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Autore: Spensieratezza    28/09/2018    4 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Dopo che Sam crollò in quel modo tra le braccia di Dean, sprofondò in una febbre profonda.
Il maggiore lo guardava preoccupato, seduto sul letto, di tanto in tanto gli accarezzava qualche ciocca di capelli o gli tracciava uno zigomo sul viso con il pollice.

“Non so se gli da fastidio..” disse Dean, rivolto al padre, che lo guardava sulla soglia della porta, demoralizzato. “Non so se le persone che hanno la febbre, non desiderano essere toccate. Io non ho mai avuto la febbre.”

“Ce l’avevi.” Disse John all’improvviso facendolo sobbalzare. “Durante i tuoi primi mesi di vita..ti svegliavi e spesso avevi la febbre, allora io mi alzavo e ti cullavo, per far riposare Mary, non volevo che si affaticasse, delle notti ti portavo fuori con la macchina, per farti addormentare..era il sistema migliore..ti è sempre piaciuto viaggiare..”

Dean restò un attimo a immaginare John che lo prendeva tra le braccia e lo cullava o lo portava in macchina per farlo dormire. Scosse la testa.

“Credevo fossi sparito subito dopo la mia nascita..” a dire la verità sua madre non era stata molto specifica sui dettagli e lui non li aveva mai chiesti.

“Per qualche mese siamo stati una famiglia..poi..” la voce di John si spense.

Dean sospirò rumorosamente. “Comunque non importa adesso, vieni, dobbiamo parlare.” Disse Dean uscendo dalla stanza.
 
 
 
Dean si sedette sul salotto del soggiorno e cominciò il discorso.

“Papà, non ho intenzione di cominciare una scenata, non con Sam che al piano di sopra, sta così male, ma ho bisogno che tu mi dica tutta la verità adesso. Sam prima di svenire, ha parlato di una certa chiave. Ha detto qualcosa sul fatto che lui lo è, e qualcosa mi dice che non è inteso in senso metaforico. Devo chiedertelo, tu sai di cosa lui sta parlando? Mi hai nascosto qualcosa che devo sapere?”

John lo guardò profondamente e capì che era giunto il momento di smetterla con le bugie.
“Va bene, Dean, ti dirò tutto, ma prima è meglio che vada a prendere una cosa. “

John si diresse verso l’armadio del salotto, fece solo due passi per prendere quello che gli interessava.
Il suo diario.



“Quello..che cos’è?” chiese Dean, nella foga di vedere Sam con le braccia coperte di sangue, non aveva neanche notato che avesse appoggiato quel diario sul mobile e di certo non avrebbe mai pensato che fosse collegato a John.
“Il mio diario. “ disse John.

“Ora ricordo.” Disse Dean, ricordando all’improvviso. “Ce lo fecero vedere gli agenti quando arrivarono a casa nostra” e subito impallidì. “Hai scritto di Sam su quelle pagine e…oh mio dio, hai scritto qualcosa che lo ha ferito in quelle pagine?” poi si ricordò cosa Sam aveva detto.

“Non sono una cosa.”
“Hai detto che Sam non è umano, in quelle pagine??”

“Credo che Sam abbia letto una cosa in particolare. Il pezzo sulla chiave. Ecco, leggi anche tu.” Disse John calmo.
 
Tanis 12 secolo. Uno dei fondatori dei monaci dei dar.

Il loro unico scopo era quello di essere difensori della chiave.

La chiave non è descritta in nessun testo conosciuto. Le richieste parlano di un’energia vibrante a una frequenza dimensionale, oltre la normale percezione umana. Solo coloro al di fuori della realtà, possono vedere la sua vera natura.

La chiave è suscettibile alla negromantica evocazione animale, i monaci hanno la capacità di trasformare l’energia e plasmare la realtà, i monaci riuscirono a portare a termine l’impresa, ma dovevano esser certi che il semi dio, l'avrebbe difesa con la vita, così gli inviarono la chiave, sotto forma umana, nei panni di suo fratello.

