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Autore: Ronnie92    19/09/2018    1 recensioni
Cercavo l'ispirazione per scrivere qualcosa di diverso dal solito.
Poi sono incappato nei miei soliti rancori, e quindi mi sono ritrovato a scrivere del mio solito malessere.
Non ci si può allontanare troppo da se stessi, nemmeno credendo di essere altri.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Respiro lento.
L’aria entra nei polmoni, sento che il senso della vita è tutto qua.

Ma se guardi l’asfalto puoi capire la profondità della vita?
Quel miscuglio tetro e maleodorante su cui camminiamo è tutto ciò che serve per capire.

Forse non sarai d’accordo con me, però se devi andare da qualche parte, a meno che tu non abbia un elicottero o la capacità incredibile di volare, devi camminare per strada, e prova tu a camminare per 10 kilometri su una strada non asfaltata.
Sai come ti senti alla fine? Come qualcuno che non potrà muovere un singolo muscolo per le prossime 10 ere.

Stanotte mentre tornavo a casa ho fissato l’asfalto per tutto il tragitto, e solo allora ho capito la profondità della vita.
Quanta strada ci separa dalla meta finale.
Cos’è la meta finale?
Tu lo sai già? Io no.

Eppure andando a scuola ci insegnano tanto, tutto ciò che è accaduto prima di noi, tutto ciò che potrebbe accadere dopo, ma adesso? Chi si preoccupa di ora?
Chi ci insegna ad agire a questo preciso momento?
Cosa farò dopo aver mangiato il mio panino?
Uscirò con loro, farò l’amore, mi perderò nel baratro di pensieri inutili e tetri, ma soprattutto inconcludenti?

In questi pochi attimi ho fatto un sunto del caos che è dentro di me, e sicuramente dentro di te, visto che sei qui a masticare questa robaccia insieme a me.

Ho visto i tuoi occhi senza averti mai visto.
Non importa che siano castani con delle piccole imperfezioni, o azzurri e verdi.
Non importa.
So come sono i tuoi occhi.
Sono occhi stanchi. Stanchi di vedere sempre le stesse cose, la stessa noia in giro.
Ed io mi arrabbio.
Tu ti indigni delle solite cose? Io mi arrabbio.

Quando sbagliano a zuccherare il mio caffè, mi arrabbio.
Quando buttano le cicche per terra, mi arrabbio.
L’asfalto è mio, anche mio, e non lo voglio imbrattato, né ieri, né domani, ma soprattutto oggi.

L’asfalto.
Ed ecco che ritorno a questo elemento confusionario e fantastico, così realistico ma così deprimente.
Ma tu che ne sai, cosa te ne importa dell’asfalto… Hai ben altri pensieri per la testa.
Molto più importanti, molto più gravi.

A te piace solo leggere una bella storia, qualcosa che catturi la tua fantasia, qualcosa che ti lasci col fiato sospeso e che non ti annoi.

Alla fine di tutto questo, chiuderai queste pagine e penserai a me.
Penserai che sono strana, o che sono stupido.
Che non ho una vera lucidità, e che tutto questo è solo un imbroglio.
Non posso negare. Tutto ciò è veramente falso.
Ma, una volta che avrai staccato da tutto, saprai che io sono qui ad attenderti, perché ho bisogno di raccontarti tutto, dal principio alla fine.
Perché la fine è solo l’ultima meta.
Ecco, forse ho trovato una risposta.
La fine è la meta.


                                                       ***                      ***

Credo di aver intravisto il buio negli occhi delle persone che amo.
Questo mi ha spaventato.
Lou mi ha sempre dato conforto.
Dalla prima volta che ho fatto l’amore tutto è stato più confuso.
Ti ritrovi con quella adrenalina pazzesca, ti senti  in uno stato  magnifico. Senti caldo, sei avvampata, poi tutto finisce e sei nuovamente vuoto.

