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Autore: Roberto Turati    24/09/2018    2 recensioni
Laura, Sam, Chloe e Jack sono quattro neo-laureati di Sidney che, dopo aver trovato un libro segreto firmato Charles Darwin che parla di ARK, un'isola preistorica abitata da creature ritenute estinte da milioni di anni, da un intrigante popolo, protetta da una barriera che altera lo spazio-tempo e che nasconde un "Tesoro" eccezionalmente importante, decidono di scoprire di più... andando su ARK. Ma le minacce sono tante, siccome l'arcipelago arkiano non è certo il più accogliente dei posti... però, per loro fortuna, non saranno soli nell'impresa. Fra creature preistoriche, mostri surreali, nemici che tenteranno di fermarli o di ucciderli per diversi motivi, rovine antiche, incontri da ogni luogo, da ogni epoca e da altri universi e gli indizi sul misterioso passato dimenticato di ARK, riusciranno a venire a capo di un luogo tanto surreale?
 
ATTENZIONE: oggi, il 30/06/2021, è iniziato un rifacimento radicale della storia usando l'esperienza che ho fatto con gli anni e la nuova mappa di ARK usata per l'isola del mio AU. Il contenuto della storia sta per cambiare in modo notevole.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'Isola Unica al Mondo'
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La mattina dopo, Laura si svegliò più rintronata che mai: doveva essere rimasta sveglia per leggere molto più di quanto non le sembrasse. Chloe si era svegliata poco prima di lei, ma le concesse di andare in bagno per prima, perché la bionda era sempre stata più rapida. Mentre si lavava la faccia e si vestiva, Laura provò a riflettere ancora su alcuni dei dettagli più strani dell’enciclopedia, cercando di indovinare quale fosse la verità dietro la sua scrittura, ma si arrese presto: sarebbe stato molto facile parlarne con gli altri, anche solo per farci due risate sopra. Una volta che ebbe finito di sistemarsi, tornò nella stanza delle ragazze e, mentre Chloe le dava il cambio in bagno, prese il libro dal cassetto del suo comodino e si diresse verso la cucina tenendolo sottobraccio.

Trovò Jack in piedi davanti alla macchinetta del caffè, intento a fissare con un’espressione da zombi la tazza che si riempiva lentamente. Lo salutò, il che lo fece come “riscuotere” dal dormiveglia quando le rispose, prese un pacchetto di biscotti, anche se non aveva davvero appetito (era più che altro un gesto meccanico) e si sedette al tavolo, poggiando il libro davanti a sé. Jack, quando si voltò bevendo il primo piccolo sorso di caffè bollente, si accorse subito del volume e le rivolse uno sguardo incuriosito:

«Cos’è quel libro?» domandò.

Laura fece spallucce, mentre masticava un biscotto quasi senza pensarci. Gli rispose dopo aver mandato giù il boccone:

«L’ho preso ieri in biblioteca, avevo voglia di festeggiare il nuovo lavoro con me stessa così. Il fatto è che mi è sembrato talmente… particolare che mi è venuta voglia di farvelo vedere»

«Ah, sì? Uhm… - Jack si avvicinò per leggere il titolo – Charles Darwin, eh? È proprio da te»

«Sì, lo ammetto. Ma credo che sia solo un prestanome. Adesso vedrete»

Poco dopo, anche Chloe entrò in cucina e notò all’istante il libro sul tavolo. Lanciò uno sguardo interrogativo a Laura, che fece per risponderle, ma fu interrotta quando la porta dell’appartamento si aprì all’improvviso: Sam era appena rientrato dalla corsa che faceva tutte le mattine all’alba per tenersi in forma, visto che dopo aver trovato lavoro in officina aveva preferito non iscriversi a numerosi sport come faceva all’università. Il rosso, con gli abiti inzuppati di sudore, gli occhiali da sole e le cuffie alle orecchie, mise piede in cucina praticamente a passo di carica mentre cercava di respirare regolarmente. Quando vide i tre amici radunati lì in silenzio con delle espressioni confuse, si fermò con aria disorientata e si tolse gli occhiali, rivelando di essere interdetto quanto loro.

