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Autore: cin75    26/09/2018    6 recensioni
Questa storia farà parte di una serie che raccoglierà la mia personale visione di come andranno i primi episodi della tanto attesa 14ma stagione. Saranno 4 shot ( forse l'ultima divisa in due parti).
L'ansia di Sam, la sofferenza di Dean, l'apprensione di chi gira intorno ai due fratelli.
Spero tanto che vi piaccia e naturalmente: WARNING!!!!! per chi non sa niente ancora ne' della 13 ne' della 14.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancora. Rabbia. Ritorno. Paura.'
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Quando aveva aperto gli occhi, la prima cosa che Dean aveva visto , era la figura di Jack, che con attenzione rimetteva a posto la sedia nell’angolo da cui l’aveva presa. Il ragazzo agiva con circospezione, come se non avesse voluto fare alcun rumore per non disturbarlo.

Dean, in quei pochi momenti, si guardò intorno. Se quello era l’ennesimo trucco di Micheal per torturarlo sadicamente e psicologicamente, cavolo!!, c’aveva messo impegno per “mostrargli” la sua stanza nel bunker , particolare dopo particolare. Dalle armi in bella mostra appese ai muri, ai giornalini porn vintage ordinatamente accatastati su un pensile ben a portata di mano e ….di letto!!!

 

Richiuse un attimo gli occhi e poi le sentì….sentì le altre voci familiari provenienti dalle altre stanze del rifugio.

No! non poteva essere una tortura. Non era una tortura. L’arcangelo non gli avrebbe concesso, nemmeno nel dolore, di gioire anche solo per un attimo delle voci che tanto amava.

Era tornato! Era libero! Libero dalla possessione di Micheal.

Infondo….infondo l’arcangelo , prima di massacrarlo un’ultima volta, glielo aveva detto che stava per lasciarlo andare ma onestamente, Dean, aveva perso ogni speranza di potersi risvegliare. Di poter sopravvivere!!

Eppure c’era riuscito. Era sveglio e stava di nuovo guardando Jack che , ora, stava per uscire dalla sua stanza.

 

“Ehi, ragazzino!” lo richiamò e sollevato dal modo in cui Jack si girò verso di lui, guardandolo, si convinse: no...non era un’allucinazione.

Jack era sorpreso, felice, sollevato e confuso allo stesso tempo e quello che fece, gli confermò che era a casa. Il giovane nephilim , infatti, non gli andò vicino per rassicurarlo come succedeva nei sogni, ma corse nel corridoio a gridare e ad allertare tutti gli altri che lui era sveglio.

 

Da quel momento in poi, Dean, fu sotto controllo costante sia da parte della madre, che del ritrovato Bobby e naturalmente dei due angeli che continuavano a “somministrargli” il loro mojo angelico per aiutarlo a stare sempre meglio. L’unico che sembrava volergli stare lontano, anche se con discrezione, era Sam. Ma anche con lui, alcuni giorni dopo, quando fu in grado di mantenersi, più o meno, in piedi, ebbe la possibilità di chiarirsi e riappacificarsi. Aveva lasciato che il fratello gli gridasse contro, che si sfogasse, che lo odiasse perfino ma poi aveva chiesto a Sam di essere ascoltato e Sam lo aveva fatto. Gli aveva messo una felpa sulle spalle e abbracciato.

Sam non lo aveva perdonato del tutto ma lo aveva capito completamente.

 

Un giorno , mentre Bobby e Mary erano fuori per incontrarsi con i sopravvissuti dell’universo alternativo e accertarsi che tutti stessero bene e mentre Cas e Jack cercavano un qualsiasi segnale potesse indicare loro la presenza di Micheal o di qualche angelo a lui collegato, Dean e Sam, erano rimasti al bunker. Il primo, perché nonostante si stesse rimettendo sempre meglio, giorno dopo giorno, ancora non era al 100%. Il secondo, nemmeno a dirlo, non si fece manco passare per la testa di lasciarlo da solo.

“Non ti ho assillato con le mie cose da nerd per molti mesi, devo rifarmi!” era la giustificazione del più giovane nei confronti del fratello ancora convalescente.

 

“Ehi!! Tata Matilda??!” lo richiamò Dean, sfottendolo palesemente. “Vado a prendermi una birra. Ne vuoi una o ti porto un bicchiere di latte caldo ?!” fece ancora, ridendo.

