Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: inzaghina    25/09/2018    5 recensioni
Dopo la fine della sua storia con Harry, Ginny parte per tornare ad Hogwarts.
Per la prima volta, non ci sarà nessuno dei suoi fratelli al suo fianco e, con Piton come preside, la situazione al castello è fuori controllo.
Senza nessuno con cui confidarsi, la ragazza si ritrova nuovamente tormentata dal fantasma di Tom Riddle, dal suo viso affascinante, dal suo sorriso accattivante e dalle sue parole persuasive.
Il Tom adolescente si trasformerà in un tormento difficile da vincere per la giovane Grifondoro, che è stata forgiata dalla precedente esperienza con lui e che non è affatto disposta a soccombere senza lottare.
Deciderà infatti di combattere, rifondando l’ES, affrontando le ingiustizie ogni giorno e facendo forza al resto dei compagni rimasti al castello.
Solo in questo modo potrà uscirne vincitrice, mettendo a tacere il suo personalissimo demone.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Esercito di Silente, Fleur Delacour, Ginny Weasley, Tom O. Riddle | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Figlia della speranza
 
 
 
“La speranza ha due bellissimi figli:
lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per la realtà delle cose;
il coraggio per cambiarle.”
Sant’Agostino
 
 
 

Le giornate successive al matrimonio di Bill e Fleur si susseguirono lente; eppure il primo settembre sembrò arrivare troppo presto.
Ginny si ritrovò alla stazione londinese, pronta a partire da sola per la prima volta. Non c'era nessuno dei suoi chiassosi fratelli al suo fianco e aveva capito che sua madre era molto preoccupata dall’obbligo che la figlia frequentasse l’anno scolastico. Lo aveva capito dall'abbraccio prolungato che le aveva dato a casa, prima che si smaterializzassero in un'area nascosta ai babbani della stazione di King's Cross. Lo aveva capito da come le aveva stretto la mano, mentre camminavano nel luogo affollato. Lo aveva capito da quello "stai attenta" appena sussurrato, durante l'ulteriore abbraccio sul binario 9 3/4.
Anche suo padre era in ansia, nonostante tentasse di non darlo a vedere, cercando di rimanere tranquillo per il bene delle sue donne.
"Ci vediamo a Natale, bambina" le sussurrò, abbracciandola forte.
Ginny aveva risposto al suo abbraccio, ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di scendere, aveva sollevato fiera lo sguardo sui suoi genitori ed aveva accennato un sorriso. “Ci vediamo presto”
"Non cacciarti nei guai" aveva aggiunto Arthur, puntando gli occhi azzurri in quelli nocciola di lei.
"Va bene, papà" aveva risposto rassegnata, infilandosi sull'Espresso, prima di voltarsi per un ultimo ciao con la mano.
Mentre il treno acquistava velocità, l’ultimogenita di casa Weasley si era fatta strada sul convoglio alla ricerca dei suoi amici, trovando Luna e Neville in uno scompartimento con Seamus, Lavanda, Calì e Demelza.
“Ciao ragazzi” salutò, entrando e cercando un angolo per il baule e la gabbia di Leotordo; Ron aveva insistito per affidarle il gufetto, visto che sarebbe stato via per un periodo di tempo imprecisato. Seamus si avvicinò per aiutarla, impilando il baule della ragazza sul proprio e rivolgendole un sorriso mesto.
“Allora è vero?” domandò Neville, mentre Ginny si lasciava cadere tra lui e Luna.
“Cosa?”
“Che Harry, Ron ed Hermione non faranno ritorno a scuola” chiarì il ragazzo.
Ginny osservò i compagni, che la fissavano apertamente, con l’eccezione di Luna, nascosta dietro l’ultima copia del Cavillo.
“Non faranno ritorno, no… Harry è praticamente braccato da Voi-Sapete-Chi in persona e da tutti i suoi seguaci, Hermione è una nata babbana, che non può dimostrare di avere ottenuto poteri magici per diritto di nascita e mio fratello ha contratto la spruzzolosi” mormorò.
Se anche gli altri non avessero creduto alla malattia di Ron non fecero alcun commento. “Non so nulla di Dean” aggiunse Seamus, dopo qualche attimo di silenzio.
“Davvero?” chiese Lavanda, in tono sinceramente preoccupato.
L’irlandese annuì. “Sono passato a casa sua, per chiedere notizie ai suoi, ma…” s’interruppe, stringendo i pugni prima di continuare, “sua madre mi ha detto che se n’è andato di notte, lasciando solo un biglietto in cui diceva loro di non preoccuparsi.”
Calì e Lavanda si scambiarono un’occhiata triste, prima che la mora stringesse con affetto il braccio di Seamus.
“Anche Rory non tornerà a scuola” comunicò Demelza, alludendo ad una compagna di stanza del sesto anno, nata babbana proprio come Hermione.
Ginny, che non aveva pensato alla giovane gallese, rimase stupita solo per un attimo. “Le hai parlato?”
Demelza annuì. “Mi ha mandato una lettera, lei ed i genitori sono partiti per gli Stati Uniti, rimarranno laggiù fino a che le acque si calmeranno…”
Se le acque si calmeranno” commentò Calì.
“Succederà… dobbiamo aver fiducia in Harry” dichiarò Luna con voce sognante, parlando per la prima volta e posando la rivista.
“Difficile avere fiducia con il clima che regna su questo treno” borbottò Neville, occhieggiando Tiger e Goyle che spintonavano dei primini lungo il corridoio.
Nessuno rispose, lasciando che un silenzio inquieto calasse sullo scompartimento, interrotto solo saltuariamente da conversazioni sussurrate.
 
