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Autore: Abby_da_Edoras    27/09/2018    6 recensioni
Questa mia storia è una long fic ispirata agli avvenimenti di Infinity War. La storia inizia legandosi alle storie su Steve e Bucky che avevo scritto tre anni fa, riallineando ciò che è accaduto in Civil War secondo la mia versione e preparando la strada a quello che dovrà succedere in Infinity War. Si tratta però di una storia AU, in cui tengo conto solo marginalmente dei film e faccio andare diversamente molte cose: Visione ha una premonizione del futuro e perciò avvertirà in anticipo tutti gli Avengers del pericolo rappresentato da Thanos, spingendoli a rimanere uniti e a combattere insieme.
Nella mia storia le ships saranno:
Steve/Bucky
Stark/Parker
Grazie a chiunque seguirà questa mia storia.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori dell'universo cinematografico Marvel e a chiunque ne detenga i diritti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Capitolo 18: I’ll never leave your side

 

Ah, ah, I know you’re scared tonight
Ah, ah, I'll never leave your side

When it all falls, when it all falls down
I'll be your fire when the lights go out
When there's no one, no one else around
We'll be two souls in a ghosttown

When the world gets cold I'll be your cover
Let's just hold onto each other
When it all falls, when it all falls down
We'll be two souls in a ghosttown…

(“Ghosttown” – Madonna)

 

 

Ritornati dal pianeta Titano sani e salvi, Steve e Bucky avevano deciso di riprendere a vivere nel loro appartamento di Brooklyn invece di rimanere all’Avengers Tower.

“Tony, so bene che avevamo stabilito di vivere tutti insieme nel quartier generale degli Avengers” disse il Capitano all’amico, “per organizzarci contro Thanos ed essere pronti a qualsiasi evenienza, però…”

Steve non sapeva bene come spiegare il bisogno che provava e temeva che Stark lo avrebbe vissuto come un nuovo tradimento nei confronti della loro comune missione.

“So quanto sia importante essere uniti e ti assicuro che io e Bucky saremo raggiungibili e disponibili in qualsiasi momento” riprese, dopo una breve pausa per riordinare le idee e le emozioni. “Ma abbiamo entrambi la necessità di stare un po’ insieme dopo quello che è accaduto su Titano…lo sai, ho rischiato di perdere Bucky, ho creduto di averlo perso di nuovo, questa volta per sempre e…”

Rogers temeva una reazione negativa da parte dell’amico, ma inaspettatamente Stark gli mostrò la massima comprensione e disponibilità.

“Capitano, non siete obbligati a vivere all’Avengers Tower e posso capire che abbiate bisogno di un po’ di pace dopo questa terribile esperienza” rispose e c’era un’ombra che gli offuscava lo sguardo. “Sappiamo che Fury, Clint e Scott sono salvi mentre altri no e nei prossimi giorni ci incontreremo con Nick per organizzare il da farsi ma, nel frattempo, tutti noi abbiamo bisogno di qualche tempo per riprenderci… sì, ne abbiamo bisogno tutti. Non devi chiedere il mio permesso, non sono il tuo superiore. Andate pure, ci manterremo in contatto.”

Steve, dopo il primo attimo di sbalordimento, colse il dolore e la stanchezza negli occhi di Tony e allora comprese.

Anche lui aveva vissuto lo strazio e la paura di perdere la persona amata quando Peter era svanito tra le sue braccia. Anche lui aveva l’assoluta necessità di qualche giorno di riposo per rendersi conto che il ragazzo era sano e salvo e per liberare la mente da quell’incubo.

“Grazie, Tony. Sì, dovremo tutti riposarci almeno un po’. Chiamaci pure quando avrai bisogno di noi e per qualsiasi evenienza” disse il Capitano, commosso.

Strinse calorosamente la mano a Tony, in una stretta che era quasi un abbraccio, poi si avvicinò a Bucky che lo attendeva poco lontano, gli circondò le spalle con un braccio e, insieme a lui, si avviò fuori dalla stanza.

 

Era sera. Gli Avengers si erano recati chi a casa propria, chi nelle stanze a loro assegnate; anche Peter Quill e i suoi amici avevano trovato una sistemazione nel quartier generale.

Steve e Bucky erano tornati a Brooklyn, ma il Capitano non sembrava riuscire a rilassarsi. Ogni cosa in casa era come l’aveva lasciata, eppure tutto sembrava diverso e lui vagava da una stanza all’altra senza trovare pace.

Era in camera, seduto sul letto, quando Bucky gli si avvicinò.

“Steve, cos’hai? Sembri un’anima in pena!” gli disse, sedendosi accanto a lui.

“Forse perché lo sono” fu la laconica risposta del Capitano. Non capiva cosa gli stava succedendo, credeva che nel suo appartamento, insieme a Bucky, si sarebbe sentito meglio e invece continuava a provare un senso di tristezza che non lo abbandonava.

“Okay, vogliamo parlarne?”