«Ehi, c’è qualcosa che non va? È morto qualcuno mentre correvo?» scherzò, per farsi rispondere.

«La paleontologa ci ha fatto trovare questo sul tavolo, di punto in bianco» spiegò Chloe, indicando il libro.

«Oh?»


All’improvviso, Sam fece guizzare il braccio e afferrò il libro, cogliendo Laura alla sprovvista e facendola sobbalzare. Prima che la bionda potesse protestare, Sam aprì il volume in un punto casuale e sfogliò un paio di pagine, con uno sguardo divertito:

«I disegni di questi dinosauri mi ricordano quei libri da cui eri ossessionata quando eravamo piccoli! Vi ricordate, ragazzi?»

«Ah, è vero! – sorrise Chloe – Le volte in cui uscivamo tutti insieme, che voi due giocavate a calcio, io facevo il tifo e Laura leggeva in disparte. Ti ricordi ancora quanto avevi paura del pallone, Jack?»

«Fin troppo bene, dovevi per forza farmici ripensare?» sbuffò Jack, imbarazzato.

Laura arrossì per un attimo, poi si decise ad imporsi e, gentilmente ma con fermezza, si riprese il libro dalle mani di Sam stando attenta a non danneggiarlo, tirando un sospiro di sollievo quando vide che non si era strappata nemmeno una pagina, nonostante Sam fosse praticamente un demolitore di libri da che aveva memoria.

«Sì, forse ci somigliano un po’, ma credetemi: neanch’io ho mai letto qualcosa di così… non so neanche se dire “strano”, in tutta onestà. Vi andrebbe di sentire due parole su questo libro, dopo che Sam si sarà fatto una doccia?» propose.

«Ce lo chiedi pure? Hai giocato alla misteriosa fino ad adesso, come faccio a non voler sapere di più? Basta che non ci metti troppo: alle dieci devo andare a insegnare greco» replicò Chloe, incrociando le braccia.

«D’accordo, allora cerco di lavarmi in fretta. Hai incuriosito anche me!» esclamò Sam, prima di andare in bagno.

Più o meno cinque minuti dopo, il rosso tornò dalla stanza dei ragazzi coi vestiti puliti, quindi presero tutti posto al tavolo, con gli occhi puntati su Laura. La ragazza si spostò la coda di cavallo dietro il collo, prima di aprire il libro e iniziare a spiegare il contenuto dell’enciclopedia e perché le sembrava così enigmatico. Lesse ad alta voce la prefazione di Darwin e Jack, che ascoltava con attenzione quasi devota, commentò:

«Be’, ha senz’altro del particolare, ma credo che ti sia già risposta da sola: un autore ha immaginato di essere Darwin e ha aggiunto un pezzo al suo viaggio intorno al mondo. Non c’è forse il diario del viaggio sulla Beagle?»

«Lo so, l’ho letto – rispose Laura – è come un romanzo storico, ma a diario, solo che il resto è un’enciclopedia che si prende parecchio sul serio come se fosse vera. Il punto è questo: non può essere vera, ci sono troppi errori!»

«Errori in un libro sui dinosauri? Sai che novità» ridacchiò Sam.

Laura resisté alla tentazione di levare gli occhi al cielo e proseguì:

«È vero, Sam, la paleontologia rasenta la speculazione, ma qui è diverso. Vi faccio un esempio, uno a caso»

Sfogliò varie pagine, cercando di scegliere una creatura piuttosto di nicchia, e quando ne trovò una adatta girò il libro sul tavolo per permettere ai suoi amici di leggerlo.

«Cosa vedete qui?» chiese.

«Ehm… un mostriciattolo schifoso coi peli?» scherzò Sam.

«Pegomastace» lesse Jack ad alta voce.

«Vuol dire “mascella forte”, a proposito» precisò Chloe, non resistendo alla tentazione di tradurre.

