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Autore: green_eyed    21/09/2018    3 recensioni
"Comunque, come funziona? Tu vieni qui quando ti chiamo. Ti basta...entrare e uscire dall'esistenza, o qualcosa del genere?"
"È come un legame magico" spiega Lexa, apparentemente esitante. "Quando dici il mio nome, provo una spinta - proprio qui, nel mio petto" dice, disegnando un cerchio intorno alla pelle sopra il suo cuore. "Che è strano di per sé, visto che non possiedo più un cuore pulsante. Non posso spiegarlo, ma mi sento obbligata ad essere ovunque tu sia."
"Quindi non sono solo io" dice lentamente Clarke, un'espressione piena di speranza a sostituire il suo cipiglio precedente. "C'è qualcosa di più tra me e te, non è vero?"
(oppure: Clarke è una studentessa del settimo anno, Lexa è uno dei fantasmi di Hogwarts. C'è una connessione tra loro che Clarke non capisce, ma è determinata a capirlo.)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

 
Ci sono mille cosa che potrebbe fare con Lexa ora che può toccarla, ma tutto ciò che Clarke vuole fare è tenerle la mano. Aveva dato per scontato il senso del tatto finché non fosse arrivato il fantasma, e ora il più innocente dei gesti è tutto ciò di cui ha bisogno per sentirsi soddisfatta.

È una cosa strana, pensa Clarke, essere contenta del semplice contatto della pelle contro pelle. Ma onestamente a lei non interessa altro che intrecciare le loro dita e stare con Lexa per il resto della notte, ed è felice che adesso stiano facendo esattamente questo.

Sono di nuovo nella Stanza delle Necessità, con un letto e quattro mura che le circondano. Ci sono alcune candele sparse nello spazio per l'insistenza di Lexa - "Le luci dal soffitto sono troppo forti e le torce a parete sono arcaiche; le candele creano un ambiente caldo e forniscono una quantità adeguata di illuminazione. Sono la scelta logica, Clarke."- di cui Clarke si assicurò di aggiungere alle istruzioni per la disposizione della stanza.

Ne è valsa la pena, naturalmente, vedere il tenero sorriso di Lexa immerso nella morbida luce delle candele.

"Perché resti qui, a Hogwarts?" Chiede Clarke mentre gioca con le fredde dita di Lexa.

(Questa è una cosa a cui aveva dovuto abituarsi. Lexa è percettibile in questi momenti - quasi salda sotto il suo tocco - ma la sua pelle è perennemente fredda, un promemoria pungente che anche se è qui ed è reale, è ancora morta.)

Anche se Clarke spera in una risposta da Lexa, non se ne aspetta una; l'ultima volta che ha iniziato questo particolare discorso, Lexa l'ha chiuso quasi immediatamente. È ovvio che Clarke è piacevolmente sorpresa quando il fantasma le offre una vera risposta.

"Appartengo a questo posto" dice Lexa semplicemente. Guarda come Clarke continua a giocare con la sua mano, ancora affascinata dal contatto dell'altra ragazza.

"Non hai mai voluto avventurarti lontano dal castello? Per esplorare le meraviglie del mondo?" Chiede Clarke con un piccolo sorriso e le sopracciglia alzate.

"È qui che si trova la mia casa adesso" dice Lexa, i suoi occhi guizzano per incontrare quelli di Clarke prima di tornare a guardare le loro dita intrecciate. "Non desidero essere da nessun'altra parte se non qui."

Le guance di Clarke si scaldano per l'implicazione, e nasconde la faccia nel cuscino per cercare di nascondere il rossore. Con la coda dell'occhio, vede Lexa che sorride al soffitto.

"Che ore sono?" Chiede Lexa alla fine, rompendo il silenzio.

Clarke le alza il polso per controllare l'orologio. "Appena le undici passate."

"Dovresti tornare al tuo dormitorio" dice Lexa, anche se Clarke riesce a sentire un accenno di riluttanza nel suo tono. "Octavia si aspetta che torni tra poco."

"Non voglio lasciarti" dice Clarke, trattenendo a malapena un lamento petulante. Fa scorrere le dita verso l'alto e sopra il braccio nudo di Lexa; non riesce a vedere la pelle d'oca, ma può certamente sentirla. Sorride tra sè e sè. "È già tardi, non posso restare ancora un po'?"

Lexa emette una risata. "L'ultima volta che l'hai detto, sei rimasta fino all'alba. Octavia ha mandato una squadra di ricerca per il castello perché non sei tornata nella tua stanza entro la mezzanotte, come le avevi promesso."

"Si preoccupa troppo" dice Clarke in tono sprezzante.

