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Autore: Spensieratezza    23/09/2018    4 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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La frase di John scioccò in modo pazzesco i due ragazzi, che lo stettero a guardare ammutoliti, per qualche istante.
“Che cosa significa?” chiese Dean, attonito.
“Niente” disse John, passandosi una mano fra i capelli. “Era una metafora, per dire che è sparita dalla circolazione, non ha lasciato tracce.”

“Non prendermi per il culo!” disse Sam. Il maggiore restò basito davanti a quell’esternazione, il fatto che il suo educato fratellino Sammy avesse detto una parolaccia, era sintomo del fatto di quanto le cose si fossero aggravate.

“E va bene! Ascoltate, era una ballerina, ok? Aveva un falso nome, Trish, si chiamava. Aveva lunghi boccoli biondi, sembrava una barbie. Ci siamo frequentati per un po di tempo, poi lei rimase incinta..sparì dalla mia vita, non facendosi più sentire, mesi dopo, ricevetti una chiamata da un ospedale, una donna aveva lasciato una lettera per me.”
“No..” disse Sam, disorientato.

“Sì, invece..tua madre non ti voleva, Sam, ma non era così crudele da farti crescere senza una famiglia, le sue ultime volontà furono che venissi affidato a me in quanto tuo padre biologico, io rimasi disorientato all’inizio..ma poi le analisi del sangue rivelarono che eri davvero mio figlio, ti presi con me, amandoti dal primo momento e....”
No..no..stai mentendo..”

“No, è la verità, non volevo dirtelo, ma tu insistevi, insistevi..”
“No..no..non può essere vero..”

“Se può esserti di consolazione, tua madre era bellissima, quando conobbi Trish, con quei lunghi boccoli biondi, io non pensavo di poter conoscere una donna più bella di Mar..”

“Bugiardo! Perché mi menti?? Perché??”
“Sam!!”
Sam era scappato dalla stanza, lasciandoli soli.

Dean sembrava disorientato, lentamente alzò lo sguardo sul padre.
“Dean, mi dispiace tant..”
“Perché gli hai raccontato quella storia?”gli domandò atono il maggiore.
John lo guardò corrucciato.

“Perché è la verità, figliolo.”
“No..non è lo è..”
“Dean, fingere di non guardare in faccia la realtà, non è sintomo di maturità..”

“Smettila! Smettila con le cazzate, smettila!”
John lo fissò .

“Sam non ti crede, e io credo a lui, perciò se lui dice che tu stai raccontando una menzogna, io mi fido del suo giudizio e quindi credo a lui!”

“Questo dimostra solo quanto siate entrambi infantili, mi aspettavo maggiore maturità dal più grande dei miei figli.” Disse John duro.

Dean prese una statuetta che raffigurava due angeli abbracciati e la scagliò in direzione di John che si abbassò per schivarla, la statuetta colpì il muro.

“Se fossi cresciuto con un padre, forse mi avrebbe insegnato la maturità che a me manca!”
“Sei impazzito? Cosa volevi fare, uccidermi?”

“Ero geloso di Sam! Fin da quando ti ho visto, ero geloso che fosse cresciuto con un padre che gli volesse bene, ma adesso che lo hai fatto piangere..penso che sarebbe stato meglio che non fossi mai tornato. Sarebbe stato meglio per tutti.” disse, lasciando la stanza.
 
 
 
 
*

“Sam, posso sedermi al tuo fianco?” chiese Albert, sull’uscio della porta principale, guardando Sam, seduto sui gradini della porta, all’esterno.
Sam annuì senza dire niente.

“Ho sentito le tue voci soavi.” Disse Albert sorridendo. (citazione dei Gemelli Weasley in Harry Potter, riferendosi ad Harry )
“Mi dispiace.” Mormorò Sam.

“Va bene, non dispiacerti. Che cosa ti angustia, Sam? Hai litigato con tuo padre?”

“Lui mi ha raccontato una storia..una storia che mi ha fatto male..”
Albert ci pensò su.
“Questa verità ti fa soffrire?”

“Mi fa soffrire che è una menzogna mascherata da verità!” disse Sam.
“Spiegati meglio.” Disse Albert.

“Per tutta la mia vita, fin da quando ero piccolo, mio padre mi ha detto che amava mia madre, ma che si sono separati quando io avevo solo quattro anni in merito ad un litigio e da allora non ha saputo più niente di lei..io non ho mai investigato, ma prima..gli ho chiesto di dirmi la verità..sulla mia vera madre...credevo che avrebbe aggiunto dei particolari su di lei che mi permettesse di identificarla in qualche modo, per poterla rintracciare, sapete..”

“Dammi del tu, Sam..siamo amici da un po di tempo ormai..non l’ha fatto suppongo.”
Sam sbuffò sarcastico.

“Ha detto che era una ballerina, che si chiamava Trish, che è sparita pochi giorni dopo la mia nascita..”

“Mmm..questo ti fa soffrire?” domandò Albert pensieroso.

