Videogiochi > Mystic Messenger
Segui la storia  |       
Autore: Felixia    22/09/2018    1 recensioni
[Yooseven]
La monotonia della chatroom dell'RFA verrà sconvolta dall'arrivo di un nuovo personaggio: nome utente MC. La ragazza si rivelerà una grande amica per Yoosung che finalmente si renderà conto di quel che prova davvero per quello che aveva sempre considerato il suo più grande amico. Ma come reagirà Seven a questa novità? E come potrà affrontare il suo terribile passato tornato a galla così all'improvviso?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: 707, Un po' tutti, Yoosung Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Yoosung!”

La voce che lo chiamava era come ovattata, sembrava lontana migliaia e migliaia di chilometri, eppure allo stesso tempo così vicina. Ma chi era? Sembrava così familiare, lo metteva a suo agio.

“Yoosung!”

La voce stavolta era più vicina, più concreta.

Da dove veniva? Chi era? Tutto ciò che vedeva era scuro e sfocato.

“Yoosung, ti prego, svegliati!”

Erano singhiozzi quelli che sentiva? Perché quella voce era così triste? Non gli piaceva sentirla spezzata dal pianto, sentiva il petto stringersi per il dolore.

All’improvviso un’altra sensazione che non fosse un semplice suono, lo investì.

Erano delle braccia che lo stringevano? Erano delle dita quelle che si intrecciavano fra i suoi capelli? Era un petto quello contro cui sentiva premere il suo viso?

Quell’odore.

Quell’odore lo conosceva bene.

“Saeyoung…?” chiese piano sorprendendosi che dei suoni stessero uscendo dalla sua bocca e che le sue orecchie potessero percepirli chiaramente, non più lontani, ma reali.

“Yoosung?!” gli rispose la voce interrompendo i singhiozzi.

Sentì l’abbraccio sciogliersi, le mani stringevano ancora le sue spalle e poteva sentire lo sguardo di Seven puntato su di lui.

Provò ad aprire piano gli occhi, ma una fitta acuta lo fece gemere e automaticamente la sua mano si mosse in direzione dell’occhio dolorante, le dita si chiusero in un pugno così forte che le unghie lasciarono un segno profondo sulla sua pelle.

“É tutta colpa mia, è tutta colpa mia, è tutta colpa mia…” Seven ricominciò a piangere abbandonando lentamente la stretta dalle spalle di Yoosung.

Quando sentì il suo tocco sparire, provò ancora una volta ad aprire l’occhio destro, ma più lentamente. L’immagine del viso ricoperto di lacrime di Seven piano piano si fece limpida davanti a lui.

“É tutta colpa mia, è tutta colpa mia, è tutta colpa mia…” continuava a ripetere, sempre più interrotto dai singhiozzi che gli spezzavano la voce. Le mani di Yoosung si mossero nella direzione del suo viso, non aveva mai trovato così stancante alzare le braccia di qualche centimetro, ma in quel momento non gli importava niente. Quando le sue dita toccarono delicatamente il volto di Seven la prima sensazione fu di bagnato per le lacrime che gli avevano inondato le guance. Yoosung si soffermò ad osservare una lacrima che era rimasta incastrata fra una narice e le labbra. L’asciugò passandoci sopra il pollice e si ritrovò a sorridere quando quel gesto gli fece tornare in mente quello che era successo quella che ormai sembrava una vita fa. Le briciole dei pancakes all’angolo della bocca di Seven, la sua voglia di baciarlo in quel momento.

Seven posò una mano su quella di Yoosung che lo aveva appena accarezzato, finalmente aveva smesso di ripetere quella frase.

“Mi dispiace…” sussurrò mettendosela davanti alle labbra per baciarla.

“Perdonami, non dovevo coinvolgerti, ti ho rovinato la vita…” le parole sussurrate uscivano dalla sua bocca e si scontravano contro il palmo di Yoosung facendogli sentire la dolce sensazione di calore sulla pelle che Seven continuava a baciare senza riprendere fiato fra una frase e l’altra.

Yoosung gli sorrise. I baci sul palmo della sua mano gli ricordavano la mattina in cui aveva detto che sarebbe stato con lui in ogni caso, non gli importava del pericolo che avrebbe dovuto correre. Ed eccolo lì, dolorante ma pronto a prometterlo altre mille volte.

“Perdonami, Yoosung, è tutta co-” il flusso di pensieri di Seven continuava senza freno finché Yoosung, con tutte le forze che gli erano rimaste, si spinse contro di lui per stringerlo.

“Ti amo, Saeyoung” gli disse piano quando la sua bocca fu vicina al suo orecchio.

“Non dovresti” gli rispose Seven abbracciandolo il più forte che poteva. Il freddo del pavimento e i muri su cui erano stati lasciati a marcire, non era paragonabile al calore che gli faceva provare. Se dovevano essere in quella situazione, essere insieme era la migliore benedizione che potessero ricevere.

La stretta di Seven si fece più salda quando il frastuono della porta attirò la sua attenzione, istintivamente lo voleva proteggere, non avrebbe permesso che gli succedesse nient'altro.

