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Autore: Nao Yoshikawa    24/09/2018    3 recensioni
“Il suo nome sarà Fiamma. Perché, con la fiamma che arde dentro di lei, un giorno ci salverà tutti”.
Cinque anni dopo la battaglia di Alvarez, una nuova minaccia incombe non solo su Fairy Tail, ma su tutta Earthland. Una maledizione verrà scagliata, mandando i nostri eroi in un mondo senza magia e impedendo loro anche solo di ricordare delle loro storie e dei loro legami.
La loro unica salvezza risiede in una bambina appena nata.
Fiamma ha dodici anni, è orfana ed è sempre stata convinta di non essere niente di speciale. Un giorno, però, le cose cambiano drasticamente quando incontra Happy.
Sarà allora che inizierà il viaggio verso la scoperta delle sue origini. Perché solo lei è la Salvatrice che potrà salvare la sua famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Human!Acnologia, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy Tail Next Generation'
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38 - Fuoco che arde

Fra non molto le tenebre avrebbero lasciato posto alla luce. E Fairy Tail avrebbe attaccato. Si erano preparati come meglio potevano alla battaglia finale, e nonostante la grossa differenza numerica, sapevano che il nemico da affrontare avrebbe dato loro non poche difficoltà. Fiamma non era riuscita a chiudere occhio. Come avrebbe potuto? Era lei l'arma finale, colei che avrebbe dovuto proteggere tutti. In quel momento, come non mai, le responsabilità gravavano sulle sue spalle. Giocherellò con la chiave legata al collo, mentre August arrivava alle sue spalle. Poteva ben capire i disagi della ragazzina, sebbene solo in parte.
"Fiamma?", chiamò. "Ti senti bene?"
"Bene" è una parola grossa! Non lo so, August. Sto iniziando ad avere paura. Io non voglio morire. E non credo di essere ancora abbastanza forte!"
"Ehi!", le si avvicinò. "Non devi dire così. Non sei sola e... la forza non ti mancherà. Forse non te l'ho mai detto ma... io mi sento molto in colpa"
"In colpa? Per cosa?"
"Sono io che ho portato a questo. Se me ne fossi rimasto al mio posto, probabilmente sareste tutti felici"
"Non dire così. Io sono molto felice di averti incontrato, di averti conosciuto. Non ti preoccupare, d'accordo?".
Ad August venne da sorridere. Era venuto lì con l'intento di tirarle su il morale ed ecco che lei lo tranquillizzava. Non smetteva proprio mai di sorprenderlo. Tese le braccia e la strinse a sé. Chi avrebbe mai pensato che la sua nemica per natura potesse un giorno divenire la persona a cui invece teneva di più?
"Vinceremo questa guerra e torneremo a casa. È una promessa la mia"
"Allora lo prometto anche io!", esclamò lei.

Le prime luci dell'alba arrivavano. L'aria era stranamente pesante, ma adatta al putiferio che si sarebbe scatenato di lì a poco. Gildarts guidava i membri della gilda come un vero e proprio esercito, un esercito molto silenzioso.
"Ehi, vecchio", disse Natsu rivolgendosi al master. "Come li combattiamo?"
"Credo che faremo meglio a dividerci. Natsu, tu dovrai affrontare Acnologia, è te e Fiamma che lui vuole"
"Nessun problema!", esclamò lui. "Io e la mia famiglia non ci tireremo di certo indietro!". Nel dire ciò aveva stretto a sé Lucy. Neel invece, serio, aveva poggiato una mano sulla spalla di Fiamma, Happy stava appollaiato sulla sua testa e gli occhi si erano poi rivolti ad Ametyst. Ne sarebbero usciti in qualche modo.
Davanti a loro c'erano adesso Acnologia e i suoi. Minerva si trovava ancora in ostaggio, costretta a guardare quella disfatta sotto i suoi occhi. Cosa ne sarebbe stato di lei?
"Eccoli lì", disse God Serena. "Cosa dobbiamo farne?"
"Ucciderli tutti, non mi importa il come. Ma la Salvatrice e il Dragon Slayer del Fuoco... loro sono miei", affermò con un ghigno. Larcade accanto a lui tremava. Aveva bramato per tanto tempo un momento come quello, ma adesso avrebbe tanto voluto trovarsi dalla fazione opposta.
Gildarts e Acnologia si guardarono per qualche attimo. Il secondo poi parlò.
"Ma che meraviglia, eccoci qui riuniti per la battaglia finale. Era ora. Di voi non mi importa poi molto, mi basta eliminare la Salvatrice, il resto verrà da sé"
"Se pensi che te la lasceremo anche solo sfiorare, ti sbagli di grosso", dichiarò lui.