“La birra mi va benissimo grazie, anche se penso che il latte servi a te, Tremotino!!” rispose a tono il minore paragonando il maggiore al personaggio finito a pezzi per essere stato sconfitto da un grande potenza.

“Ahahaha!!!...divertente!!” ghignò sconfitto dalla risposta del fratello.

“Già..molto divertente!” convenne vittorioso, il minore , mentre vedeva Dean andare verso la cucina.

 

Passò un buon quarto d’ora, prima che Sam, cominciasse a tamburellare con le dita sul bordo del tavolo. “Ehi, Dean!! la stai forse distillando quella birra!?” fece parlando verso la direzione della cucina. E quando non ebbe risposta, qualcosa si contrasse nel suo stomaco. Si alzò dalla sua sedia e si diresse verso l’altra stanza.

Quando vi entrò, quello che vide, lo gelò sul posto e gli fece letteralmente male al cuore: Dean , seduto su una sedia. Lo sguardo perso nel vuoto, una mano che nervosamente si contraeva a scatti sul suo petto. Mal trattenuti gemiti. Il respiro affannato. Il volto completamente madido di sudore. La bocca schiusa in cerca di aria.

“Dean?” lo richiamò prima piano , senza avere risposta. Quindi, il più giovane scese i gradini che portavano nella cucina e si fece più vicino al fratello , in quel momento , perso in chissà che assurdo ricordo. “Dean??!” fece ancora e con ancora più apprensione. Ma ancora sordo a quel richiamo, Dean, continuava a pressarsi la mano sul petto come se fosse in cerca di aria o forse ancora , come se cercasse di lenire un qualche dolore.

A quella visione, Sam, non riuscì a reagire che in maniera istintiva.

“Dean!!?” lo chiamò con più decisione mettendogli entrambe la mani sulle spalle contratte. Lo scosse appena. Una due volte e ogni volta lo richiamava, provando a riportarlo alla realtà e solo dopo uno scossone più deciso, la reazione del maggiore fu del tutto inaspettata per Sam. La mano del fratello scattò verso l’alto e gli si strinse con forza alla gola, lasciandolo un attimo senza fiato, ma nel momento in cui il giovane Winchester riuscì a ritrovare la sua lucidità anche in quella situazione, si rese conto che Dean sembrava perso in altro, che non lo vedeva, che molto probabilmente non era a lui che voleva fare del male.

Allora cercò di farsi riconoscere, di destarlo da quella sorta di allucinazione, cercando comunque di fargli allentare la presa intorno al suo collo , che onestamente cominciava a farsi troppo pressante.

“Dean...” ansimò. “Dean...sono io...sono Sam...” provò ancora mentre con le mani cercava di liberarsi da quelle del fratello. “Dean ..sono...sono Sammy!!” fece di nuovo con enorme sforzo e solo a quel nomignolo, Dean parve riaversi e quando si rese conto di quello che stava facendo, con uno scatto, lasciò il collo del fratello che finalmente tirò un respiro di sollievo. Letteralmente.

Gli occhi ancora spersi , allarmati da quello che aveva visto stava facendo al minore e che ora erano concentrati e fissi in quelli del più giovane.

“Sam….cosa...”

“E’ tutto ok, Dean! Va tutto bene. Sto bene!!” provò immediatamente a rassicurarlo mentre vedeva Dean con il respiro meno affannato, le mani ancora appena tremanti ma più rilassate e poggiate sulle ginocchia forse senza nemmeno rendersene conto.

“Sam?!” fu il nome appena sussurrato. “Che...che cosa...cosa è successo?! Che cosa stavo facendo?” fece sconvolto dai minuti appena passati, poi notando l’apprensione sul volto del minore: “Stai male?!”

Sam strabuzzò gli occhi, incredulo.

“Io?? io sto male? Tu chiedi a me se sono io a stare male?” domandò retorico.

“Cosa….” replicò il maggiore, sistemandosi meglio sulla sedia.

“Per la miseria Dean!!!” esclamò frustrato, Sam. “Vengo qui...ti trovo in uno stato assurdo...quasi come se stessi per avere un attacco psicotico...sudato, affannato. Per poco non mi strangoli e tu chiedi a me se sono io quello che sta bene??!”

“Io...io non lo so cosa...mi dispiace ma non so cosa….” cercò di negarsi a quell’apprensione.