«Ah! Fateci caso: più sono brutti, più epici sono i nomi» ironizzò il rosso.

«Esatto. E, come potete vedere, questa pagina ne parla come se lo scrittore ne avesse tenuto d’occhio uno vivo per settimane, se non mesi. Sapete qual è la cosa divertente? Darwin è vissuto nell’Ottocento, mentre il pegomastace è stato scoperto nel 1966 e il nome è stato scelto nel 2012. Un po’ in anticipo, non trovate?»

«Certo, perché non è in anticipo, è stato scritto oggi! È da quando hai iniziato il discorso che è scontato» fu il commento di Chloe.

«Non hai visto il nome dell’autore da qualche parte? – le chiese Jack – Voglio dire, ha usato Darwin come pseudonimo per fare l’enciclopedia immaginaria, ma di solito lasciano un indizio su chi sono o, comunque, la gente lo sa»

«Appunto, non hai letto qual è la Casa editrice, la stampa e tutte quelle cose scritte in piccolo a cui nessuno si interessa quando legge un libro?» domandò Sam.

Laura fece spallucce, serrando le labbra:

«No: nessuna sede, indicazione o data di stampa; è un libro fantasma. Prima, mentre mi vestivo, ho provato a cercare il titolo su Internet, ma non esiste. Sul serio, a momenti credeva che stessi facendo una ricerca su Noè. La cosa più vicina al nome di un autore che ho trovato è questa»

A quel punto, andò in fondo all’enciclopedia, dove c’erano le pagine strappate. Mostrò agli amici il messaggio di Helena Walker, oltre alle firme degli altri tre individui sconosciuti. Jack allargò le braccia:

«Be’, i casi sono due: o questa è l’autrice e ha finto di essere la protagonista della sua stessa invenzione, o è un personaggio con una lettera finta che lo scrittore ha aggiunto per dare più atmosfera al libro. Qualunque sia la verità, dobbiamo riconoscergli che ha una gran bella fantasia»

«Quello è sicuro: ha reinventato uno ad uno i nomi scientifici, come per ammettere che i suoi dinosauri non erano accurati! Per esempio, il barionice si chiama Baryonix aquafulgur anziché walkeri»

«Sul serio? “Folgore dell’acqua”?» ridacchiò Chloe.

«Aspetta, questa facciata di trama che il libro vuole mettere in piedi non ha senso… a che serve confondere il lettore parlando di una “scoperta sensazionale segretissima da non dire mai”, se poi non ci torna più? A questo punto, descrivi i dinosauri e basta. Lo stesso vale per la lettera alla fine: questa Helena parla come se volesse farsi compatire, ma a chi legge cosa dovrebbe importare?» borbottò Sam, tamburellando le unghie sul tavolo.

«Me lo sono chiesta anch’io – sospirò Laura – Vedete, è per questo che non riesco a pensare del tutto che sia finto: si capisce che lo scrittore sa di star fingendo, eppure è pieno di questi dettagli che mi danno l’idea che forse, in fondo… è frustrante, ragazzi, ve lo confesso. Be’, resta comunque un libro carino da leggere nel tempo libero. Comunque, ho finito: grazie per avermi ascoltata, ora potete pensare ai vostri impegni»

«Ed ecco che la parte interessante della giornata è finita – sbuffò Jack – Voglio vedere quante volte verranno da me solo per farmi sistemare il cestino di una fotocopiatrice, oggi»

I due ragazzi fecero per alzarsi ma Chloe, che aveva rimuginato in silenzio fino a quel momento, chiese di colpo:

«E se lo chiedessi direttamente a lei?»

Laura, che si era distratta rileggendo ancora una volta quell’ultima pagina, alzò la testa di scatto:

«Come hai detto?»

Chloe si strinse nelle spalle e indicò il libro, come se avesse fatto la proposta più ovvia del mondo:

«Perché non lo chiedi a questa Helena Walker? Meglio una risposta brutta che non averla mai, non trovi?»