“Mi fa soffrire il fatto che mi ha fornito una versione modificata della prima storia, quando racconti delle favole a un bambino, se te le inventi e poi vuoi raccontargli la medesima favola, devi ricordartela bene, perché se poi cambi la storia, il bambino se ne accorgerà, infatti non importa quanto sia migliore la seconda versione.. la prima versione, non importa quanto pazzesca e inverosimile sia, ci trova d'accordo e si imprime a fondo nella loro memoria...e chi crede di poterla sradicare facilmente, si sbaglia..” ( Citazioni dal libro "i dolori del giovane Werther " )

Albert restò zitto, sembrava meditabondo.

Io non gli credo, Albert, mi ha mentito, mi ha raccontato un’altra menzogna, tutta la mia vita è una grossa menzogna.” Disse Sam e il suo tono era così struggente, che l’uomo si ritrovò a stringerlo tra le braccia.

Si ricordò delle parole del piccolo principe, un libro che lesse da bambino.

Me ne infischiavo del mio martello, del mio bullone, della sete e della morte. 

Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c'era un piccolo principe da consolare! 
Lo presi in braccio. Lo cullai. Gli dicevo: 

"Il fiore che tu ami non e' in pericolo ... Disegnero' una museruola per la tua pecora... e una corazza per il tuo fiore... Io... "

Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. 

Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo... 
Il paese delle lacrime e' cosi' misterioso.

Dean arrivò in quel momento, e li vide così abbracciati.

La potenza dei legami che stringevano in quel momento tutti loro a quel gruppo, gli piombò addosso come un proiettile fatto di farina.

In quel momento pensò anche lui alle parole del piccolo principe.
Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo..

Il paese delle lacrime è così misterioso…
 
 
 


*

I giorni seguenti, furono un incubo per i due giovani ragazzi. Entrambi evitavano Mary, a dire la verità c’erano stati due incontri con lei, in cui li aveva abbracciati e aveva vissuto tutto come una negazione continua, come se non fosse successo niente, poi all’improvviso, verso sera, era sbottata, dicendo che la magia non esisteva e che erano tutti pazzi e dovevano essere chiusi in un manicomio.

John si era molto arrabbiato e aveva consigliato ai figli di evitare un altro incontro.
Salvo ripensarci poi dopo due giorni.

“Vostra madre ha esagerato, è vero, ma non prendetevela con lei,è comprensibile dopo quello che ha passato, datele un’altra possibilità, domenica cucinerà il tacchino, volete venire?”
 
Anche quella giornata fu un completo disastro. Mary si comportò egregiamente per tre ore, sembrava anche che volesse rendersi partecipe attiva della questione, faceva un mucchio di domande, voleva essere coinvolta.

“Basta con le domande, ora, mamma, distraiamoci un po, andiamo a prendere un gelato, facciamo una passeggiata, right?” aveva provato a dirle Dean, accarezzandogli la schiena.
Mary era insorta.

“Questo è il ringraziamento per gli sforzi che sto facendo! Pensate che sia facile per me accettare tutto questo? Ho passato dei giorni di inferno, sto cercando di capire, di aiutare e invece voi..non mi spiegate..non mi capite..non mi raccontate nulla. Perché nessuno mi racconta nulla? Perchè vivete in un'altra casa?? Perchè volete punirmi? Perché è capitato questo a me?”

John aveva deciso che non ci sarebbero stati più incontri.

“Cosa faremo se i demoni attaccano questa casa di nuovo? Potrebbero ucciderci! John, questa è tutta colpa tua. Se non avessi gridato quella sera…se non ci avessi lasciato. Oh, John, perché ci hai lasciato? Perché hai portato i demoni nella nostra vita??”
 
“Porta via Sam da qui.” diceva John, spingendo Dean fuori dalla casa.
 
 


*

“Può fare qualcosa per lei?” domandava Dean al preside Albert, nel guardino di casa sua, mentre sorseggiava del the, attorno ad un tavolino.

“Qualcosa posso fare, sì, preparare un infuso, una pozione che..potrebbe aiutarla a reuperare la tranquillità mentale, posso parlarle, ma se non accetta la situazione di sua volontà, possiamo fare ben poco, la magia può solo spingere verso la guarigione dei traumi cerebrali, non farla svanire, se non c’è una volontà propria.”

“Sarà comunque un tentativo. Sta così male..” disse Dean, gettando un’occhiata a Sam, che con sguardo atono, era chino su una pianta floreale e ne accarezzava le foglie con sguardo vuoto.
Albert sospirò affranto.

“Mi dispiace tanto, Dean, se avessi previsto tempo fa, questo epilogo, vi avrei parlato prima di Azazel, ma non volevo turbarvi più di quanto eravate già..avevo dedotto che non era pericoloso e voi ne stavate passando così tante..non volevo caricarvi di altro peso sulle spalle..”

Una piccola lacrima scivolò via dall’occhio destro del preside.