Dei passi pesanti e dei gemiti di dolore annunciarono l'entrata di quelli che poi si rivelarono essere due adepti che ne trascinavano un altro, ricoperto di ferite e che si manteneva a stento in piedi. Senza troppi complimenti, aprirono la cella dove Seven e Yoosung erano rinchiusi e lanciarono dentro l'uomo. Seven lo vide ricomporsi con molta fatica, non appena riuscì a mettersi seduto, si tolse il cappuccio che ancora gli copriva il volto sporco e sanguinolento.

“V!” Esclamò Seven che non sapeva se essere felice di vederlo in quelle condizioni, ma non poteva fare a meno di essere sollevato di vederlo ancora vivo.

“Cos'è…” provò a dire a lui, ma fu interrotto da una fitta di dolore prima che potesse finire la frase. Seven allungò una mano verso di lui per cercare di aiutarlo, ma quello alzò la sua in risposta per fermarlo e gli sorrise rassicurante.

“Tranquillo, non è niente. Cos'è successo a Yoosung?” Chiese guardando preoccupato il ragazzo che aveva metà del viso ricoperta di sangue. Seven non riusciva a rispondere, non riusciva ad ammettere cosa fosse successo. Si sentiva così tanto in colpa perché, se c'era qualcuno che doveva essere ferito, sicuramente non era Yoosung.

“Saeran…” fu l'unica risposta che riuscì a dare a V, che però evidentemente immaginò da solo quel che era successo.

“Luciel, ascolta. Non dovete fidarvi di Rika, non è più lei” disse V avvicinandosi a loro. Sentire quel nome fece risvegliare Yoosung dal torpore in cui la stanchezza lo aveva lasciato.

“Rika? Non fidarci di Rika? Che stai dicendo? Rika è…” iniziò a chiedere Seven confuso, la sua voce veloce e incerta non trovava un senso a quel che aveva sentito.

“Morta” concluse Yoosung. V li guardò senza dire nulla, ma sul suo viso si leggeva chiaramente quanto fosse difficile per lui rispondere.

“... giusto? Rika è morta?” chiese Yoosung irrigidendosi e stringendo le dita intorno al braccio di Seven che lo stava ancora abbracciando.

“...V?” lo chiamò quando non sentì nessuna risposta da parte sua. Il silenzio era crollato fra di loro, Seven e Yoosung continuavano a fissare V in attesa di qualche chiarimento, ma ormai nella loro testa i pensieri galoppavano, i puntini si univano e tutto diventava più chiaro e allo stesso tempo più confuso.

“Lei… non è più la stessa Rika che conoscevi, Yoosung” disse finalmente V distogliendo lo sguardo di chi si sentiva il peso delle parole che stava pronunciando.

“Rika è… viva?” Ripetè Yoosung incredulo.

Ancora una volta la porta si spalancò ed attirò l'attenzione dei prigionieri che si voltarono di scattò ad osservarla. Lentamente dall’uscio fece capolino la testa di Mi-Cha che subito gli fece segno di fare silenzio. Scese piano le scale che separavano l’entrata dalle celle in cui erano rinchiusi Seven, Yoosung e V.

“Mi dispiace così tanto…” disse a voce bassa quando si trovò di fronte a loro, con le mani che stringevano saldamente le sbarre d’acciaio e lo sguardo umido di lacrime, poi chiese incerta: “Come state?”. Ma gli altri facevano fatica a trovare una risposta positiva in quel momento. Seven continuava a stringere Yoosung e V non riusciva a sostenere lo sguardo di nessuno di loro.

“Mi-Cha, non lo so. Non lo so davvero. Che diavolo sta succedendo? Davvero Rika è qui? Che ha Saeran?” chiese Seven che non sapeva neanche più da dove cominciare. Yoosung ancora fra le sue braccia ascoltava in silenzio mentre nella sua testa si affollavano i pensieri.

“Allora è Rika, come immaginavo…” rispose Mi-Cha pensierosa.

“Avevi detto che si era suicidata” disse Yoosung a con un sussurro, fissava V con l’unico occhio che riusciva ad aprire, lo odiava sempre di più, ma non aveva le forze di urlargli in faccia tutto il suo disprezzo.

“Yoosung, lei non è la stessa Rika che ricordi, ha fondato questo culto e-” provò a giustificarsi V, ma lo interruppe Seven.

“Lei ha fondato il Mint eye?! Rika ha portato Saeran qui? É stata lei a renderlo così? Tu lo hai sempre saputo e non mi hai detto niente...” nelle sue parole non c’era nè odio nè disprezzo come in quelle di Yoosung, solo delusione, enorme delusione. E questo, se possibile, faceva soffrire V ancora di più. Abbassò lo sguardo colpevole.

“Io… Volevo solo proteggervi tutti. Mi dispiace, ho fallito.” rispose consapevole della vergogna che mostrava chiaramente sul viso. Seven e Yoosung continuavano a guardarlo increduli.

