8
aprile 1984
-Papà, papà, da dove viene questo profumo di fiori?-
-Prova a dirmelo tu, tesoro.-
-Non lo so... sembrano così vicini... eppure non li vedo qui intorno a me.-
-E cosa vedi intorno a te?-
-È strano, papà. È tutto strano qui. C'è tanta luce.-
-E non hai paura?-
-No. È vero papà, dovrei avere paura. La luce del sole mi brucia la pelle. Però questa luce non brucia. È così... calda. Papà, è così che ci si sente quando si sta al sole?-
-È qualcosa di simile, bambina mia. Però concentrati: da dove credi che venga il calore?-
-Mmm... Perché continui a farmi delle domande, papà? Non mi stai spiegando nulla. Eppure a te piace tanto spiegare!-
-Ti stai agitando, tesoro? Hai il respiro affannato.-
-... Sì. Non sono sicura che mi piaccia questo posto. Il calore che sento non viene da fuori, viene da dentro. Perché, papà? Perché sento caldo dentro? Dove sono i fiori? Dov'è la mamma?-
-Cosa vedi intorno a te?-
-Smetti di farmi domande! Dimmi cosa succede, papà!-
-Non piangere, tesoro.-
-Certo che piango! Piango perché non capisco!-
-Quando non capisci qualcosa non devi piangere, bambina mia. Devi farti delle domande finché non trovi una risposta.-
-Ma ho solo otto anni, papà! Dov'è la mamma?-
-È qui con me, bambina mia.-
-Non è vero! Non la sento! Non la vedo! … Aspetta, papà. Io non vedo nemmeno te.-
-Ma noi siamo proprio qui.-
-Ora inizio a sentire freddo. Dove sono i fiori? Non sento più il profumo come prima. Papà! Papà! Non voglio stare al freddo. Tu sei e la mamma siete nella luce, vero? Allora verrò da voi.-
-Ma i fiori, Stephanie. Che fiori sono? Riesci a distinguere che fiori sono dal loro profumo?-
-I fiori... erano... Non mi interessa, papà! Se penso ai fiori sento freddo! Sento male! Perché ho male alla spalla?-
-Concentrati sul profumo dei fiori.-
-No! Non voglio! Voi siete nella luce! Devo venire da voi! Voglio il caldo, voglio un abbraccio! Voglio te e la mamma!-
-C'è anche lo zio qui con noi.-
-Lo zio? Ma lo zio non lo vedevamo mai? L'ultima volta...-
-Cosa stavamo facendo l'ultima volta che abbiamo visto lo zio?-
-Siamo andati a trovarlo in Scozia. Aaaaah! La spalla, mi fa male la spalla! Papà, ho paura!-
-Cos'è successo in Scozia?-
-Non lo so! Non lo so! Perché mi fai piangere? Perché ho freddo? Dov'è la mamma? Perché non mi dice nulla? Voglio venire nella luce anch'io! Ma mi fa male la spalla!-
-Riesci a distinguere che fiori sono dal profumo?-
-Non mi interessano i fiori, papà! Non farmi piangere. Vieni a prendermi! Io... mi sento così pesante...-
-Non devi seguire la luce, amore della mamma e del papà. Devi seguire il profumo dei fiori.-
-Ma voi siete nella luce. Voglio stare con voi! Venitemi a prendere!-
-Ma noi siamo con te. Il calore dentro di te, ricordi? Basta che ti concentri sul profumo dei fiori. Va' via di qui.-
-Ma papà!!-
-Riesci a distinguere che fiori sono dal profumo?-
-Papà! No! Fa male! Non voglio!-
-Non potrò più darti spiegazioni, non potrò più raccontarti storie. L'hai già capito, vero? Che cosa è successo in Scozia?-
-No! No! NO!-
-Segui il profumo dei fiori, bambina mia.-
-Fa male! Il braccio! Non riesco a muoverlo! Aaaaah!-
-Ricorda il calore dentro di te, Stephanie. La mamma e il papà non ti lasceranno mai.-
-Non piangere anche tu papà! Fa male! Fa troppo male!-
Sul comodino del letto d'ospedale c'era un vaso molto grande con una composizione di orchidee rosa, campanule viola e qualche rametto di fiori di ciliegio.
Ma Stephanie non aveva seguito il profumo dei fiori per uscire dalla luce; aveva seguito il dolore. E lo avrebbe seguito ancora, e ancora, e ancora.
Ogni settimana, arrivava un nuovo mazzo di fiori recisi a ravvivare il vaso di orchidee sul comodino, verso il quale la piccola Stephanie volgeva continuamente lo sguardo. Sentiva di aver deluso suo padre.
Verso la fine di maggio, dopo poco più di un mese di riabilitazione, l'uomo dei fiori venne a prenderla. Doveva avere circa una cinquantina d'anni, ma aveva già i capelli bianchi, pettinati all'indietro, evidenziando la stempiatura, palpebre pesanti sotto i sottili e piccoli occhiali e grossi baffi.
Fu molto gentile con lei. Le disse che sapeva che le piaceva studiare e leggere, e che nell'orfanotrofio in cui sarebbe andata avrebbe avuto un'enorme biblioteca a disposizione. Le disse che sperava di poterla fare entrare nella sua accademia per bambini dotati, ma solo quando si fosse sentita pronta.
Ma Stephanie si lasciava scivolare addosso ogni parola come un sasso sotto una lieve pioggerellina. Immobile, insensibile.
Prima di lasciare l'ospedale, prese il vaso di orchidee ancora fiorito. L'uomo aveva smesso di portare fiori di ciliegio. Era finita la stagione.