Si trascina in avanti finché non riesce a seppellire la faccia nell'incavo del collo di Lexa, e sospira contenta. All'inizio il fantasma è rigido - Clarke è preoccupata che abbia in qualche modo attraversato casualmente una linea - ma alla fine si rilassa e allunga una mano gentile sulla vita di Clarke.

"Si preoccupa per una buona ragione" commenta Lexa, quando entrambe sono a loro agio nella nuova posizione. "È divertente - ti comporti come se non avresti fatto la stessa cosa se le carte fossero state girate."

"Sì, beh..." Clarke si allontana, incapace di trovare una contro-argomentazione. Lexa non dice nulla, ma sa comunque che il fantasma ha sollevato un sopracciglio sapiente. "Sta' zitta."

"Non ho detto niente, Clarke" dice Lexa, in modo un po' canzonatorio. "Forse dovresti farti controllare le orecchie."

"Stai facendo la stronza" Clarke si lamenta nel collo di Lexa. Il suono vibra contro la pelle di Lexa, che rabbrividisce leggermente. Clarke sogghigna pigramente alla reazione.

"Ti stai comportando in modo infantile" dice Lexa, dopo essersi rilassata di nuovo.

Clarke sospira e sprofonda ulteriormente nell'incavo del collo di Lexa. "Puoi biasimarmi per voler passare tutto il tempo con te?"

Lexa fa una pausa. Poi dice "A rischio di sembrare presuntuosa...abbiamo il resto della tua vita da trascorrere insieme. Sono sicura che possiamo gestire una notte separate."

Clarke si congela sul posto. Non si rende conto di star trattenendo il respiro. Lexa reagisce rapidamente, togliendole la mano dalla vita e spostandosi all'indietro per dare spazio all'altra ragazza.

Quando Clarke finalmente si ricompone, si rende conto che non si stanno più toccando in alcun modo. Lexa la sta fissando con occhi lucidi, pieni di preoccupazione e apprensione, come se stesse aspettando una brutta reazione.

Clarke sente il suo battito pulsare nelle sue orecchie. Questo bellissimo enigma di una ragazza ha appena dichiarato di essere sua. Lexa è sua e lo sarà per sempre. Clarke vorrebbe piangere per la tenerezza di tutto questo.

"Intendi davvero quello che hai detto?" Chiede alla fine, quando è sicura che qualche lacrima sia stata tenuta a bada. "Stare per sempre con me, intendo."

"Anche se avessi cento altre scelte, sceglierei comunque te" dice Lexa sottovoce.

Gli occhi del fantasma guizzano verso il suo stesso corpo, ma Clarke è troppo occupata a fissare le sue labbra per notarlo. Avvicina Lexa a sè, disperata per mostrarle che in ogni vita, in ogni universo, anche lei la sceglierebbe.

Si baciano fino a quando Lexa diventa di nuovo incorporea, quando Clarke finalmente se ne va.

***

Non si rende conto fino a che non si è sistemata a letto, dopo aver dato un'occhiata ad Octavia e averle detto che era tornata, di quello che ha detto Lexa.

Abbiamo il resto della tua vita da trascorrere insieme.

Clarke si stringe petto dolorante e, per la seconda volta quella notte, cerca di non piangere.

***

"Reducto!" Esclama Octavia, puntando la sua bacchetta verso l'enorme topo che gli era stato assegnato dalla professoressa Cartwig.
Il topo rimane delle stesse dimensioni - cinque volte più grande di quanto dovrebbe essere - e si blocca sulla scrivania per esaminare i libri di testo accatastati sull'angolo. Octavia ripete risoluta l'incantesimo. Quando rifiuta di rimpicciolirsi, punta ostinatamente il topo con la punta della sua bacchetta.

Lo sguardo di Clarke vaga pigramente sui suoi compagni dopo il terzo tentativo fallito di Octavia, finché non coglie un paio di taglienti occhi marroni attraverso la stanza. Rivolge immediatamente la sua attenzione alla sua amica.

"Lo sta facendo di nuovo" sussurra Clarke, sgomitando il fianco di Octavia.

Octavia aggrotta la fronte e scuote leggermente le spalle, ma non distoglie lo sguardo da dove continua a praticare l'incantesimo restringente. Solitamente, Clarke avrebbe ammirato la sua dedizione a provarci ancora, ma ora ha un problema più pressante a portata di mano.

"Anya mi sta fissando di nuovo" ripete Clarke. "E per favore non dirmi che è stata una coincidenza - ha cercato un contatto visivo diretto e non ha nemmeno provato a distogliere lo sguardo."