Dean quasi si sentì male a leggere quell’estratto. Si sentì iperventilare e la pressione abbassarsi.

“Dean. Dean, stai bene??” gli chiese John.

“Non toccarmi!!” disse Dean, mettendosi la testa tra le mani. “Come..come..cosa diavolo è questo??” non stentava a capire ora, la reazione spropositata di Sam. “Una notte feci un sogno, qualche tempo dopo la nascita di Sam. In questo sogno camminavo in una caverna e leggevo queste scritte su una parete. Quando mi sono svegliato, le ho trascritte.”

“Cosa significa la parola CHIAVE?” chiese Dean.
John scosse le spalle.

“Chiave per la salvezza, o per l’accesso al mondo del male, delle tenebre. Nelle mani sbagliate, può fare del male, credo voglia dire questo, credo che Sam nella sua vita precedente, fosse questo, ovviamente non una CHIAVE nel senso vero del termine, ma comunque un mezzo che alcune persone volevano usare per giungere a un fine.”

“Qui dice che l’hanno mandato, che significa?” chiese Dean ancora turbato.
 
John sospirò.

“Qui arriviamo alla vera storia della nascita di Sam, che è molto..particolare. Non è nato per metodi..tradizionali, diciamo.”

“Stai dicendo che è caduto dal cielo?” chiese Dean, scettico.

“Non proprio. O forse sì. Diciamo che è nato tutto con una sensazione. Hai presente quando nasce un’idea, Dean? Il momento in cui nasce e poi si radica dentro di te, talmente forte che è impossibile quasi che tu riesca a liberartene, cresce, si sviluppa dentro di te, non ti abbandona mai..”

“Non è il momento per la filosofia, papà..” disse acido Dean.

“Non è filosofia..è la realtà. Per me fu così. Da un giorno all’altro, cominciai a sentirmi strano, come se non fossi più solo al mondo, ma operassi per qualcosa di profondo, migliore, la sensazione che hai quando senti che stai creando QUALCOSA. La stessa sensazione che ti viene, quando scrivi una storia che ti piace o dipingi un quadro molto bello. Creazione. Questa era la sensazione. Questa parola cominciò a martellarmi in testa per molto tempo, ero come ossessionato dal significato di questa parola, cominciai ad affascinarmi a qualsiasi cosa che ne impregnasse il significato. Con il tempo diventai più sensibile, più..profondo, mi sentivo cambiato.”

Dean stava ad ascoltarlo chiedendosi dove volesse andare a parare.

“Con il tempo, cominciai a pensare sempre di più all’idea di avere altri figli..mi sentivo pentito di aver abbandonato te e Mary, volevo tornare indietro..ma una voce nei miei sogni mi disse che per me c’era uno scopo più GRANDE. Mi ritrovai in poco tempo a desiderare di stringere un pargolo tra le mie braccia, di avere una famiglia, mi sentivo cambiato. DENTRO.”

“Papà..che cosa c’entra tutto questo con SAM?” chiese Dean.

“Un giorno, mi ritrovai in un vicolo, c’era un neonato raggomitolato dentro una cassetta con un mucchio di vestiti. Sbiancai, lo presi tra le braccia e sentii una voce dal nulla.  John Winchester questo è tuo figlio. È arrivato da te grazie ai tuoi geni, prenditene cura, perché non è nato nello stesso modo tradizionale degli altri umani. Lui è SPECIALE.”

Dean lo guardò allibito, poi si alzò in piedi e scoppiò a ridere.
John lo guardò senza dire una parola.



“Aspetta, quindi tu sosterresti di essere come la vergine Maria?? Tu avresti..creato Sam, dal nulla, senza fare sesso e tra l’altro, senza nemmeno partorirlo?? Wow, papà!! Credo che questo sia il record dei record!”

“Questo non è uno scherzo!!” Disse John alzandosi in piedi.

