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Autore: evelyn80    28/09/2018    2 recensioni
Molte cose sono cambiate: il Knight Two Thousand non è più un auto. Michelle Boswald, nipote di Bonnie, è la sua nuova pilota. Con lei lavorano altre due ragazze, Mary Cassidy e Helen Seepepper. Insieme si fanno chiamare le K.I.T.T.'s Angels.
La nuova Fondazione, diretta da Michael e Bonnie, le invia in Alaska, nelle isole Aleutine, per sventare un traffico di droga tra la Russia e gli USA. Ma poiché quasi nessuno sa della loro esistenza, dovranno lavorare in incognito per passare inosservate tra le ciurme degli altri pescherecci.
Avranno a che fare con pescatori scorbutici e maschilisti e dovranno faticare un bel po' per portare a termine la loro missione.
Storia cross-over tra Supercar e Deadliest Catch (settima stagione)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Obiettivo sbagliato


Dopo che la polizia ebbe arrestato i marinai dell’Incentive, le tre ragazze fecero ritorno al Knight Rider, esauste. Il loro compito in quel posto dimenticato da Dio era finalmente finito, e presto sarebbero potute tornare alla loro amata California ed al caldo sole del Sud.
“Non vedo l’ora di tornare a casa”, esalò Mary, lasciandosi cadere seduta al tavolo della cambusa.
“Anch’io”, le fece eco K.I.T.T. “Non vedo l’ora di sbarazzarmi di tutta questa attrezzatura da pesca! E, soprattutto, di togliermi di dosso la puzza di pesce morto!”.
“Domani mattina chiameremo Jeremy e gli diremo che abbiamo concluso il nostro compito. Non mi pare il caso di svegliarlo alle tre di notte. Lo stesso vale per Michael. Ora riposiamoci, ragazze, e domani… torniamo, California!”, esclamò Michelle, strappando una risata alle altre due.
La mattina dopo, ancor prima di fare colazione, le tre salirono nella timoniera e si sedettero ognuna nella loro poltrona, pronte a fare rapporto a Michael. L’uomo, però, fece passare loro il buon umore.
“Ragazze, credo che l’arresto di ieri sera non abbia concluso il vostro compito”, disse, fissandole dallo schermo con sguardo serio. Bonnie, alle sue spalle, appariva preoccupata quanto lui.
“Cosa?!”, esclamò Helen, sobbalzando. “Che vorresti dire, Michael?”.
“Sono stato contattato da Jeremy stamattina all’alba. La polizia ha perquisito il peschereccio, ma non ha trovato alcuna traccia di droga, neanche una minima quantità. Gli uomini che avete preso sono soltanto dei pesci piccoli, o dei granchi piccoli, se vogliamo rimanere in tema…”.
“Ah ah…”, rise sarcastica la riccia. Michael finse di non avvedersene e continuò a parlare.
“L’Incentive non è il corriere in contatto con gli spacciatori russi. È un altro peschereccio il vostro obiettivo, e voi ragazze dovrete trovarlo alla svelta, adesso. La vostra copertura è saltata. Certo, forse non sanno ancora chi siete veramente, ma molti dei marinai hanno ormai intuito che non siete pescatrici di granchi reali”.
“Non tutto il male viene per nuocere. Almeno ora non saremo più costrette a pescare”. Mary si strinse nelle spalle. A lei i panni di pescatrice erano sempre andati molto stretti.
“Non posso che essere d’accordo con te!”, rincarò la dose K.I.T.T., lieto di dover smettere con la sua recita.
“Ora, ragazze, dovrete essere molto, molto prudenti! Buona fortuna!”, concluse Michael, mentre lo schermo si spegneva.
“Allora, abbiamo fatto un mezzo buco nell’acqua. Ora dobbiamo ricominciare da capo!”, esclamò Helen, passandosi nervosamente una mano tra i ricci.
“Già…”, concordò Michelle. “E a questo punto torniamo al nostro indiziato numero uno. Il capitano Elliott Neese della Ramblin’ Rose”.
“E perché non i fratelli Hansen della Northwestern?”, esclamò Mary, incrociando le braccia al petto. “In fondo, è stato proprio il capitano Hansen il primo a rifiutarsi di farci da nave appoggio. E se lo avesse fatto perché non gli fossimo di intralcio durante gli scambi?”.
Michelle dovette ammettere che Mary poteva anche avere ragione. Entrambe si stavano lasciando guidare un po’ troppo dal loro istinto. Lei non vedeva di buon occhio il capitano Neese perché era convinta che volesse solo approfittarsi della sua amica, mentre Mary lo difendeva a spada tratta proprio perché se ne era infatuata. La nipote di Bonnie scosse la testa, sconsolata. Ora che la loro copertura era saltata, dovevano assolutamente pensare ad un piano B.

