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Autore: missgenius    26/09/2018    1 recensioni
"I alone know, as I think I do know, your love besides Thor, and that was the wicked Loki".
Post Ragnarok.
Asgard è distrutta, tutto è cambiato e nessuno sa dove si trovi Sif. Solo una persona sa, e il desiderio e la paura di ritrovarla si scontrano prepotenti. Loki potrà riuscire a convincerè la sua amata che per una volta nella vita è sincero? Ciò che lo attende potrebbe cambiare drasticamente il corso degli eventi.
*Sifki*
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sif, Thor
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non perché avesse addosso i panni di Odino quelle serate di baldoria lo annoiavano di meno. Vedere nobili, giovani fanciulle in cerca di marito, guerrieri e soldati mangiare e bere fino ad essere totalmente fuori controllo era assolutamente fuori dalla sua personale idea di divertimento. Trasformarsi in serpente e pugnalare Thor, quello sì che era stato divertente. O scrivere il testo teatrale intitolato "Le gesta eroiche di Loki", anche quello era stato divertente. Ma no, le uniche cose positive di quelle serate erano semplicemente mettere alla prova le sue capacità di mantenere la concentrazione nell'impersonare suo padre. E forse, ma solo forse, la possibilità di poter osservare liberamente Sif senza dover far finta di distogliere lo sguardo ogni momento era un ottimo incentivo. 
La guardò, seduta nel tavolo insieme ai Tre Guerrieri e a Tyr, capo delle guardie, un essere spregevole per cui non nutriva alcuna simpatia. Come ad esempio per il fatto che continuasse a mettere le mani dove non avrebbe dovuto, su un corpo su cui non avrebbe dovuto nemmeno soffermarsi. Ma Sif per fortuna non era una di quelle svenevoli fanciulle, e lo schiaffo ben assestato provocò l'ilarità generale.  

"Padre degli dei, posso rivolgerti una parola?"
Una voce maschile distolse la sua attenzione dal tavolo accanto. Uno dei suoi generali, Drottir, voleva esprimergli la sua preoccupazione per la mancanza, ancora, di un erede. Se Thor non avesse preso moglie, c'era la seria possibilità che il trono potesse rimanere senza una discendenza. Loki cercò di mantenere la sua facciata neutrale anche se un miliardo di battute maliziose su suo fratello e la sua "discendenza" avrebbero potuto uscire con facilità dalla sua bocca, mentre ringraziava il generale dicendogli che non appena suo figlio fosse ritornato avrebbe affrontato con lui la questione. 
Aveva appena finito di parlare quando il tonfo di un tavolo ribaltato per terra e il mugolio di Tyr avevano fatto ammutolire l'intera sala.
"Non ti permettere di parlare così, mai più Tyr, o il naso rotto sarà ben poca cosa rispetto a quello che ti farò e di certo non sarà il Vahlalla ad accoglierti."
La voce di Sif era mortalmente seria e le sue minacce risuonarono estremamente spaventose mentre con uno spintone si allontanò dalla sala senza guardarsi un secondo indietro. Loki ebbe appena il tempo di intravederle gli occhi lucidi.
"Per Hel, che cosa è successo? Non tollero che ai miei banchetti si verifichino situazioni del genere!"
Sbattè Gungnir per terra e tutti gli invitati si dispersero.
"Hogun, tu rimani. Voglio sapere che cosa è successo per turbare così tanto Lady Sif."
Il guerriero più saggio dei Tre si inchinò. 
"Padre degli dei, non credo che..."
"Hogun, voglio sapere immediatamente cosa è successo." ripeté perentorio.
"Sì vostra maestà. Sapete bene che con l'alcol la lingua di Tyr diventa particolarmente sciolta e priva di alcun ritegno. Questa volta ha esagerato."
"Ha fatto qualcosa di sconveniente a Lady Sif?"
"No mio Signore...non proprio."
"E allora cosa ha fatto?" Loki iniziava ad essere sempre più impaziente.
"Ha infangato la memoria di vostro figlio, Loki."
Una scossa elettrica lo percorse per tutta la spina dorsale.