“V, non è così che risolvono i problemi, non dovevi farti carico di tutte queste responsabilità, avresti dovuto cercare il nostro aiuto” disse Mi-Cha rompendo lo scambio silenzioso di sguardi fra i tre nella cella.

“Ma non è possibile che sia Rika. Lei non è così, non farebbe mai niente del genere.” scattò Yoosung separandosi dall’abbraccio in cui Seven lo stava ancora stringendo. Si gettò contro V afferrandolo per la veste scura e piena di strappi che indossava, lo strattonava con le ultime forze che gli erano rimaste: “Stai mentendo, come sempre! Tu… Tu non l’amavi sul serio! Lei era una persona meravigliosa, non il mostro che stai dicendo!” Senza avere idea di che cosa stesse facendo, alzò un pugno per colpirlo in faccia, ma si fermò quando V rivolse lo sguardo verso di lui. Le lacrime imperlavano le sue ciglia e rendevano lucidi i suoi occhi chiari.

“Fallo. Se ti fa stare meglio, colpiscimi. É tutta colpa mia.” gli disse V pronto a ricevere altre percosse.

“Yoosung, no! Che senso ha picchiarlo? Seven, fermalo!” strillò Mi-Cha allungando il braccio attraverso le sbarre della cella come se potesse intervenire in qualche modo.

“Yoosung…” Seven posò una mano sulla sua spalla facendolo girare verso di lui. Incrociare il suo sguardo non poté trattenerlo dallo scoppiare a piangere, lasciò il colletto della veste di V e si coprì il viso mentre iniziava a tremare e singhiozzare. Seven lo prese fra le sue braccia, nascondendo la sua testa bionda contro il suo petto. Fra un un gemito e l’altro, Yoosung continuava a ripetere a bassa voce “Sono solo bugie, Rika non era così”.

Seven non riusciva nemmeno a parlare, era tutto così surreale e non riusciva a credere che le persone che lo avevano salvato ed aiutato avessero potuto fare questo a lui e a suo fratello. V e Rika dovevano salvarli dai loro genitori, eppure eccoli lì a soffrire per colpa di chi doveva prendersi cura di loro. E lui, come un'idiota, si era fidato. Aveva dato via la sua libertà per la felicità di suo fratello e non era servito a niente.

Mi-Cha li osservava silenziosa, con la mente carica di pensieri. Non c'erano parole che potesse dire e che potessero aiutare nessuno in quel momento.

Una risata in lontananza scoppiò fragorosa, tutti si voltarono verso la porta richiamati da quel suono.

“Mi stavo giusto chiedendo perché il mio giocattolo non fosse nella sua stanza e guarda un po’ dove la trovo! Sta giocando con qualcun altro!” disse Saeran con un ghigno sul volto mentre scendeva le scale. Era vestito in modo diverso, portava una giacca e dei pantaloni completamente neri e anche i suoi capelli non erano come qualche ora prima, erano arruffati e scomposti.

Tutti lo osservavano spaventati, non avevano idea di che cosa avesse in mente. Mi-Cha si appoggiava più saldamente alle sbarre della cella ad ogni passo che Saeran faceva nella sua direzione, era terrorizzata ed incapace di muoversi per scappare, con il fiato sempre più corto e le palpitazioni che le rimbombavano nella testa. Quando le mani di Saeran si strinsero contro il suo collo, sapeva che era troppo tardi per riuscire a sfuggirgli, i suoi occhi fissi su di lei e quel sorriso la fecero rabbrividire.

“Saeran! Lasciala!” urlò Seven correndo verso di loro, ma non poteva fare niente bloccato com’era in quella cella.

“Smettila!” Yoosung si trascinò come meglio poteva verso di loro.

“Saeran, ti prego! Prenditela con me piuttosto!” gridò disperato V alzandosi a fatica dal pavimento.

Ma non c’era niente da fare, il suo sguardo rimaneva fisso su di lei, niente riusciva a distoglierlo dal mollare la presa dal collo della ragazza. Mi-Cha annaspava, respirava a malapena. Con le ultime forze che le erano rimaste riuscì ad alzare il braccio fino a raggiungere le mani di Saeran che ancora la stringevano. Quel tocco lo fece sussultare e la stretta si allentò senza che se ne rendesse nemmeno conto. Mi-Cha iniziò a tossire riuscendo a recuperare un poco di ossigeno, la sua mano era ancora poggiata delicatamente su quelle di Saeran che non accennava a lasciarla andare.

“Saeran, tu non sei questo” gli disse lei con un filo di voce.

Di scatto lui lasciò la presa e la ragazza cadde a terra, le sue gambe non riuscivano più a sostenere il peso del suo stesso corpo. Saeran alzò lo sguardo verso i prigionieri che lo guardavano senza capire perché si fosse fermato e perché in quel momento avesse uno sguardo così spaventato. Era come se non avesse idea di cosa stesse succedendo, come se si fosse appena svegliato e non sapesse dove si trovava. Dopo averli guardati per qualche istante, i suoi occhi si concentrarono sulla ragazza che tremava e tossiva accasciata di fronte ai suoi piedi.