“Non è colpa sua.” Disse Dean, prendendogli una mano, con lo spirito di un figlio verso un padre. “Le cose accadono e sono ineluttabili, non possiamo fare niente contro il destino e io..rivivrei tutto..pensando che tutto questo mi ha portato a ricongiungermi con mio fratello..tutto..”

Albert fu commosso dalle parole del ragazzo e Dean non seppe se fu quello o la stretta di mano, ma tutto ciò portò a una visione che lo lasciò senza fiato.
 
C’era lui. Aveva un mantello azzurro celeste che lo copriva, come un piccolo lord.
E c’era Albert.

Ma era così imponente, con i lunghi riccioli ramati e biondicci, che gli arrivavano fin sotto le spalle.
Lo abbracciava con un’amorevolezza tipica di un padre verso il figlio.
 
Dean rimase soprafatto dalla visione e staccò la mano dalla sua, scioccato.

Non sapeva perché ma la sensazione che gli era salita addosso fin nelle viscere, fu che quell’uomo era Albert e quel ragazzo era lui.
Ed erano padre e figlio.

Non aveva cuore di dirlo all’uomo che sedeva davanti a lui, a malapena riusciva ad accettarlo lui stesso.

Era stato abituato alla non presenza di un padre, poi John era piombato nelle loro vite e l’aveva deluso, e ora questo.

Era sconvolto. Non sapeva più chi era e questo continuo saltare di palo in frasca nell’individuare una figura paterna, cercando in essa un riconoscimento con la parte più primordiale di lui, lo turbava profondamente.
E poi…
Lui..
Figlio di un Dio??
 
 
 
*

I giorni si susseguivano cupi, uno dopo l’altro e Dean era molto preoccupato per Sam.
Da quando John gli aveva fatto quella rivelazione su sua madre, era come cambiato.

Non trovava più tracce del ragazzino vivace e allegro che era stato, tra alti e bassi, fino a quel periodo.

Era sempre dolce e sorridente, certo, ma la sua incredibile vivacità, aveva lasciato il posto a un’incolmabile malinconia.
Si sentiva inutile, si sentiva non di questa terra.

Dean aveva cercato di tirarlo su, dicendogli che aveva poca importanza che sua madre l’avesse lasciato quando era in fasce, o quando aveva quattro anni, i genitori che abbandonavano i figli, erano comunque delle bestie.

Sam l’aveva guardato con una strana espressione e gli aveva detto:

“Pensi che papà sia una bestia perché ha abbandonato te e tua mamma?”

Dean capì in ritardo l’errore che aveva fatto, ma era troppo tardi. Sam era andato con il morale sempre più nero nella stanza che Albert aveva dato loro.
Pochissimi minuti dopo, Dean era entrato in stanza e gli aveva chiesto scusa.

Non pensava quello di suo padre, non gli avrebbe mai portato rancore, perché lasciare lui aveva significato far nascere lui – suo fratello – e per lui era una luce, un faro che gli illuminava le giornate, non avrebbe mai desiderato cambiare il passato se ciò equivaleva non farlo nascere.

Dean capì all’istante che aveva detto un’altra cosa sbagliata, perché Sam, che era seduto sul letto, era scoppiato a piangere e aveva detto:

“Penso che papà mi ha mentito, Dean! Non è vero che la mamma ci ha lasciato. Magari non è neanche lui mio padre vero!”

“Sam! Come puoi dire queste cose? Lui è nostro padre! Per quanto lui sia uno stronzo, è nostro padre, tu sei MIO fratello.” disse Dean prendendogli il volto tra le mani,
“Non puoi esserne sicuro.” Disse Sam con le lacrime agli occhi. “Mi ha mentito una volta, potrebbe averlo fatto di nuovo.”
“Ma che motivi avrebbe per..”

“Forse mi ha trovato per terra, vicino ad un cassonetto, e ha deciso di allevarmi come se fossi suo.”
“Sam, no…”

“O meglio ancora, mi ha trovato DENTRO un cassonetto, per questo non mi ha detto niente! Non voleva dirmi che mia madre non mi ha voluto e ha anche cercato di uccidermi!”
“BASTA!”

“Ha preferito dirmi mezza verità per non farmi soffrire e..”

“Basta, basta, ti prego, ti prego..” disse Dean, quell’ultimo ti prego, sussurrato, mentre lo prese tra le braccia, cullandolo come un bambino piccolo.

“Ha detto che mia madre non esiste, Dean..non potrò mai scordarlo..finchè sarò vivo..” diceva Sam, aggrappato a lui, singhiozzando.
“E invece lo scorderai, Sam, io non permetterò che tu te lo ricordi finchè vivrai..” diceva Dean e dentro di lui pensava:
John, maledetto bastardo..bastardo..
 
Quella notte, dormirono abbracciati, mentre Dean sussurrava a suo fratello parole di conforto e dolci paroline di affetto, quando si fu calmato, Sam cominciò a baciarlo, dolcemente, come a ringraziarlo.