E se provassi a farti riempire da qualcosa?
Ma da cosa?
E perché tutte queste domande?
Io voglio risposte. Tu vuoi risposte?
Diceva una canzone che “di Risposte non ne ho”.

Però quanto vorrei sentire di nuovo il tepore della lana calda, un buon the al limone che mi riscaldi. Al limone, perché deve essere una puntina acido.
Se non c’è acidità non provo piacere.
Forse è il gusto che più mi si confà.
L’acidità è poco apprezzata, strano.
In fondo abbiamo tutti gusti di merda.
Insoddisfatti sempre.

                                                       ***                      ***

Guardavo il mio corpo e non mi sentivo a mio agio. Non quella sera, ma nemmeno le altre sere. E stasera? No, nemmeno.

Provavo ad evadere con la fantasia, con la scrittura.
Conobbi Lou per caso, su una chat.
Avevo voglia di sesso, ma Lou c’era, era lì.
Forse mi innamorai.
Non per la sua voglia di accontentarmi, ma per quella voglia di accontentare il suo piacere.

Ma cos’è l’amore ai tempi d’oggi?
L’amore è un buco nero che avanza e ti inghiotte, e tu non sei pronto, non sei pronta, non lo sei.

Lou era sempre stata una persona pronta.
Dalla prima volta che ci siamo visti.
Da quel momento che mise la mano fra le gambe, sentii piacere.
Un piacere che non si riconduce al semplice sesso, ma alla soddisfazione del vedere soddisfatta la persona che più ami al mondo.

Sapevo che sarebbe stata la mia gioia trascorrere ogni singolo minuto di orrore e ironia con Lou.
Sapeva come tirarmi su, in tutti sensi.
Ed io tiravo su Lou, perché era tutto ciò che contava.


                                                       ***                      ***

Ho accolto il dissidio interiore per molto poco tempo.
Alla gente non piace il “Molto Poco”, lo trovano fastidioso.
Ecco, a me piace dare fastidio.
Mi piace infastidire le persone.

La mia personale filosofia di vita mi spinge a rompere tutti i meccanismi conosciuti dagli altri. Non bisogna baciare subito, non bisogna correre contro il precipizio.
Non bisogna, non devi, non fare, non agire.
Siamo in un mondo in cui il “NON” regna sul “Fa presto, ma fai”.

Io amo fare.
Amo mettermi in pericolo, amo essere fragile, come una foglia al vento.
Voglio che il vento ci provi, e io proverò gusto nel resistere.
Mi terrò  come la foglia che vuole continuare a vivere.

Ma come fa una foglia a vivere?
Ve lo siete mai chiesto?
La foglia butta fuori ossigeno, e respira il nostro scarto.
Ma io ho sempre pensato che siamo noi a respirare lo scarto delle foglie.
Perché la razza umana sa essere un avanzo in questo pianeta.
Se ci impegniamo siamo davvero delle merde.

Sono una persona tragica.
Però mi piace quando si arriva subito al sodo.
E se arrivo subito al sodo, allora gioisco.

                                                       ***                      ***

Ho sempre amato i cattivi delle storie.
Mi piacciono le storie lugubri, senza dialoghi, perché non ho bisogno di altri che parlano, parlano, parlano, ma ho bisogno di vedere con i miei occhi.

Voi mi vedete? Mi immaginate?
Io vi immagino, seduti lì sulle vostre sedie, sulle vostre poltrone comode, con quel cuscino sotto al sedere che a tratti vi dà anche un po’ fastidio, e quindi lo lanciate via.
Siete troppo forti, vi adoro.
Degli odierni Don Abbondio, pronti a levarvi dalle scatole tutto ciò che non è necessario, tutto ciò che è fastidioso.

Facciamo sesso?
Ovviamente no! È  impensabile! Come si può fare una cosa del genere se io sono qua e voi siete là?