Sif cerca di frenare l'impulso di mettersi a correre per i corridoi e chiudersi nella sua camera a piangere come fosse una ragazzina. Cerca di frenare le lacrime che stanno bruciando da morire nei suoi occhi. Come le è saltato in mente di fare quella scenata davanti a tutti? Davanti ad Odino? Forse anche lei ha bevuto un po' troppo. Ma forse non abbastanza per ricacciare indietro l'orda dei ricordi che tiene nascosti in fondo al cuore. Quelli che quando vengono a galla le fanno sanguinare l'anima.
Ma non si pente di quello che ha fatto. 

Avevano visto Drottir avvicinare il Padre degli Dei. Tyr, che era ormai ubriaco fradicio e stava diventando davvero fastidioso nonostante lo schiaffo di prima, le si era avvicinato di nuovo con fare cospiratore.
"Il vecchio generale è ossessionato dalla linea di successione, sicuramente starà convincendo PadreTutto a fare qualcosa per convincere Thor a sposarsi e scodellare qualche erede. E tu Sif che ne pensi?" Si era avvicinato ancora, tanto da riuscire a sentire il suo alito che sapeva di vino.
"Ti andrebbe di aiutarmi nel preservare la mia discendenza?"
Lo sguardo ammiccante e le maniere volgari le fecero rivoltare lo stomaco.
"Piuttosto preferisco fare voto di castità eterna che infangarmi con te, Tyr."
I suoi occhi divennero improvvisamente lucidi e cattivi.
"Certo mia cara Lady Sif, ovviamente io non sono uno dei principi, sono soltanto un generale. Sono ben a conoscenza delle tue strane preferenze sotto questo punto di vista. E dimmi quel traditore, figlio bastardo di un gigante di ghiaccio era davvero la "Lingua d'argento" di cui si raccontava in giro, oppure la sua vera natura era un ostacolo a letto? Sai, tutto quel ghiaccio... Sono sicuro che per assicurarti i favori del re e della regina devi essere stata prodiga di favori nei loro confronti. Persino con quel lurido verme..." e fu qui che lo schiocco del suo naso rotto e il tavolo ribaltato avevano fatto fermare la serata. Aveva agito senza nemmeno pensare.
E adesso mentre si lasciava andare di una delle panche dei giardini della regina, il flusso di ricordi le inondarono la mente, aiutati da una bottiglia che aveva rubato dalle cucine.

I primi baci rubati, quell'essere complici nelle battaglie, gli sguardi che si scambiavano di nascosto senza che nessuno se ne accorgesse. Erano giovani, inesperti, alle prime armi, ma la dolcezza dei suoi baci, delle sue carezze, del suo tocco... Non le aveva mai più provate nella sua vita con nessun altro.
Era stata una giornata di caccia particolarmente concitata, perciò nessuno si era accorto della loro mancanza. Erano sgattaiolati nelle stalle ed avevano iniziato a baciarsi. Ma poi le cose si erano fatte più calde. Le loro armature e gran parte dei loro abiti erano ormai ai loro piedi, e lei era seminuda schiacciata contro il muro tra le sue braccia ad assaporare ogni suo bacio. Non erano mai arrivati così vicino a farlo.
Poi ad un certo punto lui si era fermato.
"Che c'è?"
"No, non voglio farlo qui."
Le aveva preso le mani.
"Non voglio che la tua prima volta sia in una lurida stalla. Tu sei una dea," le aveva baciato una mano "una regina," le aveva baciato l'altra mano "meriti un letto enorme con lenzuola di seta, meriti candele profumate e fiori dovunque, meriti molto di più." Le aveva baciato la fronte ed erano rimasti così, fronte contro fronte. Lei era commossa da una simile dichiarazione. Lo baciò lentamente sulle labbra.
"La proposta mi sembra davvero allettante...quando?" Un sorriso malizioso le si dipinse sulle belle labbra.
"Presto." Lui sorrise sincero. Fu l'ultima volta che lo guardò con quei occhi adoranti.