Sam si strofinò il collo, con aria intrigata:

«In effetti è vero: siamo stati qui a farci mille domande e poi bastava chiedere a chi ha pensato questa roba»

Laura, interdetta e anche un po’ imbarazzata, rimase inebetita per vari secondi, non sapendo proprio come prendere il suggerimento dell’amica. Quando anche Jack ammise che non era una cattiva idea, si decise ad aprire bocca:

«Sul serio? Pensate che sia così facile?»

«Be’, sì» annuì Chloe.

Jack rifletté, tenendosi il mento fra il pollice e l’indice:

«A pensarci bene, ha senso. Mettiamo che Helena Walker sia l’autrice del libro e non un personaggio; in tal caso, è quasi certo che usi qualche social. Non ho mai sentito parlare di uno scrittore che non sia attivo su almeno una piattaforma, oggi. Vuoi che la cerchi io? Ci metto un secondo» si offrì, sorridendo.

«Te l’avrei chiesto comunque» ammise Laura, con un sorrisetto.

«Questa faccenda sta prendendo una piega che non mi aspettavo. Comunque, io vado in officina» disse Sam, prima di salutare e andarsene veloce come il vento.

«Io invece inizio a preparare i materiali per il corso. Fatemi sapere, voi due!» Chloe si congedò a sua volta.

In pochi secondi, Laura e Jack rimasero soli nella cucina a fissarsi, indecisi su cosa fare esattamente. Alla fine, lui era stato così concentrato sul partecipare alla discussione che gli si era raffreddato il caffè. Quando se ne accorse, sospirò e lo ripose sul piano della cucina, prima di chiedere a Laura cosa preferisse:

«Ti faccio la ricerca adesso o dopo?»

La bionda ci pensò un po’ su, ma alla fine rispose:

«Sai una cosa? È stata Chloe a tirare fuori l’idea, quindi perché non cerchiamo questa Helena Walker insieme, quando voi tre avete finito di lavorare? Io darò una lavata al pavimento, non ho altro da fare»

«Va bene, come vuoi» sorrise Jack, prima di andare a prepararsi per uscire.

Laura rimase in cucina a riflettere in silenzio finché i suoi tre amici non se ne furono andati, lasciandola da sola. Alla fine, rendendosi conto di avere le stesse domande di prima, se non ancora di più, sospirò e ricominciò a leggere alcune pagine del libro di Darwin, riprendendo l’innocente giochetto di scovare tutte le inesattezze paleontologiche. Se davvero c’erano delle risposte, le avrebbero scoperte insieme quella sera.

Il resto della giornata trascorse normalmente: come aveva annunciato, Laura lavò i pavimenti e dopo, siccome finì prima del previsto, anche i vetri delle finestre. Una volta terminate le pulizie, non ebbe un’idea migliore di continuare a leggere l’enciclopedia, però ad una panchina sul lungomare, giusto per stare all’aperto: quel libro sembrava non stancarla mai, i suoi dettagli misteriosi che sembravano reali e inventati al contempo avevano un fascino morboso. Ogni tanto, Laura interrompeva la lettura e, tenendo l’enciclopedia sulle gambe, provava a sognare ad occhi aperti sul suo futuro lavoro: cercò di immaginarsi smarrita fra gli scaffali di un archivio di reperti, impegnata a riordinare i fossili etichettati, oppure sul fondo di una buca ad un sito di scavo con dei colleghi per dissotterrare una matrice di pietra con l’impronta di un fossile, il giorno in cui ormai sarebbe stata abbronzata come Sam a causa dei giorni trascorsi a scavare sotto il sole. In tutto questo, non poteva fare a meno di tenere un sorriso compiaciuto per aver davvero realizzato il sogno di una vita.