Dean, piacevolmente confuso, ricambiò i baci, ma non si spinsero oltre.
Non quella sera.
 
 
 
 
*
Purtroppo Sam continuava a ripensare a quel fatto, non riusciva a toglierselo dalla testa e questo portò problemi anche a scuola ad entrambi i ragazzi.

Non c’erano stare disparità di trattamento fino a quel momento, ma cominciarono ad esserci.

Dean trascurava i suoi doveri di tutore della solaresca, per stare attaccato a Sam e pensare ai suoi bisogni, dimenticava spesso di portare dei compiti corretti alle classi, o le autorizzazioni per le gite, o di dire delle cose ai bidelli, Sam d’altrocanto dimenticava di fare i compiti o di portare del materiale a scuola, dimenticava di studiare…
“Dimenticati un’altra volta che c’è un compito in classe e la prossima volta avrai una sospensione, ragazzino.” Diceva il professor Black, senza guardarlo.

E tutta la scolaresca, guardava Sam in cagnesco, perché non era mai successo che Black esonerasse un ragazzo dalle verifiche, con minacce vuote, infatti era già la seconda volta che Black minacciava Sam di farlo sospendere e ad oggi non aveva avuto neanche una misera nota sul registro.

Sam, forse per non guardare le occhiate di traverso dei suoi compagni di scuola, prese un libro dal suo zaino che si era portato dietro e iniziò a sfogliarlo, aumentando le occhiate su di lui.
“Non si possono leggere libri in classe!” disse un’oca dietro di lui.

“Sì, beh, devo pur passare il tempo, mentre voi fate la verifica.”
“Qui a qualcuno viene permesso di fare il cavolo che vuole.” Commentò un altro più avanti.
 
Black aveva storto il naso ed era uscito, stufo delle occhiate trise di rimprovero che leggeva negli occhi degli studenti.
 
Anche Dean se la passava male ed era consapevole che cominciavano a sparlare anche di lui e del fatto che svolgeva male i suoi compiti, ma non gli importava, gli dispiaceva solo per il preside, Albert, che cominciò ad attirarsi le critiche di tutti, accusato di predilezione nei confronti di Dean.
 
“Da quando abbiamo sciolto la squadra di calcio per inserire il football, quel ragazzo è impegnatissimo ad allenare la squadra di football da cui suo fratello da poco è entrato e svolgono entrambi un ottimo lavoro, alla prossima partita vedremo scintille e sarà tutto merito di Dean e di suo fratello.”

Ad onor del vero, entrambi i fratelli convennero che il preside aveva una gran faccia tosta, per mentire spudoratamente in quel modo e liquidare così le maldicenze.
 
 


Per quanto riguardava Sam, era come se fosse ancora alla ricerca della sua identità, ma questo, sembrò avvicinarlo di più alla cerchia dei loro amici, pur non staccandosi da suo fratello.
 
Un giorno, camminando per strada, incontrò Marika.
Portava una borsa della spesa, abbastanza pesante.
“La prendo io.” Disse Sam, sorridendole.
“Non è necessario, Sam.” disse lei.

“Ci sono dentro due bottiglie, ti spezzerai la schiena, faccio io.”
“Ma anche per te saranno pesanti!”
“Uhhh che paura..io sono un uomo, ragazza!”
 
Fu una giornata inaspettatamente piacevole.

Sam lasciò che Marika parlasse e si sfogasse con lui.
Lei gli raccontò del profondo amore che sentiva per suo fratello minore Castiel.

Di come sentisse che avesse solo lui al mondo, perché la loro madre era assente e il loro padre era scomparso anni fa.

Di come si sentiva debole e fragile quando scoprì che forse il suo vero padre, comunicava con lei attraverso un appartamento magico invisibile e di professione faceva l’ipnotista di vite passate.
 
Ormai Sam aveva portato la borsa a casa sua e si erano diretti verso il parco a chiacchierare, sedendosi su una panchina.

“Forse è uno dei pochi legami che mi restano e io non ho approfondito la cosa, ho lasciato semplicemente che le cose accadono…non l’ho fatto neanche conoscere a Cas, questo fa di me una persona orribile?”

“No..solo una ragazza molto spaventata.” Disse Sam, sorridendole. Le disse che non doveva sentirsi in colpa, ma solo lasciarsi trasportare dal cuore, il solo fatto che lei provasse sentimenti tanto nobili, significava che la strada era giusta.

Marika alla fine lo aveva abbracciato e gli aveva detto che per lui era come un altro fratello.
E che l’aveva aiutata tanto.

Sam tornò a casa, sentendo il cuore più leggero.
 
 
 
*

Un’altra volta, senza sapere cosa lo spinse, andò a casa di Clère e gli disse:
“Ti va di fare una corsa insieme?”
Si diressero verso un campo sportivo e fecero un sacco di giri in tondo, correndo. Corsero per quasi un’ora, alla fine, erano entrambi sudati e ansimanti.