Steve lo fissò, sorpreso. L’oscurità che avvolgeva il suo cuore parve dissolversi quando si rese contro di una cosa molto importante: era la prima volta, dopo un tempo incalcolabile, che Bucky si avvicinava a lui per parlare. Da quando lo aveva ritrovato era sempre avvenuto il contrario, era sempre stato lui a dover comprendere e interpretare i silenzi e le intemperanze del suo compagno.

Non vedeva quel Bucky paziente, positivo e affettuoso da troppo tempo… da prima che partisse per la guerra, per l’esattezza. Dopo c’era stato solo il Soldato d’Inverno e poi un uomo tormentato, lacerato da troppi sensi di colpa e rimorsi per potersi permettere di confortare qualcun altro.

Quello era il suo Bucky, il Bucky che aveva conosciuto e imparato ad amare tanti anni prima…

“So che non abbiamo sconfitto Thanos, magari temi che il tuo piano sia fallito, ma ti assicuro che…” riprese Bucky, vedendo che il compagno non si decideva a confidarsi. Poi, però, Steve lo interruppe.

“Non è per Thanos. Cioè, sì, anche per quello, la minaccia non è stata debellata e questo mi preoccupa, ma ho fiducia nell’aiuto di Fury e dei suoi amici dello S.H.I.E.L.D. e sono ancora convinto che tutti insieme, uniti, potremo eliminarlo” disse. “E’ solo che… non riesco… non riesco a non pensare a quando ti sei dissolto davanti ai miei occhi, a quello che ho provato. E’ stato come… come rivivere la scena di tanti anni fa, su quel treno, quando non sono riuscito ad afferrarti, e anche su Titano non ho potuto fare niente, ho fallito, è stato solo grazie al Dottor Strange se…”

Bucky lo afferrò per le spalle, sul volto un’espressione contrariata.

“Steve, ascoltami bene una volta per tutte: non voglio mai più sentirti dire che hai fallito. Tu non hai fallito, non hai fallito su Titano, non hai fallito settant’anni fa, non sei mai stato un fallito in tutta la tua vita” affermò con veemenza. “Mi hai ripetuto per mesi che non dovevo sentirmi in colpa per il mio passato, che non ero più il Soldato d’Inverno e poi tu che fai? Continui a tormentarti per una cosa accaduta nel secolo scorso. Andiamo, Steve, dov’è finito il ragazzino di Brooklyn, quello che affrontava i bulli pur sapendo che lo avrebbero massacrato? Il ragazzo che si è fatto iniettare un siero sperimentale senza sapere cosa gli sarebbe accaduto, soltanto perché voleva arruolarsi a tutti i costi?”

Steve lo guardava allibito: quelle erano le parole del suo Bucky, il ragazzo che lo aveva sempre incoraggiato e creduto in lui. Da quanto tempo non lo sentiva così acceso e infiammato?

“Tieni a mente una cosa, Steve” riprese Bucky, “se tu non avessi fatto di tutto per arruolarti, muovendo mari e monti e rischiando la tua stessa vita, io sarei rimasto prigioniero dell’Hydra per tutta la vita, perché mi avevano già catturato, se ben ricordi. E, cosa ancora più importante, tutto il mondo sarebbe stato sotto la tirannia dell’Hydra, perché, se tu non ci fossi stato, quei bastardi avrebbero vinto la guerra. Perciò non osare mai più dire che sei un fallito, mai più!”

Un sollievo mai provato prima inondò il cuore del Capitano. Le parole del suo Bucky potevano essere dettate dall’amore, ma buona parte di esse erano vere e lui non poteva fare a meno di riconoscerlo. E, soprattutto, quelle parole e quell’ardore erano del Bucky di un tempo, quello che credeva perduto per sempre… perché i poteri di Strange l’avevano finalmente liberato dai condizionamenti e fatto ritornare il giovane di tanti anni prima.

“Hai ragione, Buck, mi dispiace… è solo che vederti svanire in quel modo mi ha talmente sconvolto che…” mormorò.

“Lo so, lo immagino, ma non devi pensarci più. Perché lo sappiamo tutti e due, no? Niente potrà separarci. Noi resteremo insieme… fino alla fine” replicò Bucky, con un sorriso tenero.

E ogni paura, ogni malinconia e ogni rimorso svanirono nel bacio che li unì e nella notte che li vide ancora, di nuovo e per sempre, allacciati e inseparabili.

 

Tony Stark sedeva alla sua scrivania e sentiva il peso di tutto ciò che era accaduto sulle spalle. Sì, il piano del Capitano aveva avuto successo, Thanos era stato ingannato e gli amici scomparsi erano ritornati, ma questo non era avvenuto per Maria Hill e per la famiglia di Clint, spazzati via da quel maledetto Titano. E poi… loro non erano riusciti a sconfiggerlo! Thanos era ancora vivo e gli Avengers non avevano idea di come eliminarlo una volta per tutte. Quel bastardo era ancora una minaccia per l’umanità… e per Peter.