"Forse è stata una coincidenza" dice comunque Octavia, ignorando completamente le sue parole. "Alcuni Serpeverde sono così raccapriccianti. Comunque, non è che da lei ci si possa aspettare qualcosa di diverso."

La professoressa Cartwig comincia a spiegare dalla parte anteriore della stanza, impedendo in modo efficace a Clarke di lamentarsi di quanto Anya sia intimidatoria. L'interruzione funziona a suo favore però - Anya smette di fissarla per prestare attenzione alla loro insegnante, e non si guarda più indietro.

***

Clarke pensò di essere libera, ma Anya si avvicina alla sua scrivania alla fine della lezione, quando tutti gli altri stanno uscendo fuori dalla porta.

"Dobbiamo parlare" dice Anya senza mezzi termini. I suoi occhi guizzano verso Octavia. "Da sole."

Anche se la sua voce è monotona, i suoi occhi sono tutt'altro. Clarke è onestamente un po' terrorizzata da Anya, con il suo atteggiamento assurdo e la sua reputazione di leader dell'intera casa dei Serpeverde. Clarke guarda Octavia - la più Grifondoro di tutti i Grifondoro, la ragazza che probabilmente potrebbe fissare la morte in faccia e sopravvivere per raccontarlo - ed è inorridita nel vedere che la ragazza acconsentire.

Dopo che Octavia impacchetta la sua roba, rivolge ad Anya un ultimo sguardo - Clarke non riesce a leggere la sua espressione - e Anya risponde con un rigido cenno del capo. Clarke non capisce nessuna parte della conversazione silenziosa che è appena accaduta, ma guarda Octavia allontanarsi con Lincoln, che a quanto pare la sta aspettando vicino alla porta.

Sono sole ora. Clarke ammette di essere un po' nervosa, ma cerca di non mostrarlo.

"Devi stare lontana da lei" dice Anya senza preamboli.

"Chi, Octavia?" domanda Clarke, lanciando un'occhiata alla porta ora vuota dove la sua amica si trovava qualche attimo prima. "La vedo difficile, visto che dormiamo nella stessa stanza."

Decide che non le piace dover guardare Anya dal basso, quindi si alza dal suo posto. Anya è più alta di lei anche stando in piedi, ma Clarke si sente comunque più autoritaria. La ragazza Serpeverde alza gli occhi a dimostrare l'ovvio, e Clarke ha la decenza di provare imbarazzo.

"Sto parlando di Lexa" spiega Anya.

Clarke quasi si lascia abbindolare, ma si riprende all'ultimo secondo. Non sa come Anya sa di lei e Lexa, ma pensa che fingere l'ignoranza sia la migliore cosa da fare.

"Chi è Lexa?"

Anya emette un grande sospiro. Clarke giura di poter sentire le onde di fastidio che si irradiano da lei.

"Entrambe sappiamo che non sei mai stata la stereotipata bionda stupida, Griffin, quindi non fingere con me. Ho cose migliori da fare che rimettere i pezzi a posto quando le cose andranno inevitabilmente male."

Clarke è davvero perplessa ora. Che cosa potrebbe andare storto? E perché Anya sarebbe stata la persona ad aiutarla?

"Di cosa stai parlando?" Chiede confusa.

"Lexa" risponde Anya esasperata. "Devi smettere qualsiasi cosa tu stia facendo con lei, perché finirai per peggiorare le cose."

Clarke si acciglia. "Peggiorare le cose per lei, o per me?"

Anya emette un altro sospiro, e Clarke vede un lampo nei suoi occhi, qualcosa di più profondo dell'irritazione che sta chiaramente provando.

"Potresti non crederci, ma non sono una masochista. Neanche io voglio che tu ti faccia male. Questa cosa tra te e Lexa...vi distruggerà entrambe."

Clarke non sa cosa dire.

"Quindi sei d'accordo allora" dice Anya, con un tono che indica che la conversazione (se così si può chiamare così) è finita. "Metterai fine a questa cosa con Lexa."

Clarke continua a non sapere cosa dire. Anya però prende il suo silenzio come un'affermazione e si gira verso la porta. Prima che possa andare troppo lontano, Clarke chiama il suo nome.

Quando Anya si ferma, Clarke chiede "Perché ti importa?"

"Contrariamente alla credenza popolare, il mondo non ruota intorno a te" dice Anya, franca come sempre. "Non sei l'unica i cui sentimenti contano."

È una non-risposta, ma Clarke non insiste ulteriormente. Ha la sensazione che Anya la maledirebbe piuttosto che parlare dei propri sentimenti. Clarke la lascia andare senza ulteriori domande e inizia a mettere i libri nella sua borsa. Solo quando sente avvicinarsi dei passi si rende conto che non è sola come pensava.