Nel tardo pomeriggio, rientrò all’appartamento poco prima che i suoi amici, ciascuno al suo orario, tornassero dal lavoro. Non ci fu niente di insolito, prima e durante la cena, anche se mentre mangiavano ebbero una breve ma vivace discussione su quale film guardare insieme quella sera, una cosa che facevano praticamente da sempre, da quando convivevano. Ma, non appena Laura e Chloe ebbero lavato le stoviglie e i ragazzi ebbero sparecchiato, Jack tornò sull’argomento che tutti aspettavano in silenzio, puntuale:

«Allora, vogliamo scoprire se questa Helena Walker esiste o no?» esortò.

«Sì» annuì Laura, iniziando a sentirsi tesa.

«Su, leviamoci questo pensiero» incoraggiò Chloe.

I quattro si radunarono nella stanza dei due ragazzi, dove Jack iniziò a fare ricerche su quel nome dal suo portatile, stando seduto sul letto. Nel frattempo, quasi con ossessione, Laura rilesse ancora e ancora la nota alla fine del volume, fissando anche le due pagine stracciate chiedendosi cosa potessero mai contenere. Erano andate perdute per sbaglio o erano state strappate apposta? Non sapeva spiegarsi come avesse fatto a chiederselo, visto che la risposta non poteva essere che la seconda. Dopo vari minuti, Jack non aveva ancora trovato niente che sembrasse collegato al libro di “Darwin”, così Sam disse, con una punta di imbarazzo:

«Non per fare il guastafeste, ma non credete che stiamo prendendo questo “mistero” troppo sul serio? Eddai, alla fine è solo un libro!»

Chloe, che stava appoggiata al muro con le mani dietro la schiena, gli rivolse un’occhiataccia simile a quella che una madre lancia ad un bimbo che dice una cosa sconveniente:

«Chi ti ha detto che lo stiamo prendendo sul serio? È solo una curiosità…è praticamente il motivo per cui la gente fa ricerche su Google»

«No, Sam ha ragione – ammise Laura – Jack, se non trovi davvero niente, lascia pure perdere: alla fine, non è poi così importante se scopro cosa c’è dietro questo libro»

Il biondo, in quel momento, staccò lo sguardo dal portatile e le rivolse un sorriso complice e soddisfatto:

«Non ti preoccupare, non è questo il caso: mi sa che ho trovato la donna che stiamo cercando!» esclamò.

«Cosa? Ci sei riuscito sul serio?» chiese Sam, fissandolo con incredulità.

Tutti e tre si accalcarono all’istante accanto a Jack per osservare lo schermo, mettendolo a disagio e facendolo arrossire un po’, e lessero quello che aveva trovato: un profilo Facebook che portava, difatti, il nome di Helena Walker. L’immagine di profilo era una suggestiva foto che mostrava una donna girata di spalle, con degli abiti da deserto e i capelli corti e castani, che osservava con le mani sui fianchi il sole che sorgeva su un immenso deserto dalla sabbia rossa. Sullo sfondo, anche se lo si poteva distinguere a malapena a causa delle ombre, si intravedeva un gruppetto di canguri.

«Più Australia di così, si muore» scherzò Sam.

«I dati pubblici nel suo profilo sembrano corrispondere tutti – affermò Jack – Helena Walker, australiana, residente a Sidney, biologa; è quello che dice in quella nota, o sbaglio, Laura?»

«È proprio così» annuì la bionda, emozionata all’improvviso.

«Diamo un’occhiata ai suoi post, potrebbero dirci qualcosa sul libro!» suggerì Chloe, con tono vivace.

Jack non se lo fece ripetere due volte e passò subito a scorrere i vari post della biologa, andando fino al primo per poi esaminarli in fretta in ordine cronologico, in cerca di informazioni utili a quello che stavano cercando. I ragazzi notarono subito che Helena non era molto loquace su Internet: tra le sue pubblicazioni su Facebook c’era sempre un intervallo che oscillava tra le due settimane e i tre mesi. Erano quasi sempre incentrati sulle ricerche su una particolare specie animale, sui preparativi e i momenti più emozionanti di una spedizione a cui la donna partecipava in luoghi lontani ed esotici e, in rari casi, piccole condivisioni della sua opinione su certe questioni biologiche ancora aperte. Laura non poté trattenere una lieve risata quando lesse un post in cui Helena si diceva convinta che nelle gobbe dei dromedari ci fosse acqua.