“Certo che non lo è!!!” urlò Dean. “Non ho mai sentito una tale massa di stronzate tutte insieme, Sam sarà pure la –chiave – qualunque cosa voglia dire, ma DEVE AVERLA una madre da qualche parte! Tu sicuramente hai messo incinta una che non ha voluto il bambino e non hai avuto il coraggio di dire a Sam la verità!!”

“E allora se è come tu pensi come mai la vera madre non si è mai fatta avanti con me? Spiegamelo! Come mai io mi sono sentito dire nel cervello che Sam non era nato tramite mezzi tradizionali??” gridò John.
“Vi prego, smettetela.” Disse Sam.
 

Sobbalzarono entrambi. Da quanto tempo Sam stava ascoltando?
“le vostre voci soavi si sentono fin da sopra, io comunque credo a papà, Dean. Ho sempre saputo di essere strano, diverso.”
“Sam..” lo richiamò Dean.

Sam non si scompose e riprese il diario e lesse:

“Da quando mio figlio  Sam, è finito in coma, ho vissuto un inferno durato DUE ANNI. Ora si è risvegliato e mi sono reso conto che l’inferno non è mai finito, ma si è ESTESO. Mi hanno portato via il mio ragazzo e ora mi hanno riportato indietro una specie di  replicante. Non so chi sia, ma questo non è mio figlio. È un ESTRANEO. Tutto di lui simboleggia come non faccia parte di questo mondo.

“Perdonami, figliolo, per aver scritto quelle parole!! Non avrei mai dovuto scriverle. Tu non sei un replicante, sei sempre stato mio figlio.” Disse John, cominciando a piangere.

“Tu hai sempre saputo che ero diverso..forse in un primo momento lo hai accettato e mi hai amato proprio come un vero padre, ma poi dopo il coma..forse realizzasti che non ero davvero figlio di questo mondo..ma comunque mi hai sempre protetto..sapevi che presto o tardi mi sarebbero venuti a cercare..Dean..non so come faceva a saperlo, ma lo sapeva, è stato guidato da qualcosa..avrebbe potuto abbandonarmi e non l’ha fatto..non sarà stato il migliore dei padri ma ha cercato di fare il possibile..” disse Sam.

John scoppiò a piangere e lo abbracciò.
Dean si era calmato ma nonostante ciò, era ancora perplesso.

“Sam..abbiamo fatto il test di consanguineità, non è emerso nessuna stranezza sul tuo sangue, altrimenti ce lo avrebbero detto..quindi..”

“Questo non vuol dire niente, se mi hanno inviato a te, se chiunque l’ha fatto, voleva che fossi tuo fratello, è evidente quindi che dovessi avere gli stessi geni tuoi..e di mio padre…Dean..papà..io non so se questo dimostra che ho anche una madre..ma..dimostra che comunque..anche se non sono nato con i mezzi tradizionali..sono parte del vostro nucleo famigliare..quindi non sono una cosa, vero? Vero?”

John e Dean cominciarono a riempirlo di parole rassicuranti, che Sam non sentì, perché ebbe un altro capogiro, questa volta fu John a sostenerlo.

“La febbre sta salendo di nuovo.” Disse John.
Lo sollevò e lo portò su, tra le braccia, salendo le scale.
 
Dean guardò John portare su per le scale, suo fratello, sentì un’emozione violenta sovrastarlo. Era così dolce vederlo mentre si occupava di suo fratello, sentiva che non era gelosia, ma orgoglio, noostante fossero stati separati, nonostante John avesse sbagliato a non dirgli mai niente, sapeva ora, aveva la certezza, che Sam era cresciuto con l’amore di un padre.
 
 
 
Dopo che Sam fu rimesso a letto, Dean sentì che Sam faceva il suo nome e stava per raggiungerlo, ma John lo fermò per un braccio.
“Prima vieni un attimo, voglio dirti due parole ancora.”
Quando scesero giù in salotto, John si schiarì la voce.

