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Autore: Kara    25/09/2018    4 recensioni
«Perché? Perché è peccato? Che c’è di male nell’amore?»
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Perdonami




Non proferisci parola, ma l’impeto con cui ti getti tra mie braccia è lo stesso di sempre, in questo ti riconosco. Ti stringo forte e immergo il viso nel tuo collo, lì dove la sciarpa bianca lascia scoperta una minuscola porzione di pelle. È gelida, ma non è il freddo di dicembre che ti è rimasto appiccicato addosso, a farti tremare in questo modo.
Cerco di scostarti con delicatezza e anche se fai resistenza, insisto; voglio incrociare il tuo sguardo, ho bisogno di guardarti in quegli occhi che sembrano aver strappato brandelli al cielo.
Per ritrovarti. Per ritrovarmi.
Sono sei mesi che non ti vedo, sei fottuti mesi! Cazzo! Li ho percorsi con il passo lento della lumaca, contando ogni giorno, ora, minuto e secondo che ho passato lontano da te.
‒ È stato terribile.
La tua voce si leva esile, rotta, mentre i tuoi occhi affogano nelle lacrime. Mi racconti frammenti di vita, saltando da un argomento all’altro senza un filo logico, e io ti ascolto, cercando di ricomporre un puzzle che abbia senso, finché, con un singhiozzo più forte, torni a nasconderti nel mio maglione.
‒ Non poterti vedere, non poterti sentire… E quel dottore che mi studia con il suo sorriso falso, cercando di capire cosa c’è di sbagliato in me ‒. Ti irrigidisci, mentre la tua voce si carica di rabbia. ‒ E Don Silvano, che mi scruta con quei suoi occhietti lascivi, esortandomi a confessare. Parla di peccati e inferno, ma io mi rifiuto. Solo una volta sono sbottata e gli ho gridato: «Perché? Perché è peccato? Che c’è di male nell’amore?» Mi ha guardata come se fossi posseduta e si è fatto il segno della croce, salvo tornare a tormentarmi.
La tua voce si spezza e piangi più forte. Ogni goccia che scivola giù si mangia un pezzetto di me e il senso di colpa mi uccide, divorando da dentro ossa, tendini e muscoli. Lo sento scarnificarmi con una lentezza massacrante, finché anche il mio di respiro si spezza.
Non so che fare, mi sento impotente. C’ho pensato, sai? In questi lunghi mesi c’ho pensato a portarti via da quella casa, lontano da tutto e tutti; ma come potrei badare a te, io che non riesco a provvedere nemmeno a me stesso? Che vago come un disgraziato, saltando da un ricovero all’altro, riparandomi sotto qualche ponte, senza lavoro e fissa dimora, dopo essere stato cacciato di casa?
Dovrei sparire dalla tua vita. Adesso. Dovrei prendere il coraggio a due mani, chiederti di andartene e non voltarti indietro. Mai.
Sono debole e non ci riesco. Senza di te cosa ne sarebbe di me? Tu che sei la mia famiglia, la mia aria, il mio cielo, il mio tutto.
Perdonami, perdonami se non ce la faccio, se nonostante tutto non posso smettere di amarti e ti tengo legata a me.
Perdonami, sorella.



Ciao a tutti, è la prima storia che pubblico nella sezione delle originali, di solito sono attiva su un fandom ben preciso. Ho scritto una versione molto più ridotta di questa storia come esercizio per un corso, ma dato che l'idea mi piaceva l'ho ampliata un po' e postata.

 
  
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