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Autore: EuphemiaMorrigan    20/09/2018    5 recensioni
[Tanti auguri, Rekichan ♥]
Sasuke e Sarada centric. Accenni SasuSaku. Canonverse.
Dal testo:
Sasuke era diventato adulto con la convinzione di non meritare nulla dalla vita, soltanto un’esistenza vuota impegnata a proteggere un villaggio in cuor suo non più considerato casa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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My Father’s Eyes.
 

Tanti auguri, Michele. 

Then the light begins to shine and I hear those ancient lullabys.
And as I watched this seedling grow, feel my heart start to overflow.
When will I learn the words to say? Ho do I teach him? What do we play?
If I did, I’d realize.
That’s when I need him, that’s when I need my father’s eyes.
Eric Clapton – My Father’s Eyes.

01. Regalo.

Sasuke era diventato adulto con la convinzione di non meritare nulla dalla vita, soltanto un’esistenza vuota impegnata a proteggere un villaggio in cuor suo non più considerato casa. Proprio per questo mai si sarebbe aspettato di ricevere quel dono, scritto frettolosamente su un foglio di carta spiegazzato: “Sono incinta”.

02. Dubbi.

Inizialmente era stato invaso da sensazioni confuse, un misto d’entusiasmo e timore: sarebbe stato in grado di fare il padre? Avrebbe finito per compiere i medesimi errori di Fugaku? Lui, ragazzino cresciuto in solitudine e cullato dall’odio, poteva riuscire a dare affetto ad una creatura innocente?
Ogni domanda perse d’importanza, però, fra le braccia di Sakura.

03. Attesa.

In quell’ultimo periodo Sasuke aveva letto diversi libri sulla gravidanza, tra una missione e l’altra veniva spesso visto dagli abitanti di Konoha con il viso sprofondato in qualche manuale di gestazione, più frastornato di quanto ‘l’ultimo geniale Uchiha’ fosse mai apparso in pubblico.

04. Nascita.

Neanche erano riusciti a mettersi d’accordo sul nome che lei già aveva deciso di venire al mondo, e la solita sfortuna aveva voluto accadesse proprio quando era fuori dal Paese del Fuoco su ordine dello stupido Hokage!
Malgrado ciò, affaticato e sudato a causa del viaggio, mentre Karin gli sbraitava qualcosa contro, Sasuke non poté far a meno di pensare a quanto fosse bella Sakura con in braccio loro figlia.
«Sarada».

05. Il modo migliore.

«Arrivi sempre in ritardo».
Sasuke non rispose, per la prima volta in vita sua privo di pensieri o parole, l’attenzione rivolta a scrutare il frugoletto stretto dalla compagna; rimase stupito dai numerosi capelli corvini, le piccole dita chiuse a formare due pugnetti minuscoli, il respiro lento e regolare…
«Vuoi tenerla?».
«N...».
«Non vorrai far fare tutto a me!».
Il modo di spronarlo che aveva Sakura era strano, eppure anche il più giusto.

06. Occhi.

Tenere in braccio Sarada per la prima volta gli era sembrato strano, un assassino poteva permettersi davvero di sfiorare quell’esserino innocente senza curarsi del passato?
Ma scrutando lo sguardo vispo della figlia, da subito a suo agio in quella goffa stretta, smise di domandarselo.

07. Mani.

Il tempo che poteva passare con la sua famiglia era limitato e sapeva che Sakura non gliene faceva una colpa, ma in quel momento, concentrato a contare le dita di una dormiente Sarada, si chiese se anche lei avrebbe capito o si sarebbe sentita abbandonata.

08. Primi passi.

Quando la moglie gli aveva mandato quella lettera, con tanto di scatto rappresentante la piccola Sarada intenta ad allungarsi e rimanere a stento in piedi per la prima volta, Sasuke non aveva resistito. Era vicino Konoha, poteva permettersi cinque minuti e poi… Voleva vederla camminare con i suoi occhi, non da una fotografia.

09. Febbre.

La prima volta che Sarada aveva avuto la febbre lui non c’era stato, così come la seconda; s’era perso il primo dentino, la prima parola, le lacrime e le ginocchia sbucciate…
Lento carezzò la chioma corvina della figlia, provando a non svegliarla. Chissà cosa pensava di suo padre?
«Sasuke… – il mormorio di Sakura lo distrasse da quei pensieri. – Quando sei tornato?».
«Come sta?».
La donna sorrise, abituata a quel modo di fare. Tutte le volte che accadeva qualcosa a Sarada, la stessa sera Sasuke si presentava a casa, a vegliare su di lei senza farsi vedere, come se fosse il suo angelo custode.

10. Abbraccio.

Varcare la soglia di casa propria dopo anni di vita da nomade era talmente strano che una sensazione di disagio allo stomaco e velata malinconia lo avevano colpito al ricordo di tutte le volte che, da bambino, nessuno più lo aveva accolto con calore.
La sensazione di solitudine venne scacciata via d’improvviso, quasi gli avessero dato uno schiaffo, quando Sarada lo abbracciò con trasporto.
«Papà!».
Sasuke abbozzò un sorriso, aveva di nuovo qualcuno da cui tornare.

   
 
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