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Autore: evelyn80    24/09/2018    2 recensioni
Molte cose sono cambiate: il Knight Two Thousand non è più un auto. Michelle Boswald, nipote di Bonnie, è la sua nuova pilota. Con lei lavorano altre due ragazze, Mary Cassidy e Helen Seepepper. Insieme si fanno chiamare le K.I.T.T.'s Angels.
La nuova Fondazione, diretta da Michael e Bonnie, le invia in Alaska, nelle isole Aleutine, per sventare un traffico di droga tra la Russia e gli USA. Ma poiché quasi nessuno sa della loro esistenza, dovranno lavorare in incognito per passare inosservate tra le ciurme degli altri pescherecci.
Avranno a che fare con pescatori scorbutici e maschilisti e dovranno faticare un bel po' per portare a termine la loro missione.
Storia cross-over tra Supercar e Deadliest Catch (settima stagione)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mary si innamora


In un’ora e mezzo il motoscafo nero raggiunse l’isola di Saint Paul – riducendo la potenza dei motori prima di entrare in porto – con la scusa di una riparazione da fare. Per rendere la scusa più credibile, K.I.T.T. si sbizzarrì con il suo sintetizzatore di suoni, riproducendo il rumore di un motore sfiatato e sbuffando fumo nero dagli scarichi. Mentre Helen e Michelle fingevano di affaccendarsi in sala macchine, Mary scese e si diresse al piccolo bar dell’isola, passando proprio davanti alla Ramblin’ Rose.

Elliott aveva notato l’arrivo del Knight Rider, ed era più che sicuro di non averlo visto sul suo schermo GPS. Questo non fece che aumentare i suoi sospetti. Non appena vide una delle tre ragazze, la più alta, scendere dal peschereccio e dirigersi verso il bar, decise di ingraziarsela per riuscire a scoprire qualcosa di più sulla loro vera identità.

Mary stava per aprire la porta del locale quando si sentì chiamare.
“Ehi! Ciao!”.
Si voltò e vide che si trattava proprio dell’uomo che stava cercando.
“Ciao!”, rispose, accennando un sorrisetto.
“Tutto bene? Ho visto una bella colonna di fumo nero quando siete arrivate”.
“Sì, abbiamo avuto un problema al motore e non so a cos’altro… Michelle e Helen sono rimaste a bordo a riparare il guasto, ma io non mi intendo molto di meccanica”, spiegò la ragazza, “così per non stare tra i piedi ho deciso di scendere. E voi? Tutto bene? Come sta andando la pesca?”.
“Non mi lamento. Posso farti compagnia, mentre aspetti?”.
Mary sfoderò il suo miglior sorriso. “Sì, grazie”.
Elliott le aprì la porta e la fece accomodare ad uno dei piccoli tavoli, poi andò al bancone a prendere da bere. Non appena ebbe portato le loro consumazioni al tavolo, il capitano cominciò subito ad attaccare bottone.
“Allora, come vi trovate nel mare di Bering? C’è una bella differenza con la California, non è vero?”, chiese affabilmente, assaporando la sua birra a piccoli sorsi.
Mary annuì. “Sì, parecchia! Non sono abituata a queste temperature, il freddo mi sta uccidendo! Voi come fate a proteggervi?”, chiese, sperando di trascinare la conversazione verso l’argomento “sostanze stupefacenti”.
“Ormai siamo abituati. I marinai si fanno passare il freddo sgobbando, ma ti confesso che io tengo al massimo il riscaldamento nella timoniera. Adoro stare al caldo quando lavoro!”. Il ragazzo le strizzò l’occhio.
“Tutto qui?”, insisté lei. “Non è che per caso vi aiutate anche con qualcosa di più… forte?”.

Elliott capì subito dove la bionda voleva andare a parare, e questo non fece che accrescere i suoi sospetti che, in realtà, quelle tre ragazze fossero delle investigatrici private interessate al traffico di droga. Doveva essere molto prudente.
“Ti riferisci all’alcool, o a qualcosa di più?”, le chiese con voce maliziosa.
“Qualcosa di più…”.
“No, io e miei ragazzi siamo puliti, anche se forse rappresentiamo l’eccezione che conferma la regola, sai? Molti pescatori fanno uso di droga, la usano per combattere il dolore”, spiegò Elliott in tono colloquiale. “Ma sulla Ramblin’ Rose vige una regola ferrea: chi si fa viene licenziato! Ho perso uno dei miei più cari amici per colpa della droga, e da allora le ho dichiarato guerra. Purtroppo, come ti ho già detto, credo di essere una mosca bianca; e penso di poterti dire, con una certa sicurezza, che i miei peggiori antagonisti siano quelli della Cornelia Marie e della Northwestern”.