"Oh... ma io non lo penso affatto". A quel punto la terra parve tremare, come a causa di un forte tuono o ancora peggio, di un terremoto. God Serena, che più di tutti fremeva, fu il primo a scattare. A fronteggiarlo furono Gildarts, Gajeel e Laxus, partiti in quarta con tutte le loro forze. In meno di un minuto si dispersero e calò un caos immane.
L'obiettivo era Fiamma. Rayn lo sapeva, per questo non aveva accennato a staccarsi da lei.
"Rayn, devi spostarti!", gridò lei. "Non voglio metterti in pericolo!"
"Non posso fare una cosa del genere! Avevo promesso che ti avrei protetta!". Il suo sguardo si posò poi  oltre la figura di Fiamma. Riconobbe immediatamente Invel, colui che era riuscito a controllarlo e che aveva quasi ucciso Yuki e Syrio.
"Maledizione", imprecò. "Fiamma, dimentica quello che ho detto. Adesso sei tu che devi correre... lontana da qui"
"Rayn...!"
"Mi devi ascoltare!", disse con le lacrime agli occhi. "Io... ti amo, per favore... aiutami a proteggerti".
La ragazzina si sentì morire. Mai nella vita avrebbe sognato di sentirsi dire quelle parole, specie non in mezzo ad una guerra. Avrebbe voluto dirgli che anche lei lo amava, e lo avrebbe fatto, solo non adesso. Senza fare ulteriori domande scappò via, correndo. Rayn e Invel si stavano adesso guardando negli occhi. Fortunatamente, il ragazzo non era solo: quella era una questione di famiglia che dovevano risolvere tutti insieme.
"Che mi sono perso?", domandò Gray. Insieme a lui c'erano Juvia, Yuki, Syrio, Meredy e Lyon, già pronti all'attacco.
"Nulla, solo la mia dichiarazione alla ragazza che amo", sussurrò assottigliando lo sguardo. "Giuro che questa volta non mi farò controllare"
"E io non permetterò a nessuno di toccare il mio cuore. Su, sono pronta!". Invel rimase molto colpito dalla forza di quella ragazzina, tuttavia non aveva tempo per compiacersi. Era già stato battuto una volta, non poteva permettere che accadesse di nuovo.
"Che bel quadretto familiare. Potrei portare ad uccidervi tutti e a vicenda, esattamente come qualche anno fa, ricordate?".
Juvia assottigliò lo sguardo. Come poter dimenticare di una sofferenza del genere? Lei e Gray erano stati quasi ad un passo dall'uccidersi, non poteva permettere che accadesse ancora.
"Col cavolo", imprecò Lyon. "Questa ora è anche la mia famiglia"
"Davvero?", chiese Gray.
"Beh, magari un giorno Yuki e Syrio si sposeranno, per cui... sì". L'altro alzò gli occhi al cielo.
"Imparentarmi con te era l'ultima cosa che volevo. Ma se dovesse succedere qualcosa di strano... potrò ammazzarti tranquillamente"
"Bene, non chiedo altro".
In nome di un'amicizia che durava da una vita, Lyon e Gray attaccarono insieme, Juvia invece dava  man forte a Meredy.
"Cavolo, la vedo male", si lamentò sottovoce. "Dovrò stare più attenta del solito"
"Cosa' Perché dici questo?".
Lei allora guardò l'amica. Probabilmente non era quello il momento adatto per farle un annuncio del genere, avrebbe voluto aspettare.
"Perché... io... aspetto..."
"Tu... cosa?! Stai dicendo sul serio? Oh, mio... Lyon e Syrio sanno?"
"No, e non devono sapere per il momento, sarebbero troppo distratti, non devono preoccuparti per me!"
"D'accordo! Non preoccuparti! Juvia ti proteggerà ad ogni costo!". Così aveva detto e così aveva deciso. Doveva assolutamente proteggere la sua migliore amica e il bambino che portava in grembo.

Larcade si era invece distanziato da Acnologia Doveva assolutamente fare qualcosa, ma non sapeva cosa. Era forse quello il momento giusto per passare al lato di quelli considerati nemici? Era realmente ciò che voleva? Troppe domande, tutte senza risposta!
"Larcade!", August chiamò il suo nome. "Che cosa stai facendo?!"
"August!", chiamò lui a sua volta. "Sei qui! Mi dispiace, perdonami! Ho provato ad avvisarti, ma non ho potuto!"