“Mi-Cha!” esclamò piegandosi subito verso di lei per soccorrerla, ma lei non reagì come si aspettava. Appena lo vide avvicinarsi, ebbe l’impulso di difendersi alzando un braccio, come se fosse pronta ad essere malmenata.

Saeran si bloccò. In quel momento capì il perché si trovava lì e perché la sua adorata Mi-Cha stava soffrendo. Ray si era addormentato e Saeran aveva preso il sopravvento. Ormai lei doveva essere terrorizzata da lui, non l’avrebbe mai più voluto, l’avrebbe abbandonato per quei bugiardi traditori che erano i membri dell’RFA. L’avrebbe persa e sarebbe stata solo colpa loro. Gliel’avrebbe fatta pagare, si sarebbe vendicato, lui avrebbe-

Ma il flusso dei suoi pensieri che lo aveva portato dalla paura, alla disperazione, fino alla rabbia si interruppe quando Mi-Cha si voltò verso di lui e con un sorriso gli disse: “Sei tornato.”

In quel momento non sapeva più chi fosse, non sapeva chi stesse provando quel sentimento. Non era né il dolce Ray, né il lunatico Saeran. Ma non gli importava. Chiunque fosse, era lui ed era felice.

“Saeran, che sta succedendo?” la voce di Rika fece calare un silenzio improvviso. La sua figura sinuosa era apparsa alle loro spalle senza che se ne rendessero conto, dietro di lei due adepti la seguivano obbedienti.

Yoosung aveva così tanto da dire in quel momento, eppure le parole rimaneva bloccate tutte nella sua testa. Era tutto vero? No, era impossibile. Doveva essere solo un incubo.

Mi-Cha era ancora distesa per terra, priva di forze per fare qualsiasi cosa, ma con una mano stringeva quella di Saeran.

V sentiva che il senso di colpa e il terrore lo stavano divorando, ormai non aveva più modo di evitare che gli altri soffrissero. La sconfitta gli faceva più male delle ferite di cui era ricoperto.

Saeran rimase a fissare la sua Salvatrice. Sentirsi chiamare per nome in quel momento gli era sembrato così strano, ma allo stesso tempo sapeva che era il nome giusto. Ciò che gli suonava sbagliato era la persona a cui si stava riferendo Rika. Saeran non si sentiva più nessuna delle sue personalità, non aveva idea di chi fosse in quel momento e tutto ciò lo faceva sentire completamente perso.

Vedendo la sua incertezza, Rika si avvicinò a lui e lo chiamò ancora “...Ray?”.

Saeran era sempre più confuso. Non sapeva cosa rispondere, non era più Ray, non era più Saeran. Chi era?

Tutti erano in stasi ad osservare perplessi lo scambio fra i due, non sapevano più che reazione aspettarsi né da Rika, né da Saeran.

“Non posso credere che ci sia davvero tu dietro a tutto questo, mi ero fidato di te! Che hai fatto a mio fratello?” ruppe il silenzio Seven con uno sguardo disperato. Rika si voltò verso di lui e si avvicinò alla cella sorridendogli.

“Saeyoung, io l’ho salvato. Non vorresti essere salvato anche tu? Tutti voi potete essere salvati” gli disse con voce suadente mentre allungava una mano verso il suo viso per accarezzarlo, ma la intercettò Yoosung prima che potesse arrivare a toccarlo.

“Rika, di che stai parlando? Che cosa hai fatto? Non ti riconosco più…” le lacrime si erano fermate, ma la voce continuava a tremargli come se stesse ancora piangendo.

“Yoosung, anche tu sei destinato a questo paradiso, vieni con me” continuava a sorridere lei incoraggiante.

“Tu… Sei sparita, credevo fossi morta. Perché non mi hai detto che stavi bene? Hai idea di quanto mi sia sentito perso senza di te? Non ci sei stata neanche per il mio diploma… Tutto quel tempo passato a studiare ed impegnarmi era solo per te e tu mi hai abbandonato per… questo?” disse indicando con un gesto delle mani prima le squallide celle in cui erano rinchiusi, poi gli adepti alle sue spalle e infine Saeran ancora gettato a terra con lo sguardo spaventato.

“Pensavo che tu potessi capirmi, Yoosung. Sei una delusione, esattamente come V” gli rispose lei perdendo quel finto sorriso che mostrava fino a qualche secondo prima.

“E io pensavo che tu fossi una persona diversa” ribatté lui secco lasciando Rika sorpresa per quella risposta così sdegnosa. Ma la sorpresa fu subito sostituita da un nuovo sorriso, non più dolce, né finto, semplicemente maligno.

“Bene, se le cose stanno così… Credenti, ci serviranno altri elisir, andate a prenderne” ordinò sprezzante ai due uomini che subito si misero in moto per obbedire alla loro Salvatrice.

“Rika, no! Ti supplico, lasciali fuori da tutto questo” cercò di persuaderla V cercando di appellarsi come poteva alla sua umanità.