Una volta giunti al castello, ci vollero pochi minuti per chiarire a Ginny che Neville aveva ragione. La ragazza era seduta in religioso silenzio al tavolo, solitamente chiassoso, dei Grifondoro, il nuovo preside aveva appena finito il discorso di benvenuto agli studenti, presentando loro due nuovi insegnanti: i fratelli Alecto ed Amycus Carrow. La donna avrebbe insegnato Babbanologia, che da quell’anno sarebbe diventata obbligatoria, mentre il fratello avrebbe occupato la neonata cattedra di Arti Oscure.
Arti Oscure, solo il nome faceva rabbrividire Ginny.
Mangiò in modo disinteressato, sperando di poter raggiungere il dormitorio quanto prima, conscia che non avrebbe chiuso occhio.
Al suo ingresso nella stanza, trovò Ainsley McLaggen chinata sul suo baule, alla disperata ricerca di qualcosa.
“Ciao Ainsley” la salutò.
La biondina rispose al saluto, concentrandosi poi nuovamente sulla sua ricerca. Demelza le raggiunse in quel momento, lasciandosi cadere sul suo letto, osservando quello vuoto di Rory.
“Che stai cercando?” chiese la mora.
“Cormac mi ha dato una scorta di cioccolato, ma non la riesco proprio a trovare in questo casino” si lamentò la scozzese, continuando a spostare cose all’interno del baule.
“Accio cioccolato!” esclamò Ginny, osservando una scatola variopinta saltar fuori dal contenitore e porgendola poi alla ragazza.
“Sono una vera frana” si lamentò quella, posando la scatola sul baldacchino ed aprendola, prima di porgerla alle compagne.
“Temo proprio che ne avremo bisogno…” commentò Ginny, afferrando una cioccorana, subito imitata dalle altre due.
“Ho provato a convincere i miei a non farmi tornare, ma non sono riusciti a fare nulla per evitarlo” rispose Ainsley, azzannando una zampa del suo animale di cioccolato.
Demelza annuì, ingoiando il suo boccone. “Anche mia mamma ha cercato un modo per evitare di farmi tornare, ma lavorando entrambi al ministero non potevano proprio scongiurarlo…”
“Io invece avrei voluto andare con Harry, Ron e Hermione… almeno starei facendo qualcosa di utile e concreto”
“Credevo che tuo fratello fosse malato..."
Ginny scosse la testa. "Non potete dirlo a nessuno, nemmeno a Neville ed agli altri, è un segreto."
"Non preoccuparti" la rassicurò Ainsley, mentre Demelza annuiva.
"Cosa stanno facendo, esattamente?” s’informò la compagna di squadra.
“Una missione affidata ad Harry da Silente in persona, di più non so…” borbottò Ginny, ripensando alle parole che Harry aveva usato quando aveva messo fine alla loro relazione.
 
 
“Ginny, ascolta… non posso più stare con te. Dobbiamo smettere di vederci. Non possiamo stare insieme”
  “È per qualche stupida, nobile ragione, vero?”
    “Queste ultime settimane con te sono state come… come la vita di un altro, ma io non posso… noi non possiamo… Devo fare delle cose da solo, ora. Voldemort usa le persone a cui i suoi nemici tengono. Ti ha già usato una volta come esca, e solo perché sei la sorella del mio migliore amico. Pensa a quanto più grande sarà il pericolo che correrai se continuiamo a stare insieme. Lo verrà a sapere, lo scoprirà. Cercherà di arrivare a me attraverso di te”
    “E se a me non importasse?” 
    “Importa a me. Come credi che mi sentirei se questo fosse il tuo funerale… e fosse colpa mia…” 


Era inutile dire che, per quanto le motivazioni di Harry potessero essere sensate, Ginny aveva odiato essere esclusa. Harry l’aveva lasciata per tenerla al sicuro e Ginny, ad Hogwarts, non lo sarebbe stata di certo. La ragazza si augurava che tutto andasse per il meglio, sperando che lei ed Harry avrebbero ritrovato la strada l’uno per le braccia dell’altra.
 
***

I Grifondoro del sesto anno avrebbero avuto la prima lezione di Babbanologia il martedì mattina. Ginny, che aveva scelto di seguire quella materia mossa dalla passione del padre nei confronti di tutto ciò che era babbano, odiò ogni istante passato in quell’aula. La professoressa iniziò la lezione raccontando loro come tutti i babbani fossero esseri inferiori, invidiosi della magia e, per questo, fosse assolutamente necessario punirli in ogni occasione. Una Tassorosso ebbe l’infelice idea di chiedere come mai esistessero maghi nati babbani e questo portò la donna a dare una strigliata a tutta la classe.
“Non esistono maghi che siano nati babbani!” esclamò, girando tra i banchi come un avvoltoio che sorvolava la propria preda, “tutti coloro che hanno sostenuto di esserlo mentivano ed avevano rubato la magia ad un mago che ne era il legittimo proprietario.” I passi cadenzati della donna creavano un ritmo monotono, Ginny l’ascoltò per un po’, ma ben presto si accorse che, per evitare di essere messa in punizione, avrebbe dovuto smettere di prestare attenzione alle sue fandonie.
Purtroppo non avrebbe potuto attuare la stessa tecnica anche con le lezioni del fratello.
 
***
 
Durante la prima lezione di Arti Oscure, Ginny, seduta accanto a Demelza, dovette sorbirsi un sermone che spiegava loro l’importanza della conoscenza delle magie oscure. Inutile dire che alla Grifondoro prudevano le mani, mentre ascoltava quell’uomo inveire con i Mezzosangue, che meritavano di essere torturati a piacimento.
L’apice venne però raggiunto a fine lezione, quando l’ometto puntò gli occhi acquosi sulla classe e pose una domanda che Ginny mai si sarebbe aspettata.
“Conoscete tutti gli Incantesimi senza perdono?”
Tutti annuirono, tra scambi di sguardi più o meno spaventati e fu Astoria Greengrass a trovare il coraggio di parlare. “Ci sono stati illustrati lo scorso anno e ci è stato detto che non dobbiamo utilizzarli per alcuna ragione” dichiarò, scatenando un leggero brusio.
“I tempi sono cambiati, signorina Greengrass” ribatté l’insegnante, mentre le sue labbra si incurvavano in un ghigno poco rassicurante.
Detto questo, l’uomo abbandonò l’aula, proprio mentre la campanella segnalava la fine dell’ora e le voci sgomente della maggior parte degli studenti cominciarono a commentare la strana uscita del professore.
“Cosa credi che intendesse dire?” le chiese Demelza, mentre s’incamminavano per andare a pranzo.
“Ovviamente nulla di buono” sussurrò in risposta. “Mi auguro solo che non pretenda che ci prestiamo alle dimostrazioni pratiche.”
“Non penso arriverebbe a tanto!”
“Non ne sarei così sicura, Dem” disse Ginny, osservando dei Corvonero del primo anno che tentavano di difendersi da alcuni Serpeverde del quinto. Era sul punto di intervenire, quando vide arrivare Anthony Goldstein, la cui spilla di Caposcuola riluceva sulla divisa, “che succede qui?”
I Serpeverde risposero in tono vago, per poi sparire nel flusso degli studenti che si avviavano a pranzo. Ginny osservò in silenzio Tony che tranquillizzava i ragazzini spaventati, per poi condurli in Sala Grande; un sorriso le increspò le labbra, perché ad Hogwarts c’erano ancora un sacco di ragazzi su cui si poteva contare, avrebbero dovuto fare fronte comune per sopravvivere.
La ragazza sentiva la mancanza di qualcuno con cui confidarsi, qualcuno che la potesse consigliare, negli anni precedenti si sarebbe sfogata con Hermione, ma in quel momento non sapeva su chi contare.
 