Un fruscio alle sue spalle la riportò di colpo alla realtà. La bottiglia era ormai vuota e la sua testa era molto più leggera, forse un po' troppo. Odino si presentò alle sue spalle riportandola all'ordine. Si inchinò portandosi la mano al cuore.
"Sire, chiedo perdono per il mio comportamento inaccettabile di prima. Chiedo venia, non ero in me."
Odino le fece cenno di rialzarsi e le si avvicinò.
"Ragazza mia, cosa sono queste lacrime?" Con un mano le prese il viso e le asciugò una lacrima che era sfuggita.
Sif rimase congelata a quel tocco. Un tocco dolorosamente familiare. 
"Si-sire io...mi manca. Mi manca vostro figlio." Un impeto di sincerità e dolore la fece parlare.
"Thor?"
"No sire..." negò con la testa per l'assurdità della domanda. La voce le uscì incrinata. "Loki."
Un lampo di luce verde e chi le apparve davanti fu un uomo morto da mesi sulle colline di Svartálfaheimr.
"Sono qui, Sif."
Probabilmente stava sognando. Sicuramente si era addormentata su quella panca del giardino. Non sarebbe stata la prima volta che le succedeva di sognare il Dio Imbroglione dalla sua morte. Ma non vuole svegliarsi. È cosi piacevole credere che sia ancora lì con lei. Che sia vero. Che la mano che ora le accarezza il viso sia sua.


Loki non credeva che avrebbe mai avuto la possibilità di baciarla di nuovo. Ma questa volta non si ferma lì. Non vuole, non può. Con un gesto della sua mano si spostano, la porta nella sua camera, accende le candele e fa apparire fiori dovunque. Proprio come avrebbe dovuto essere. La fa adagiare tra le lenzuola di seta.
La spoglia lentamente, assapora con lo sguardo ogni strato che viene tolto, finché le appare in tutta la sua magnificenza.
E la bacia. Bacia ogni centimetro della sua pelle, perché è la creatura più meravigliosa dei Nove regni e la sua pelle merita di essere adorata, venerata in ogni singola parte, vuole fare sua ogni lentiggine, ogni neo, ogni cicatrice su cui la sua bocca si posa. La venera, la adora, è la SUA dea. Si perde tra i suoi capelli, accarezza le sua labbra, le sue palpebre, la linea morbida del suo collo, del suo seno, della pancia, sempre più giù, sempre più forte finché la sente gemere sotto di sé, e tra i lamenti la sente urlare il suo nome in una voce roca, suadente, che lo porta del tutto fuori di testa, e, oh dei, potrebbe uccidersi se solo glielo chiedesse e lui lo farebbe. Ma quello che gli chiede adesso con voce supplichevole è senz'altro molto più piacevole. Vuole che la faccia sua, in tutto per tutto, e lui non se lo fa ripetere due volte. Entra dentro di lei e nel momento in cui si uniscono e diventano una cosa sola, con lei che urla, chiama il suo nome, lo vuole, in quel  momento capisce che è spacciato. Che non ha mai smesso di amarla. Deve essere sua. Per sempre. In tutti i sensi. La ama, la desidera, è pazzo di lei. Non può sfuggirgli più di quanto possa rinnegare la sua vera natura jotun. La può camuffare, ma rimane sempre là, appena sotto la sua pelle. Come lei. L'ha sotto la pelle. Ma non basta. Vuole che sia sua moglie. Vuole che sia sua. Deve essere sua. Deve averla. Vuole che tutti sappiano che appartiene a lui. A costo di perdere tutto. E realizza, quando ormai i gemiti sono finiti, le grida di piacere si sono persi in un sorriso a fior di labbra e lei dorme beatamente tra le sue braccia, e lui continua a fissare il suo volto come se fosse il quadro più bello mai dipinto, che è disposto veramente a lasciare tutto per lei. Tutto, pur di avere ogni notte l'opportunità di guardarla, sfiorarla e baciare quel neo meraviglioso sulla guancia destra.
"Ti amo...e voglio che tu sia la mia sposa."
È un sussurro all'oscurità, lo sa, lei dorme profondamente e non può averlo sentito. Ma averlo detto rende il suono ancora più dolce al suo cuore di ghiaccio.
 
 
  
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