“Dean, voglio prima di tutto dirti che mi dispiace infinitamente di averti nascosto tutto questo, adesso so che non avrei dovuto, ma qualcosa mi diceva che non era giusto caricare tua madre e un bambino ancora piccolo, di una cosa così grande, sulle loro spalle, inoltre ritenevo che meno persone sapessero di Sam, meglio era. Per la sua sicurezza e la loro."

“Capisco, papà..cioè adesso lo comprendo..” disse Dean. “L’altra cosa?”

“Beh, ecco, se vuoi dirmi o rinfacciarmi ancora qualcos’altro, ti pregherei di faro ora, mentre Mary non è ancora arrivata, ha saputo che Sam sta male e ha voluto precipitarsi subito per tornare a casa, vorrei evitare di intavolare discussioni con lei presente per non appesantire l’atmosfera. Sam sta male e non deve stare in una casa con della gente che ha della tensione. Non gli fa bene.”

“Okay, papà, sarò sincero con te, quello che ho saputo..non mi piace tantissimo..da una parte ti ho capito e ho capito perché hai nascosto tutto..ma dall’altra parte..quell’estratto di cui parli nel diario.. diceva così: dovevano esser certi che il semi dio, l'avrebbe difesa con la vita, così gli inviarono la chiave, sotto forma umana, nei panni di suo fratello.  Il semidio, papà, ti rendi conto?? Se questa storia, fosse vera, significherebbe che io sono…il figlio di un Dio..”
 
John restò li a guardarlo desolato.

“Capisco il fatto di Sam, ma tu come hai potuto non dirmi niente neanche su questo?? Potrei essere addirittura figlio del preside della scuola o del suo amante! Sinceramente non so quale delle due idee crea in me più sgomento. Da quanto tempo sai di questa storia e ne parli con loro?”

“Da poco..io..ascolta, Dean..non ho giustificazioni per come mi sono comportato..ma avere un figlio..un ALTRO..in questo modo..mi ha sconvolto così tanto..che non ho dato così tanto peso alla parola “semidio” non avevo pensato che sarebbero potute essere delle persone che tu avresti conosciuto più avanti..”
“Ma LORO sanno di questa cosa?”

“No.” rispose John. “Albert mi ha rintracciato telefonicamente, raccontandomi tutta la questione solo di recente, è stato anche questo che mi ha spinto a TORNARE, l’ha fatto solamente perché le cose sono peggiorate velocemente, ovviamente io gli ho accennato che avevo intuito che Sam non facesse proprio parte di questo mondo, ma non abbiamo avuto tempo di parlarne. Era nostra intenzione farlo quando sono tornato ma poi..con tutta questa storia dell’esplosione e di Alastair, ancora non ne abbiamo avuto il tempo..”
Dean si passò una mano sulla faccia.

“Dean, credimi, non pensavo che la parola –semidio-avesse un tale significato su di te, Albert mi ha detto che lui e i suoi colleghi erano delle specie di divinità,ma non ho mai pensato all’idea che tu potessi essere figlio di uno di loro..e anche adesso, ti dico di andarci cauto, potrebbe non essere come tu pensi, non vorrei che tu ti illudessi…” disse John, posandogli le mani sulle spalle.
 
Ma la mente di Dean andò più indietro, a quando Albert e i suoi colleghi fecero bere loro l’ambrosia, a tutti quanti loro. Il suo filo si intrecciò a quello di Albert. Rabbrividì.

“Sei sicuro che sia la verità e che tu non mi abbia invece non detto niente perché non volevi pensare all’idea che fossi figlio di un altro?

Non l’aveva detto con lo scopo di ferirlo, tuttavia John si rabbuiò in un primo momento, poi tornò a guardarlo con dolcezza.
“Figliolo, mi credi davvero capace di una bassezza simile? Così crudele?”

“Io non so più a cosa credere..ma non ti sto accusando..te lo sto solo chiedendo..” disse Dean.