"Va tutto bene, adesso. Non devi preoccuparti. Se lo vorrai sarai uno dei nostri". Larcade lo guardò per qualche istante con fare stupito. Poi gli venne istintivamente da sorridere. Sarebbe stato bello, allungare la sua mano e poter passare dall'altro lato. Ad un tratto arrivò un attacco improvviso. Larcade fu catapultato di qualche metro, August si ritrovò a sussultare.
"Ma che succede?!", esclamò spaventato. Mavis, nel pieno delle sue forze e dal grande istinto di protezione, si era fatta avanti.
"Sta lontano da mio figlio, tu!"
"No!", gridò lui. "Fermi! Che cosa state facendo?!"
"Indietro, August", intervenne Zeref. "Da solo non puoi farcela"
"Un momento!", gridò. "Non è così! Non dovete attaccare Larcade, lui è dalla nostra parte oramai!". Mavis lo guardò per qualche secondo, incerta.
"Dalla nostra parte? Ma cosa dici? Ti ha forse incantato in qualche modo?"
"No, non mi ha incantato! Sentite, è difficile da spiegare, d'accordo?!".
Larcade intanto si era sollevato, massaggiandosi la testa. Non aveva ricevuto un bel trattamento, ma probabilmente se lo era meritato.
Minerva, con le mani legate da una catena magica, lo osservò.
"Allora è proprio vero"m si ritrovò a dire. "Sei dei nostri"
"Ah... già", biascicò. "Chi avrebbe mai pensato che mi sarei ritrovato dalla parte di Fairy Tail"
"E chi avrebbe mai pensato che mi sarei ritrovata dalla parte dei nemici", sospirò lei. Larcade alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi a lei.
"Ma... che fai?"
"Tu cosa pensi? Ti aiuto, ovviamente! Siamo dalla stessa parte, mi pare!".
Minerva batté le palpebre, sorpresa. Larcade somigliava davvero molto ad August, avevano la stessa luce negli occhi. Il mago riuscì a liberarla dalla catene. La donna si massaggiò i polsi, sorridendogli.
"Ti ringrazio molto"
"Non c'è di che. Adesso spostiamoci di qui, prima che...AH!". Minerva si voltò di scatto. Avrebbe voluto chiedere cosa stesse accadendo, ma in verità non ci fu motivo alcuno: ad averli attaccati era stato God Serena, il quale stava sghignazzando.
"Bene, questa mi è nuova. È così, Larcade? Liberi la prigioniera? Per caso vuoi divertirti con le alle mie spalle? Faresti meglio a farti da parte, c'ero prima io"
"Tu sei davvero disgustoso", proclamò il Dragonil Bianco. "Sono stato un folle a poter pensare di guidarvi. Pensavo di essere senza speranza, ma la verità è che tu e gli altri siete molto peggio di me"
"Così potresti anche offendermi", sussurrò con sarcasmo. Fece per attaccarlo, Larcade era già pronto a ricambiare. God Serena fu però fermato da August, Zeref e Mavis, i quali erano accorsi in suo aiuto.
"Eh... eh?", ansimò. "Voi?"
"Scusaci, ho dovuto spiegare loro le cose come stavano", sospirò il giovane mago. Mavis, invece, a braccia conserte, lo stava osservando.
"Umh... io non so che intenzioni hai. Però, se mio figlo dice che possiamo fidarci di te, allora..."
"Possiamo parlarne in seguito?!", esclamò Zeref. Nel sentire la sua voce Larcade rimase di sasso per qualche istante. Nel ritrovarsi davanti la persona che per tanto tempo aveva ammirato e di cui aveva cercato l'ammirazione, la stessa persona che lo aveva ucciso, era strano. Zeref lo guardò a sua volta, non sapendo esattamente cosa dire. Larcade non era più un nemico, tutavia gli veniva davvero difficile non vederlo come un potenziale pericolo.
"Larcade", chiamò.
"Zeref"
"Sì, August!", esclamò quest'ultimo. "Abbiamo detto "parliamone dopo"! Minerva, raggiungi gli altri, d'accordo? A questo bastardo... ci pensiamo noi!".
La donna annuì, correndo alla ricerca dei suoi amici.
Nel frattempo, God Serena si era risollevato, malconcio, impolverato, ma più furioso che mai. Guardò i quattro, prendendo a sghignazzare.
"Che adorabile quadretto di famiglia, sono commosso.. Beh, almeno potrete morire tutti insieme, non vi pare?"
August aveva afferrato la mano di Larcade e quella di Mavis. Poi la guardò.