“Puoi contare su di me, Ginny… fidati”
 
Aveva considerato Tom il suo primo amico ad Hogwarts e, colta dallo sconforto, la Grifondoro si ritrovò a pensare a lui, ai suoi modi affabili ed alle parole che sapevano sempre tranquillizzarla.
 
***
 
La previsione di Ginny, sull'obbligatorietà di eseguire Maledizioni senza perdono sugli altri studenti, si avverò alla loro quinta lezione. La giovane Weasley osservò esterrefatta Hector Flint, un Serpeverde che sarà pesato quasi un quintale, fare del suo meglio per eseguire la Cruciatus su un povero Tassorosso del secondo anno, la cui unica colpa era quella di avere come madre una nata babbana.
Quando fu evidente che Hector non sarebbe riuscito nell’incantesimo, il professore sbuffò deluso. “Qualcun altro vuole farsi avanti?” chiese, guardando gli studenti.
Nessuno, nemmeno tra i Serpeverde, si arrischiò a proporsi, mentre i singhiozzi del dodicenne continuavano ad aumentare di volume.
“Vai a posto, Flint!” esclamò l’uomo, prima di tornare dietro alla cattedra ed osservare la classe con sguardo torvo. “Mi state veramente deludendo! Sinceramente mi aspettavo di più da parte di alunni del sesto anno” commentò con freddezza, prima di sollevare pigramente la bacchetta ed enunciare “crucio”
Svariati studenti, tra i quali Ainsley, trattennero il fiato, Demelza aveva invece stretto forte il braccio di Ginny, che fissava impietrita quell’orrendo spettacolo, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani.
“Voglio che tutti guardiate” disse loro il professore, mentre il piccolo Tassorosso continuava a gemere.
Alcuni studenti sollevarono intimoriti lo sguardo sullo studente torturato, anche se molti continuavano a tenere lo sguardo basso. Amycus Carrow ghignò, posando finalmente la bacchetta e liberando il ragazzino dal dolore atroce.
“Tutti conoscete l’incantesimo, corretto?” domandò loro.
Nessuno rispose, gli studenti erano ancora troppo atterriti dallo spettacolo a cui avevano assistito.
“Forse non sono stato chiaro!” esclamò quindi l’uomo, puntando nuovamente la bacchetta contro l’inerme studente.
“Crucio” ripeté, fissando il bambino contorcersi nuovamente.
“Adesso basta!” esclamò Ginny, alzandosi in piedi e costringendo l’insegnante a smettere con la tortura.
“Prego?”
“La smetta di torturare questo povero ragazzo!” urlò Ginny, mentre tutta la classe la fissava.
“Punizione, signorina Weasley.”
“Non potrà essere peggio che vedere lei che sevizia poveri ragazzini indifesi!” ribatté la cacciatrice, incrociando le braccia.
“Facciamo due settimane di punizione, così capirà chi comanda in questa classe” le disse Carrow, allungandole una pergamena sigillata, “lo porti alla sua direttrice.”
La campana suonò, lasciando Ginny in piedi davanti alla cattedra, con la consapevolezza che non avrebbe potuto mantenere la parola data ai suoi genitori.
 
Qualche minuto più tardi, lo sguardo severo di Minerva McGranitt la osservava accigliata da dietro la montatura rettangolare degli occhiali.
“Prendi un biscotto, signorina Weasley” le disse la vicepreside, allungandole una scatola di latta.
Ginny inarcò scettica le sopracciglia, decidendo di ubbidire e portando alla bocca un biscotto alla cannella.
La donna sospirò. “Il professor Carrow sostiene che tu gli abbia mancato di rispetto in aula, Ginevra.”
Ginny digrignò i denti indispettita. “Quel bruto stava torturando il povero Matthews del secondo anno solo perché sua madre è nata babbana!”
La McGranitt non mostrò alcun stupore, i suoi studenti del settimo anno l’avevano già aggiornata sulle pratiche barbariche dei due ceffi assunti da Piton. “Mi è stato già riferito, purtroppo.”
“Non pretenderà forse che io non faccia nulla, che mi comporti da brava bambina ubbidiente, vero?” la giovane era chiaramente oltraggiata.
“So di chiedere molto…”
“È una pazzia! Ha solo 12 anni e quell'energumeno lo ha torturato per svariati minuti, pretendendo che noi lo guardassimo per imparare!”
“Non credere che io non me ne renda conto, Ginevra” l’interruppe la sua direttrice. “Io e gli altri professori faremo del nostro meglio per proteggervi, ma questi atteggiamenti palesemente ostruzionisti non serviranno a nulla.”
Ginny aprì la bocca per ribattere, ma s’interruppe quando la McGranitt sollevò una mano. “Te lo chiedo per favore, signorina Weasley… cerca di stare tranquilla, di non farti notare e di portare almeno un po’ di serenità con il Quidditch, del resto sei stata nominata Capitano per le tue innate capacità di leadership.”
La ragazza, al sentir nominare lo sport che tanto amava annuì brevemente. “Va bene” sospirò, “ma non mi chieda di torturare altri studenti” aggiunse.
“Non te lo chiederei mai” annuì la McGranitt. “Ti senti pronta a subire altre punizioni?”
Ginny fece spallucce. “Di certo non userò mai la Cruciatus su un povero ragazzino indifeso” ribatté, mentre la donna le allungava nuovamente la scatola di latta a fantasia scozzese.
 