“Adesso che le nostre menti sono sopraffatte dalla stanchezza e i nostri cuori possono parlare più a briglia sciolta, posso dirti quello che volevo dirti da tanto tempo. Non ti odio per aver amato Dean, Clère.”

Clère alzò lo sguardo, verso di lui, stupita, ma ancora provata dalla corsa.

“Tieni.” Disse Sam, passandogli una bottiglietta d’acqua. “Spesso le persone che ci passano lungo il cammino, sono speciali per noi, servono a unirci come a un filo invisibile, a volte le cose non vanno come immaginiamo e pensiamo di aver sprecato il nostro tempo, ma non è così, è solo che non riusciamo a vedere il disegno nascosto e vorremmo una strada diversa da quella che il destino ha scelto per noi.”
Clère non sapeva dove Sam voleva andare a parare, ma gli piaceva il suono delle sue parole.

“Quello che tu hai vissuto, ti ha permesso di vivere altre emozioni, ti ha permesso di conoscere me, che ti sto dicendo queste cose, forse era qui il destino che ti voleva portare, e forse tu e Dean non siete l’amore della vita dell’altro, ma ciò non toglie che era un legame che il destino ha scelto per voi, solo che non era quello che pensavate.”

“Sam, io non sono più innamorata di tuo fratello..”

“Penso che ci innamoriamo un po tutti della felicità che si prova ad essere legati a qualcuno, io credo che esistono innamoramenti diversi e di diverse entità, se tu non avessi conosciuto Dean, per esempio, avresti mai scoperto di far parte della cerchia? Forse no.”

“Io..non sono sicura che ne faccio parte, infatti..” disse Clère.

Parlando,erano usciti dal capo sportivo e si erano diretti in piazza, vicino alla fontana, si sedettero su di essa e Sam gli sfiorò gentilmente le dita e fu allora che accadde.
 
Una donna con un’armatura guerriera camminava a fianco di un ragazzino con i capelli castani, minuto.

“La vergogna che tu provi adesso che stai realizzando che forse ti sei sbagliata su mio fratello, può trasformarsi in perdono, se tu glielo permetti, credimi.”
“Ti diverte così tanto studiare i pensieri altrui? Allora dovresti fare il veggente.” Ribattè acida la ragazza.

“Quando la gente invoca gli dei di perdonarli, loro dicono sempre una cosa, che il loro perdono non è l’unica fonte da cui possiamo attingere, perché Se riusciamo a perdonarci l’un l’altro, forse riusciremo a perdonarci a vicenda.” Disse il ragazzo. (Citazioni dal telefilm Reign)

La ragazza si fermò, sentendo brividi di freddo.

“Io..non verrò mai perdonata dal male che ho fatto.” Disse lei.
“Se non permetti a te stessa di perdonarti, nessuno potrà farlo.”
 
Clère si riscosse da quella visione, stupefatta.

“Hai visto qualcosa?” le chiese Sam, stringendole le mani.

“Sensazioni di passioni violente, che duravano poco, che usavo per distrarmi dall’oscurità che sentivo dentro di me…” disse Clère.

“Raccontami. Io ti ascolto.” Disse Sam.
 
 
 
*

CASTIEL 




Una mattina, Sam si accorse che Castiel aveva saltato il pullman per andare a scuola, trovandolo che vagava per la strada sconsolato.
“Cas, salta su, dai, ti diamo un passaggio.” Disse Dean.

Il ragazzo rimase sbalordito e i due fratelli si resero subito conto che dopo quello che era successo con Ruben, pensava che non gli avrebbero più voluto rivolgere la parola. Faceva loro un po' di tenerezza.

“Grazie tante ma non ho voglia di andare a scuola e poi non siete già in due su una moto?”
Sam sorrise.
“Se sta per scendere l’apocalisse sulla Terra, cosa vuoi che sia, andare in tre su una moto?”

“Ma potrebbero arrestarci!” disse Castiel, ma era già montato sulla moto, dietro Sam.

Sam gli sorrise radioso, non aveva contatti con altri maschi che non fosse suo fratello Dean, Cas gli piaceva, non come ragazzo, certo, ma avvertiva delle vibrazioni positive venire da lui.
 
Trovarono una tavola calda dove mangiarono due cheeseburger a testa.

“Dacci dentro, Cas, paga Dean!” rideva il minore.

Dean li sfottè, ma li lasciò fare, era così contento di vedere Sam ridere, che avrebbe fatto cento di giornate cosi, in tre su una moto. Pure di notte!
“Vado a prendere i milkshake.” Disse Dean, la scusa per lasciarli soli.
 
"Sai, Sam...non credevo che...insomma, a dire la verità, pensavo che non voleste più parlare con me....sai, dopo quello che è successo con Ruben..lo avrei capito..beh, mi avrebbe fatto SOFFRIRE, ma l'avrei capito.." disse Castiel triste.

"LUI ti rende felice?"

"Cosa??" chiese lui stranito.

"Lui ti rende felice?"