"Sembrava una conversazione piuttosto intensa" dice preoccupata la professoressa Cartwig. "Stai bene?"

Clarke annuisce solo perché sa che la sua voce l'avrebbe probabilmente tradita. Callie non sembra convinta, ma sembra capire che Clarke non vuole parlarne. L'insegnante fa un sorriso comprensivo e dice a Clarke di andare a pranzo, invitandola ad uscire dall'aula.

***

Lexa di solito si siede al tavolo di Serpeverde durante i pasti, a fissare le porte e aspettando che Clarke entri. Non si sono mai sedute insieme, naturalmente, ma Lexa aveva ammesso che non avrebbe sprecato neanche la minima occasione per stare vicino a Clarke.

(Clarke scherzò sul suo comportamento quasi da stalker, ma in fondo era affezionata alla devozione di Lexa.)

Clarke arriva fuori dalla Sala Grande e, proprio come spera, Lexa la nota. Il fantasma si alza dal suo posto e fluttua direttamente verso la porta, passando attraverso qualsiasi cosa e chiunque si trovi tra lei e Clarke. Clarke fa una smorfia alla manciata di persone al tavolo di Corvonero che purtroppo siedono sul 'cammino' di Lexa; sa bene che la sensazione dell'acqua ghiacciata non è piacevole.

Si allontana dalla Sala d'Ingresso e su per la Grande Scalinata, sapendo che Lexa la sta seguendo. Si ferma al primo piano e cammina lungo il corridoio finché non raggiunge un'aula inutilizzata. Come previsto, l'aula - trasformata in un magazzino, se le pile di libri di testo polverose sono un indizio - è vuota. Chiude la porta dietro di sè e aspetta.

Lexa è a malapena a metà della porta - letteralmente - quando Clarke parla.

"Come fa Anya Greene a sapere di noi?"

Per la prima volta che Clarke riesce a ricordare, Lexa sembra stordita.

"Pensavo che nessuno fosse autorizzato a saperlo" dice Clarke con le sopracciglia corrugate. "Non ne abbiamo mai parlato veramente, ma è sicuramente ciò che ho capito dal modo in cui sono clandestini i nostri incontri."

"Anya è mia amica" spiega Lexa. La sua voce è calma, ma Clarke la conosce abbastanza bene da vedere che è nervosa. "E' un'eccezione."

Clarke cerca di controllare le sue emozioni, ma non può evitare di esplodere.

"Perché io non sapevo che lei fà da eccezione? Perché la tua amica può saperlo, ma i miei amici no?"

Clarke pone la domanda anche se è convinta che i suoi amici non reagirebbero bene alla notizia. Non capisce ancora il perché, e tutto sta diventando ancora più complicato per renderla confusa, arrabbiata e ferita. In questo momento, vorrebbe solo sbattere i piedi ed esprimere una parte della sua indignazione che continua a ribollere.

Aggiunge amaramente "Non sapevo nemmeno che avevi degli amici qua attorno."

Lexa sembra sconvolta, e in qualche modo rende Clarke ancora più seccata.

"Clarke-" inizia Lexa, ma Clarke la interrompe.

"Sai cosa?" Dice Clarke, improvvisamente incapace di incontrare gli occhi di Lexa. "Non posso farcela adesso. Devo andare -  ho lezione o una cosa del genere."

Mentre percorre il corridoio, Clarke pensa che quella sia stata la prima volta in cui si è ritrovata a lasciare volontariamente Lexa.

***

È l'estate prima del settimo anno e Clarke e Lexa e i loro amici stanno passando una settimana nella spaziosa proprietà dei Blake. Clarke e Lexa si offrono di allestire il campo di Quidditch di fortuna nel cortile di casa mentre tutti gli altri aiutano i genitori adottivi di Octavia e Bellamy a ripulire dopo pranzo.

Naturalmente, una volta che Clarke e Lexa finiscono di preparare il campo, cercano di approfittare del fatto che sono sole per la prima volta da giorni.

La mano di Lexa è nei suoi pantaloni, due dita incurvate dentro di lei. Clarke dovrebbe sentirsi a disagio perché è fuori all'aperto, tra i cespugli vicino al campo dietro la casa, a fare sesso sfrenato mentre aspetta che i loro amici si presentino. Invece, è persa nel suo piccolo mondo, dove tutto ciò che riesce a percepire è il tocco di Lexa.

"Proprio lì" geme Clarke, senza nemmeno cercare di abbassare la voce; ormai è andata troppo in là per quello. "Lex, ahh- Sto per-"

"Ricordare questo per il resto della tua vita? Perché di sicuro io lo farò " dice una voce decisamente non di Lexa.