***
 
La ribellione di Ginny alle pretese di Amycus Carrow, portò un risultato sorprendente per studenti ed insegnanti. Severus Piton infatti, aveva intimato ai due Mangiamorte di non permettersi di obbligare gli studenti a compiere maledizioni senza perdono, visto che la maggior parte di loro era minorenne e che, anche i maggiorenni, non sarebbero comunque riusciti ad eseguirle in modo decente. I due tentarono di ribellarsi, ma Piton ricordò loro quanto lui fosse in alto nei ranghi del Signore Oscuro, spingendoli ad accettare la nuova regola, seppur a malincuore.
 
Tornando in dormitorio dopo l’ultima sera di punizione, che aveva fatto seguito all'allenamento, Ginny rifletteva su quanto si sentisse stanca. Dormire serenamente si stava rivelando un’impresa sempre più ardua, ma la giovane non si era aperta con nessuno, conscia che incubi e preoccupazioni tormentassero tutti i compagni. Non avere notizie del fratello, di Harry e di Hermione la stava mettendo a dura prova, ogni giorno, alla consegna della posta, Ginny temeva di scoprire che i tre fossero stati trovati ed imprigionati o che uno dei suoi familiari fosse stato catturato o ucciso.
Sentirsi così sola, in una scuola popolata da centinaia di persone, sarebbe stato piuttosto ironico, se solo la ragazza non avesse avuto davvero bisogno di confidarsi con qualcuno. Ginny aveva sperato di non trovarsi mai più in una simile situazione, non dopo il primo terrificante anno passato in quel castello, un anno che avrebbe potuto distruggerla, ma che era servito a forgiarla. Nonostante la consapevolezza della propria forza, la cacciatrice non poteva evitare di sentirsi dannatamente sola, non riusciva a mettere a tacere quella vocina dentro di sé che le ricordava come tutte le persone più importanti della sua vita non fossero al suo fianco in quel momento così difficile.
 
“Voglio sapere tutto di te, Ginny Weasley… sarò il tuo migliore amico e questo sarà il nostro segreto”
 
Si risvegliò dopo essersi assopita su un divano della sala comune, il cuore che martellava nel petto, il respiro affannato ed il ricordo delle parole di Tom Riddle scolpito nella sua mente.
Prima di scoprire che Tom era, in realtà, Voldemort, lui era stato il suo confidente e l’unico con cui era riuscita ad aprirsi riguardo al suo senso di inadeguatezza in una scuola in cui tutti sembravano già avere amici e lei invece aveva solo i suoi fratelli. Tom sapeva ascoltarla, riusciva a calmarla e la faceva sentire compresa come mai prima.  Ginny odiava ammetterlo, ma Tom le mancava.
Un’occhiata all’orologio appeso sopra alle fiamme morenti del caminetto le confermò che era, decisamente, ora di andare a dormire, pur sapendo che non sarebbe riuscita a chiudere occhio.
 
***
 
Sua madre le aveva sempre detto che, se avesse dato il massimo, avrebbe potuto ottenere ciò che voleva e che la determinazione sarebbe sempre stata fondamentale per lei. Superando Draco Malfoy, a cavallo di una fiammante Firebolt, e chiudendo le dita attorno al recalcitrante boccino d’oro, Ginny pensò che sua madre avesse ragione. Raggiunse il resto dei compagni festanti, capeggiati da Demelza e Seamus, portando in trionfo quella piccola pallina dorata. Fuori da lì la gente veniva torturata, spariva e veniva uccisa, ma, almeno per un giorno, i suoi compagni Grifondoro avrebbero avuto una ragione per festeggiare e per Ginny quello era un motivo sufficiente per sorridere.
Quando entrò negli spogliatoi, dopo i complimenti della McGranitt, fu difficile non voltarsi, alla ricerca dello sguardo imbarazzato di suo fratello o del sorriso coinvolgente di Harry, ma Demelza la strinse in un abbraccio soffocante, mentre Ritchie e Jimmy, coperti solo da un asciugamano, si congratulavano con il nuovo portiere, Alex, per il suo ottimo esordio. I sette studenti rivissero i momenti salienti della partita, mentre sei di loro si rivestivano per tornare alla torre, ancora estasiati dall'aver battuto gli odiati rivali.
“Se ci fosse stato Harry a cercare il boccino e tu e Dean al posto mio e di Ainsley, sarebbe finita anche prima” commentò Seamus, grattandosi nervosamente la nuca.
“Non ti permetto di parlare così della mia squadra, Finnigan!” lo redarguì Ginny, inarcando un sopracciglio accigliata, “tu, Ainsley e Demelza siete davvero un trio niente male!” lo rassicurò.
Le due compagne di stanza sorrisero raggianti al loro capitano.
“Ora andate! Vi raggiungo nella torre dopo la doccia…”
“Dite che ci avranno organizzato una festa?” domandò Alex.
“Ma certo che sì!” ribatté Jimmy.
“Spero che ci siano un bel po’ di zuccotti di zucca” aggiunse Ritchie, facendo ridere i compagni, già a conoscenza della smodata golosità del battitore.
“Un giorno mi spiegherai come fai ad essere così magro, Coote!” abbaiò Demelza, scuotendo la testa.
Ginny li osservò uscire, prima di riporre il proprio manico di scopa insieme agli altri, nell’armadio di Grifondoro. Si sedette sulla panca parallela alla fila di armadietti, prendendo un lungo respiro. “Spero tu stia bene, Harry…” sussurrò, sciogliendo la lunga coda di cavallo.
Tolse la divisa e la buttò nel cesto insieme alle altre da lavare, prima di concedersi una lunga doccia, approfittando della solitudine. Poggiò la testa sul marmo grigio e freddo della parete, l’acqua calda era un balsamo per i suoi muscoli indolenziti, la sua testa però rimaneva affollata da pensieri sempre più cupi, che le impedivano di riposare tranquillamente, anche dopo le giornate più dure e stancanti. Se solo avesse avuto qualcuno con cui confidarsi… se solo avesse potuto raccontare ad una faccia amica ciò che stava passando. Non poteva parlarne con Demelza o Ainsley, anche loro erano preoccupate per le loro famiglie, fuori da Hogwarts: se Ginny avesse raccontato loro i suoi timori riguardo la possibilità che Harry sconfiggesse Voldemort, le due amiche si sarebbero allarmate ancor di più. Forse avrebbe potuto scrivere ai suoi genitori, ma, anche in quel caso, avrebbe generato angosce inutili.
Sarebbe stato utile avere notizie di quei tre, che se n’erano andati senza pensarci due volte e lasciandola indietro. Per la sua sicurezza, le aveva detto Harry. Ma lei non era una fragile bambola di porcellana, avrebbe potuto aiutarli e si sarebbe certamente sentita meno sola.
Continuava a sognare la possibilità di un futuro felice insieme ad Harry, ma evidentemente non era abbastanza importante per essere coinvolta in quell’incarico. Si augurava che lui stesse bene, sperava con tutta sé stessa di rivederlo e che quello che si erano scambiati al suo diciassettesimo compleanno non fosse il loro ultimo bacio.
“Avrai un bel po’ di cose da farti perdonare, Potter” borbottò tra sé e sé, ripensando ai pomeriggi passati al lago a parlare di tutto e di niente, a baciarsi ed a fantasticare sul futuro.
 