Chiudete gli occhi, e immaginate ciò che volete.
Una donna bellissima, un uomo affascinante, un cavallo (per chiunque abbia gusti un po’ strani).  Che differenza fa il “chi”?
Se ho gli occhi che ricordano l’ambra, e mani morbide per accarezzarvi il viso, e parole dolci per conquistare il vostro cuore ferito ho già tutto ciò che mi serve.
Ma forse avete bisogno di una stronza, di un bastardo, di qualcuno che vi faccia piangere. Perché voi meritate di piangere e farvi trattare di merda.

Ma sono sempre ”solo”? Lui non mi calcola? Lei pensa solo ad uscire con le amiche?
Sono le lamentele più rompiscatole che abbia mai sentito.
Siete ridicoli.
Ma voglio capire.
Vorrei capire.
Ma forse anche no, si diventa cinici perché all’inizio si è stupidi.
Ma ditemi, non era bello essere stupidi?
Quando tutto dava quella gioia immensa, inaspettate, incredibile?
Quando bastava un messaggio, un pensiero, un bacio per essere felici in modo assurdo?

Io ero felice quando potevo instupidirmi allegramente.
Oggi, “da grande”, è molto difficile lasciarsi trasportare.

Ma basterebbe fare sesso.
Non quello dei porno, spettacolarizzato dalla massa.
Non hai bisogno di un lui che ti chiami “troia”  e ti sculacci perché altrimenti non provi piacere.
Non hai bisogno che lei ti cavalchi come una amazzone per 40 minuti per sentirti più uomo.

Non abbiamo bisogno della spettacolarizzazione.
Abbiamo bisogno di essere.
Perché solo se siamo possiamo provare qualcosa.

                                                       ***                      ***

Eppure siamo animali.
Vediamo una bella donna ci sentiamo infiammati, vediamo un bel ragazzo, gli guardiamo subito il culo.
Non siamo diversi in fondo da un leone.
Vogliamo solo accoppiarci quanto più velocemente possibile con un gran numero di altri individui.
Non potremmo mai sfuggire dal nostro lato animale.
Noi vogliamo prendere e conquistare, dominare ed essere dominati.
Non sfugge nulla alla natura.

Ma ogni tanto si può scappare.
Anche da se stessi, basta un foglio di carta, una penna e un po’ di fantasia.

                                                       ***                      ***

Lou mi credeva, anche quando mentivo spudoratamente, per questo continuerò a credere nella speranza. Anche dopo Lou. Sempre.

                                                       ***                      ***

E se mi dovessi perdere nella nostalgia rileggerò tutto questo, e vedrò le vostre facce instupidite dalla tecnologia e riderò, e poi sarò di nuovo “sola”.

E nella solitudine mi sentirò perso, perso fra le rime di un libro che non avrò mai il coraggio di scrivere. Perso, perché tanto sarà sempre tutto inutile.

Non sarò mai in grado di costruire un mondo alla Tolkien, o una scuola di magia e stregoneria.
Non saprò raccontarvi di una ritardata che va da sola, disarmata e canticchiante  nel bosco con un lupo affamato e divora imbecilli.
Non salverò mai i miei personaggi dal dolore e dall’agonia.
Voglio che soffrano, perché io soffro.
E anche voi soffrite.
Quindi è giusto, è giusto essere terrificanti e cattivi.

Sarà stupido sedermi, scrivere e narrarvi di mille facce, di mille volti, di un solo Sole che oggi splende per me. Di uno studente, un lavoratore, una modella che trovano il vero senso della vita.
A che serve.
A che vi serve.
                                                       ***                      ***

Chiudo gli occhi, inspiro.
L’ossigeno entra dentro, l’anidride carbonica esce.
Semplice, difficile.
Io sono una foglia che combatte, e voi siete il vento che cerca di buttarmi giù

Ma io vado avanti. Respiro lento.
Resto attaccata su, come una foglia.

  
 
   
 
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