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Autore: JAPAN_LOVER    27/09/2018    1 recensioni
~ E' meglio una vecchiaia tranquilla e serena o un'eterna giovinezza piena di rimorsi? ~
Vermouth aveva scelto la seconda.
Senza esitazione, aveva stretto il patto con il diavolo, del quale era diventata la Preferita.
Stanca della vita criminale e nauseata dal concubinato, Vermouth continuava a lavorare per il Boss ma, nel frattempo, nel suo cuore cominciava a confidare in quel ragazzo che, tempo prima, le aveva salvato la vita a New York.
Tutto sembrava procedere regolarmente, finché non entró in diretto contatto con il suo nuovo bersaglio: Shiuchi Akai ovvero il nemico mortale del Boss.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai, Vermouth
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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SCONTRO DIRETTO IN UNA NOTTE DI LUNA

(Seconda parte)


Al tenue chiarore lunare, le Vermouth e Jodie si studiavano in un intenso gioco di sguardi.
Le nuvole passano veloci sulla luna, concedendole di assistere dal suo posto privilegiato al grande scontro che da un momento all’altro sarebbe scoppiato.
Gli occhi di ghiaccio della prima scrutavano attentamente quelli azzurri della seconda, domandandosi cosa avesse in serbo per lei quell’agente dell’FBI tanto sicura di sé.
The secret makes a woman woman sono queste le parole che pronunciasti alla commemorazione funebre dei miei genitori, da allora le ripeto sempre per tenere bene a mente le parole della donna che me li ha portate via! – disse Jodie, interrompendo per prima quel profondo silenzio – sei tu che hai ucciso i miei genitori e hai appiccato l’incendio che ha distrutto la mia casa. Mio padre era un agente dell’FBI, la sua umica colpa è stata quella di aver raccolto informazioni sul suo conto!”
Vermouth sorrise e intrecciò fra le dita la fronda platino svolazzante.
“Ma tu guarda! – esclamò colpita – eri tu la bambina sopravvissuta all’incendio! Quando seppi che tra le macerie erano stati trovati soltanto i resti di due adulti ti cercai dappertutto!”
“Mi salvai perché uscii di casa a comprare una spremuta d’arancia per papà – spiegò l’agente – credetti che stesse dormendo profondamente, ma sono quasi certa che tu l’avessi ucciso già prima di appiccare fuoco alla casa. Io fui protetta dai colleghi di mio padre, che tempestivamente mi inserirono nel programma protezione testimoni!”
Quell’inaspettato retroscena, fu una vera sorpresa per Vermouth. Erano trascorsi circa 24 anni da quando si era introdotta nella Villa dei Saintmillion, per recuperare dossier incriminanti sul suo conto e scomparire così dal registro degli indagati. Quella bambina era riuscita a sparire e, finalmente, Vermouth si spiegava anche come avesse fatto.
Quindi, Vermouth scrollò all’indietro una ciocca di platino e ritornò a concentrarsi sul presente, sulla resa dei conti in atto. Per Jodie doveva trattarsi sicuramente di una questione privata.
“Deve essere stata dura per te, non è vero? Vivere con un'altra identità, lontana dai propri affetti…povera cara! – ghignò Vermouth, con una velata punta d’ironia – scommetto che hai seguito le orme di tuo padre e ti sei impegnata a darmi la caccia… giusto, agente dell’FBI Jodie Starling?”
L’agente sotto copertura strinse i pugni, tesi lungo i fianchi. Quel giorno, sull’autobus dirottato, le si era presentata con il nome fittizio di Jodie Saintmillion.
“Sei una strega dalle mille facce, Vermouth, ma io ti ho scoperta – ghignò con astio Jodie – grazie alla tua abilità nel travestirti, riesci ad intrufolarti ovunque e a tenere le situazioni sotto controllo”
Vermouth fece spallucce, senza curarsi di nascondere il suo compiacimento.
“Devi ammettere, però, che il mio dottor Araide era perfetto! – replicò lei – come hai fatto a scoprire che ero io?”
“Molto semplice – spiegò Jodie, sistemandosi gli occhiali sul naso – ti abbiamo notata quando hai cominciato a frequentare assiduamente il suo ospedale. Entravi e uscivi senza travestirti, quindi era ovvio che il tuo scopo era ucciderlo, prendere il suo posto e agire indisturbata!”