“Smettila….smettila, lo vedo, lo so che mi stai prendendo per il culo…..Lo so che sai quello che ti stava succedendo, ma come al solito non vuoi….”

“Ohw!! andiamo Sammy, non iniziare di nuovo. Sto bene. E’ stato solo un piccolo black out. Cerca di tenere sotto controllo questi tuoi scompensi premestruali. Mi basta già che mi fai da babysitter, non mi serve che mi assilli anche per..”

“Per cosa, Dean??!” lo fermò irato Sam. “Cosa??...per i tuoi ricordi del fantastico tempo passato a farti massacrare da Micheal?!” colpì basso , il minore.

Il volto di Dean divenne una maschera di ghiaccio e per quanto Sam, in quel momento si potè sentire in colpa, non ritirò quello che aveva detto perché sapeva che Dean, come al solito, doveva sbatterci il muso su ciò che quello che aveva passato gli aveva lasciato addosso e dentro.

“Fanculo, Sam!” ringhiò Dean, alzandosi dalla sedia e facendo per uscire dalla cucina. “Non sono cazzi tuoi. Limitati a fare il cane da guardia...” disse senza rendersi conto del modo e il tono offensivo con cui si era rivolto al minore. “Il resto sono cavoli miei!! Li gestirò io, come ho sempre fatto.” sibilò a denti stretti ed era con un piede già sul primo gradino, quando si rese conto che Sam non gli aveva risposto niente. Nemmeno un’imprecazione più che giustificata.

Niente! Silenzio alle sue spalle.

E in quel silenzio, Dean, capì che se l’era presa con l’unica persona con cui non aveva diritto di prendersela.

Pur non volendo, si stava comportando sempre allo stesso identico modo. Voleva tenersi tutto dentro e far finta di essere Capitan Meraviglia. Ma non aveva messo in conto che Sam non aveva più 4 anni e lo capiva benissimo quando lui stava male.

No, quando stava di merda!

Così, senza nemmeno voltarsi verso il fratello, fermo al tavolo alle sue spalle…

“Scusa!” disse sottovoce. Il tono comunque colpevole. “Non volevo farti del male. Non lo farei mai, lo sai. Ma in quel momento..non so come….ma ...ma stavo lottando di nuovo per la mia vita. Non volevo ferire te….volevo salvare me!”

Alle sue spalle solo un sospiro preoccupato.

“Hai ragione! Faccio finta di niente ma….a volte...è come...come...” continuò, anche se con un’imbarazzata difficoltà.

“Cosa, Dean?...parla con me , ti prego!” lo incoraggiò a continuare Sam quando percepì chiara e netta , l’amarezza, nel tono della voce incrinata.

Finalmente , Dean, si voltò verso di lui. Lo sguardo appena appena spaesato. Sam lo vide mettersi una mano al centro del petto, stringere e battersi quasi con rabbia.

“E’ come se lui mi stesse ancora succhiando via la vita e l’anima dal petto.”

“Dean, lui...” cercò di intervenire Sam, quando vide la frustrazione sul volto fraterno.

“Lo so, Sammy. Lo so. Lui è ora andato via e non c’è più niente qui dentro, ma a volte...è come se sentissi ancora quel dolore; a volte è come se fossi di nuovo in quel posto che non so se era la mia testa o chissà che altro posto Micheal aveva creato per tenermi buono. A volte...” e si ritrovò ad inspirare in cerca di aria. “...a volte è come se volessi parlare e non ci riuscissi.” confessò, tornando a sedersi accanto al tavolo e poco dopo seguito anche da Sam che , ormai, non lo guardava più con rabbia.

“Dimmi che è successo, Dean. Dimmi quello che ti ha fatto!” e non lo stava chiedendo.

Il maggiore lo fissò e capì in quella pacata richiesta che ciò che voleva Sam era solo farlo parlare. Voleva solo costringerlo a buttare tutto fuori e così, per una volta, lo accontentò.

“Quando...quando ero la sua marionetta...” provò a spiegare ancora. “ ..Micheal a volte mi teneva in un buio talmente denso e oscuro che non riuscivo nemmeno a respirare. Me ne tirava fuori solo per mostrarmi il dolore che causava, la disperazione che si lasciava dietro, per cercare di sottomettermi prima di riprendere il suo assurdo piano!” e così dicendo gli raccontò delle cosiddette sedute a cui Micheal lo sottoponeva per piegarlo e sfinirlo, gli raccontò del fatto che l’arcangelo gli aveva impedito in qualche magico modo di poter pronunciare anche una sola sillaba. Che per , quelli che solo dopo aveva scoperto essere quasi 9 mesi, l’unica cosa che aveva potuto sentire era la voce di Micheal e i propri gemiti di dolore ogni volta che l’arcangelo si accaniva su di lui.