“Oh, non preoccuparti, ne avrai anche tu” rispose lei ignorando le sue suppliche “Saeran, a V ci penso io, tu occupati degli altri” si rivolse poi al suo assistente prediletto porgendogli una delle boccette di vetro con il liquido cristallino. Lui l’afferrò e si alzò da terra. La sua Salvatrice gli aveva dato un ordine e lui doveva eseguirlo. Ma qualcosa gli impediva di muoversi, osservava Rika che ormai era già entrata nella cella e si stava avvicinando a V che non poteva fare a meno di indietreggiare.

“Fermati!” Seven la bloccò prendendole saldamente un polso, lei si voltò a guardarlo con rabbia, ma bastò un cenno del suo capo perché le due guardie, che erano appena tornate nella stanza, si gettassero contro di lui e contro Yoosung per impedirgli di intervenire in qualsiasi modo.

V era ormai con le spalle al muro, si sentiva impotente di fronte a lei, come sempre dal primo istante in cui l’aveva vista. In quel momento, le unghie di Rika si conficcarono violentemente nelle sue guance per immobilizzarlo mentre gli versava quel liquido in bocca. Dolorante per le ferite, non riusciva a ribellarsi, tossiva e si contorceva ad ogni sorso di quella sostanza.

“Tu non mi hai mai capita, ma presto capirai persino tu” gli sussurrò Rika che continuava a stringere il suo viso saldamente.

L’elisir bruciava nella sua gola, V sentiva la testa farsi sempre più pesante, il mondo intorno a lui diventava sempre più annebbiato, le voci si mischiavano fra di loro e le parole iniziavano a perdere ogni senso.

“Come potevi pensare di amarmi senza capire chi sono davvero? Senza accettare il mio demone?” chiese lei alzando il tono della voce che diventava sempre più violento ad ogni parola che pronunciava.

“Quello… Non era amore… Io ero ossessionato da te… Eravamo ossessionati l'uno dall'altra, Rika…” rispose V a fatica subito prima di svenire.

Rika era sconvolta.

Lo fissava con gli occhi sgranati mentre era privo di sensi a terra.

Le sue ginocchia cedettero al peso di quelle parole, un urlo squarciò l’aria.

“...Non era amore? Come poteva essere solo ossessione? Certo che era amore!” gridava fra lacrime e risate, alternava sofferenza e divertimento nel giro di pochissimi secondi.

Persino i Credenti rimasero immobili a guardarla, non sapevano cosa fare senza i suoi ordini, non sapevano nemmeno se intervenire oppure no. Si voltarono perplessi verso Saeran in attesa di direttive almeno da parte sua, ma anche il suo sguardo era completamente concentrato sulla Salvatrice. Per tutto il tempo non si era mosso di un passo, era rimasto al fianco di Mi-Cha con la boccetta di elisir ancora stretta nella mano.

In quel momento Seven capì che doveva agire, la distrazione di Rika e dei suoi adepti era la loro occasione per fuggire e non poteva lasciarsela scappare. Con un gomitata nello stomaco del Credente che lo tratteneva, si liberò dalla sua presa e, non appena quello che bloccava Yoosung se ne accorse, gli tirò un pugno sulla mascella così forte da farlo cadere a terra.

“Stai bene?” gli chiese mettendogli le mani sulle spalle per fargli distogliere lo sguardo da Rika che continuava a urlare e disperarsi. Yoosung fece cenno di sì con la testa ancora scombussolato da tutto quello che era appena successo.

“Attento!” gli gridò quando vide alle spalle di Seven che uno degli adepti si stava rialzando da terra, ma quello non fece nemmeno in tempo a girarsi che subito lo vide crollare di nuovo.

“Vanderwood, era ora che arrivassi!” sorrise Seven sollevato quando capì chi aveva messo k.o. il Credente.

“Muoviti, 707. Il piano di sopra è pulito, possiamo andare” rispose lui serio rimettendo il suo fidato teaser nella fondina della cintura.

“Yoosung, ce la fai ad aiutarmi a portare via V?” chiese Seven mentre stava già sistemando una delle braccia di V dietro il suo collo per alzarlo da terra. Yoosung annuì, corse verso di lui superando Rika e fece lo stesse con l’altro braccio di V. Insieme riuscirono a farlo mettere in piedi ed iniziarono a trascinarlo fuori dalla cella, ma Yoosung si bloccò e si voltò ancora una volta verso Rika. Sembrava che non si fosse accorta di nulla, le sue grida riempivano ogni angolo della stanza e rimbombavano nella sua testa ancora più forti.

“E Rika?” chiese incerto a Seven senza sapere che risposta aspettarsi.

“Adesso dobbiamo solo pensare ad uscire da qui” rispose lui senza nemmeno girarsi per vederla un’altra volta, in quel momento doveva pensare a salvare tutti gli altri, ma soprattutto doveva portare via da lì Saeran.

“Saeran, vieni con noi” gli disse risoluto quando si trovò di fronte a lui. Per tutto quel tempo era rimasto lì ad osservare impassibile, mentre Mi-Cha gli stringeva ancora la mano.