Lexa toglie bruscamente la mano dai pantaloni di Clarke, la quale gira la testa per trovare la fonte dell'interruzione. Raven, Octavia, Bellamy e Wells sono in piedi sul campo con le loro scope in mano. Raven la guarda per tre secondi prima di scoppiare a ridere, mentre Bellamy e Wells hanno cortesemente distolto lo sguardo. Octavia sta dando loro uno sguardo sorpreso, come a dire "Qui? Veramente?"
Clarke si abbottona velocemente i pantaloni e si liscia i capelli mentre cammina fuori dai cespugli verso il campo. Lexa segue senza dire una parola, e Clarke la sorprende mentre di nascosto si strofina le dita sul retro dei pantaloni prima di afferrare la sua scopa, che aveva gettato sul campo poco prima.

Anche Raven aveva notato il gesto, se la sua risata improvvisa poteva essere un'indizio. Le punte delle orecchie di Lexa divennero rosse e, ignorando il piccolo pubblico, Clarke preme un bacio gentile alll'angolo della sua bocca. Immagina che non abbia senso nascondersi ora, considerando quello che avevano già visto.

Lexa si rilassa leggermente e Clarke si rivolge ai loro amici.

"Non potete dirlo a nessuno" dice con serietà.

Raven ridacchia. "Mi dispiace informarti principessa, ma lo sanno già tutti."

"Cosa intendi per tutti?" Chiede Lexa corrugando la fronte, parlando per la prima volta.

Raven, forse rendendosi conto della gravità della situazione, risponde seriamente. "Noi quattro, più Jasper e Monty."

"Come l'avete scoperto?" Chiede Clarke accigliandosi.

"Il bagno dei prefetti" dice Ottavia sottovoce. "Stavo usando il bagno nel corridoio della stanza principale, quando siete arrivate. Ho dovuto nascondermi nei gabinetti per un'ora mentre voi...beh avete capito."

"Mi ero chiesta perché l'avessi trovato chiuso quella volta, e perché la vasca fosse già stata riempita. Pensavo fossi arrivata prima" dice Lexa a Clarke, che scuote la testa.

"Dovresti davvero controllare che una stanza sia vuota prima di iniziare a usarla" continua Wells con una smorfia. "Ero nell'edificio annesso alla biblioteca quando avete deciso di...si. Non mi avete notato perché eravate troppo occupate a togliervi i vestiti di dosso."

A questo punto, Clarke si porta le mani sul viso per nascondere le sue guance arrossite. Lexa è altrettanto agitata, ma Clarke può sentire la sua presenza sicura accanto a lei, rifiutandosi ostinatamente di mostrare quanto sia mortificata.

Bellamy si schiarisce la voce. "Io e Raven eravamo, uh..."

"Ah, che schifo" mormora Octavia quando si rende conto a cosa stia alludendo.

Bellamy alza gli occhi quando sua sorella inizia a fingere di vomitare. "Ho dei bisogni, O. Inoltre, Raven e io abbiamo un accordo..."

"Ad ogni modo" dice Raven ad alta voce sovrastando la voce di Bellamy. "Torniamo al punto. Eravamo nell'Armeria quando sentimmo dei rumori provenienti dal corridoio, nella Sala dei Trofei."

"E noi eravamo lì, ovviamente" finisce Lexa. "Abbiamo pensato che nessun altro sarebbe stato in giro a quell'ora."

"Le grandi menti pensano allo stesso modo, ovviamente" dice Raven ammiccando. Octavia continua a far finta di vomitare in sottofondo.

"Che mi dici di Jasper e Monty?" Chiede Clarke, anche se ammette che ha quasi paura di scoprirlo - le storie di tutti sono state imbarazzanti finora, ma sa che potrebbe sempre peggiorare.

Per fortuna, non è così. È comunque imbarazzante, ovviamente, ma non più delle altre storie.

"Conservano il loro Moonshine nella rimessa delle barche perché nessuno vi si reca mai, non dopo della festa di inizio lezioni" spiega Octavia.

"Tranne noi, quella volta" dice Lexa, chiudendo gli occhi esasperata. "Perché c'erano persone in entrambi i nostri dormitori."

Clarke raggiunge la mano libera di Lexa e la stringe in modo confortante.

"Voi ragazze fate schifo a tenerla nei pantaloni" commenta Raven inutilmente.

Octavia decide di avere pietà di loro, e apre la strada verso il centro del campo con una Pluffa battuta sotto il braccio. "Forza innamorati, mostraci quanto sei forte in squadra..."