Gli disse dell’assurda situazione di vedersi mettere ko da sé stesso.

E poi gli raccontò di come Micheal , verso la fine, aveva iniziato a ricaricarsi nutrendosi letteralmente dalla sua anima e del dolore lancinante che provava ogni volta e del suo piano per rendersi sottomesso così, sperando, di non essere più utile all’arcangelo.

“E’ per questo che avevi quelle bruciature sul petto!” constatò Sam , colpito profondamente da quel racconto.

Per un attimo si ritrovò seduto sul cofano dell’Impala, con accanto uno straziato Dean, che gli raccontava delle torture subite all’Inferno, Ma qui , c’era di mezzo il Paradiso e il più giovane non scorse alcuna differenza. Entrambi erano stati solo portatori di dolore e sofferenza.

 

“Credo che in qualche modo, Micheal, volesse lasciarmi un segno tangibile del suo passaggio!” ironizzò Dean, passandosi una mano sul quel punto del torace dove prima campeggiavano le cicatrici lasciate dall’arcangelo, ma che erano state prontamente guarite da Castiel.

“Gliela faremo pagare Dean. Lo troveremo e gli bruceremo le piume di quelle ali del cazzo, una per una.” volle incoraggiarlo Sam.

Dean sorrise a quel piano di vendetta. E fu grato al minore del modo in cui si era espresso. Niente promesse strappalacrime.

“Sam?!” lo richiamò, poi, perplesso.

“Cosa?!” si limitò a chiedere in risposta.

Sam aveva ancora mille domande da fare, mille risposte da volere, ma ora come ora, voleva solo che Dean parlasse. Di tutto. Di ogni cosa, anche inutile. L’importante era che il maggiore tirasse fuori tutto.

“Ricordi quando permisi a Gadreel di possederti affinché ti guarisse da quello che ti avevano fatto le prove?”

“Certo!!” e poi scorgendo ancora una lieve colpa sul volto del fratello: “Bel periodo. Una vacanza meritata!” scherzò ironico e si sentì sollevato per aver fatto sorridere Dean. “Che c’entra Gadreel?!” riprese, di nuovo serio.

“Quando tornammo a lavorare insieme...tu, insomma…...tu mi dicesti che con Castiel avevate cercato di rintracciarlo usando….”

“..le tracce di grazia che mi aveva lasciato dentro!” finì per lui, Sam e Dean annuì soltanto. “Tu credi che dentro di te ci siano ancora tracce della grazia di Micheal?!” chiese perplesso.

“Potrebbe. Se in un tramite ne rimangono dopo il passaggio di un semplice angelo, non credi che...”

“...ce ne siano soprattutto dopo il passaggio di un arcangelo!” concluse , ancora, al posto del maggiore. “Ma Castiel e Jack quando ti hanno curato hanno detto che dentro di te non sentivano più l’influenza di Micheal.” provò a riflettere.

“Influenza….non grazia. Nemmeno in te, Cass, all’epoca, scorgeva la grazia di Gadreel, se non quando ha usato quella siringa.”

“Ok!Ok!...cosa stai cercando di dirmi Dean?!” fece risoluto, Sam.

“Sono stanco di sentirmi così. Voglio tornare ad essere il Dean Winchester di sempre. Voglio evitare di strangolare qualcun altro senza rendermene conto. Voglio essere di nuovo quello pronto a fare il culo a tutti e a guardarti le spalle mentre tu ti rifai la messa in piega!!” fece cercando di rendere meno drammatica quella presa di coscienza.

“Stronzo!” rispose infatti Sam.

“Sì, idiota!” convenne soddisfatto di quello scambio.

“Cosa vuoi fare Dean?!”

Dean deglutì e poi fece un respiro profondo.

“Voglio che Cass mi faccia un’ispezione angelica e se trova anche una sola traccia di quel bastardo, voglio che tu prenda quella siringa e mi succhi via tutto.”