Nel sentire quei nomi, Mary drizzò le orecchie. “Come mai?”.
“Perché sia i fratelli Harris, sia i fratelli Hansen sono grandi “sostenitori” dello spaccio di droga nelle Aleutine. Ne consumano più loro e i loro marinai che non tutta l’Alaska”.
A quelle parole la ragazza si rabbuiò e si fece più pensierosa.
Il capitano Neese continuò. “Non mi dirai che anche voi ne fate uso, vero?”, chiese con voce suadente.
Lei scosse il capo senza alzare lo sguardo dal suo bicchiere.

Allora per quale motivo siete andate al Golden Crab a chiedere la Moonlight?”, si chiese Elliott, socchiudendo per un istante gli occhi prima di riprendere il discorso.
“Mi fa piacere…”, mormorò, ed allungando lentamente le braccia prese delicatamente la mano destra della ragazza tra le sue. Mary trasalì ma non la ritrasse. “Sai, circolano strane voci su di voi…”, riprese, a voce ancora più bassa e sensuale di prima.

Mary alzò lo sguardo su di lui.
“Che genere di voci?”.
“Quell’imbecille di Jake Harris va a dire in giro che siete lesbiche… Ma io non ci credo, sai?”. Mentre le diceva quelle parole prese ad accarezzarle il dorso della mano con i pollici. Mary si irrigidì sulla sedia, turbata, ma anche in parte compiaciuta. Scrutò per un attimo il volto del capitano con occhi diversi da prima e fu attratta da quello che vide: capelli biondi, occhi nocciola, naso un po’ lungo ma in accordo con i lineamenti spigolosi del resto del viso. Anche Elliott la guardò dritta negli occhi e le sorrise, continuando a carezzarle la mano.
Il cuore della ragazza cominciò ad andare a mille, mentre sentiva le guance imporporarsi. Il capitano Neese sollevò una mano e le sfiorò una gota. “Mi pare di capire che ho ragione, vero…?”.
“No… Sì… Beh… Io…”, balbettò Mary, impacciata.
Lentamente, molto lentamente, Elliott le si avvicinò. Le sfiorò prima la punta del naso con il suo poi, socchiudendo le labbra, si protese verso quelle di lei.
Mary rimase immobile, tremando come una foglia. Cosa le stava succedendo? Che diamine, era in servizio! Ma quel ragazzo era così carino e dolce… Le labbra del capitano Neese catturarono le sue e lei si lasciò andare, sciogliendosi tra le sue braccia come neve al sole.

Sogghignando internamente, Elliott le passò la mano libera dietro al collo, attirandola ancora di più verso di sé. Lei cedette con un piccolo gemito, e lui pensò a quanto era stato facile ingannarla. Le insinuò la mano tra i capelli e Mary si strinse maggiormente a lui, socchiudendo ancor di più le labbra per permettere alla lingua di Elliott di esplorare la sua bocca. Lui colse immediatamente l’invito ed approfondì il bacio, e stava già per sfiorarle il seno con l’altra mano quando la porta del bar si spalancò e la voce del capitano del Knight Rider li interruppe.

“Mary, siamo pronte per partire… MARY!”, esclamò Michelle, non appena vide la sua amica e collega avvinghiata tra le braccia del loro sospettato numero uno.
La ragazza si sciolse di scatto dall’abbraccio del capitano Neese e si alzò in piedi, rossa in volto e ansimante. Elliott rimase seduto, con un ghigno sghembo sul viso. Si passò il pollice sulle labbra, come a voler conservare il ricordo del bacio che aveva appena ricevuto. Michelle passò lo sguardo, incredula, dall’una all’altro, incapace di proferire parola. Che diamine era successo a Mary? Cedere alle lusinghe di un sospettato?! Non era da lei! Dopo diversi secondi di imbarazzo, il capitano del Knight Rider riuscì a dire: “Helen è riuscita a riparare il guasto… Possiamo andare…”. Senza attendere oltre riprese la porta ed uscì: aveva proprio bisogno di una boccata d’aria fresca.