"Aspetta, voi ragazzi non avete ancora iniziato?" Chiede Anya ad alta voce, mentre lei e Lincoln entrano in campo con le scope in mano, in ritardo per essere arrivati alla proprietà dei Blake solo un'ora fa e scomparendo dopo pranzo per disfare i bagagli.

"Abbiamo avuto una, uh...un'imprevisto" risponde Wells diplomaticamente.

Raven, tuttavia, non ha un tale tatto. "Lo sapevevate, vero?" Chiede ad Anya e Lincoln.

A quanto pare, Anya non ha bisogno di alcun contesto perché la domanda abbia un senso. Ridacchia e guarda Clarke e Lexa.

"E chi non lo sa?"

Quando la mascella di Lexa cade, Lincoln si affretta a rassicurare sua cugina. "Quello che intende dire è che tutti nella nostra cerchia di amici lo sanno, ma nessun altro oltre a noi. Va tutto bene, Lexa. Non lo sanno."

Per la prima volta da quando Clarke l'ha incontrata, Anya sembra dispiaciuta. "Lincoln ha ragione. Intendevo che tutti i nostri amici lo sanno. Nessun altro, okay?"

Percependo il crescente disagio di Lexa ma non sapendo come consolarla di fronte a tutti, Clarke è grata quando Octavia parla.
"Restiamo a parlare tutto il giorno o giochiamo a Quidditch?"

Lexa fa un cenno di approvazione a Octavia e Clarke le rivolge un sorriso di gratitudine.

"Non abbiamo abbastanza persone per due squadre complete, quindi  giocheremo solo con una Pluffa - senza Bolidi e Boccino. Dovranno esserci tre cacciatori per ogni parte, più un custode. La prima squadra che arriva a cinquanta punti vince" spiega Octavia. "Avanti, dividetevi in squadre - il gioco non si giocherà da solo!"

***

"Dobbiamo stare più attente" dice Lexa sbadigliando, avvolgendo il suo braccio intorno al bacino di Clarke mentre si sdraiano sul letto.

"Tutti i nostri amici lo sanno ora."


Clarke può capire dalla tensione nel suo abbraccio che Lexa è più ansiosa di quanto stia dando a vedere.

"Sei preoccupata per come hanno reagito prima?" Chiede Clarke, picchiettando con la mano sulla sua pancia finché Lexa non allarga le dita e Clarke riesce ad intrecciarle con le sue. "Perché hanno fatto cambiare tutte le stanze in modo da farci avere la più grande. È anche la stanza più lontana dalle altre, quindi avranno avuto i loro motivi se ce l'hanno lasciata, ma sono sicura che tu sia d'accordo che questo è molto meglio che dormire separate."

Lexa sospira e spinge il suo naso contro la parte posteriore della testa di Clarke. "Non è quello di cui sto parlando."

"Lo so" dice piano Clarke. "Mi sto solo assicurando che tu capisca: sono ancora nostri amici e ci copriranno le spalle. Non lo diranno a nessuno."

Non può vedere la faccia di Lexa, ma può immaginare che la ragazza abbia un'espressione dubbiosa.

"Mi fido di loro" dice Clarke seriamente. "Tu ti fidi di me?"

"Certo" Lexa risponde senza esitazione. Con l'aria di qualcuno che sta leggendo una lista della spesa, aggiunge: "Mi fido di te, tu ti fidi di loro, sono nostri amici, non lo diranno a nessuno."

"Dillo con un po' più di sentimento la prossima volta" dice scherzando Clarke.

Lexa grugnisce e lascia cadere la fronte sul collo di Clarke. Clarke ride e strofina il pollice sul dorso della mano di Lexa.

"Sto solo scherzando" dice dolcemente Clarke, quando sente il respiro di Lexa sul suo collo. "So che lo pensi davvero."

Lexa non risponde. Clarke pensa che potrebbe essersi addormentata, ma poi sente Lexa muovere la testa e premere un bacio assonnato sulla sua spalla.

"Mi fido di te" Lexa borbotta contro la pelle di Clarke, prima che la sua testa ritorni al cuscino e si addormenti sul serio.

***

Più tardi quella notte, Clarke si sveglia con un mal di collo e della bava all'angolo della bocca. La asciuga con una smorfia e si alza dalla posizione fetale che aveva ssunto sul divano. Distende la schiena con un grugnito, attirando l'attenzione di Octavia su di lei, che le offre un piccolo sorriso dall'altra parte del divano.

Clarke prova a ricambiare il sorriso, ma il sogno è ancora vivo in fondo alla sua mente.