“Un momento! Dalle tue parole, deduco che quell’incidente è stata una messa in scena – replicò Vermouth perplessa – ma io ho visto con i miei occhi la macchina di famiglia del dottor Araide passarmi davanti, sfondare il guardrail per poi finire in mare…!”
Jodie incurvò le labbra in un sorriso compiaciuto, prima di rivelarle lo stratagemma che aveva architettato:
“Vedi, noi abbiamo solo assecondato il tuo piano: abbiamo finto di credere che tu fossi solo il dottor Araide. La persona alla guida di quell’auto era un collega dotato di maschera e bombola da sub… un piccolo stratagemma per evitare che tu uccidessi il vero dottore, che è vivo e abita al sicuro in un posto molto lontano”
“I miei complimenti, sei stata davvero abile!” sorrise Vermouth, sinceramente colpita.
“Grazie – continuò Jodie – come previsto, una volta insediata nel suo studio, ti sei messa a fare delle ricerche. Ti abbiamo tenuto d’occhio e, mentre non c’eri, siamo entrati di nascosto nel tuo appartamento; sul frigo in cucina c’erano attaccate due foto con un bersaglio: una raffigurava un mio collega, mentre l’altra ritraeva la graziosa bambina con il caschetto castano che è nella mia macchina… naturalmente verrà immediatamente inserita nel programma protezione testimoni. Ora, vorrei capire una cosa: posso capire che la tua banda ricerchi Shuichi Akai, ma perché state dando la caccia a quella bambina?”
Vermouth la fissava con un sorriso quasi divertito: non aveva nessuna intenzione di dare risposta a quelle domande.
“E va bene, se ti interessa te lo dico…” ghignò sardonica Vermouth, infilando velocemente una mano nella giacca per recuperare la Beretta semiautomatica.
Ma Jodie fu molto più svelta di lei: estrasse la sua Smith & Wesson e con un solo colpo disarmò la rivale, facendole roteare la pistola di qualche metro, provocandole un dolore acuto alle nocche.
“Ferma dove sei!” gridò Jodie, con tutto l’astio che si portava dentro da quasi 30 anni.
A Vermouth non restò che alzare le mani.
“OK, sta calma…. hai un giocattolino molto pericoloso tra le mani – sorrise lei, come se si stesse rivolgendo davvero a quella bambina bionda di molti anni prima – hai chiesto alla polizia giapponese il permesso di tenere quella pistola?”
“Prima ti arresto e poi chiederò alla polizia locale di unirsi all’FBI per effettuare tutte le indagini del caso – rispose Jodie, con determinazione – però, prima di metterti le manette ai polsi, c’è ancora una cosa che vorrei sapere. Come mai tu non invecchi? Come fai ad essere uguale a quel giorno?”
Vermouth rimase ancora una volta impassibile e lanciò un’occhiata sul capannone attiguo. Lassù in cima, Calvados se ne stava ben posizionato nell’ombra in attesa di un suo ordine, tenendo costantemente nel mirino l’agente Jodie Starling.
Calvados era senz’altro il cecchino migliore all’interno dell’Organizzazione, il Boss glielo aveva affiancato per stare più tranquillo.
“Non vuoi dirmelo, eh? Ma non importa, quando la polizia giapponese mi darà la tua custodia ti farò confessare! – disse Jodie, per poi rivolgersi trionfale ai suoi uomini incaricati di appostarsi sul luogo stabilito per l’imboscata – avanti, ragazzi! Venite a mettere le manette a questa donna!”
A quel punto, Vermouth fece un lieve cenno con la testa. Calvados captò il segnale e fece fuoco, colpendo Jodie. La donna venne ferita superficialmente, ma all’addome. Cacciò un grido di dolore, si accasciò allo sportello della sua auto e scivolò inesorabilmente a terra.
“Grazie, Calvados! Ottimo lavoro! – disse Vermouth, avvicinandosi lentamente a Jodie – aspetta a finirla!”
Questa la prendo io! – fece Vermouth, chinandosi e sfilando dalle mani deboli e intorpidite di Jodie la pistola semiautomatica.
La mente di Jodie era confusa, senz’altro non si aspettava questo colpo di scena.
“Lo sapevo che volevi fregarmi – le spiegò Vermouth, beffarda – avevi organizzato una bella trappola con i tuoi uomini. Mi dispiace per te, ma non sei riuscita a mettermi con spalle al muro. Purtroppo per te, ci ha pensato Calvados a sistemare i tuoi amichetti!”