Anche Elliott Neese aveva ricevuto una telefonata all’alba. Steve, il barista del Golden Crab, gli chiedeva un incontro urgente.
“Hai sentito cosa è successo, stanotte?”, chiese subito il barman non appena il capitano della Ramblin’ Rose ebbe fatto il suo ingresso nel piccolo ufficio.
“No, cosa?”, domandò in risposta il giovane ufficiale, soffocando uno sbadiglio dietro la mano.
“La polizia ha arrestato John Hendricks, Jamie Stone e Mark Smith per detenzione e spaccio di droga. Hanno perquisito il loro peschereccio, alla ricerca di prove. Credevano che fossero corrieri affiliati alla malavita russa! E pare che quelle tre pescatrici della California siano state le artefici della loro cattura!”, esclamò Steve, la voce che gli tremava. “Ti hanno scoperto, Elliott! Sanno che un peschereccio della flotta è coinvolto nel traffico di droga! È solo questione di tempo prima che arrestino anche te… E me di conseguenza!”.
Allora avevo tutte le mie ragioni, a sospettare di loro”, pensò il capitano Neese, prima di rispondere. “Sta calmo, Steve. Non è ancora detta l’ultima parola. In fondo, non mi hanno ancora beccato, no?”. “E che sia dannato se riusciranno a farlo”, pensò ancora Elliott, stringendo i pugni.
“No, no… Lo so, è questione di giorni, forse di ore, e poi prenderanno anche te! Basta, io me ne tiro fuori!”, gridò il barista, fuori di sé.
“Eh no, amico. Tu ci sei dentro fino al collo, come me. E non te ne andrai proprio da nessuna parte!”. Elliott si protese sopra la scrivania e afferrò l’ometto per il bavero della camicia sporca, scrollandolo come uno straccio vecchio. Steve riuscì a fatica ad aprire un cassetto della sua scrivania e ad estrarre una pistola.
“Lasciami andare, Elliott!”, sibilò, puntandogli l’arma al volto. “E se non vuoi che ti denunci alla polizia io stesso, lascia che mi lavi le mani di tutta questa faccenda”.
Il giovane capitano lo lasciò andare, furioso. “Se denunci me, denunci anche te stesso! Chi è che spaccia la droga ad Unalaska? Tu, non dimenticarlo!”.
“E secondo te la polizia dovrebbe crederti? Un povero pescatore subissato dai debiti di gioco, che trasporta la roba da un capo all’altro del Mare di Bering! Oppure dovrebbe credere a Jake Harris, un mentecatto col cervello bruciato dalla “bamba”?”. Steve fece un ghigno, poi mosse la pistola indicando a Elliott la porta. “E ora vattene! Io chiamerò subito il capo e gli dirò che è tutto finito. Non contate più su di me!”.
Il capitano Neese si alzò lentamente e uscì dall’ufficio. La rabbia lo permeava al punto da farlo vibrare. Aveva una voglia matta di entrare nel salone del locale e spaccare tutto quanto, ma a che sarebbe servito?
No… forse è meglio se riesco a lavorarmi ancora un po’ la biondina del Knight Rider. Devo assolutamente capire chi sono quelle tre e chi le ha mandate qui!”, rifletté tra sé e sé.
Corse fuori dal Golden Crab, diretto al suo pick up per tornare al porto. Non appena seduto al posto di guida il suo cellulare prese a squillare. Lo trasse dalla tasca del giaccone e fissò lo schermo. Era il capo.
“Sì”, rispose.
Dall’altro lato, risuonò una terribile condanna. “Uccidi Steve”.