“Dean...no, no...” cercò di farlo ragionare ripensando al dolore che aveva dovuto sopportare quando Castiel gli tirò via la grazia rimanente di Gadreel dal collo. E in più Dean voleva anche che l’amico angelo, gli perquisisse l’anima.

No! Non poteva permetterlo.

“Sam...Sammy. Non voglio che niente di quello psicopatico alato mi scorrazzi dentro. Non voglio ritrovarmi come quando avevo il marchio. Potrebbe non succedere niente, ma qui, stiamo parlando della grazia di un arcangelo...” disse. “...fuori di testa e di un altro universo!” precisò deciso.

Sam stava per replicare, ma porca miseria!!, Dean aveva ragione. Già avere a che fare con gli angeli e arcangeli del loro mondo era un casino, figurarsi con quelli di un altro universo più incasinato e folle del loro. E poi alla sola idea di Dean sottomesso e sconfitto da una potenza superiore, gli fece ricordare con orrore il periodo del marchio. Non poteva permetterlo.

“Dean, sarà doloroso...lo sai!” provò a dissuaderlo Sam. Voleva andare incontro alla richiesta del fratello ma non in quel modo così doloroso.

“Non conosco altro modo, Sammy!” gli fece presente infatti, Dean.

“Parliamone con Castiel….con Bobby...magari c’è un altro modo!”

“Vada per Cass, ma Bobby…..lui è fuori con la mamma per accertarsi che i viaggiatori stiano bene e che non vogliano ancora farmi fuori. E poi non voglio aspettare troppo!” fu l’unica concessione che il maggiore fece.

“Ok!” convenne ancora poco convinto, Sam. “Chiamo Castiel e gli dico di tornare.” assentì comunque.

 

All’arrivo dell’angelo e del nephilim, i due fratelli, spiegarono loro tutto.

Castiel , che sarebbe stato quello principalmente coinvolto nell’operazione, li guardava per niente convinto.

“Dean, ti sei appena ripreso. Ci sono giorni in cui fatichi ancora a...”

“Cass….” provò a farsi ascoltare, il maggiore.

“Controllare la tua anima e poi continuare con l’estrazione, ammesso che ci siano ancora tracce della grazia di Micheal dentro di te, sarebbe troppo per il tuo fisico. Almeno per il momento. É uno choc per quelli che sono ….in forma. Immagina cosa potrebbe accadere a te!!” cercò di fargli presente, tentando anche di spaventarlo.

Ma il tentativo fallì miseramente, perché quando Dean Winchester decideva qualcosa, beh!!!…

“Castiel, ascoltami.” e l’essere chiamato Castiel da Dean, era già tutto dire. “La sola idea che qualcosa di quel bastardo psicopatico possa ancora scorrazzarmi dentro mi da’ la nausea. Non ce lo voglio dentro di me, Cas. Non ce lo voglio e se farmi scombussolare un po’ dalle tue manine angeliche è la soluzione ai miei problemi, beh!!!...che scombussolamento sia!!” fece incoraggiandolo al suo solito modo. Ironico!!

“Dean, senti...” si intromise Sam, che ancora non sembrava convinto della decisione presa dal maggiore. Ma Dean lo fermò subito.

“Sammy, no. Ne abbiamo già parlato e poi tu più di chiunque altro dovresti sapere quello che sto provando adesso e solo adesso io ho capito quello che provavi tu dopo Gadreel. Non essere completamente padrone di te stesso. Non lo sopporto.” fece deciso. “Voglio chiudere gli occhi la notte e aprirli il mattino dopo sapendo di essere io, di essere quello che sono sempre stato!” affermò con franchezza.

 

“Un idiota incosciente!!!??” e questa volta , fu la voce del giovane nephilim ad intromettersi nel discorso.

 

Gli altri tre lo fissarono sbalorditi. Specie Dean, che era il diretto interessato a quell’appellativo.

“Come scusa, ragazzino!?” fece infatti il maggiore

Jack li guardò con aria innocente. Con l’aria di chi non sapeva di aver fatto una gaffe. “E’ così che Bobby ti chiama ogni volta che Castiel o Sam o Mary raccontano qualcosa che hai fatto e in cui hai rischiato più del dovuto.” sembrò giustificarsi il ragazzo.

Dean lo guardò ancora per un attimo , con aria perplessa. E poi…

“E’ bello sapere di essere apprezzati dalla propria famiglia.” fece sarcastico e poi tornò a fissare sia il fratello che l’angelo. “Allora?” domandò in attesa.