Si rivolge agli altri suoi amici, che sono profondamente assorti negli scacchi magici, e chiede: "Ragazzi, avete lasciato che mi addormentassi?"

Raven si stringe nelle spalle, senza distogliere gli occhi dai pezzi bianchi e neri che si trovano tra lei e Bellamy. "Sembrava che ne avessi bisogno."

"Grazie" dice ironicamente Clarke.

Solleva l'orologio per controllare l'ora e vede che sono già le 22:30. Quasi le viene un colpo.

"Oh cazzo- ragazzi, state violando il coprifuoco! E dov'è andato Wells? Siamo in ritardo per la nostra pattuglia notturna!"

"Per la barba di Merlino...quanto tempo hai dormito?" Chiede Bellamy scoppiando a ridere, gli occhi ancora concentrati sulla scacchiera.

"Siamo nella Stanza delle Necessità, ricordi? Nessuno può trovarci a meno che non siamo noi a volerlo."

"Che mi dici di Wells?" Insiste Clarke. "Perché è andato via? Ha dimenticato che dovevamo fare la pattuglia insieme stasera?"

"Ha detto che avrebbe trovato un prefetto per coprire il tuo turno" la informa Raven, prima di abbaiare un altro ordine ai suoi scacchi.

Bellamy grugnisce e Raven bate i pugni sul tavolo mentre il suo cavaliere trascina la torre rotta fuori dal tabellone.

"Cosa c'è che non va?" Chiede Octavia silenziosamente, avvicinandosi a Clarke sul divano. "Di solito non sei così preoccupata per il rischio di essere scoperti fuori dal letto dopo il coprifuoco."

Clarke apre la bocca con l'intenzione di dire qualcosa, ma non sa cosa. Storia della mia vita ultimamente, pensa cupamente. Chiude gli occhi e sospira. Quando li riapre, Octavia la sta fissando preoccupata.

"Non è niente" dice Clarke stancamente. "Ho appena fatto un sogno strano."

"Sei sicura che sia tutto?" Chiede Octavia.

Clarke annuisce. Non è poi del tutto una bugia, comunque.

***

Clarke è riluttante a lasciare i suoi amici, ma le assicurano che staranno bene.

"Ci sono dei tunnel per le stanze comuni di Corvonero e Serpeverde come l'ultima volta, e Octavia dovrebbe fare fatica ad arrivare alla Torre Grifondoro da qui, purché resti nell'ombra."

"Possiamo sopravvivere senza di te per una notte, Griffin."

"Vai a riposarti, Clarke. Tornerò presto al nostro dormitorio."

Naturalmente, Clarke non torna nella loro stanza del dormitorio. Deve a qualcuno delle scuse, e sa che non sarà in grado di dormire bene fino a quando non avrà sistemato la faccenda.

Come sempre, trova Lexa nella Torre di Astronomia. Sta in bilico davanti alla finestra, quasi trasparente nella bianca luce lunare. Lexa si gira e fissa Clarke mentre entra dalla porta. Clarke si ferma accanto a lei e guarda verso le stelle, cercando di mettere le parole in ordine nella sua testa prima di parlare.

Lexa la batte sul tempo.

"Mi dispiace" dice dolcemente. "Avrei dovuto chiedere prima di dirlo ad Anya."

Clarke annuisce, accettando le scuse. Poi ammette: "Dispiace anche a me. Non avrei dovuto reagire in quel modo."

"Posso chiederti perché eri così arrabbiata?" Domanda Lexa gentilmente.

Clarke non dice nulla, non perché non lo voglia, ma perché non conosce davvero la risposta.

"Eri gelosa?" Prova Lexa. Poi aggiunge frettolosamente: "Perché posso assicurarti che Anya è solo un'amica".

"Non ero gelosa" dice Clarke, scuotendo la testa. "Penso...penso che potrebbe avere qualcosa a che fare con noi."

Lexa aggrotta le sopracciglia, e Clarke dovrebbe essere cieca per non vedere il dolore che le attraversa gli occhi.

Le chiede tranquillamente "Stai ripensando al fatto di stare con me?"

"Che cosa? No, certo che no! "Esclama Clarke.

Cerca di afferrare la mano di Lexa, ma dimentica che Lexa è un fantasma in questo momento, e le sue dita passano solo attraverso uno strato di freddo pungente. Lexa mugola alla vista e il suono scatena un dolore nel cuore di Clarke.

"Lexa, non mi pento di quello che c'è tra noi, non ha nulla a che fare con te. Io solo..." Clarke fa una pausa per pensare, non volendo fornire una risposta sbrigativa. Sospira quando finalmente si rende conto del motivo per cui si è arrabbiata. Quindi confessa: "Odio dover nascondere ciò che provo per te."