«Aspetta, i dromedari non avevano grasso o roba simile nella gobba?» chiese Sam, confuso.

«Sì, infatti questa è un’idiozia – annuì Laura – Fammi vedere. Oh, ma certo»

«Cosa?» domandò Jack, curioso.

«Ha scritto questo post nel 2007. Invece la verità definitiva sulle gobbe dei camelidi fu stabilita nel 2009. Be’, allora le posso concedere il beneficio del dubbio. Comunque, non c’è neanche un accenno all’enciclopedia?»

«Per ora, no» scosse la testa il biondo.

«Non so, a me non sembra tanto una scrittrice: fa solo la biologa! E sbaglia pure le teorie, a quanto pare» commentò Sam.

Chloe ridacchiò e gli rivolse un sorriso sarcastico:

«Sam, amore della mamma, forse non l’hai notato perché hai passato la vita su una pista di atletica e a riparare motori, ma questa è l’era di Internet: chiunque abbia una tastiera e nessuna vergogna potrebbe improvvisarsi scrittore e iniziare a dire la sua in televisione come se fosse un dio» scherzò.

«Uhm… in effetti è vero. Scusa, mammina» riconobbe il rosso, stando alla battuta.

«Eh, fidati: mi è toccato tradurre certe schifezze che non sembravano neppure scritte da una persona» sospirò la mora.

Jack continuò a scorrere gli annunci di Helena Walker, finché lui e Laura non notarono un dettaglio sospetto: la distanza di tempo tra gli ultimi due post del profilo. Il penultimo risaliva al 2008, il più recente al 2016. Mentre Chloe, trascinata dai ricordi, condivideva altri dettagli sulle sue traduzioni universitarie con Sam, i due si scambiarono un’occhiata perplessa e, spontaneamente, guardarono insieme la nota in fondo all’enciclopedia di Darwin: Helena sarebbe naufragata su ARK nel 2008 e ne sarebbe uscita nel 2016. Stesso stacco di otto anni. Laura e Jack scattarono subito sull’attenti e lessero il contenuto dei due post: in quello del 2008, Helena Walker annunciava la sua partenza per una spedizione nel Pacifico per studiare dal vivo le megattere. Nell’altro, la biologa aveva scritto dei messaggi piuttosto criptici:

29 agosto 2016

Sono viva e sono tornata. Senza dubbio cambiata per sempre. Non credevo di tornare, ma eccomi qua. Non so come gestire questo ritorno, ma lo capirò. C’è solo una cosa che voglio dire: mentre ero via, sono stata il Galileo della biologia e i miei colleghi sarebbero la Chiesa, se raccontassi la mia storia. Ecco tutto. Spero di non esservi mancata troppo.


Laura richiamò l’attenzione di Sam e Chloe:

«Ehi, voi due, guardate qua: abbiamo un’informazione “azzeccata”, diciamo»

Essi lessero con attenzione i due post, ma sulle prime non capirono a cosa si stesse riferendo la bionda. Laura, levando gli occhi al cielo, fece rileggere loro l’ultima pagina del libro e fece notare ad entrambi la faccenda degli otto anni di distanza che apparivano sia nell’enciclopedia, sia nel profilo di Facebook. Riflettendoci bene, tutti e quattro furono alquanto interdetti: non poteva essere una coincidenza che, dopo il 2008, Helena fosse sparita dal suo profilo (e, molto probabilmente, dalla circolazione) e che fosse tornata otto anni dopo; proprio come diceva in quella pagina.

«Interessante. Forse questo libro è davvero un’autobiografia, in un certo senso» disse Chloe.

«Cosa intendi?» domandò Laura.

