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Autore: DNora    19/09/2018    0 recensioni
Quando sei un comune ragazzo, non sempre sai che esistono creature in grado di creare illusioni così realistiche da sembrare reali.
In realtà, non sai nemmeno con certezza se esistono creature come draghi, geni o elfi.
Questa, a tuo avviso, è una cosa che andrebbe corretta.
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ancora non sai perché sei ceduto alle insistenze di Laura di andarle a ritirare il pacco dal nuovo sito di shopping online che ha trovato.
Forse è per amore fraterno, forse è perché tu hai quasi finito i soldi e l’unica disponibile a farti un prestito in casa è lei.
Chissà.
Guardi la porta che hai di fronte: non c’è nessuno oltre a te nella piccola via e, attraverso il vetro opaco, non riesci a distinguere assolutamente nulla. La leggera umidità che c’è nell’aria sembra arrivare proprio dall’uscio, rendendolo ancora meno invitante.
Non ti sembra il posto ideale per un negozio d’abiti.
Ma forse, rifletti, è solo il magazzino, o il punto di ritiro.
Almeno lo speri per loro. Neanche il nome sembra allettante: “Bazar secolare: di ogni tipo, per ogni tipo”.
Quando apri la porta cigolante, puoi sentire il vago rumore di onde di sottofondo, probabilmente l’ennesima stazione radio dedicata alla meditazione.
Dentro, sembra che qualcuno abbia preso una casa, l’abbia ribaltata e abbia buttato l’intero suo contenuto dentro questo negozio, senza curarsi minimamente del risultato: un armadio con dentro pile di tappeti, un tavolo apparecchiato di gioielli, un letto cosparso di abiti da sposa fatti di velo quasi trasparente.
Lentamente, ti fai strada verso il bancone, stando attendo a non urtare nulla di tutte le cianfrusaglie che trovi sulla tua strada.
Quasi fai cadere a terra un vaso ricoperto di fregi dorati.
Tua sorella trova sempre i siti più oscuri di tutti.
-Salve,- saluti il commesso, e lui ti guarda con aria leggermente stupita, -sono qui per ritirare l’ordine a nome Filiberti.
Ti studia per un momento, poi annuisce tra sé.
-Sì, mi sembra giusto. Prego, mi segua. È sul retro.
Devono pagarlo veramente poco se nemmeno ha voglia di portarti un pacchetto. Forse non si fida a lasciarti solo nel negozio?
Lo segui per qualche metro, finché non raggiungete una porta che sembra identica a quella dell’ingresso.
-Hai ordinato il medaglione in pietra di Lassa, giusto?
Pensavi fosse un vestito.
-Sì?
Ribatti incerto. Magari hai capito male: di sicuro non ci sono due Filiberti ad aver acquistato da questo posto.
Ti sorride, aprendo la porta: dà al magazzino più scuro che tu abbia mai visto.
-Per di qua.
Fai un passo incerto oltre l’uscio e senti la serratura scattare dietro di te.
-Ehi!
Urli, senza ottenere risposta.
Stai per dare un pugno alla porta quando senti un leggero clic e dell’acqua inzupparti le scarpe. La luce improvvisa ti acceca per un istante.
-Ma che diavolo?
Ti volti.
Un lago. Non c’è altro modo per descriverlo: di forma irregolare, pieno di acqua torbida dall’odore nauseante e da una montagna d’alghe, ma pur sempre un lago.
Ti sporgi leggermente, catturato dall’immagine così sbagliata, così estranea al luogo, e osservi le acque verdastre muoversi al ritmo delle onde, un grande tamburo che batte al ritmo del tuo cuore.
All’improvviso, ti sembra di scorgere qualcosa muoversi sotto la superficie dell’acqua ed è come risvegliarsi da un sogno: sei ancora chiuso in un magazzino di una rivendita di oggetti per la casa.
-Benvenuto.
Ignorando la voce roca, ti volti nuovamente verso la porta, spingendo e tirando con tutta la forza a tua disposizione.
-Ehi! Fammi uscire! Ora!
-Perché ti agiti tanto?
Ti volti improvvisamente, quasi scivolando sul terreno fangoso. Una figura è emersa al centro del lago: lunghi capelli neri con qualche alga impigliata che incorniciano un viso cinereo. Le orbite, nonostante siano vuote, danno l’impressione che ti sta osservando con divertimento.
-Filiberti,- scandisce lentamente, -giusto?