“Tu rimarrai sempre e comunque mio figlio, nonostante in un’altra vita eri figlio di un altro..e anche Sam sarà sempre mio figlio..per riuscire ad accettare tutto quello che ci sta capitando, dobbiamo far fronte comune per capire che dobbiamo andare aldilà degli schemi della normalità e oltrepassare quelli del tempo e della materia. Dobbiamo restare UNITI.”

“Non credevo che fossi così saggio..” disse Dean, asciugandosi gli occhi. “Papà, c’è una cosa che volevo dirti..”
“Dimmi, figliolo.”
Dean esitò.

“Vederti con Sam..come ti prendi cura di lui..mi fa capire che..insomma io penso che..se è davvero stato mandato da qualcuno..sono davvero contento che l’abbiano mandato da te..mi piace pensare che..non sono stati loro a mandarlo da te..ma sei stato tu a trovare lui..e davvero, sono contento che abbia trovato te come padre, ho visto l’amore che gli dai..e sono..”

“Oh, figliolo..” disse John, abbracciandolo.
Dean singhiozzò tra le sue braccia.
“Il mio solo rimpianto è che non sia cresciuto anche tu con me, con noi..mi dispiace tantissimo..e ti confesso una cosa..”

“Cosa?” chiese Dean districandosi dall’abbraccio e tirando su con il naso.

“Non sapevo che il tuo padre precedente potesse essere di qui, ma se lo avessi saputo..sarei stato un po geloso..” disse John.
Dean gli tirò un pugno scherzoso sul braccio.

“Adesso vado da Sam.” disse Dean.
 
 
 
 
*

Mary era finalmente arrivata e si era precipitata a vedere Sam.
Dean avrebbe preferito che non lo facesse, temeva che potesse tornare ad agitare Sam, considerati i precedenti, ma Mary sembrava davvero cambiata.

Si era seduta sul letto che il minore occupava e gli accarezzava teneramente la mano, guardandolo dolcemente, parlandogli con la stessa dolcezza ma senza suonare invadente.
John guardava i due e sentiva gli occhi lucidi.

Lasciò la stanza che Dean lo sentì mormorare “è così bello vederli insieme…forse ho sbagliato davvero tutto…”

Dean capiva il dolore e i rimorsi di John, ma pensava anche che le cose erano andate così, perché il DESTINO VOLEVA che le cose andassero così. Chissà perché, nel disegno del destino era necessario, che John li abbandonasse e che facesse il suo percorso di vita.

Forse tutto quello che era accaduto, compreso l’abbandono della famiglia, era servito a portare Sam da loro. Forse era destino che John dovesse essere da solo a crescere Sam, forse era solo un’altra prova da superare.
 
Quando anche Mary lasciò la stanza di Sam e Dean, andarono nella camera matrimoniale di Mary e Dean si mise a chiacchierare con la madre sulla vicenda.

Vederla con Sam, vederla trattarlo come se fosse anche lui suo figlio, l’aveva colpito profondamente, si era ricreduto su di lei.

“Mamma, mi dispiace così tanto di esser andato via di casa..” diceva.

“Non devi dispiacerti..è stata colpa mia..vi ho spinti io..” disse lei tenendogli la mano. “Non riuscivo ad accettare che certe cose potessero accadere davvero, men che meno alla mia famiglia..sono stata debole..ma adesso, adesso, voglio esser forte. Adesso capisco. Sì, capisco, quanto siete entrambi SPECIALI.” Disse accarezzandogli i capelli.

“Mamma..” disse Dean, abbracciandola.
 
Dean avrebbe voluto che la discussione durasse di più, ma il cellulare vibrò.
Un messaggio di Castiel.

Dean, Sam è uscito sconvolto da casa mia per una cosa che ha saputo, dimmi che sta bene, sono molto preoccupato, non mi risponde ai messaggi.

Dean corrugò la fronte. E così Sam era con Castiel quando è accaduto tutto il patatrac.

Si era scordato di dirlo, supponeva, capiva il fatto, ma era comunque grave, se Cas non fosse stato degno di fiducia, avrebbe potuto andare a spifferare questa cosa cosi importante a chiunque.
Gli telefonò subito.
 