La mora scrollò le spalle:

«Quello che mi immagino è che questa Helena abbia avuto un brutto incidente quando è andata nel Pacifico a seguire balene e che abbia passato un lungo periodo orribile in mezzo all’oceano come in Vita di Pi, riuscendo a sopravvivere per miracolo. Quando è tornata a casa, è stata tranquilla e in silenzio per un bel pezzo perché era ancora segnata. Magari, in tutto questo, le è venuta l’ispirazione che le ha fatto scrivere questo libro per… non lo so, magari sfogare l’angoscia con l’immaginazione? È una biologa, nulla le impedisce di saperne qualcosa anche sulla preistoria»

Tutti la fissarono sgomenti per vari istanti, quando finì di esporre la sua ipotesi. Sam ridacchiò e le chiese da quando era diventata così tragica e fantasiosa e Chloe rispose semplicemente che aveva detto ad alta voce la prima idea che le era venuta in mente. Laura, nel frattempo, cominciava a sentirsi come sospesa nel vuoto: ormai aveva un desiderio così forte di venire a capo di quel curioso mistero, eppure le domande aumentavano ad ogni secondo che passava; finché non sentì Jack tirare un forte sospiro nervoso. Un po’ preoccupata, la bionda stava per chiedergli cosa ci fosse che non andava, quando l’amico propose:

«Sono d’accordo con quello che Chloe ha detto stamattina: dovremmo contattarla»

Gli altri lo guardarono con interesse e Chloe annuì con un sorriso compiaciuto, contenta che la sua proposta fosse supportata. Laura esitò per alcuni secondi, prima di rispondere:

«Come sappiamo che, scrivendole, risponderà? È pur sempre rimasta inattiva per tre anni: dopo quel post del 2016, il suo profilo è tornato morto. Magari qualunque cosa le sia successa l’ha segnata facendole passare la voglia di esporsi»

«Tu dici? Ha pur sempre scritto questo libro» le ricordò Sam.

Laura scosse la testa:

«Per caso è in circolazione? No, c’è solo questa copia e l’ha abbandonata in quella biblioteca. Almeno, mi sembra ovvio che ci sia solo questa qui»

«No, Laura, non intendevo scriverle – la corresse Jack – Intendevo capire dove si trova, così potrai andare a parlarle faccia a faccia. Insomma, abita nella nostra stessa città, perché non approfittarne? Non ci vedo niente di male e per te potrebbe essere interessante confrontarti con una ricercatrice che ha una visione così… ehm… speciale sugli animali estinti»

A Laura si scaldò il cuore per un attimo, sentendo quell’idea così altruista dall’amico, ma la tenerezza fu subito sostituita dalla sorpresa, quando si rese conto che Jack diceva sul serio. Sam sbarrò gli occhi:

«Com’è che proprio tu suggerisci una cosa simile? Sei ancora più timido di Laura! Senza offesa per tutti e due, eh. Però…»

«A me sembra una bella idea. Se le parli di persona, potrai avere la risposta a tutte le domande che hai su questo libro. Una piccola e innocente scoperta che potrai raccontare ai tuoi colleghi quando inizierai a fare la paleontologa» incoraggiò Chloe, allegra.

Sam, dopo aver guardato con perplessità sia Chloe, sia Jack, chiese loro:

«Posso sapere come mai state prendendo così tanto a cuore questa cosa? All’improvviso sembra che stiamo risolvendo un giallo»

La mora gli lanciò un’occhiataccia:

«Perché, tu non cercheresti di aiutare un’amica a risolvere una questione che le interessa?»

«Ma certo! Mi sembra solo strano» ribatté il meccanico.

Laura si schiarì la voce per attirare l’attenzione di tutti, quindi domandò:

«Ragazzi, grazie per l’attenzione, ma per voi è un problema se andiamo a parlare con Helena Walker tutti insieme? So che riguarda solo me e che ho iniziato io tutto questo discorso, ma mi conoscete: mi sentirei meno in imbarazzo se ci foste anche voi, non sono mai stata esuberante come te o sicura come te – ammise indicando Chloe e Sam – Almeno, se venite con me, sarò meno impacciata. Sempre se la troviamo, sia chiaro»

Tutti e tre i suoi amici si scambiarono un’occhiata comprensiva, poi annuirono e Chloe rispose, a nome di tutti:

«Se proprio vuoi che ti accompagnamo, lo faremo volentieri. In fondo, basta sempre aspettare un momento in cui siamo liberi tutti e quattro»

«Vi ringrazio» disse Laura, tirando un sospiro di sollievo.