Tony non riusciva a dimenticare la sensazione atroce di vuoto e lacerazione provata quando il ragazzo aveva implorato il suo aiuto, era scoppiato in singhiozzi terrorizzati tra le sue braccia… e poi si era dissolto senza che lui potesse fare nulla per trattenerlo. Era per questo motivo che aveva compreso subito la necessità di Steve e Bucky di stare insieme, da soli, almeno per un po’. Capiva benissimo ciò che aveva straziato Steve… perché lo aveva provato anche lui, nello stesso identico modo.

“Signor Stark?” la voce di Peter lo fece trasalire. Stava pensando a lui proprio in quel momento e adesso se lo ritrovava davanti. “Mi scusi, la porta era aperta… la disturbo?”

“No, certo che no, ragazzo, vieni pure. Volevi dirmi qualcosa?”

“Sì” il volto di Peter era imbarazzato, un sorriso timido disegnato sulle labbra. “Volevo dirle che ho chiamato zia May e che sta bene.”

Tony gli offrì un sorriso stiracchiato.

“Te l’avevo detto, no? Bene, quindi vuoi tornare a casa da lei, stasera?” disse. Una parte di lui avrebbe voluto che Peter tornasse a casa, a scuola, alla sua vita normale… ma un’altra parte lo voleva vicino, disperatamente e con tutte le forze.

Peter arrossì e parve ancora più a disagio.

“In realtà no, le ho detto che sarei passato a trovarla domani” mormorò. “Io… io vorrei… credo di aver bisogno di restare qui, stanotte.”

Negli occhi del ragazzino si poteva leggere una muta supplica: ho bisogno di stare con lei, signor Stark, non voglio stare da solo, non voglio tornare a casa, non voglio separarmi da lei…

L’uomo si alzò dal suo posto e si avvicinò a Peter.

“Certo che puoi restare qui” gli disse, “fino a quando vorrai. Hai vissuto un’esperienza terribile e so che non potresti mai sfogarti con tua zia. Dovrai essere tranquillo e sereno quando andrai da lei.”

“Sì, infatti, e poi… ho bisogno di stare con lei, signor Stark!” ammise Peter, sempre più imbarazzato.

Anche Tony aveva bisogno di lui, di stringerlo tra le braccia e sentirlo vivo, concreto, reale. Eppure ancora esitava, non voleva legarlo troppo a sé, non voleva fargli del male come faceva sempre a chi lo amava.

“Voglio stare con lei, signor Stark” ripeté Peter, arrossendo ancora di più ma deciso a buttare fuori quello che provava prima di perdere il coraggio di farlo, prima che Stark potesse frenarlo con i suoi scrupoli. “Per favore, non mi mandi via!”

Ma quello non era il momento per farsi degli scrupoli o lasciarsi vincere dai sensi di colpa. Tony era consapevole di quanto avesse bisogno di quel ragazzino e di quanto Peter, a sua volta, avesse bisogno di lui. Si avvicinò al ragazzo e lo strinse tra le braccia, come aveva desiderato fare dal primo momento in cui aveva messo piede in quella stanza.

“Non ti mando via, Peter, non potrei mai farlo” mormorò, accarezzandogli il viso con una mano e chinandosi a baciarlo mentre lo attirava sempre più contro di sé. Fu un bacio profondo, intimo, infinito ma anche incredibilmente dolce.

Tony e Peter avevano temuto di perdersi, avevano vissuto entrambi il trauma di doversi separare per sempre e adesso potevano solo esorcizzare le loro paure stringendosi l’uno all’altro, ritrovandosi, confortandosi. Senza dirsi niente, in un tacito accordo, i due si diressero verso la stanza dell’uomo.

Stark prese in braccio Peter, lo depose sul letto prendendolo ancora una volta tra le braccia, lo accarezzò, lo baciò sulla fronte, sulle guance, sui capelli, imprimendoselo sulle labbra e nel cuore.

Il vuoto e la paura che li avevano tormentati scomparvero quando i loro corpi si trovarono, fondendosi di nuovo insieme, ancora una cosa sola, per quella notte e per sempre, come se non ci fosse un domani. Tony trovava la serenità perdendosi nella dolcezza del ragazzino e Peter sentiva che niente di male sarebbe mai più potuto accadere finché fosse rimasto teneramente abbandonato al suo signor Stark. Ciò che condividevano era troppo delicato e prezioso per poter essere distrutto.

Thanos non era ancora stato sconfitto, la minaccia era solo rinviata… ma non avrebbe mai prevalso.

Non poteva prevalere contro la forte unione e l’amicizia del gruppo degli Avengers.

Non poteva prevalere contro la potenza dell’amore che univa Steve e Bucky, Tony e Peter, Wanda e Visione.

L’amore, l’amicizia e l’unione sarebbero state l’arma segreta che, un giorno, avrebbe permesso a quegli eroi di avere la meglio e distruggere per sempre il folle Titano.

 

 

FINE

 

 

 

 

   
 
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