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Autore: PattyOnTheRollercoaster    12/07/2009    1 recensioni
Ellen ha perso la memoria e ora vive a Daret. Quando due sconosciuti si presentano nella città lei ha un flashback. Siccome nulla la può convincere a restare a Daret, città devastata e che verrà presto invasa dagli Urgali, li segue. Così Brom ed Eragon si ritrovano appresso questa ragazza, dalla memoria perduta e dalle straordinarie capacità nell'arte della spada. Grazie al suo viaggio Ellen scoprirà il suo passato, legato con un filo sottile, ma indistruttibile, a quello di Eragon e Brom.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato Presente & Futuro'
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Capitolo diciassette: Partenza

“Ellen”.
Qualcuno disturbava il suo sogno! Chi?
“Ellen!”.
Di nuovo.
“Alzati Ellen!”.
“No”. Ecco, ormai il pasticcio era fatto: era sveglia.
“Non vuoi andare a vedere come sta Eragon?”.
“Perché?” chiese lei, ancora sotto le coperte ma più attenta.
“Ma come? Islanzadi non te l’ha detto?”.
“Cosa?!”. Ellen sbucò fuori dalle coperte e si ritrovò faccia a faccia con l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere. “Lifaen? E' te che Islanzadi a mandato a svegliarmi?” chiese quasi arrabbiata.
“Esatto. Potresti iniziare a chiamarla madre. Ne sarebbe felice”.
“Lo so, ma non mi sento come se … cioè, è strano” disse la ragazza tirandosi su a sedere. “Ma … cos’è successo a Eragon?”.
Lifaen si sedette al suo fianco. “Ieri ha partecipato alla cerimonia per la chiusura dell’Agaetì Blodhren e le due gemelle tatuate hanno danzato richiamando lo spirito dei draghi”. Ellen sgranò gli occhi.
“Già, me ne avevi parlato. Quindi ora Eragon … ha ricevuto i poteri di un drago? Degli elfi?”.
“Degli elfi” disse Lifaen.
“Devo andare a trovarlo!”. Ellen si alzò in fretta e fece per uscire poi, esitante, si fermò sulla soglia della stanza. “Io … non ho dimenticato ciò che mi hai detto. Ti chiedo solo di aspettare ancora un po’” disse senza guardarlo, poi fuggì.