“N…no!” riuscì ad esalare soltanto Jodie, ancora sotto choc.
“Non lo hai ancora capito? – ghignò Vermouth – c’è un altro motivo per cui ho sottratto il dossier al detective Goro. Infatti, non ho preso soltanto quello che mi serviva, vale a dire la documentazione relativa alla famiglia Araide, per appropriarmi dell’identità del dottore, ma li ho presi tutti in modo che nessuno potesse risalire a me. Volevo farvi credere che il mio prolungato soggiorno in Giappone avesse qualcosa a che fare con le indagini del detective Goro, così avreste tenuto sotto sorveglianza la sua agenzia investigativa, permettendomi di scoprire chi erano gli agenti dell’FBI. Come prevedevo, ho scoperto in quanti eravate, il posto in cui stavate e il modo in cui vi scambiavate le informazioni. Inoltre, ho anche scoperto che mi stavate tendendo una trappola proprio su questo modo, ciò mi ha permesso di giocare d’anticipo”
Jodie portò una mano al petto per tamponare la ferita. Tra un ansito e l’altro, respirava affannosamente e cominciava ad accarezzare con terrore la possibilità che per lei potesse essere finita.
“E così… sapevi che ci eravamo introdotti nel tuo appartamento…” mormorò lei, con un filo di voce.
“Ma certo che si. Ho solo fatto finta di niente. Sapevo che vedendo quella ragazzina l’avreste trovata per proteggerla, risparmiandomi la fatica di cercarla! – rise Vermouth soddisfatta, puntando poi la SMITH & WESSEN contro la sua stessa propietaria – credo che ci siamo dette tutto. A questo punto, direi che possiamo concludere qui il nostro incontro… non trovi?”
Jodie inorridì, al pensiero di dover morire per mano della stessa donna che aveva ucciso i suoi genitori.
“Che muso lungo – ghignò Vermouth, puntando la pistola alla fronte della sua nemica – dai, fammi un sorriso. Non sei contenta? Fra poco rivedrai la tua mamma e il tuo papa…!”
La donna dai capelli color platino, fece appena in tempo a pronunciare quelle parole, che un pallone da calcio – sfondando il vetro della Peujout di Jodie – la colpì violentemente in pieno volto e face schizzare via la pistola a diversi metri di distanza.
La bambina dal caschetto castano scese dall’auto. Anche se ancora scossa, Vermouth notò subito le scintille avvolgere quelle scarpette da tennis. Subito si fece largo in lei l’ombra di un terribile dubbio.
Tu? Non è possibile… tu dovresti essere lontano da qui…dovresti essere salpato a bordo di quella maledetta nave… Dovevo immaginare che avresti trovato un modo per aggirare il mio piano, Cool Guy!
Ogni dubbio fu immediatamente dissipato, quando la maschera che ritraeva i graziosi lineamenti di quella bambina venne giù, svelando il volto di Conan.
“Ma certo! – sorrise amaramente Vermouth – questa deve essere opera della mia amica Yukiko!”
Per tutta risposta, Conan le sorrise di rimando.
Il detective bambino si era piazzato sotto il casolare, al sicuro dalla portata del cecchino.
“Non fare scherzi, hai un’arma puntata – l’avvertì il piccolo detective – sali in macchina dopo Jodie, ok? Andiamo a fare un bel giro alla centrale di polizia!”
Jodie stava per raccogliere le forze necessarie per tirarsi su, quando il rombo di un motore e il bagliore di un’auto gialla catturarono l’attenzione di tutti.
Un taxi? – Conan ebbe un sussulto, realizzando che non poteva trattarsi che di una sola persona – oh no! Ai!
***
***
***
CIAO,
MI DISPIACE INTERROMPERE PROPRIO NEL MOMENTO IN CUI L’AZIONE SI FACEVA PIU’ INTERESSANTE, MA MI SONO RESA CONTO IL CHE STAVA VENENDO ECCESSIVAMENTE LUNGO. PROPRIO COME NEL MANGA, CONAN SALTA FUORI E RIESCE A METTERE ALLE STRETTE VERMOUTH…
SPERO DI RIUSCIRE AD AGGIORNARE PRESTO!
GRAZIE DI SEGUIRE QUESTA STORIA… NON SPOILERO NIENTE, MA PRESTO SCOPRIREMO QUALCOSA DI PIU’ SUL PASSATO DI VERMOUTH!
A PRESTO,
JAPAN_LOVER <3
   
 
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