“Saeyoung… La Salvatrice…” si guardò intorno spaesato. Che doveva fare? Gli era stato ordinato di occuparsi di loro, doveva fermarli. Ma la mano di Mi-Cha lo ancorava al terreno, non sapeva più come si camminava, non sapeva più che cosa stava facendo, non sapeva più chi era.

“Saeran…” lo chiamò la voce dolce e rassicurante di Mi-Cha. Si voltò a guardarla e il suo sorriso lo fece cadere in una confusione ancora più grande. La testa gli stava esplodendo, mille voci gli risuonavano nelle orecchie, tutte si sovrapponevano, i colori si mischiavano.

Chiuse gli occhi e si nascose il viso fra le mani soffocando un urlo.

Una forte scossa la colpì e l’ultima cosa che sentì prima di svenire fu Mi-Cha che ancora una volta lo chiamava e la forte botta che diede con la spalla quando cadde a terra.

“Che diavolo fai, Vanderwood?!” urlò Seven guardando preoccupato suo fratello steso per terra privo di sensi.

“Era il metodo più veloce” rispose l’agente segreto riponendo nuovamente il teaser nella fondina.

_________________________________________________________________________

*Una nuova chatroom è stata aperta*

*MC è entrato nella chatroom*

MC

Siamo riusciti a scappare.

In questo momento siamo in macchina, Seven sta guidando.

Zen

Mi-Cha! State tutti bene?

MC

No, non tutti…

Zen

Cosa?!

MC

Yoosung è ferito, mentre V e Saeran sono svenuti...

*Jaehee Kang è entrato nella chatroom*

Jaehee Kang

Sono feriti?

Chiamo subito il signor Han per avvertirlo.

*Jaehee Kang ha abbandonato la chatroom*

*Jumin Han è entrato nella chatroom*

*Jaehee Kang è entrato nella chatroom*

Jumin Han

Sono lieto di vedere che almeno tu sia sana e salva, Mi-Cha.

Vi state dirigendo verso il rifugio?

MC

Sì, Seven sta seguendo le coordinate che gli hai dato.

Jaehee Kang

Mi-Cha, ma cos’è successo? Perché hai seguito Saeran? Perché ci hai chiesto di continuare ad usare la chatroom?

Zen

Anche io vorrei sapere perché sei sparita…

MC

É difficile da spiegare…

Ma non vi ho mai chiesto di continuare a scrivere messaggi qui… Deve essere stato Ray

...O Saeran, non lo so

Zen

Ray? Chi è Ray?

MC

Non posso spiegarvi adesso, è una storia lunga e complicata…

Jumin Han

L’importante è che siate riusciti a scappare.

Chiamate per qualsiasi cosa, faremo di tutto per aiutarvi.

MC

Grazie, Jumin…

Siamo appena arrivati, devo lasciarvi adesso.

*MC ha abbandonato la chatroom*

Zen

Spero che vada tutto bene…

Jaehee Kang

Sono convinta di sì, Zen.

Ora pensiamo al nostro lavoro.

Zen

Hai ragione, dobbiamo continuare a darci da fare.

Jumin Han

Assistente Kang, non dimenticare di preparare la conferenza stampa.

Jaehee Kang

Sì, signor Han.

Jumin Han

Contatterò il mio medico personale, se sono feriti voglio che siano in buone mani.

Se volete scusarmi.

*Jumin Han ha abbandonato la chatroom*

Jaehee Kang

Zen, ci vediamo stasera per provare il discorso.

Zen

Va bene, a più tardi. Io continuerò a provare un altro paio di volte.

Jaehee Kang

Possiamo farcela (:

Zen

Grazie, Jaehee. C’era bisogno di un po’ di positività adesso.

Jaehee Kang

Forza, c’è molto lavoro da fare! A dopo (:

Zen

(:

*Jaehee Kang ha abbandonato la chatroom*

*Zen ha abbandonato la chatroom*

_________________________________________________________________________

Come al solito Seven si era messo a lavorare non appena aveva trovato lo spazio adatto per allestire la sua postazione. Yoosung era crollato addormentato con la testa poggiata contro la sua spalla, stringeva forte il suo braccio nonostante la stanchezza. Quando riaprì l’occhio con cui riusciva ancora a vedere, la luce del computer di Seven lo abbagliò per qualche istante.

“Per quanto ho dormito?” chiese stiracchiandosi.

“Un paio d’ore, gli antidolorifici hanno funzionato bene” rispose Seven interrompendo il suo battere sulla tastiera per guardare il suo fidanzato in faccia. Esitò prima di accarezzargli dolcemente la guancia per metà ricoperta dalla fasciatura del suo occhio. Yoosung rispose a quella carezza strusciando il viso contro la mano di Seven.

“Sei proprio un gatto” disse lui senza riuscire a trattenere un sorriso, che però sparì immediatamente sostituito da un’espressione pensierosa e preoccupata.