Quando entrò nella stanza di Eragon vide Saphira che guardava il letto del ragazzo, la grossa testa azzurrina poggiata sul pavimento.
  Saphira, ciao.
  Ciao Ellen, come va?
  Io tutto bene. Lui piuttosto? Da quanto è addormentato?, chiese la ragazza sedendosi affianco alla dragonessa.
  Da ieri sera, quando è finita la cerimonia. Non puoi immaginare quanto sia cambiato.
  Sul serio?, Ellen, incredula, si avvicinò al letto di Eagon e sbirciò fra le coperte. Oddio! Non si riconosce nemmeno!
  B’è, non esagerare. Si capisce che è lui, solo che è un po’ più, come dire, delicato? Aggraziato?
  Aggraziato è ancora tutto da vedere …
Il volto di Eragon si era allungato leggermente e i suoi tratti si erano fatti più fini. Anche le sue orecchie erano a punta ora. Aveva le mani più affusolate e Ellen notò, quando il ragazzo si rigirò nel sonno, che non aveva più la cicatrice alla schiena.
  Saphira! La cicatrice di Eragon è sparita!
  Lo so, disse allegra lei. L’ho sentito subito quando il potere dei draghi gli ha guarito tutte le sue ferite. E’ stato come liberarsi lo stomaco da un peso, come quando hai una preoccupazione in meno.
  Ma lui lo sa che l’hanno cambiato così? La dragonessa scosse leggermente la testa, causando alcuni graffietti sul pavimento con le squame coriacee.
  Non credi che se la prenderà?
  No, in fondo ora è guarito.
Eragon si mosse leggermente e aprì un occhio.
“Ellen!”. Il ragazzo si mise subito a sedere e le sorrise calorosamente.
“Sei allegro?”.
“Già!”. Eragon si alzò e si mise la camicia, poi cominciò a guardarsi meglio le braccia.
“Ecco, sai …” cominciò Ellen esitante, “hai presente la festa di chiusura dell’Agaetì Blodhren?”.
“Certo” disse il ragazzo con sguardo interrogativo.
“Hanno fatto un po’ di … restauro”.
“Cosa? Spiegati meglio!”. Eragon, con la disperazione nello sguardo, raggiunse lo specchio che avevano sistemato nell’angolo della stanza e vi guardò dentro. Dopo qualche interminabile secondo sospirò di sollievo.
“Ma sei matta? Mi hai fatto prendere una paura!”.
“Perché? Che pensavi? Che ti avessero ridotto un mostro?”.
“Le tue parole erano un po’ equivoche”.
Ellen ci pensò su. “Si, un po’”.
Si sedettero sul letto e presero a parlare dell’Agaetì Blodhren. Scoprirono entrambi di aver le idee molto confuse sui giorni della celebrazione. La cosa che Eragon ricordava più chiaramente, e la cosa che gli dispiaceva di più ricordare, era la dichiarazione che aveva fatto ad Arya.
“Cosa? Ti sei dichiarato ad Arya? E lei?” chiese subito Ellen. Eragon non era così sicuro di volerne parlare e si pentì di aver cominciato quel discorso. D’altronde sapeva che la ragazza avrebbe continuato a fargli domande sull’argomento se non le avesse detto nulla.
“Si, b’è … eravamo nella radura e ci siamo seduti a parlare e poi, non so, mi è uscito fuori così, giuro: le ho detto che lei era la donna più bella di tutte e che l’amavo non solo per quello, ma anche per la sua intelligenza e la sua saggezza. Probabilmente per lei non sono altro che un bambino, no?” concluse sconfortato.
Ellen non sapeva proprio cosa dire, così si limitò dire che gli elfi, secondo lei erano un popolo molto strano. A Eragon non ci volle molto per scoprire cosa fosse successo con Lifaen, e costrinse Ellen a raccontargli tutto.
Quando ebbe finito Eragon si mordeva nervosamente un’unghia e guardava Ellen con espressione strana.
“Cosa c’è?” chiese lei sospettosa.
Eragon sospirò. “Sai … credo che dovreste stare insieme”.
“Eh?”. Ellen era incredula.
“Tu non stai bene con Lifaen?” chiese Eragon sorridendo.
“Si, ma …”.
“E quindi? Che problema c’è?”.
“E’ solo che …”.
“Ah, ma a chi importa?! Dovresti andare da lui ora!”.
“E Murtagh?”.
Ecco. Era proprio questo il punto, pensò Eragon. Per quanto volesse bene a Ellen era stato ottimista per fin troppo tempo. Era ora di dire le cose come stavano.
“Ellen … so che non lo vuoi sentire, ma non puoi continuare a ignorare così la verità. Murtagh non tornerà più”. La ragazza lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. Anzi, era proprio così. Quello non era Eragon. Eragon, il suo amico, non le avrebbe mai detto quelle cose.
“Ma che dici? Non …”.
“Ellen non puoi continuare a mentirti. Murtagh è morto, basta. So che è doloroso, ma era anche amico mio, so cosa provi. Inoltre, sai, credo che Murtagh non voglia che tu resti da sola. Se potesse parlarti ti direbbe sicuramente che devi andare da Lifaen, e dirgli quello che pensi. Lifaen è una brava persona. E’ onesto, coraggioso, sa moltissime cose. Non dirmi che ti annoi con lui”.
“No, è vero. Però non ho mai pensato a lui come a un compagno”.
“E poi lui ti vuole bene” aggiunse Eragon.
“Anche tu mi vuoi bene, che c’entra?”.
“Si ma non in quel modo” disse Eragon sollevando le sopracciglia.
  Ellen, intervenne Spahira, credo che tu non abbia mai considerato Lifaen solo perché pensavi ancora a Murtagh, ma prova a pensarci davvero, ora. Provi qualcosa per Lifaen? Non credo che tu non ti sia resa conto dei suoi sentimenti prima d’ora, no? Anche a me è sembrato così palese.
“Dici davvero?”.
  Assolutamente. E, sai una cosa? Se non hai intenzione di dirgli niente, allora lo farò io per te.
“Cosa?! Aspetta Saphira, non puoi!”. La dragonessa si alzò in volo e uscì dalla grossa apertura sul tetto fatta apposta per lei. Ellen imprecò, si alzò, e cominciò a correre verso il castello. Saphira era già sparita.