A quel punto, stava per chiedere a Jack se conosceva qualche modo per capire, o anche solo dedurre a grandi linee, in quale punto esatto di Sidney abitasse Helena Walker. Ma, prima che aprisse bocca, Jack la guardò con fierezza e affermò di aver scoperto l’indirizzo della biologa. Laura rimase interdetta, non credendo che fosse stato così rapido e facile; dopo aver balbettato senza trovare le parole per alcuni secondi, riuscì a domandargli come c’era riuscito. Sam, con una smorfia ironica, disse che Jack doveva senz’altro conoscere qualche trucco da pirata informatico incallito all’insaputa di tutti che nascondeva dietro le sue apparenze innocue, abile com’era ai computer. Ma il biondo, dopo una risata divertita, spiegò che in realtà gli era bastato dare un’occhiata ai profili che seguivano quello di Helena Walker mentre gli altri discutevano.

«Cos’hai trovato?» chiese Chloe, curiosa.

Jack selezionò un profilo dalla lista degli amici di Helena e si soffermò sulla foto di una commemorazione, in cui c’erano fiori e lumini disposti davanti ad una palazzina. Allora spiegò:

«Davo per scontato che chiunque la seguisse fosse collegato a lei e alla sua professione, che fossero suoi amici anche nella vita reale o no. Helena Walker, a quanto pare, non si è vista né sentita dal 2008 al 2016 e, be’, a un certo punto la gente dà per morto chi scompare così a lungo. Devono aver fatto qualcosa in sua memoria, si fanno spesso delle veglie o dei tributi come quello in questa foto. Così ho dato un’occhiata a cosa dicevano i post tra il 2008 e il 2016 e ho trovato quello che cerchiamo: qui è riportato il nome della via per la commemorazione»

Nella didascalia dell’immagine, infatti, veniva citato l’indirizzo dove si trovava l’abitazione di Helena Walker, con un invito a passare e lasciare dei fiori o una dedica, se possibile.

«È stato facile» commentò Chloe.

«Be’, scusa se ho sospettato della tua buona condotta, Jack. E bravo il nostro nerd di fiducia!» esclamò Sam, battendogli una pacca sulla spalla.

«Ahi!» gemé il biondo, massaggiandosela.

«È fatta: abbiamo capito che Helena Walker è una persona reale e pure dove abita. Ora non ci resta che farle visita, giusto?» azzardò Laura, così stupita di avere una tale occasione da stentare a crederci.

«Sì» rispose Jack.

«In questo caso, aspettiamo un giorno in cui siamo tutti liberi e ci facciamo dare un passaggio da lei» propose la bionda.

«Allora ci conviene farlo domenica: nessuno di noi lavora alla fine della settimana» suggerì Sam.

«Direi che è fatta, allora! – esclamò Chloe – Sei contenta, Laura? Scoprirai la vera storia dietro questo libro!»

«Ma certo. Grazie ancora per avermi ascoltata, ragazzi. E per il tuo aiuto a rintracciarla, Jack» sorrise Laura.

«Oh! Figurati» farfugliò lui, arrossendo un po’.

A questo punto, Jack spense il portatile e i ragazzi si prepararono ad andare a dormire: quella ricerca insieme era durata più di quanto immaginassero. Laura non chiuse quasi occhio, quella notte: era troppo emozionata per la nuova piega che la faccenda aveva preso e non riusciva neppure a spiegarsi perché fosse elettrizzata, visto che, riflettendoci bene, era tutto scaturito da una curiosità praticamente frivola. Ma chissà, forse discuterne con Helena Walker avrebbe portato alla luce qualche sorpresa. Sarebbe stata a vedere.

   
 
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