“ Castiel, sono d’accordo con Dean.” affermò a sorpresa, Sam.

“Sul serio?!” esclamarono all’unisono sia Cass che Dean stesso, mentre lo sguardo attento del nephilim scrutava tutti.

“Sì!” confermò convinto. “L’unica cosa che vorrei sapere è se c’è un altro modo che non implichi la perquisizione angelica e l’estrazione con quell’affare. Come dici tu...potrebbe essere troppo per Dean, almeno in questo momento. Magari potremmo trovare un qualche incantesimo...chiamare Rowena...o forse esiste un altro tipo di rito che...” ma a quel punto fu proprio l’angelo a fermarlo.

“Sam, credi che se ce ne fosse stato un altro, non lo avrei usato con te, all’epoca?!” domandò retorico.

A quella domanda non domanda, i due fratelli si ammutolirono. Chi per un motivo, chi per un altro.

Poi fu Dean a riprendere. “Ok! A quanto pare la decisione è presa.” e si rivolse a Castiel. “Prepara il necessario.”

L’angelo annuì appena e richiamò il giovane nephilim. “Jack, vieni con me. Andiamo nell’infermeria.”

Dean poggiò una mano sulla spalla dell’amico come segno di ringraziamento. “Scendo tra un attimo.”, poi si rivolse al fratello al suo fianco.

Sam stava per seguire gli altri due, quando Dean lo fermò, prendendolo da un braccio.

“Cosa?!” fece il minore, sorpreso.

“Ascolta, Sammy. So che cosa significherebbe per te assistere a quello che sta per succedere, quindi….” e rinsaldò la presa sul braccio fraterno. “...resta qui. Quando tutto sarà finito, Castiel manderà Jack a chiamarti, ok?!”

A quella richiesta così accorata, Sam, senza sciogliersi dalla presa del maggiore, gli si mise di fronte. Lo guardò intensamente e gli sorrise appena.

“Ok! Dopo questo , spero che Castiel oltre a ripulirti, ammesso che ci sia, della grazia di Micheal, riesca a portarti via anche la capacità di dire stronzate!” lo spiazzò.

“Ma che...?!” replicò Dean, disorientato.

“Non esiste che io non ti resti accanto in questo momento. Quindi muovi il culo e vediamo di rimetterti in sesto una volta per tutte!” lo incoraggiò e si avviò verso l’infermeria del bunker.

 

Nel tragitto, soprattutto per distogliere il pensiero da quello che stava per affrontare, Dean cercò di essere...Dean.

“Ehi, Sammy?!”

“Sì!?”

“Mi terrai la mano lì dentro, fratellino?!” fingendo di piagnucolare.

“Certo!!! e ti soffierò sulla bua quando piangerai come un bimbetto che si è sbucciato un ginocchio!” lo prese in giro, in risposta. “Cerca solo di non fartela sotto, perché le mutande non te le cambio!!”

“Stronzetto!!”

“Idiota!”

E con quello scambio di battute, arrivarono nella stanza in cui li aspettavano Castiel e Jack.

L’angelo disse a Dean di stendersi sulla lettiga e di tenere le braccia lungo i fianchi. Dean lo fece e istintivamente strinse le mani ai bordi del materassino di spugna.

Poco distante da lui, Sam, osservava tutto cercando di mascherare con un lieve sorriso, la profonda apprensione che invece stava provando.

“Che hai da ridere!!??” lo riprese Dean.

“Castiel che ti stende su un letto!!” esclamò Sam sorridendo nervosamente al maggiore. “Quelle alunne schizzate del Michigan, andrebbero in estasi se lo sapessero!!! Aspetta!! Com’era?: Deastiel...Destiel??? ”

“Non mi ci far pensare!!” convenne esasperato, Dean, ripensando a quel musical su di loro e al loro “sottotesto amoroso”

Castiel, ignaro di quello che significava quel breve scambio tra i fratelli, si avvicinò e poggiò una mano sul petto dell’amico.

“Sei pronto, Dean?!” fece con tono pacato. Dean si voltò a guardare il fratello facendogli un occhiolino appena accennato e poi annuì soltanto all’angelo e un attimo dopo la mano di Castiel parve scomparire tra la carne del torace del cacciatore che urlò d’istinto e di dolore.

 

   
 
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