Mary stava per seguirla, ancora rossa in volto, quando Elliott la afferrò per un braccio e la trasse a sé.
“È stato fantastico… Spero di rivederci presto”.
La ragazza si strofinò le braccia, un po’ a disagio, ma il giovane non accennò a lasciarla andare. La baciò su una guancia e le sussurrò all’orecchio: “Voglio darvi un consiglio. State alla larga da quelli della Northwestern. Quando si fanno diventano cattivi e pericolosi. Il peggiore di tutti è Sig… Avete già assistito ad una delle sue sfuriate appena arrivate, non è vero?”.
Mary fece di sì con la testa. Elliott la lasciò andare e lei uscì, raggiungendo Michelle che si era allontanata solo di qualche passo.
Non appena le due amiche furono fianco a fianco, Michelle attaccò.
“Ma si può sapere cosa ti è preso? È carino, non lo metto in dubbio, ma è uno dei sospetti!”.
“Non lo so… Mi ha preso la mano e ha cominciato a carezzarla… Comunque, prima di cedere alle sue attenzioni avevo già scoperto delle cose interessanti”.
“Bene. Torniamo a bordo, così ce le racconti!”.
Una volta a bordo del motoscafo nero, le tre si riunirono nella timoniera e Mary cominciò il suo rapporto.
“Sono riuscita ad introdurre l’argomento “droga” e lui mi ha rivelato che le ha giurato guerra da quando uno dei suoi migliori amici è morto per un’overdose. Ha anche aggiunto che i maggiori consumatori, qui nell’arcipelago, sono i fratelli Harris, i fratelli Hansen e i loro equipaggi”.
“Questo ci riconduce alla Northwestern”, commentò Helen.
“A meno che il giovanotto non abbia voluto depistarci volutamente, dandoci informazioni false. Non possiamo fidarci di nessuno, purtroppo. E la cosa vale anche per te, Mary!”, sbottò Michelle, risentita. Era la prima volta che la sua amica e collega si lasciava andare così durante un’indagine, e sinceramente la cosa non le faceva molto piacere.
Helen guardò le due con aria interrogativa, e la nipote di Bonnie non riuscì a trattenersi oltre.
“Quando sono entrata nel bar, Mary si stava sbaciucchiando con il capitano Neese”. Helen fissò l’amica inarcando le sopracciglia, e Michelle continuò. “E la sua può benissimo essere una tecnica per depistarci. Conquistare la fiducia di una di noi, con moine e avances, per poi propinarci tutte le bugie che vuole per salvarsi la pelle!”.

Mary incrociò le braccia sul petto, infastidita dal tono che stava assumendo la conversazione. Forse aveva ceduto troppo ingenuamente alle attenzioni di Elliott, ma in fondo non aveva fatto nulla di male, non aveva mica rivelato che erano tre spie in incognito!
“Sei solo gelosa perché io ho già trovato un bel ragazzo e tu no!”, si ritrovò quindi a sbottare, con astio, la bionda.

Michelle spalancò gli occhi e la bocca. Che diamine, Mary non poteva certo pensare una cosa del genere! Si conoscevano da tempo, e la bionda sapeva benissimo che Michelle non provava interesse per altri uomini che non fossero K.I.T.T., sempre che lo si potesse definire “uomo”. Non era certo gelosa di lei.
“Calmatevi, ragazze!”, sentenziò il computer, col suo caldo tono di voce. “State perdendo il controllo, e questo non ce lo possiamo permettere. Forse, anche se Michelle avesse ragione sull’interessamento del capitano Neese, potremmo sfruttarlo comunque a nostro vantaggio. Anche tu, Mary, puoi fingere per ottenere più informazioni”.
Mary annuì seccamente col capo e Michelle non replicò. Quella situazione assurda stava cominciando a mandare tutte e tre fuori di testa.



Spazio autrice: Le cose cominciano a degenerare pian piano. L'infatuazione di Mary non porterà a niente di buono, andando avanti nella storia.
Grazie mille a jarmione e alessandroago_94, che mi seguono con entusiasmo :-)
  
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