uomo nella famiglia.
<< Fa pace con Flavia >> gli sussurrò Eleonora all’orecchio.
Non sapeva cosa fosse successo tra i due, ma era importante che non si chiudessero nelle loro posizioni. Suo fratello la guardò per un attimo con aria interrogativa prima di stringerla ancora.
<< Non farmi andare via con questo pensiero >> continuò la sorella posandogli una mano sul viso sbarbato.
Federico annuì e si tolse gli occhiali da sole per poterla guardare dritta negli occhi.
<< Tranquilla, non è nulla di grave >> le rispose << Dovresti fare pace anche tu >> fece una pausa notando che Martina stesse ridendo a una battuta di Ilaria << Con te stessa >>.
Eleonora serrò involontariamente la mascella e annuì.
Tutti le dicevano le stesse cose, ma non era così semplice come poteva sembrare. La mano di Claudia che si posava delicatamente sulla sua spalla la fece voltare e evitare di rispondere. Sorrise alla sorella mentre lei le gettava le braccia al collo. Eleonora respirò profondamente. L’aveva lasciata per ultima per una ragione. La prese leggermente in disparte sperando che il suo gesto potesse passare inosservato.
<< Potresti farmi un piacere, Claudia? >> le chiese senza troppi giri di parole. Aspettò di vederla annuire prima di continuare << Puoi seguire la situazione del figlio di Davide? >>.
La ragazza si voltò verso Martina prima di tornare a guardarla.
<< Ele, non credo che… >>.
<< Per favore >> la bloccò l’altra << Ho… ho bisogno di sapere che starà bene >>.
Claudia si lasciò andare a un sospiro e infine annuì.
<< Ti farò sapere se la cugina di Lavinia farà richiesta di affidamento >>.
<< Grazie >> fece Eleonora dandole un bacio sulla guancia.
<< Però, Ele >> riprese sua sorella << Non angosciarti, una soluzione si troverà anche per lui. Non è colpa tua >>.
La più grande non rispose, non voleva mentirle.
<< Allora >> disse Martina raggiungendo la sua ragazza << Ci rivediamo presto, famiglia >>.
Eleonora sentì lo stomaco stringersi come ogni volta che sentiva quella frase da parte dell’altra ragazza. Dopo tutti quegli anni in cui suo fratello e le sue sorelle l’avevano accettata, non se n’era ancora abituata. La prese per la vita avvicinandola a sé e le diede un bacio sulla tempia.
<< Dio, quanto ti amo >> le sussurrò aprendole lo sportello.
Martina le sorrise.
<< Vi vogliamo tutti a Parigi non appena prendente le ferie e Serena finisce gli esami! >> aggiunse abbassando il finestrino.
<< Scordatelo Eleonora! >> le rispose prontamente Ilaria << I francesi mangiano le lumache! >>.
Li vide scoppiare tutti a ridere prima che il taxi svoltasse in direzione Roma. Martina si sistemò contro il suo fianco e le posò una mano sul ventre.
Una volta tornate in Francia, il malumore e il senso di colpa di Eleonora si sarebbero alleviati e sarebbe tornato tutto esattamente com’era.
Non aveva idea di quanto si sbagliasse.
 
 
 
L’angolo di Bik
Eccomi, abbastanza puntuale come sempre. Come promesso, sto portando avanti questa storia con una voglia sempre maggiore. Mi erano mancate Eleonora e Martina e di conseguenza sto cercando di rimediare a tutto questo tempo di silenzio. Sono felice che stiate riprendendo a seguirle con entusiasmo :)
Volevo inoltre ringraziare tutti coloro che hanno fatto un salto al Narni Comics. Grazie, siete stati carinissimi! Per chiunque volesse, sarò presente al Romics i primi di ottobre col mio fedele disegnatore che si impegnerà a sketchare al meglio il nostro fumetto! E potrete prendermi in giro perché odio stare al centro dell’attenzione XD
Per tutti quelli che, invece, non potessero venire ma hanno comunque la curiosità di sapere cosa sia 7 lascio il link qui sotto!
http://www.prankstercomics.it/prodotto/7/
Per qualunque altra cosa, potete contattarmi in privato! Cercherò di rispondere in tempi celeri XD
Alla prossima
F.
 
  
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