“Tranquillo, sto bene. E non pensare minimamente che sia colpa tua” lo rassicurò Yoosung intuendo che cosa gli stesse passando per la testa. Seven sospirò e gli sorrise un’altra volta.

“Che stai facendo?” chiese poi Yoosung che aveva spostato lo sguardo sul computer.

“Devo riuscire a bannare l’account di Saeran dalla chatroom dell’RFA, Rika potrebbe ancora accedere” rispose lui tornando serio. Yoosung annuì, ma non poteva fare a meno di sentire una fitta allo stomaco a ripensare a sua cugina e a tutto quello che era successo. Si voltò a guardare il resto della stanza pensieroso.

“Non ti stancare troppo” disse infine baciando la guancia di Seven, si alzò dalla sua postazione per lasciarlo tornare al suo lavoro, poi si diresse verso Mi-Cha.

“Come stai?” chiese Yoosung sedendosi a terra a fianco alla ragazza che controllava V e Saeran ancora privi di sensi, distesi sul pavimento. V sudava freddo, si contorceva nel sonno senza darsi pace, come se stesse facendo un incubo da cui non riusciva in nessun modo ad uscire. Saeran invece sembrava più sereno di quanto lo avessero mai visto, dormiva beato, come se non stesse facendo alcun sogno.

“E lo chiedi a me?” rispose lei indicando l’occhio fasciato del biondino.

“Devo ammettere che Vanderwood è bravo con la medicina di primo soccorso” rispose lui con un mezzo sorriso.

“Vanderwood? É così che si chiama? Ma non è il nome della cameriera di Sev-” iniziò a chiedere Mi-Cha, ma Yoosung la interruppe facendole segno di non parlare oltre, si voltò a guardare se Vanderwood fosse nelle vicinanze e potesse ascoltare. Evidentemente era fuori a fumare una sigaretta e non alle loro spalle come temeva, perciò tirò un sospiro di sollievo prima di rispondere.

“Lo sai com’è Seven, scherza sempre e fa finta che lui sia la sua cameriera. Ma non chiamarlo così o rischi di scatenarlo” disse Yoosung sussurrando.

“Che idiota” rispose lei ridendo.

“Ehi, solo io posso chiamare idiota il mio fidanzato” ribattè lui fingendosi offeso.

“Wow! É così che hai deciso di darmi la grande notizia?! Dov’è lo spumante? E i fuochi d’artificio? E la banda?” lo prese in giro lei punzecchiandolo con un dito.

“Andiamo, non sono così teatrale, ti sembro forse Zen?” rispose lui mentre lui si dimenava per il solletico.

“Ah! Questa gliela dico appena lo rivedo!” lo minacciò Mi-Cha ridendo.

“Ho detto solo la verità” fece spallucce Yoosung.

Risero insieme, ma si interruppero quando V iniziò a gemere di dolore. Mi-Cha mise una mano sulla sua fronte per assicurarsi che non avesse la febbre.

“É gelido” disse con espressione preoccupata, cercò di rimboccargli le coperte come meglio poteva, ma il suo continuo agitarsi nel sonno non aiutava.

I due rimasero in silenzio ad osservare V e Saeran pensierosi. Lo sguardo di Yoosung si soffermò a lungo sul viso di Saeran.

“É incredibile che siano così simili…” disse continuando a guardarlo.

“Eppure sono così diversi” sorrise Mi-Cha mentre con una mano spostava delicatamente i ciuffi di capelli che ricoprivano i suoi occhi.

“É per questo che l’hai seguito?” chiese Yoosung dopo qualche secondo di silenzio.

“Mh? No, non c’entra niente” rispose lei mentre continuava ad accarezzargli i capelli.

“E allora perché?” la guardò Yoosung perplesso. Mi-Cha sospirò piano e sorrise malinconica.

“Anche mio fratello è come lui… Dovrei dire “era”, ma non mi abituerò mai ad usare il passato quando parlo di lui” disse malinconica.

“Non sapevo avessi un fratello” rispose Yoosung curioso, non sapeva molto di Mi-Cha, lei non si era mai aperta così tanto, era sempre la confidente di tutti, ma non aveva mai raccontato del suo passato.

“Non ho mai avuto fratelli, eppure ne avevo tantissimi” disse lei voltandosi verso di lui che la guardava sempre più confuso. Lei non potè fare a meno di ridere per la faccia perplessa che esibiva il suo amico in attesa di spiegazioni.

“Sono un’orfana, perciò non ho mai avuto fratelli biologici, ma tutti i bambini dell’orfanotrofio erano come fratelli per me” rispose per chiarire di cosa stesse parlando. Yoosung continuava a guardarla silenzioso aspettando pazientemente che lei continuasse a raccontare. La ragazza fece un lungo sospiro prima di continuare con la sua storia.

“Ti ho mai detto che cosa studio all’università?” gli chiese lasciandolo sorpreso per quella domanda improvvisa che gli sembrava totalmente sconnessa dal discorso che stavano facendo. Yoosung scosse la testa dopo averci riflettuto per qualche istante.