“Puoi sempre confidarti con me, Ginny… io ci sarò sempre per te”
 
Gli occhi penetranti, che la scrutavano nel profondo, il sorriso gentile, che riusciva a farla sentire al sicuro e quelle sue parole sempre rassicuranti. Ginny spalancò gli occhi, la luce del crepuscolo filtrava dalle finestre, il battito del suo cuore galoppava incessante.
Ancora lui. Ancora la voce suadente di Tom. Ancora la medesima sensazione, con cui era sempre più difficile venire a patti: Tom continuava a mancarle.
Chiuse l’acqua della doccia, avvolgendosi in un asciugamano riscaldato da un incantesimo, sicuramente un’idea di Demelza, tornando nello spogliatoio per recuperare i suoi vestiti. Doveva esserci qualcosa che non andava in lei, se sentiva la mancanza dello spirito adolescente del mago più oscuro degli ultimi decenni. Ma Ginny sapeva che la solitudine giocava brutti scherzi e quindi si fece forza, asciugandosi i capelli fulvi con un colpo di bacchetta, indossando la divisa e tornando alla sua torre.
Doveva riuscire a smettere di pensare a Tom Riddle e quale miglior modo, se non una festa in compagnia della squadra e dei loro tifosi?
 
***
 
Quell'anno nemmeno l’arrivo del Natale era riuscito a sollevarle il morale, lei che solitamente adorava il periodo più magico dell’anno. Sul treno che la riportava a Londra, Ginny fissava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino, ascoltando disattenta i discorsi di Luna su una comunità di Nargilli presente non lontana da Hogwarts.
“Ginny, hey” la voce di Neville la riscosse e la ragazza si voltò ad osservare l’amico.
“Hai detto qualcosa?”
“No, ti avevo solo chiamata” spiegò lo studente del settimo anno, che sfoggiava un occhio nero, per aver difeso un primino il giorno precedente. Erano settimane ormai, che loro due e Luna si ergevano a difensori dei ragazzini più indifesi, nonostante le punizioni sempre più dure e le ritorsioni che stavano subendo.
“Dimmi, Neville.”
“Stavo pensando che non possiamo andare avanti così…” le sussurrò il ragazzo, lo sguardo inquieto puntato su di lei. “Gli sforzi di noi tre non bastano più” Ginny annuì. “Hai qualche idea?”
“Dopo le vacanze dobbiamo combattere più duramente, non sono più disposto a vedere ragazzini spaventati dietro ad ogni angolo.”
“Nemmeno io” assentì Ginny. “E penso che valga lo stesso per i nostri amici e per tanti altri compagni” aggiunse, alzando la voce.
“Di che si parla?” chiese Seamus, aprendo una scatola di api frizzole.
“Di combattere i Carrow ed i loro scagnozzi” rispose Ginny, sentendo la determinazione crescere, guardando uno ad uno i suoi compagni di scompartimento.
“Ma certo!” esclamò l’irlandese, dando una pacca sulla spalla a Neville.
“Conta su di noi” aggiunse Demelza, mentre Ainsley annuiva, seguita a ruota da Lavanda.
“Lo dirò anche a Padma ed ai suoi amici” disse Calì. “Sono sicura che anche loro saranno disposti a dare una mano.”
“Io sono dalla vostra parte, ovviamente” dichiarò seria Luna.
“Bene” le labbra di Neville si stirarono in un sorriso.
“Avete tutti il vecchio galeone dell’ES?”
Tutti puntarono nuovamente lo sguardo su Ginny, prima che un coro di frasi affermative risuonasse nel vagone.
“Che avevi in mente?” le domandò Neville.
“Di cominciare una vera e propria resistenza nel castello, come ai tempi della Umbridge… il galeone ci servirà per comunicare indisturbati.”
“Mi piace come ragioni” ghignò Seamus.
“Ci aggiorniamo nel viaggio di ritorno a scuola?” propose Ainsley.
Tutti mormorarono il loro assenso, felici di avere un obiettivo comune.
Ogni discussione del piano venne lasciata in sospeso, dopo che il treno venne invaso da Mangiamorte con le loro maschere e le tuniche nere, mentre entravano nella stazione londinese. In pochi attimi sul treno ci fu lo scompiglio, mentre le porte di tutti i vagoni venivano spalancate ed i più piccoli urlavano terrorizzati. Ginny e gli altri afferrarono le proprie cose, cercando rifugio verso la testa del treno, scendendo di corsa, una volta raggiunto il binario. La ragazza non poteva immaginare che, mentre gli altri si erano messi tutti in salvo, Luna fosse stata invece catturata e non avrebbe più fatto ritorno ad Hogwarts.
 