  Saphira?
  Si?
  Stai davvero andando a cercare Lifaen?, chiese Eragon.
  No, sto andando a caccia. Disse la dragonessa come se fosse ovvio.

Ellen corse fino in camera sua, dove trovò l’elfo seduto, a leggere qualcosa.
“Saphira non è qui?” chiese col fiatone.
“No” rispose l’elfo stupito. Ellen tirò un sospiro di sollievo. Prese un bicchiere d’acqua e si sedette sul letto, bevendo avidamente.
“Ma tu sei rimasto in camera mia tutto il tempo?”.
“No” l’elfo sembrava divertito. “Appena te ne sei andata sono tornato a casa mia, poi Saphira mi ha detto di venire qui perché saresti arrivata fra poco”.
“Davvero?” chiese Ellen indispettita.
“Già. Che cosa è successo?”.
“Niente, lascia perdere”. Ellen sospirò. Si rigirò il bicchiere di vetro finemente lavorato fra le mani. “Secondo Saphira ed Eragon dovrei dimenticare Murtagh” disse tutto d’un fiato.
“Potrei dirti che sono saggi, ma sembrerei di parte”.
“Infatti”. Ellen sorrise. “Non credo di riuscire a dimenticare tanto facilmente, però forse, in un’altra situazione, sarei stata molto felice della dichiarazione che mi hai fatto”. Ellen guardò Lifaen, posò a terra il bicchiere e si avvicinò a lui. Posò una mano sulle sue labbra, sentendole morbide come la seta. L’elfo trattenne il fiato, anche se non dimostrava emozioni evidenti il suo cuore batteva più velocemente, come dopo una folle corsa. Ellen gli diede un leggero bacio sulla guancia e si ritrasse subito. Lifaen restò immobile, sorpreso, poi sorrise.
“Per il momento questo è il massimo che mi sento di condividere con te, Lifaen” disse Ellen alzandosi. “E ora fuori dalla mia stanza”. Lo prese per un braccio e cominciò a spingerlo fuori dalla camera. Quando  fu alla porta gli sorrise e si chiuse dentro.
Lifaen s’incamminò lungo il corridoio con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso nelle intricate decorazioni del soffitto. Non era la prima volta che si innamorava nella sua lunga vita, ma Ellen, e questo poteva dirlo senza alcun dubbio, era la ragazza più strana che avesse mai conosciuto. Forse era proprio questo ad affascinarlo di lei. Era imprevedibile. Non desiderava forzarla, sapeva che parte del suo cuore era ancora in mano a Murtagh, ma era sicuro che con il tempo anche lei si sarebbe innamorata.
  E poi, si disse, Murtagh è morto.     