"Mamma... tu dovresti farti da parte. Non puoi mettere in pericolo anche il bambino"
"Non sarà in pericolo", gli disse sorridendo. "Lui ha una grande magia nelle sue vene. Ed io farò di tutto per proteggerlo"
"Il compito di proteggerlo e di proteggere tutti voi, spetta a me", dichiarò Zeref. "È anche per colpa mia che si è arrivati a questo punto", assottigliò lo sguardo. "Liberiamoci alla svelta di questo qui e poi andiamo da Acnologia. Perché l'altra metà della mia famiglia si trova in pericolo".
God Serena rise sguaiatamente e in modo piuttosto inquietante. Larcade sentì un brivido attraversargli la schiena, tuttavia la presenza di August era talmente rassicurante da spazzare via tutta la paura.
"Va tutto bene!", lo rassicurò. "Adesso ci siamo noi"

Ametys e Levy si trovavano praticamente sotto schiena. Quest'ultima stava facendo di tutto per proteggere la figlia, la quale a sua volta non voleva assolutamente essere da meno.
"Dove sono gli altri? Akua, Sephir ed Emer, non li vedo!", esclamò preoccupata.
I tre gemelli in verità non si trovavano in difficoltà alcuna. Probabilmente la loro indole un po' incosciente e il loro non prendere troppo sul serio la situazione, li stava aiutando molto nella battaglia. Avevano deciso di dare una mano ad Ajeel, Brandish e Dimaria, i nuovi arrivati ormai ex nemici.
"Perché devo combattere accanto a dei bambini?!", si lamentò il primo.
"Bambino a chi?", lo sfidò Emer. "Sarò anche piccolo, ma se voglio so anche essere più forte di te!"
"Emer, smettila!", lo rimproverò la sorella. "Non è... il momento di scherzare".
Davanti a loro si innalzava un nemico nero come l'oscurità, gelido come il ghiaccio. Bloodman sembrava tornato per la sua vendetta, Gajeel lo aveva intuito e on avrebbe permesso a quest'ultimo di fare del male alla sua famiglia. Si stava ritrovando a fronteggiarlo in completa solitudine. Ametyst si voltò nella sua direzione, il vento soffiava forte da impedirgli quasi di tenere gli occhi aperti.
"Oh, no! Papà è da solo, non può farcela!", gridò. "Devo andare ad aiutarlo!"
"Ametyst, ferma!", Levy afferrò i suo viso tra le mani. "Non puoi. Io ti ho già perso una volta, non voglio perderti di nuovo"
"Nemmeno io voglio perdervi di nuovo!", gridò con le lacrime agli occhi. Levy allora le posò un bacio sulla fronte.
"Prometto che questa volta le cose andranno diversamente. Dai una mano ai tuoi fratelli, d'accordo?". La figlia indietreggiò.
"D'accordo!", gridò, correndo poi in direzione dei gemelli. Levy invece si sbrigò a raggiungere il marito, il quale stava affrontando a sua volta Bloodman.
"Gajeel!"
"Levy?! Ma cosa fai tu qui?! Devi andartene immediatamente"
"No, non voglio assolutamente rischiare di perderti un'altra volta. Questa è una cosa che dobbiamo fare insieme!".

Alecta si sentiva strana. Non aveva paura, tutto il contrario. Probabilmente, la rabbia e il rancore accumulato dovevano starla portando a dimenticare del pericolo imminente. Sembrava completamente elettrizzata.
"Morite! Morite tutti!", gridò.
"Alecta!", la chiamò Will, sospeso a mezz'aria sopra di lei. "Piantala, questo non è un gioco"
"So molto bene che non si tratta di un gioco!", esclamò lei. "E tu piuttosto, non dovresti essere qui!"
"Non dovrei...? Ma che dici". La ragazza si portò una mano sul viso.
"Va a dare una mano a Luna. Stai tranquillo".
Sua cugina sembrava avergli letto nella mente. In effetti  il suo pensiero andava costantemente alla ragazza dai capelli blu e alla paura che potesse succederle qualcosa.
"D'accordo", disse spiccando il volo. "Vado!". Alecta annuì, poi si voltò a guardare Wendy.
"Alecta, va tutto bene?"
"Assolutamente no! Lo sai cosa? L'amore fa proprio schifo!". La maga avrebbe tanto voluto negare, ma cosa avrebbe potuto dire? Dopotutto nemmeno a lei le cose erano andate troppo bene con Mest, il quale stava adesso attaccando Neinhart. Ma non aveva tempo per pensarci. Se il destino avesse voluto, in qualche modo si sarebbero ritrovati. Quindi la prese per mano.