"Io...beh...è troppo presto per...però..quando sto con lui, il cuore mi batte a mille..quindi..suppongo di sì.."

"Allora è ABBASTANZA." disse Sam.

Cas lo guardò stupito.

"Senti, Cas...mio fratello...ecco..so che può sembrare strano.." disse all'ultimo momento, schermandosi, come se si fosse reso conto all'ultimo secondo di cosa si stava lasciando scappare. "Lui è il centro del mio mondo..e se qualcuno mi dicesse che NO POSSO stare con lui..non ascolterei nessuno.."

Sam si chiuse nel silenzio, trangugiando la sua bibita, forse pentito di essersi lasciato scappare troppo, mentre Cas restava ad esaminarlo.

In quel momento tornò Dean.

"Ehi, di cosa state parlando che rende rosso mio fratello?" scherzò Dean.

"Parlavamo di Ruben.." disse subito Sam.

"Peccato non essere tornato dopo.." disse subito Dean.

"E di TE." disse Cas malizioso e ridacchiando nel notare lo stesso rossore e disagio sul volto di Dean.

"Belle parole spero." Scherzò il maggiore, mentre il minore gli lanciava un'occhiata di scuse.

"Mi stava dicendo che è felice che Ruben mi renda felice... e una serie di parole sdolcinate sull'impossibilità di stare separato da te.." disse Cas.

"CAS!!"

Dean cominciò a ridere istericamente. "In effetti non potrebbe. Sono talmente divertente..lo sfinisco a suon di barzellette. Ma non cercare di cambiare discorso. Parliamo di quel giuda del tuo ragazzo."

"DEAN!!!"

"Anche Sam è divertente, non trovi anche tu? Questa mania di ripetere sempre il mio nome...è così divertente!" disse lanciandogli un'occhiata maliziosa che intendeva ben altro. Sam nascose la faccia nel suo bicchiere, mentre Cas li guardava malizioso.

"Cas, mi stai ascoltando??"

"Sì, ehm..cosa stavamo dicendo?"

"Parliamo di Ruben..di certo non mi piace, ma ammetto che è stata DIVERTENTE quella scena all'ospedale..se mi prometti che ce ne saranno altre così, potrei pure trovarlo simpatico e darti il nostro benestare."

"Dici davvero? Non ce l'hai con noi per avervi nascosto questa cosa per svariati giorni, allora?" chiese Cas.

"Non più di tanto. Con Sam ne abbiamo parlato e...cavalieri di un altro mondo? Ci sta che si è spaventato..che ti sei spaventato anche tu...solo..non possiamo permetterci altri segreti tra di noi..non con VOLDEMORT che non vede l'ora di invadere la Terra.."

Cas si mise a ridere.

“Tuo fratello è stupefacente, lo sai? Vorrei averlo io un fratello così.” Disse Cas.

“Hai una sorella che ti ama molto.” Disse Sam dolcemente.
Cas si incupì.
“Sì, ma non credo lei mi capisca. Dopo che ha saputo che con Ruben abbiamo nascosto di essere dei cavalieri anche noi, si è arrabbiata molto. Dice che sono un irresponsabile e che Ruben è pericoloso..dice anche che ora che abbiamo nascosto a tutti la nostra identità e il fatto che non è risultato dall'AMBROSIA, tutti ci guarderanno con sospetto. Mi tratta come un bambino.”

"In effetti il fatto che non siete stati collegati all'Ambrosia è strano.." disse Dean.

"Sì, ma adesso che ne dite di parlare di cose più leggere? Rimandiamo le congetture divine ad un altro momento.." disse Sam.

"Sì, però...credete che i professori ci perdoneranno? L'ultima volta sembravano davvero arrabbiati.."disse Cas angosciato.

"Beh, loro non possono proprio permettersi di rimproverare nessuno, visto che sono i primi a nascondere chi sono." disse Sam con saggezza.

"Ma in fondo che possono farvi? ESPELLERVI? Se fosse, vi farebbero un regalo.." disse Dean.

"Dean! Sei sempre il solito!" disse Sam.

"Comunque, se non possiamo parlare del lato tragico della COSA..parliamo di pettegolezzi, avanti..ti ricordi cosa ti dissi tempo fa?"

“Quindi..ti piace Ruben, wow..”
“Io..spero di non averti creato disagio..scusami se..”

“No, no, no, guarda che io non ho nessun problema con..le persone che amano le altre persone del loro sesso, ANZI, sono felice che ci stiamo avvicinando ad un paese sempre più globale, che non fa differenze, se proprio devo dirtela tutta, amerei quando arriveremo al punto che non si etichetteranno più le persone con i termini gay, lesbiche, eterosessuali..ma che semplicemente si dica amo un uomo , o una donna..”

Castiel l’aveva abbracciato a quelle parole, lasciando Dean senza fiato.