Le feste passarono veloci. Il Natale, senza Ron ed i suoi due migliori amici, fu un affare tranquillo, Charlie era rimasto in Romania, speranzoso di convincere qualche strega e mago del posto ad appoggiare la loro battaglia, i gemelli erano più silenziosi del solito, Bill e Fleur arrivarono con una gran quantità di dolci sfornati dalla francese, che Ginny trovò sublimi. La sera, mentre il padre ed i fratelli erano seduti davanti al fuoco e la madre era ancora indaffarata in cucina, Fleur le andò incontro con una tazza di the ed un sorriso gentile. “Va tutto bone, Ginny?”
La ragazza, che si era incantata a fissare le fiamme, cercò la forza di sorridere ed annuire.
“So che non è fascile” continuò la francese. “Volevo solo dirti che io sci sono, se vuoi…”
Ginny sollevò lo sguardo stupito sulla cognata. “Non ti ho mai trattata molto bene e ti chiedo scusa per il mio comportamento infantile.”
L’altra scosse i lunghi capelli biondi, facendo un gesto noncurante con la mano, “non importa, Ginny.”
“Importa a me” ribatté la Grifondoro.
“Non è fascile essere l’unica fille e la più petite” le disse, comprensiva, la bionda.
Ginny scosse la testa. “Soprattutto non lo è quando non mi coinvolgono in nulla.”
“Ti vogliono proteggere” le disse Fleur, strizzandole il braccio.
“Non ho bisogno di protezione!” esclamò, sospirando, “e le cose ad Hogwarts sono decisamente un disastro al momento.”
“Ne vuoi parlare?” gli occhi cristallini di Fleur si puntarono nei suoi e, finalmente, Ginny si aprì con qualcuno. Per quella sera, il fantasma di Tom sarebbe rimasto lontano, le sue parole persuasive e il suo tono carezzevole non l’avrebbero tormentata. Ginny era un fiume in piena, mentre riversava le preoccupazioni sulla cognata e Fleur l’ascoltò attenta, mentre la aggiornava sulle novità di quell'anno ad Hogwarts.
“Non farne parola con nessuno, ti prego” disse la ragazza, dopo essersi sfogata, “ho promesso a mamma e papà che mi sarei comportata bene e non li voglio deludere, hanno già così tanti pensieri…”
Fleur annuì. “Non lo farò di scerto io al tuo posto” la rassicurò. “E ponso che combottere sia l’unica scelta” aggiunse poi, abbracciandola, cercando di farle forza.
“Promettimi solo una chose, però” le disse, dopo averla lasciata andare.
“Scrivimi se le cose si faranno troppo dure.”
Ginny annuì, abbracciando nuovamente la cognata, “grazie davvero, Fleur.”
“E di che?”
 
***
 
L’assenza di Luna dal treno che li riportava ad Hogwarts dopo le vacanze natalizie, destò non poche preoccupazioni in Ginny e nel resto degli amici. Questi timori vennero confermati durante la lezione di babbanologia del giorno successivo, da un’Alecto Carrow che consigliò al resto dei presenti di dire ai loro familiari di non ostacolare il nuovo regime di Voldemort con posizioni pro-babbani o vicine all’Indesiderabile numero uno, modo in cui erano ormai soliti riferirsi ad Harry. Perché quelli che non si attenevano al nuovo sistema potevano anche sparire, come era successo alla deliziosa Luna, che non aveva fatto ritorno a casa dal padre per Natale.
“Sicuramente Il Cavillo non pubblicherà più articoli sconvenienti ora, siete d’accordo?” domandò loro la donna, il tono mellifluo in deciso contrasto con il ghigno beffardo sul viso.
Ginny si scambiò un’occhiata atterrita con Demelza, Ainsley e Ritchie, tutti colpiti dalla consapevolezza che la loro amica fosse stata catturata dai Mangiamorte. Nessuno ebbe la forza di ribattere, seguendo apaticamente il resto dell’arringa contro i traditori di sangue, che la professoressa recitò, nel più assoluto dei silenzi.
 
Quella notte, oltre a non dormire, Ginny venne tormentata dai ricordi di Tom, dalle frasi che le aveva scritto nei mesi in cui lei gli aveva confidato i suoi segreti più intimi e da quanto era successo nella Camera dei Segreti.
 
Son io Lord Voldemort.
Mentre il Tom adolescente conversava con Harry, confessandogli la sua vera identità, prima di aizzargli contro il terribile basilisco, Ginny rimaneva impietrita a guardare, senza essere in grado di fare nulla per aiutare Harry ed impedirgli di rimanere ferito. Nel suo incubo, era Tom a prevalere su Harry, rimanendo ad osservare il ragazzo dagli occhi verdi divenire sempre più debole ed impossibilitato a contrastarlo.
“Volevi che il grande Harry Potter ti notasse, stupida ragazzina!” esclamò il giovane, arrivando a pochi centimetri dal viso della studentessa, “ora potrete passare il resto dell’eternità insieme” aggiunse con un ghigno, che gli deformò i bei lineamenti fino a trasformarli in quelli grotteschi che caratterizzavano il volto di Voldemort al presente.
 
Ginny urlò forte, madida di sudore, il cuore che le batteva all’impazzata.
Ainsley accese la luce, mentre Demelza raggiungeva il baldacchino dell’amica. “Ginny!” esclamò scuotendola.
Gli occhi nocciola della ragazza incontrarono quelli azzurri della compagna, erano dilatati dal terrore.
“Hai avuto un incubo?” chiese la bionda, sedendosi accanto alla mora.
Ginny annuì.
“Vuoi parlarne?” domandò la Robins.
Questa volta Ginny scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli fulvi. Non poteva raccontare a nessuno di Tom, proprio come al primo anno, quello doveva essere il suo segreto, un fardello che avrebbe portato da sola.
“Sei pallidissima” constatò la bionda.
“Vuoi del cioccolato?” propose Demelza, mentre Ginny faceva segno di no con la testa, la sola idea di mangiare la nauseava.
“Pensi di riuscire ad addormentarti?” continuò la scozzese, mentre Ginny si stringeva nelle spalle.
“Forse potremmo stringerci tutte e tre nel tuo letto” propose Demelza.
I sorrisi che le fecero le compagne, la convinsero che quella fosse una buona idea, Ginny scostò le coperte per fare spazio alle amiche.
Dopo aver spento la luce, le tre ragazze sussurrarono ipotesi riguardo a cosa potesse essere successo a Luna. A poco a poco, i respiri delle altre due si fecero più regolari e Ginny capì che si erano addormentate. La cacciatrice chiuse gli occhi, sperando di non risvegliare le amiche come pochi minuti prima, finendo con il piombare in un sonno agitato, ma senza sogni.
 