"Non è così, Alecta. A volte l'amore sembra crudele, ma in verità è la vita ad esserlo. Adesso fatti coraggio e andiamo, va bene?"
"Va bene!", dichiarò.
Freed aveva visto la ragazza allontanarsi insieme a Wendy. Avrebbe voluto correrle dietro, ma non aveva praticamente più alcun diritto, non dopo averla baciata per poi averla allontanata. La colpa era tutta sua e dei suoi stupidi dubbi. Si poteva provare qualcosa che fosse anche più che semplice affetto per lei? O era sbagliato?
"Freed!", la voce di Laxus lo riportò alla realtà. "Ma cosa diamine stai facendo?! Ti sembra il momento di rimanere lì a imbambolarti?"
"Mi dispiace, io...", sussurrò con lo sguardo attonito. "L'ho perduta". Laxus alzò gli occhi al cielo. Non aveva voglia di fare da psicologo nel bel mezzo di una guerra.
"Stammi bene a sentire, d'accordo?", disse severo. "Accanto ad Alecta vorrei che ci fosse un uomo che sa quello che vuole e che sa proteggerla. Sì, anche nel caso che quell'uomo fossi tu. Ma faresti meglio a non farla soffrire ancora... oppure giuro che ti ammazzo".
L'amico batté le palpebre un paio di volte.
"Laxus... mi stai dando la tua benedizione?"
"Ti prego di non dirlo! Va da lei... e proteggila. Oppure muori. A te la scelta", poi gli aveva sorriso. Mai nella vita avrebbe pensato di ritrovarsi in una situazione assurda come quella. Ma dopotutto, c'era forse qualcosa di normale, da quando erano giunti in quel mondo.

Grazie all'aiuto di Larcade, Minerva era riuscita a sfuggire dalle grinfie di God Serena. Iniziò a muovere freneticamente una mano, richiamando l'attenzione dei suoi amici.
"Ragazzi!", esclamò. "Eccomi, sono qui!".
Hikari, con il fiatone, sollevò lo sguardo.
"Minerva?!".
La donna le corse incontro, abbracciandola stretta a sé.
"State bene! State tutti bene!"
"Oh, questo calore non me lo aspettavo proprio!". Minerva si staccò, piuttosto imbarazzata. In effetti era strano. Poi si rivolse a Sting e Yukino.
"Ragazzi... scusate, ci ho messo più del dovuto"
"Non ha alcuna importanza", l'albina le posò una mano su una spalla. "Bentornata". La donna sorrise, guardando poi Rogue, il quale fece spallucce.
"Immagino che le cose saranno piuttosto strane da oggi in poi, eh?"
"Già, ho anche io quest'impressione. Ma avremo modo di abituarci. Intanto... vediamo di dare una lezione a questi rompiscatole"
"Sì!", esultò Hikari alzando un pugno al cielo.

"Stai qui", le avevano detto. Era chiaro, nessuno voleva mettere Fiamma in pericolo, a meno che non fosse stato strettamente necessario. Ma rimanersene lì a guardare la sua famiglia e i suoi amici che combattevano, no, non avrebbe potuto! Igneel, Natsu e Lucy la stavano difendendo, la stava difendendo Rayn e Yuki, e tutti gli altri. Seduta al suolo, poggiata ad un albero, giocherellava nervosamente con la sua chiave.
"Non posso starmene qui mentre tutti combattono. Avanti Fiamma, avanti! Sei la Salvatrice! Maledizione! Ma perché non riesco ad avere neanche un po' di coraggio?!". Nel dire ciò affacciò lentamente il capo.
Acnologia si era avvicinato come una furia a Natsu.
"Tu! Dragon Slayer del Fuoco, dove nascondi tua figlia?"
"Acnologia", chiamò l'altro a denti stretti. "Lascia fuori Fiamma, lei non ha colpa alcuna. Uccidi me se è quello che vuoi!"
"Oh, sarà fatto. Ma non prima di aver eliminato anche lei. Voglio vedere la sofferenza nei tuoi occhi, negli occhi di tutti voi! Morite!".
Scandì lentamente quella parola. Fiamma era consapevole del fatto che lui avesse detto ciò solo per farla uscire allo scoperto. Ma non poteva permettere che qualcuno morisse a causa sua. Nessuno doveva più soffrire, perché la Salvatrice era nata per proteggere. I suoi occhi si illuminarono e la fiamma che giaceva dentro di lei, si accese e divampò.
   
 
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