“Eragon! Eragon ma che cos’è questa storia?!”. Orik si avviò correndo verso il ragazzo che stava sellando Saphira.
“Dobbiamo andare. L’Impero si sta muovendo, i Varden sono in pericolo” disse in fretta.
“Che cosa?! Quando?”.
“Non lo so, forse tra qualche giorno. Le truppe dei Varden sono appostate al confine del Deseto di Hardac, nelle pianure”. Eragon finì di sellare Saphira e cominciò a caricarla di provviste per il viaggio.
“Perché non ci è stato riferito prima?” chiese il nano furente.
“Oromis non ha voluto perché il mio addestramento non è completo, ma io l’ho scoperto lo stesso”. Orik era rosso di rabbia. “Preparati. Io andrò a salutare Ellen”. Il nano annuì e corse via.
“Saphira, aspettami qui”.
  Fai presto, Eragon. Per quel che ne sappiamo i Varden potrebbero essere già sotto attacco.
Eragon si avviò veloce a palazzo e, dopo aver raggiunto il corridoio giusto, bussò alla porta della stanza di Ellen.
“Si?”. Una voce soffocata giunse dall’interno. “Arrivo”. Ellen aprì la porta e sorrise, ma per poco.
“Perché hai quella faccia?”.
“Ellen, sto partendo”.
“Perché?”. Eragon spiegò in fretta ogni cosa, e Ellen, ad ogni nuova informazione, rimaneva sempre di più a bocca aperta. “Perciò sono venuto a salutarti” concluse.
“Eh? A salutarmi? Non ti disferai di me così facilmente, sai? Aspettami solo un secondo, devo almeno prendere le mie cose e salutare Islanzadi”.
“Come? Io … credevo che saresti rimasta qui”.
“E perché lo credevi?” chiese Ellen mentre metteva tutte le sue cose in una grossa borsa.
“B’è qui ci sono tua madre, il tuo popolo, c’è Lifaen e …”.
“E tu chi credi di essere in confronto a tutte queste persone?” chiese Ellen divertita. “Sei mio amico Eragon, molto di più che una madre che conosco appena e un popolo di noiosi”.
“Noiosi? Perché non abbassi la voce?” disse Eragon guardandosi intorno preoccupato. Ellen rise di gusto.
“Non ti preoccupare Eragon, se anche sentissero non gli importerebbe”. Si mise lo zaino sulle spalle e disse: “Dai andiamo”.
Ellen salutò velocemente Islanzadi, la quale fu davvero fredda con Eragon per aver ricordato a sua figlia la promessa di viaggiare con lui finché la guerra non fosse finita. Nonostante questo li congedò con i dovuti onori e, soprattutto, in fretta.
Insieme a Orik cominciarono a viaggiare, il primo giorno erano già fuori dalla Du Waldenvarden. Entro tre giorni erano arrivati alle Pianure Ardenti.




Scusatemi per il ritardo con cui posto! E' che ho avuto alcuni problemi con Internet, ma vi prometto che il prossimo capitolo lo posterò più velocemente. A proposito, il prossimo è l'ultimo! *O*
Ruchan: ciao! Grazie per la recensione. In effetti Islanzadi e Brom non ce li vedo molto nemmeno io, ma volevo che fossero due personaggi già conosciuti, e uno doveva per forza essere un elfo (e Islanzadi è l'unica elfa che incontriamo qui, a parte Arya), l'altro invece mi è venuto in mente Brom forse solo perchè mi sta simpatico. Comunque alla fine era già deciso che non era una storia con un futuro ... u_u B'è, comunque grazie ancora! Al prossimo capitolo! ^^
KissyKikka: Eh, mi dispiace, ma come vedi il nuovo aspetto di Eragon è stata per Ellen una completa sorpresa. Sono contenta che la parte dei doni ti sia piaciuta, mi sono scervellata per trovare qualcosa per Ellen! XD Mentre quello di Lifaen era già deciso da tempo u_u Comunque, nella seconda parte della fic, ci sarà qualcosa di molto simile a quello che le gemelle hano fatto per Eragon, e questa volta Ellen non se lo perderà, te lo prometto (anche perchè l'ho già scritto XD). Grazie per la recensione, al prossimo capitolo! :)
Grazie a tutti i lettori, alla prossima,
Patty.
   
 
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