Annuisci. Davvero pochi euro valgono un colpo al cuore come questo? Ne dubiti.
-Ti stavo aspettando.
-Ok?- chiedi indietreggiando, osservandola mentre ti si avvicina. Provi ancora la maniglia, ma la porta rimane serrata, -Ce l’ha lei il pacco per mia sorella?
Magari guadagnando tempo riuscirai a trovare un modo per uscire.
Si ferma a pochi passi da te, l’acqua che le sfiora con delicatezza la cintola.
La pelle, ora che la osservi più da vicino, si sta squamando in più punti e solo piccoli lembi sono attaccati ancora per poco alle sue braccia nude.
-Per tua sorella?
Chiede.
-Sì, l’ha ordinato tipo venerdì scorso?
Si ferma ad osservarti per qualche istante. Il rumore delle onde sulla battigia è l’unico rumore che riesci a sentire.
-Senti, io me ne vado.
-No.
-Scusa?
Cerchi di nuovo la maniglia dietro di te, alla cieca, ma non riesci a trovarla.
-Vai benissimo anche te.
Ti volti.
La porta.
La porta non c’è più.
-Ho detto,- senti la sua voce più vicina, il muro davanti a te liscio come ogni parete di questa stanza, il colore perlaceo che distorce la tua immagine riflessa, -che vai bene anche te.
Ti volti, ritrovandoti il suo volto a pochi centimetri dal tuo.
-Non sei interessato?
-Sinceramente? No. Lasciami andare!
La spintoni lontano da te e lei, impassibile, non sembra nemmeno perdere un poco d’equilibrio sul terreno fangoso.
-Sei cocciuto.
Sibila.
Non c’è via d’uscita, realizzi all’improvviso.
Puoi vedere un ghigno nascere sul suo viso.
-Non ho mai incontrato qualcuno più resistente di te. Devo farti i complimenti.
Prendi il cellulare e lo sblocchi con mani tremanti.
-Oh, andiamo, guardami almeno in faccia quando ti parlo. Non è educato fare altrimenti.
Digiti il numero di tua sorella mentre con la coda dell’occhio controlli che la donna non si avvicini.
-Gio?- chiede lei appena risponde, -Non osare dirmi che non sei riuscito a passare.
-Riesci a venire qui?
Chiedi frenetico.
-Non le conosci proprio le buone maniere, eh?
Commenta la donna aspramente. Sembra infuriata.
-C’è qualcosa che non va. Mi hanno rinchiuso in una stanza con una donna che…
Ha chiuso la chiamata. Tua sorella ha chiuso la chiamata.
Guardi sbalordito il cellulare e, solo dopo un interminabile momento, noti che non c’è campo e che il 3g non è più attivo.
-Così va meglio.
Sorpreso, alzi lo sguardo verso la donna.
-Ho detto: benvenuto.
I suoi occhi luminosi ti osservano con curiosità mentre tu ti perdi nel loro colore ambrato.
-Filiberti. Era ora.
La sua voce scivola melodiosa su ogni parola, le sue labbra formano curve eleganti ad ogni sillaba.
-Il tuo nome?
Ti si avvicina e puoi sentire il suo profumo: sembra menta, e ne vieni avvolto in pochi secondi. Inspiri, socchiudendo gli occhi.
-Gioele?
Non ne sei tanto sicuro, ma dal suo sorriso dolce dovresti aver dato la risposta corretta.
La vedi scostarsi dal viso una ciocca dei lucenti capelli.
-Gioele,- sospira e tu, incantato, ti avvicini, -piacere di conoscerti. Ti andrebbe di venire con me?
Annuisci, senza distogliere lo sguardo dal suo e, con la coda dell’occhio vedi una sua mano delicata posarsi sulla tua guancia.
-Ci vorranno solo pochi secondi.
Sussurra, poggiando anche l’altra mano ad accarezzarti il viso.
Poi, in un lampo di lucidità, senti le sue unghie affondare nei tuoi occhi.
Dolorante, urli.
Senti il suo sguardo inesistente su di te mentre cadi in ginocchio, le mani squamose che, luride, ti trattengono per il mento.
-Testardo fino all’ultimo.
La voce roca commenta irritata. Riesci ad intravedere, attraverso le tue stesse lacrime insanguinate, il suo volto contratto in una smorfia orrenda, sprezzante, disgustata.
Cadi di lato sul fango fetido, sprofondandoci mentre perdi conoscenza.
   
 
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