Una virata dalla forza esplosiva, il tempo di riemergere, gettare in acqua la prima bracciata e non c’è nessuno davanti a lui.
Un’esultanza feroce pervade Rin da parte a parte, si sente stringere l’addome dalla frenesia e accelera più che può perché non se la ricorda l’ultima volta che ha visto la vasca così sgombra e quieta davanti a sé, il traguardo così invitante che attende solo il suo tocco a decretarne la vittoria.
Sbarra gli occhi a quel pensiero.
Vincere, sì, non c’è altro che brami di più al mondo, ma il desiderio di vincere contro Haruka è qualcosa di così antico e radicato nella sua mente che l’idea di poter toccare il bordo della piscina prima di lui gli fa battere il cuore ancora più forte.
Non gli sembra vero che dopo questo potrà andare avanti. Finalmente quel muro davanti cui si è disperato, su cui si è insanguinato i pugni, su cui ha versato così tante lacrime di umiliazione sta per crollare pezzo dopo pezzo; lo sta demolendo una bracciata alla volta e ormai non c’è più nulla che lo possa fermare, né la fatica né Haruka.
Dal momento in cui taglierà il traguardo e il muro sarà solo polvere ai suoi piedi non si guarderà mai più indietro e avrà occhi solo per ciò che vi è al di là, lontano dalla sua ombra incombente.
Sente tutto questo chiamarlo a gran voce mentre si avvicina sempre di più e se potesse urlare sott’acqua lo farebbe perché sono troppe emozioni da rinchiudere nel petto.
Sta per vincere.
Sta per vincere.
La mano batte sulla superficie solida e l’acqua intrappolata tra le due zampilla via veloce.
-Si!- Grida finalmente con tutto il fiato che ha nei polmoni alzando le braccia in aria e sbattendole di nuovo in acqua creando altri schizzi.
Intanto Haruka è arrivato e ansima per lo sforzo, e proprio quando Rin sta per venire inondato da tutto quello che aver prevalso su di lui comporta, parla.
-Hai vinto. Congratulazioni Rin.-
Nulla emerge dai suoi occhi, non rabbia, delusione, frustrazione.
Che significa?
-Congratulazioni?-
Queste parole non hanno senso e decide di cercare risposte nelle profondità dei suoi occhi perché deve esserci  nascosto in qualche angolo della sua anima un qualcosa che si agita irrequieto, qualcosa che cerca in tutti i modi di soffocare, un segno qualunque che mostri che questi cento metri hanno avuto un significato per lui.
Così con tutta l’ira che gli sta montando dentro lo afferra  per gli occhialini e lo strattona verso di sé. Ed è scrutando in quell’azzurro  che si rende conto che ciò che vi affiora appena è serenità.
I frammenti del muro si riassemblano  in un secondo e si estendono a dismisura.
La felicità e la soddisfazione che stavano germogliando nel suo cuore vengono estirpate all’istante dalla consapevolezza che Haruka non stava gareggiando contro di lui.
Non stava dando l’anima per guadagnare ogni centimetro, i suoi pensieri non si erano riversati su di lui mentre lo superava, non ne è stato scosso minimamente. Haruka stava nuotando da solo e Rin era semplicemente  qualcuno che gli passava accanto.
Se non avesse gli occhialini del rivale a cui aggrapparsi Rin  sarebbe potuto affondare anche se la sua mente sta già annegando nel più totale disinteresse che si riflette negli occhi di Haruka.
La rabbia si sta sciogliendo e riaddensando in un grumo di amarezza che pesa tanto quanto il suo muro insanguinato al pensiero che nulla è cambiato dopo tutti quegli anni, perché ancora una volta Rin non ha vinto e ancora una volta non è libero.