***
 
La sparizione di Luna avrebbe potuto minare le convinzioni degli ex membri dell’ES o spingerli ad essere più prudenti. Quello che accadde, invece, fu una volontà ancora più ferrea di ribellarsi al nuovo corso scolastico, Ginny aveva contattato il vecchio gruppo con i galeoni incantati di Hermione, proponendo di incontrarsi nella Stanza delle Necessità il primo sabato dopo il ritorno a scuola. I presenti furono numerosi ed erano tutti agguerriti, spingendo Ginny e Neville a dichiarare nuovamente attivo l’ES. A coronamento della serata, i due Grifondoro decorarono una parete del pianterreno con la scritta a caratteri cubitali: L’ESERCITO DI SILENTE STA ANCORA RECLUTANDO.
Il giorno successivo, a colazione, la maggior parte degli studenti aveva un sorriso più brillante del solito, la sola idea di star trasgredendo alle regole di Piton e dei Carrow sembrava aver addolcito loro la giornata.
Poco importava se le punizioni si facevano sempre più dure, o se a molti di loro era stato impedito di visitare Hogsmeade, c’era in ballo qualcosa di più importante della loro carriera scolastica e Ginny non si sarebbe arresa. Meglio morire combattendo che accettare passivamente il nuovo regime.
 
***
 
Una notte di inizio marzo, stremata per l’ennesima punizione, Ginny era in sala comune, lo sguardo fisso sul fuoco ed un impacco di dittamo sulla mano, ferita da una delle creature che Hagrid continuava a sostenere fosse innocente ed interessante.
La porta della si aprì, lasciando entrare Seamus e Neville.
“Ginny, sei tornata anche tu!”
La ragazza si voltò verso di loro, inorridendo alla vista dei loro visi tumefatti, “che vi è successo?”
Neville bofonchiò qualcosa di incomprensibile, mentre si lasciava cadere al suo fianco.
“Dovresti vedere Michael Corner” sussurrò invece Seamus.
“Chi vi ha ridotto così?”
“I Carrow, ovviamente, chi altro?” ribatté, stancamente, Neville.
“E Michael che c’entra?”
“Ha liberato un primino che quella vacca di Alecto aveva messo in punizione sin da dopo pranzo...” spiegò l’irlandese.
“E?” Ginny lo incitò a continuare.
“Lo ha ridotto molto male, usando un sacco di incantesimi che non conoscevamo” aggiunse Neville.
“Meno male che è arrivato Goldstein e l’ha portato lui in infermeria, penso che per qualche giorno non riuscirà a venire a lezione...” concluse Seamus.
Ginny si ritrovò a pensare al suo primo ragazzo, quel Corvonero silenzioso che aveva messo il muso dopo che la sua casa era stata sconfitta a Quidditch, costringendola a mettere fine alla loro storia. Gli aveva dato il suo primo bacio, aveva ricevuto da lui il primo invito ad Hogsmeade ed era stato il primo con cui aveva ricercato luoghi dove appartarsi nel castello... Non si parlavano molto ormai, ma il fatto che anche lui avesse difeso un ragazzo più debole le strappò un sorriso stanco, Michael ed i suoi amici non perdevano una riunione dell’ES, Ginny sapeva di poter contare anche su di loro.
“Volete del dittamo?” chiese, allungando la boccetta ai compagni.
I due annuirono, strappando entrambi un pezzo di camicia da usare come garza, prima che il silenzio li avvolgesse, tutti troppo stanchi per compiere il tragitto che li separava dai loro baldacchini.
 
“Povera, piccola, indifesa, Ginny Weasley… credi davvero che il tuo stupido ES possa servire a qualcosa?”
Ancora Tom, che la fissava con quei suoi lineamenti d’alabastro, divertito ed annoiato allo stesso tempo. Tom, che puntava i vivaci occhi scuri nei suoi, ridendo, affascinante come non mai, ed avvicinandosi a lei, invadendo il suo spazio personale.
E Ginny era bloccata, impossibilitata a reagire alle provocazioni del suo personalissimo e bellissimo incubo.
“Il grande Harry Potter non pensa a te” continuò il giovane moro, ridendo sprezzante, “i tuoi progetti per un futuro felice con lui te li puoi decisamente scordare! Pensavi forse di farci tanti bambini dagli spettinati capelli neri e dagli occhi verdi?!” la risata risuonò crudele tra le pareti della Camera dei Segreti, mentre Ginny tentava di fermare le lacrime che scendevano silenziose lungo le guance.
 
“Svegliati, Ginny” qualcuno la stava scuotendo.
La ragazza aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare quelli preoccupati di Neville.
“Ti stavi lamentando e dimenando nel sonno” le disse l’altro, prendendo nuovamente posto accanto a lei.
“Grazie…”
“Tutto a posto?”
“Era solo un incubo, Nev.”
“Vuoi parlarne?”
“Preferirei di no, ma grazie di avermi svegliato” gli disse, cercando di sorridergli.
Lui ricambiò il sorriso, osservandola mentre si alzava dal divano.
“Ci vediamo più tardi?”
Neville annuì. “A dopo”
 
L’ennesima notte insonne rese ancor più difficile la giornata di Ginny che, all'ultima ora, faceva fatica a tenere gli occhi aperti. La Professoressa McGranitt stava spiegando la trasfigurazione umana, un argomento che per Ginny era di estremo interesse, ma che, in quel momento, non riusciva proprio a seguire. Prese a disegnare sulla pergamena scarabocchiata, decidendo di chiedere poi gli appunti a Demelza, che era sempre stata ordinata.
“Quelli di voi con la memoria migliore ricorderanno che vi avevo avvertito che la trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che studierete nel vostro percorso scolastico...” stava dicendo la vicepreside, lo sguardo attento puntato sulla classe composta da Grifondoro e Corvonero.
La professoressa stava spiegando loro come non confondere una persona trasfigurata da una che aveva il dono, relativamente raro, di essere un Metamorfomagus, Ginny intinse la piuma nell’inchiostro per scrivere un piccolo appunto in merito, sforzandosi di rimanere sveglia.
“Il Metamorfomagus è un mago, o una strega, che ha l'abilità di cambiare il proprio aspetto a piacimento…”
 
“C’è chi non ha bisogno di sciocche istruzioni su come cambiare il proprio aspetto a piacimento” sussurrò la voce suadente di Tom.
“C’è chi, come me, in un attimo può popolare ogni tuo singolo pensiero e trasformarsi per far avverare i tuoi sogni più segreti, Ginevra…” gli occhi neri di Tom s’illuminarono, diventando verde smeraldo.
“Perché scegliere Potter, se puoi parlare con me, piccola Weasley? Ascolterò ogni tuo segreto, proprio come ho fatto al tuo primo anno…” il sorriso di Tom era crudele e falso, il suo viso affascinante indurito da un’espressione beffarda.
“Non ti libererai mai di me, Ginny Weasley” le promise Tom, incenerendola con lo sguardo.
 