Le K.I.T.T.’s Angels scesero dal Knight Rider con una nuvola temporalesca al posto delle sopracciglia. La situazione si stava facendo scottante e, prima di decidere quale fosse il passo successivo da compiere, Michelle voleva parlare con Jeremy.
Il rappresentante della Trident aveva dato loro appuntamento all’Elbow Room e, quando le ragazze entrarono nel locale, lui era già seduto ad un tavolo in fondo alla sala.
“Michael ci ha informato, stamattina presto, che il capitano Hendricks non era l’uomo che stavamo cercando”, esordì Michelle senza tanti preamboli, lasciandosi cadere sulla sedia imitata dalle sue amiche.
“Già, è proprio così, infatti. Avete sollevato un bel polverone, ragazze, facendo arrestare la persona sbagliata. Ora tutti i marinai del Mare di Bering sanno che non siete delle vere pescatrici! Stamattina mi ha telefonato Johnatan Hillstrand, e me ne ha dette di tutti i colori, per avergli chiesto di farvi da nave appoggio senza averlo prima avvertito che eravate delle poliziotte in incognito!”, sbottò l’uomo, trattenendosi a stento dallo sbattere il pugno sul tavolo.
“Ehi! Vorresti forse dire che è colpa nostra?”, chiese Helen, mostrandogli minacciosamente il pugno chiuso. “Abbiamo fatto arrestare dei criminali. Punto e basta! Chi poteva immaginare che sulle Isole Aleutine circolasse più droga che in Jamaica?!”.
Jeremy scosse il capo e si passò una mano sulla fronte, asciugando il sudore provocato dalla tensione. “Scusatemi, ragazze. È solo che tutta questa situazione di merda mi sta uccidendo!”.
Michelle lo mise a tacere con un gesto secco della mano. “Porteremo a termine il nostro compito. Anche se la nostra copertura è saltata, siamo in ballo e continueremo a ballare. Seguiremo ogni peschereccio della flotta fino in capo al mondo, se necessario, pur di scoprire chi è il corriere”.
“Non avete alcun indizio? L’Incentive era il vostro unico sospettato?”.
“In realtà, no. Abbiamo altri due pescherecci nella nostra lista. E abbiamo tutta l’intenzione di scoprire quale dei due è quello che stiamo cercando”.
“Non potete dirmi chi sono?”. Lo sguardo di Jeremy, notò Michelle, era fin troppo curioso per i suoi gusti. Mary stava per rispondere alla sua domanda ma la nipote di Bonnie la bloccò, smorzandole le parole sulle labbra.
“No, è meglio di no. Meno gente ne è a conoscenza e meno rischi corriamo noi”.
L’uomo strinse le labbra in un moto di disappunto. “Va bene, fate pure quello che dovete fare! Vi ricordo solo che ora il tempo stringe. Il responsabile dello spaccio starà molto attento, ora che sa di avere qualcuno alle calcagna!”.
Di nuovo sole, Mary si rivolse a Michelle.
“Perché hai impedito che gli dicessi chi sono i nostri sospetti?”.
“Perché non mi piace per nulla la sua curiosità. Non avete visto come ci guardava? Forse sarò troppo sospettosa, ma non mi fido neanche di lui”.
“Perché dici così?”, chiese Helen, turbata.
“Pensateci bene”, riprese Michelle. “Ci sarà pure chi organizza le consegne, da terra. Chi effettua i trasporti è solo una pedina tra le mani di qualcuno più potente, e Steve, il barista del Golden Crab, ha telefonato ad un certo “capo”, quando siamo andate a chiedere la Moonlight. E se, quel capo, fosse proprio Jeremy?”.
“E, secondo te, allora per quale motivo proprio Jeremy avrebbe contattato la Fondazione per ricevere il nostro aiuto? A volte hai la mente proprio contorta, Mich…”, borbottò Mary.
“Può darsi, ma voglio chiedere a K.I.T.T. di analizzare la voce di Jeremy e paragonarla con quella della telefonata registrata. Se troverà qualche corrispondenza, sapremo di aver trovato il nostro uomo”.


 
  
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