“Grazie, Dean.” E subito Castiel aveva sciolto l’abbraccio, Dean incontrò i suoi occhi e ci vide dolore e occhi lucidi, e li sentii attraverso di lui, come se glieli stesse trasmettendo, capì le parole che non gli disse. Castiel non credeva che sarebbe mai venuto quel giorno, però aveva apprezzato tanto che l'aveva detto. Dean capì anche questo e si sentì connesso tramite una rete magica con quel ragazzo.

“Comunque, con Sam, ci siamo avvicinati, quando ho cominciato a parlargli di Ruben..ma scusami, Dean, tu sei preoccupato per lui e io non dovrei romperti con queste lagne.”

“No, no, no, raccontami pure, Cas, mi aiuta a distrarmi e poi sono davvero curioso. Sai, sono un po comare dentro.” Gli fece l’occhiolino. “State insieme? Gli hai detto cosa senti?”

“Io…NO..ecco..sono molto timido..e non mi sono mai dichiarato a un ragazzo prima d’ora..io..non so..penso di non piacergli..Sam mi spinge a fargli capire..ma..ecco..lui è così BELLO..e affascinante..perchè mai dovrebbe..e poi forse non gli piacciono nemmeno i ragazzi..e se non mi volesse neanche più come amico, se io..non voglio rischiare..insomma..”

“Ma lui ti ha fatto capire che gli piaci? Come si comporta con te?”
“è molto fisico con me..mi abbraccia..ma..io temo sia per lui come un fratello..niente di più..”

Dean, ripensando a Sam, era arrossito furiosamente.
“Tutto bene, Dean?”
“S-sì, tranquillo, perché?”
“Sei bordeaux.”

“Io..forse Sam mi ha attaccato la febbre.” Ma si pentì di averlo detto, perché le vampate di caldo aumentarono.Si fece aria.
“Sam pensa che tu piaci a Ruben? Mi fido dei suoi giudizi.”
Castiel sorrise.

“Secondo lui sì, ma pensa anche che sia inavvicinabile e che abbia dei segreti..”
“No, intende ALTRI tipi di segreti..non so..è solo una sua impressione..”
“Mmm..beh, io fossi in te, approfitterei del fatto che siete gli unici, a quanto sembra, a non aver intrecciato nessun filo a nessuno di noi durante il rituale dell’ambrosia.”

Castiel si accigliò. “In che modo questo dovrebbe aiutarmi con Ruben?”

“Non capisci? È come se faceste parte di quel mondo ma allo stesso tempo ne foste fuori, avete una cosa in comune, gioca su questo, fate teorie insieme.”
Cas sorrise.

“Sei troppo macchiavellico. Io non ci avevo pensato.”
“Perché sei troppo angelico.” Disse Dean malizioso.

“Nessuno di noi due però vuole pensarci, è una cosa che ci fa male.”
“Cosa?? Perché mai?”
 
Castiel si alzò in piedi.
“Ci fa sentire come se fossimo gli unici NORMALI tra di voi, ci esclude dalla vostra cerchia.”

“Questo non è vero.” Disse Dean alzandosi anche lui. “Albert dice che non è detto che per forza voi non c’entrate con noi, il fatto dei sogni prova che c’entrate, forse semplicemente non siete collegati direttamente a noi, forse i fili si occupano principalmente di intrecciarsi a chi viene considerato dall’altro come a un famigliare.
Castiel ci pensò su.

“Forse hai ragione, Dean, ma forse dobbiamo anche cominciare a pensare all’ipotesi che, avete condiviso il vostro segreto, con dei semplici umani che non c’entrano nulla con voi.”

C’era tristezza nelle sue parole, Dean lo percepiva, ma non voleva credere che fosse così.

“Io non lo credo, Cas, e non dovresti crederci neanche tu. E poi, normale? Le cose che mi hai detto oggi, non fanno di te una persona NORMALE, ma straordinaria. Adesso riesco a capire perché tua sorella Marika è così tanto affezionata e legata a te.”
Cas sorrise.

“è così apprensiva. Comunque sappi che l’amicizia che mi lega a Sam, vale anche per te, Dean..sentitevi liberi di dirmi tutto, davvero.”

E Dean si sentì un po male,sì, perché Cas aveva una sorella, e quindi era quasi certo che non poteva confidarsi con lui sul fatto di amare proprio un fratello. Sam.

Sapeva che sarebbe stata una cosa da mettere in conto una volta che avrebbe amato Sam, ma ora che aveva conosciuto Cas e si era sentito riscaldato dalla sua stima, non immaginava che l’idea che un giorno avrebbe potuto provare schifo, se avesse saputo di loro, potesse ferirlo a tal punto.

Capì che più ti affezioni alle persone, più soffri, perché stai continuamente con la paura di deluderle e quando questo accade, muori un po anche te.
 




"Dean! Avevamo detto che avremmo parlato di cose divertenti!!" disse Sam.

"Questo è divertente!! Eh, Cas? Come mi hai fatto fesso...mentre parlavi e sembrava DAVVERO che eravate gli unici estromessi dalla cerchia!!" disse Dean.