“Cas, ascolta, è successo un casino tremendo, Sam è a casa con noi e ha la febbre. Se vieni a casa, ti spiego tutto di persona.”

Castiel si era precipitato da Sam.
Il maggiore aveva assistito alla preoccupazione di Castiel per il suo fratellino ed era rimasto impressionato. Era commovente come i due ragazzi si prendessero cura a vicenda.

Quando Castiel era tornato e aveva cominciato a parlare con Dean della questione, mentre il moro rifiutava la fetta di torta alle ciliegie che Mary gli offriva, Dean si sentì di dirglielo.

“Cas, la tua presenza qui significa molto per me e per Sam..volevo,sì, insomma..dirti grazie.
Cas smise di parlare, per guardarlo basito.

“Mi stai ringraziando per essere vostro amico??”

“So che può sembrare strano, ma Sam, ha avuto una vita così dura..e solitaria…non ha altri, eccetto me, e John.. e tutta questa storia..l’ha distrutto..da che ne sapevo io, non ha mai avuto un amico maschio, oltre a me..e penso che questo..sì, insomma, avere un altro maschio eccetto un fratello, con cui sentirsi legato, sia insomma..bello, per lui...e confesso che imparando a conoscerti, non ti vedo più soltanto come amico di Sam..ma un po' anche mio...se questo non ti dispiace, ecco.”
Castiel si sentì un po’ imbarazzato, ma sorrise.

“Grazie, Dean..anche per me sei un amico...siete entrambi miei amici e non devi ringraziarmi..per me è normale essere qui. Sam è un ragazzo meraviglioso, sono certo che se è rimasto solo fino adesso, è solo perché pensava di essere troppo sbagliato, per poter stare assieme agli altri, senza che accadesse una tragedia.”

Dean ripensò all’incidente che lo portò in coma e di come Sam si sentisse responsabile di aver quasi rischiato la vita dei suoi amici e un brivido lo colse lungo la schiena.
“Certo, questo è innegabile..” concordò Dean.

“è talmente meraviglioso che tutti lo amerebbero.” Continuò Cas.

“Anche..tu..?” chiese Dean, ansioso. Cercò di non lasciar trasparire la sua ansia ma dovette leggerglisi in faccia, visto che Castiel gli sorrise in modo compassionevole.
“Intendi in modo malizioso o puro?”

“In tutti i modi. Sappi che a me andrebbe bene comunque.” Disse Dean, ma non lo guardò in faccia, guardava per terra e sentiva un’oppressione al petto talmente forte che si sentiva quasi svenire.

“Dean, respira.” Disse Cas sorridendo, fu in quel momento che Dean si accorse che stava trattenendo il respiro. “Sam non mi interessa in quel senso, è meraviglioso, certo, ed è anche un bel ragazzo..ma..a me piace Ruben.
 
"Già...scusa, la mia mente cerca sempre di rimuoverlo!" disse Dean.

"Dean.." sbuffò Castiel ma guardandolo divertito.

"Scusa, scusa. Ci proverò, davvero, ma anche lui dovrà dimostrare di essere degno di fiducia, il nostro *cavaliere oscuro *. "

"Sono sicuro che ci proverà, Dean..eravamo FRATELLI..nell'altra vita..come lo siete voi adesso..ti dice NIENTE??"

Dean si era alzato in piedi, sulla difensiva.

"Che cosa intendi dire?"

"Solo che io salvai lui, come tu hai salvato e salverai sempre tuo fratello. L'AMORE, Dean..l'amore per i nostri fratelli, li salverà."

Dean si avvicinò alla vetrina del salotto e stappò uno spumante.

"Brindo a questo." disse, alzando il calice, cercando di non pensare al fatto che Castiel, non per la prima volta, gli dava l'impressione di sapere su lui e Sam. molto più di quanto dava ad intendere.

Intanto, passarono i giorni e la febbre di Sam non accennava a diminuire.
   
 
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