"Clarke..." il tono di Lexa è dispiaciuto, e Clarke lo interrompe prima che lei possa provare a scusarsi per qualcosa di cui non ha alcun controllo.

"Lo so, Lexa. Lo so che non posso dirlo ai miei amici, e so che c'è una buona ragione per questo. Non ti è permesso dirmi il perché, perché sei legata all'obbligo, questo lo so" assicura Clarke. Sorride tristemente prima di continuare "Ma solo perché lo so, non significa che capisco. Odio il fatto di non capire. Odio che non mi sia nemmeno permesso di capire."

"Non so cosa vuoi che ti dica" ammette Lexa, dopo un pesante momento di silenzio. "Vorrei poter cambiare le circostanze, ma non posso."

Clarke sospira e dice: "Le cose sono come sono, suppongo."

"Mi prometti una cosa?" Chiede Lexa all'improvviso.

Clarke alza le sopracciglia. "Dipende da cos'è."

"Se le cose si fanno troppo difficili" dice Lexa seriamente. "Promettimi che mi lascerai andare."

Clarke rimane zitta per un momento mentre cerca di elaborare la richiesta.

"Perché dovrei farlo?" Chiede alla fine, mascherando a stento la sua confusione. "Non è questa l'antitesi di ogni buona relazione? Non dovremmo combattere l'una per l'altra quando le cose si fanno difficili?"

Lexa intreccia le dita in un'insolita manifestazione di ansia quando risponde. "Capisco che è una strana richiesta. Ma la nostra relazione è...diversa. E perciò ha senso che lo siano anche le condizioni. Io sono..." comincia, e gesticola goffamente verso il suo corpo trasparente. "Sono qui per rimanere. Ma tu puoi ancora andartene, se mai lo volessi. Tutto ciò che chiedo è che tu non comprometta il tuo benessere per stare assieme a me."

Clarke pensa che a questo punto dovrebbe essere adattata allo stato di Lexa, ma ogni promemoria ti fa ancora venire una fitta acuta nel petto.

"Okay" concorda Clarke, anche se con riluttanza. "Ma solo se prometti di non respingermi, se le cose si fanno difficili."

Lexa annuisce una volta. "Mi sembra giusto."

Anche Clarke annuisce. "Bene."

"Ti dispiacerebbe...?" Chiede Lexa piano, gesticolando verso il suo corpo, e Clarke sa esattamente qual'è la domanda.

Pronuncia l'incantesimo sostanziale e osserva i piedi di Lexa colpire il pavimento con un leggero tonfo. Lexa raggiunge immediatamente Clarke, la quale sprofonda nel suo freddo abbraccio.

"Perché Anya, tra tutte le persone?" Chiede curiosa Clarke, appoggiando la guancia contro la spalla di Lexa.

Lexa esita, ma poi ammette: "La conoscevo."

"Prima che tu...?" Clarke fa una pausa, non volendo dirlo.

Sente Lexa annuire. "Eravamo amiche."

"E ti fidi di lei?" Chiede Clarke.

"Sì" dice Lexa, e la sua voce sembra risoluta.

Clarke ricorda vagamente il suo sogno, come aveva garantito per i suoi amici quando Lexa era incerta su di loro. Chiude gli occhi e sospira contro la pelle fredda di Lexa.

"Se ti fidi di lei, allora anche io mi fido di lei."

Lexa preme un bacio di apprezzamento sulla sua fronte. "Grazie."

Clarke mormora contro la spalla di Lexa. "Ma se prova ad intimidirmi di nuovo..."

Lexa fa un passo indietro e afferra le spalle di Clarke tra le sue mani. "Ha fatto cosa?"

Vedendo la rabbia ribollire negli occhi di Lexa, Clarke cerca di rimediare e insiste sul fatto che dev'essere stato un malinteso. Lexa non sembra affatto incline a crederle, e alla fine Clarke sospira per la sconfitta.

***

La mattina dopo Anya si presenta davanti a Clarke a colazione e brontola delle mezze scuse prima di dirigersi verso l'uscita. Clarke la vede lanciare uno sguardo verso il tavolo di Serpeverde mentre esce; lei segue il suo sguardo per trovare una  Lexa compiaciuta seduta nel suo solito posto. Clarke scuote la testa e morde un sorriso, che serve solo a far sorridere Lexa.



 
Note traduttrice:
Scusatemi per il piccolo ritardo ma ho avuto un sacco di impegni e riesco ad aggiornare solamente di notte uff...comunque vi ho fatto una promessa e quindi sabato notte avrete l'ultimo capitolo :)

 
   
 
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