"Ehi!! In realtà ero sincero..a mio modo..il mio turbamento per voi che lo pensavate, era REALE."

Dean scoppiò di nuovo a ridere.

"Lo sapevo che non sei per niente angelico!"

"Adesso sono IO quello TURBATO. Insomma, tutte queste smancerie e questa confidenza, pensavo le riservassi a ME." disse Sam.

"Scusa, Sam, ma ci ho ripensato...Dean è più affascinante di te!" disse Cas, facendo scoppiare a ridere Dean che applaudì a più non posso.

"Ah, è così, eh?? Lo dirò a Ruben!" disse Sam.

E da li, partirono altri racconti, la maggior parte delle cose, Sam le sapeva già, ma fu lieto di farlo sfogare. Cas ripetè anche a Dean i contorni di quella notte, quando trovò il coraggio di affrontarlo e poi si baciarono. Dean e Sam concordavano con il fatto che avrebbe voluto farlo già il giorno che lo attese fuori dalla scuola.

"In effetti era così.." ammise Castiel.

Alla fine parlarono davvero di argomenti più leggeri e alla fine il discorso tornò su Marika.

Castiel provava un affetto incredibile per sua sorella, ma erano distanti, lui sperava che lei si aprisse con lui, ma non succedeva e quindi lui non lo faceva con lei.

Avrebbe voluto dirle per esempio di questo grande fuoco che sentiva per Ruben, ma si tratteneva, perché.. pensava fosse una cosa troppo superficiale da dire, con l’apocalisse che incombeva sulle loro teste.

“Cas, se senti di volere tua sorella più vicino, diglielo, se cerchi la compagnia di Ruben, fallo, ma fallo davvero, se le nostre azioni sono sincere e giuste, non verremmo mai respinti, credimi, se senti che quello che provi, è giusto, fallo, perché se le tue azioni non corrispondono ai tuoi pensieri, la gente li sentirà come contrastanti e se ne terrà alla larga, dimostra quello che vuoi davvero con i fatti, e tutto andrà bene.”

“Sentitelo, potrebbe fare il filosofo.” Disse Dean.
 
 
 
 
*

Un pomeriggio, Sam si avviò alla casa di Ruben, per andare a prendere il suo quaderno di appunti e lo trovò intento a riparare una macchina.
“Prendilo pure, Sam, è nell’armadio.” Disse, senza voltarsi.

“Mi piace quello che stai facendo, posso farlo anch’io?”

Ruben mollò tutto e venne fuori dalla macchina per fissare Sam.

Era caduta la notte, avevo abbandonato i miei utensili.. (Cit Piccolo Principe )

“Ma sei impazzito?? Guarda che non è un gioco.”
Sam gli sorrise.

“Sai, mio padre lavorava aggiustando macchine per un periodo..e mi ha insegnato..sosteneva che era molto meglio aggiustare macchine che i cuori, perché le macchine puoi cambiare una vite e un bullone e sono come nuove, ma alle persone per togliergli la sofferenza, non puoi cambiargli il cuore.”

“Non è necessario, non è così importante..”
Sam sbuffò.


“Manchi da scuola da vari giorni per fare questo, sembra che lo è. Lascia che ti aiuti, a me fa piacere.”
Ruben, nonostante fosse un po' a disagio, lo lasciò fare, anzi lo fecero insieme.
 
Quando, un’ora dopo, si fermarono, Ruben lo ringraziò sentitamente stringendogli la mano.

Era la prima volta che lo facevano e Sam ebbe modo di constatare quanto cambiano le persone quando ti avvicini al loro mondo.
“Mi sento in colpa per averti trattenuto in una cosa del genere, con tutte le cose che avresti potuto fare, sei stato qui sotto una macchina sporca e puzzolente a sporcarti di fuliggine..”
“Anche tu.” Disse Sam.
Questo colpì profondamente Ruben.

“Beh, io..diciamo che riparare le cose, mi fa sentire bene..”

“Ma questa macchina quando sarà finita, non potrà darti più nulla..il bello e il brutto delle cose inanimate è che ci danno gioia perché possiamo usarle per sentirci bene, ma loro non ricambiano..”
“Che cosa stai cercando di dirmi, Sam?”
Sam si avvicinò a lui.

“Non so qual è la tua oscurità, Ruben, ma non lasciare che ti annienti e ti isoli dalle persone che ti vogliono bene. Castiel mi ha parlato di te, ti vuole bene e cerca la tua compagnia, non respingerlo.”

“Lui..è un ragazzo così puro..io ho il terrore che stando con me..possa sporcarsi..così..” disse Ruben, guardando le sue mani sporche di fuliggine.

Era talmente straziante che Sam lo abbracciò, sentendolo tremare.

“In questo modo decidi solo tu per lui e non è giusto, devi lasciare che sia lui a decidere se vuole starti accanto.”
E dicendo così, se ne andò.
 
 
 
 
   
 
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