“Psicologia e psichiatria” iniziò a rispondere lei, era evidente come fosse difficile per lei parlarne, così Yoosung rimase in silenzio per darle il tempo di cui aveva bisogno.

“All’orfanotrofio c’era un bambino speciale, si chiamava Jun-yong. I suoi genitori lo avevano abbandonato perché non erano in grado di gestirlo e nessuno voleva adottarlo per lo stesso motivo. Gli altri bambini lo evitavano perché certe volte poteva diventare violento e questo li spaventava, ma io non riuscivo a non volergli ancora più bene, perché sapevo che lui non era così, lui era una persona dolcissima quando era davvero se stesso.” mentre raccontava, Yoosung iniziò a capire di che cosa stesse parlando, ma la lasciò parlare senza interromperla.

“Cercavo di difenderlo ed aiutarlo come potevo, lui era il mio migliore amico. Ma ero solo una ragazzina, non potevo fare granché per lui, non avevo idea di che cosa fosse il disturbo dissociativo dell’identità e nessuno si interessava così tanto ad un orfano da dargli aiuto psichiatrico. Per quanto io gli stessi vicino, alla fine non ce la fece. Cadde in depressione quando aveva quindici anni e si suicidò impiccandosi con i lacci delle scarpe.” quando Yoosung sentì pronunciare queste ultime parole, un brivido gli percorse tutta la schiena e il suo sguardo scattò su Saeran. Mi-Cha non aveva smesso per un attimo di accarezzargli i capelli con le punte delle dita.

“Scusa, non dovevo chiedertelo…” disse Yoosung dopo essersi accorto che la ragazza stava piangendo silenziosamente.

“Non preoccuparti, presto o tardi lo avrei dovuto comunque spiegare a tutti gli altri” rispose lei con un sorriso forzato mentre si asciugava alcune lacrime che le avevano rigato le guance.

“É per questo che studio psichiatria, voglio aiutare le persone che ne hanno bisogno come Jun-yong. Ed è per questo che ho seguito Saeran. Quando si è presentato di fronte a me la seconda volta non era più l’hacker violento che aveva cercato di rapirmi, ma una persona completamente diversa. Ho capito subito che quelle dovevano essere due delle sue personalità e mi sono detta che non avrei di nuovo lasciato indietro qualcuno che potevo aiutare” concluse infine Mi-Cha, stavolta sfoggiando un sorriso più convinto, ma sempre con una nota di malinconia.

Di scatto V si svegliò mettendosi a sedere ed ansimando ricoperto di sudore freddo.

“V! Che hai?!” Mi-Cha corse subito verso di lui per assicurarsi che stesse bene, ma V impiegò del tempo per riuscire a rispondere, stringeva la testa fra le mani sopraffatto dalle forti fitte.

“Io… Ho bisogno di un po’ d’aria…” disse cercando di alzarsi, ma i tremori erano così forti che sarebbe caduto se Yoosung non l’avesse prontamente afferrato.

“Va bene, che aria sia! Ti accompagno fuori per qualche minuto, Yoosung puoi rimanere con Saeran?” chiese mentre cercava di sostenere V che a malapena si reggeva in piedi. Il ragazzo le rispose con un cenno della testa ed un sorriso per rassicurarla.

Vanderwood, che stava rientrando dentro al rifugio, tenne la porta aperta per Mi-Cha e V che stavano uscendo.

“Ti serve una mano?” chiese l’agente vedendo la ragazza affaticata.

“No, non ti preoccupare, sono una brava infermierina!” rispose lei facendogli un occhiolino scherzoso. Quando la porta si chiuse alle loro spalle, Vanderwood soffermò lo sguardo prima su Seven, ancora intento a lavorare, poi su Yoosung e Saeran.

“Ti servono altri antidolorifici?” chiese guardando Yoosung.

“Per ora no, grazie” rispose lui dall’altro lato della stanza. Vanderwood stava per aggiungere qualcosa, ma la porta dietro di lui si aprì un’altra volta e distrasse entrambi.

“A V serve un po’ d’acqua” spiegò Mi-Cha rientrando velocemente nel rifugio. Impiegò qualche minuto per trovare una bottiglietta che potesse riempire con l’acqua del rubinetto, Vanderwood e Yoosung la seguivano con lo sguardo mentre andava da un lato all’altro della stanza.

“Che c’è? L’ho lasciato solo un paio di minuti, che cosa volete che sia successo?” disse lei quando si rese conto di essere osservata. Senza aspettare neanche una risposta, uscì velocemente dalla porta facendo calare il silenzio nel rifugio.

Un silenzio che durò pochissimo.

Nel giro di qualche secondo eccola di nuovo lì sulla soglia della porta, tutti si voltarono verso di lei, persino Seven smise di fissare lo schermo per l’agitazione della ragazza.

“Mi-Cha, che…?” iniziò a chiedere Yoosung vedendo il suo volto pallido.

“V è stato accoltellato” rispose Mi-Cha con il fiato corto.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mystic Messenger / Vai alla pagina dell'autore: Felixia