Una mano si posò sulla sua spalla, cogliendola di sorpresa. “Signorina Weasley!” il tono preoccupato della McGranitt si fece strada nella sua mente. La Camera dei Segreti sparì, lasciando spazio all'aula luminosa della professoressa di Trasfigurazione, Ginny batté le palpebre, concentrandosi sulla sua interlocutrice, “mi scusi, professoressa…”
“Sei pallida come un cencio, Weasley!” rispose la donna, stringendole un braccio. “Robins, accompagnala da Madama Chips.”
 
***
 
Ginny non fece ritorno a scuola dopo le vacanze pasquali, ma la lontananza da Hogwarts non mise fine alle sue notti insonni ed ai suoi incubi. Essere stipata con parte della famiglia nella casa di zia Muriel serviva solo a tranquillizzarla sulla salute dei genitori, dei gemelli e di Bill e Fleur, che riuscivano a vedere abbastanza spesso.
Fleur le aveva confessato che Ron, Hermione ed Harry erano stati per un breve periodo a Villa Conchiglia, rassicurandola sulla loro salute. Sapere che il fratello, Hermione, ma soprattutto Harry, stavano bene aveva alleggerito lo spirito della ragazza, alimentando la speranza che il ragazzo che amava sarebbe uscito vincitore dallo scontro con Voldemort.
Durante la notte però, Ginny rimaneva sola, a fronteggiare il ricordo di Tom.
 
“Saresti dovuta rimanere nella Camera dei Segreti, Ginevra” il tono di Tom era annoiato, i suoi occhi illuminati da una luce sinistra, “saremmo rimasti insieme, io e te, senza Potter a rovinare i nostri piani.”
“Sono stato il tuo primo vero amico” le disse mellifluo.
“Tu non sei mai stato un mio amico!”
“Mi hai confessato ogni tuo piccolo segreto, Ginny! Non puoi fingere con me…”
“Non fingo affatto, ti sto dicendo la pura verità” rispose, cercando di essere convincente.
“Credi di riuscire a liberarti di me tanto facilmente, stupida ingrata? Ho passato mesi ad ascoltare le tue lamentele sugli amici che non avevi, sui fratelli che non ti consideravano e sul ragazzo che ti piaceva, ma che nemmeno di vedeva…”
“Non sono più l’undicenne indifesa di cui ti sei approfittato!”
“È qui che ti sbagli Ginny, perché lo sarai sempre invece…” sussurrò beffardo, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso irriverente.
 
Il galeone nella tasca dei suoi jeans si scaldò, riscuotendo la ragazza dai suoi incubi. I gemelli apparvero subito al suo fianco. “Hai ricevuto il messaggio anche tu, sorellina?” chiese Fred.
Lei annuì, il cuore aveva preso a martellarle nel petto.
“Pronta a tornare ad Hogwarts?” domandò George, aiutandola ad alzarsi dal divano.
“Sono pronta a combattere” ribatté, più convinta che mai che Tom non l’avrebbe avuta vinta.
“Ginny, tesoro… noi andiamo ad Hogwarts” disse sua madre, raggiungendo i figli in salotto, tallonata dal marito.
“Certo, vengo anche io con voi” rispose determinata.
“Ma sei ancora minorenne, tesoro” tentò di dissuaderla Molly.
“Non rimarrò qui ad aspettare vostre notizie, mamma! Non se tutta la mia famiglia sarà lì a combattere!”
“Ginny ha quasi 17 anni ormai” disse Arthur, prendendo le mani della moglie tra le proprie, per poi voltarsi verso la figlia, “ma resterai in disparte e non ti metterai in pericolo.”
“Va bene” borbottò la ragazza, vagamente contrariata.
“Papà non scherza, Ginny!” la redarguì sua madre. “Vogliamo solo proteggerti.”
“Lo so” rispose lei, sostenendo lo sguardo dei genitori, “ma nell’ultimo anno ad Hogwarts i miei compagni ed io abbiamo dovuto imparare a proteggerci da soli e non ho intenzione di smettere proprio or.a”
I gemelli si schierarono accanto alla sorellina. “Ginny ha ragione, mamma.”
E Molly annuì. “So bene che non potrò proteggervi per sempre” disse infine. “Promettetemi che starete attenti, però.”
I tre figli la abbracciarono, promettendole che lo avrebbero fatto.
Smaterializzandosi con suo padre nel pub di Aberforth, Ginny sentì la mente finalmente sgombra dal ricordo di Tom e delle parole che le avevano avvelenato la mente.
Era giunto il momento della resa dei conti.
Il suo futuro era ad un passo e Ginny si augurava di poterlo vivere, con Harry al suo fianco.
 

Note dell’autrice:
Ho sempre adorato il personaggio di Ginny e questo contest mi ha permesso di esplorare la complessità della giovane Weasley, un personaggio totalmente stravolto dai film. L’ho sempre trovata molto coraggiosa e sicura di sé, del resto quando è caduta in balia di Voldemort aveva appena 11 anni. Spero di essere riuscita a mostrare come Ginny ha tenuto testa a Tom, l’incubo del suo primo anno ad Hogwarts, ritornato al sesto anno. Ho deciso di terminare la storia in questo punto perché tutti sappiamo com’è finita; inoltre era la storia di Ginny e della sua “battaglia” contro Tom, quindi non mi sembrava necessario inserire la riunione con Harry.
Spero che la storia vi sia piaciuta, attendo i vostri commenti, positivi o negativi che siano.
Un abbraccio,
Francy

 
 
 
 



 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: inzaghina