Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Angel_Strings    28/09/2018    4 recensioni
Due donne ma un solo segreto.
Due uomini ma una sola arma. 
Maledetti cuori
Maledetti destini
-//-
"Amore o solitudine?
Lui aveva scelto l’amore. Qualcosa per cui lottare e alimentare ogni giorno, aveva scelto la famiglia, che comportava il vivere non solo per se stesso, ma anche per il bene degli altri.
Io non avevo qualcuno per cui far battere il mio cuore, non avevo motivo di scegliere qualcosa che nessuno si era preso la briga di insegnarmi.
Non puoi fare del male se non conosci il bene. Privazione di privazione."
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
♠CHAPTER II - MALEDETTO CASINO

 
Mi sistemai il cappuccio della felpa grigia che indossavo sopra la testa. La brezza serale iniziò a farsi sentire sul mio corpo, ma niente potevafermarmi dal bere il mio solito bicchiere di vino sul balcone di casa nostra. Sbuffai guardando l’orologio nero allacciato al mio polso destro. Erano già le dieci inoltrate. Dove diavolo si era cacciata? Aveva promesso che per il calar del sole sarebbe stata a casa.
D’altronde perché essere sorpresa? Era la solita inaffidabile.
Mi spostai la frangia dagli occhi e mi lamentai sonoramente.
Non potevo permettere che anche i miei pensieri fossero una seccatura, quindi decisi di cambiare la loro rotta.
Il mio sguardo vagò sul cielo, che stava iniziando a tingersi di nero, mentre la mia mente iniziò a soffermarsi su nuove riflessioni.
Diverse immagini mi attraversarono lo sguardo, privandomi momentaneamente della vista delle nuvole e del cielo serale.

Lacrime. Sangue. Armi.

Scossi la testa. Perché non riuscivo a pensare ad altro? La mia fottuta mente era un peso ormai da una decina d'anni, o giù di lì. Ovviamente non era lei il problema, anche se poteva almeno degnarsi di rispettare i patti.
Certo, eravamo solo noi due ormai da anni e non c’era nessun genitore o qualche altro tipo di figura autoritaria alla quale dovevamo sottostare, ed era proprio questo motivo per il quale non dovevamo farci preoccupare a vicenda. Roteai gli occhi.

Ero io a sembrare il genitore adesso.

A soli ventidue anni, cazzo. Sbuffai rumorosamente per l'ennesima volta e portai il calice alla bocca per rimanere subito delusa: avevo finito il vino. Cos’altro potevo fare se non alzarmi e dirigermi verso la cucina per riempire il bicchiere di altra "acqua"? Risi di me stessa: ero troppo stressata. Ricominciai a pensare a lei. «È tutta colpa tua» Borbottai. 
Aprii il frigorifero e senza nemmeno guardare afferrai la mia amata bottiglia di vino rosso.
Il gesto mi fece sorridere e scuotere la testa allo stesso tempo. Iniziai a versare il liquido cremisi nel bicchiere quando un ricordo si fece strada tra i miei pensieri veloce come un proiettile.

Tanti macabri sorrisi a trentadue denti.

Sussultai facendo cadere il bicchiere che si ruppe in mille pezzi. «Cazzo. Il lato positivo è che ho ancora il vino» Dissi a me stessa.
Iniziai a raccogliere i cocci frantumati senza degnarmi di prendere precauzioni come afferrare lo strofinaccio appeso accanto al lavello, convinta che dopo tutto ciò che avevo e avevamo affrontato non sarebbero stati di certo dei vetri a fermarmi e, ovviamente, mi tagliai.
Tra un’imprecazione e l’altra iniziai veramente a perdere la pazienza.
Lei non tornava, e a me non ne andava bene una, tanto che fui sul punto di lanciare la prima cosa che mi fosse capitata sotto tiro finché non sentii bussare alla porta. Toc. Pausa. Toc toc. Pausa. Toc. «Era ora, brutta idiota.» Esclamai a voce abbastanza alta da farmi sentire. Mi incamminai verso la porta con il pezzo di vetro che mi aveva procurato un bel taglio stretto tra le dita. «Ti ho portato un regalo.»
Sentii la sua voce dall’altro lato della porta.
Rabbrividii non appena quelle parole arrivarono alle mie orecchie: noi non ci facevamo regali. Poteva solo essere qualcosa di negativo.
A confermare le mie ipotesi fu il corpo esanime scaraventato da mia sorella sul pavimento del nostro soggiorno.
Era un uomo sulla trentina con i capelli neri e uno squallido odore di dopobarba economico.
«Si può sapere che cazzo hai fatto?» Sbottai.
Alzò i suoi innocenti quanto troppo consapevoli occhi con uno sguardo di finta pietà. «Ha provato a toccarmi, Hei-Ran. Mi ha toccato il culo questo bastardo.» Spiegò lei. Il mio sguardo si addolcii e dissi solamente: «Capisco.»
Hai fatto bene cazzo, pensai invece tra me e me. «Per farti perdonare vedi di pulire quel disastro che ho fatto in cucina.» Aggiunsi sorridendo candidamente. Ha-Nun alzò gli occhi al cielo. «Almeno sei bella, con la tua pigrizia non troveresti mai un marito.» Rise mia sorella. «Chi ha detto che voglio un marito?» Risi io insieme a lei. Ha-Nun si avviò a sistemare il mio casino, e fu più intelligente dato che pensò bene di usufruire dello straccio.
La vidi piegarsi e sistemare velocemente, afferrando il vetro in frantumi e buttandolo nella spazzatura.
Osservandola, notai che le mancava un ultimo pezzo di vetro piuttosto grande, che mi fece tornare alla realtà. Le dissi di tornare da me.
Si avvicinò sospettosa con il pezzo di vetro tra le mani.
Posai gli occhi sul suo viso e sussurrai: «Cosa dovremmo farcene di questo rifiuto umano?» Mi guardò confusa prima di capire a cosa mi riferissi. Per essere più chiara indicai freneticamente il corpo accanto al quale ero inginocchiata. Mia sorella aprii la bocca per parlare quando restammo entrambe esterrefatte: l'uomo ai nostri piedi ebbe uno spasmo che la fece sussultare.
Nel giro di un secondo ci fiondammo senza neanche pensare sul suo corpo e il risultato fu, beh, disgustoso.
Il sangue iniziò a riversarsi sul nostro pavimento grigio, e dopo che ci fummo allontanate da quello schifo contemplammo il prodotto delle nostre azioni. Due pezzi di vetro erano conficcati nel suo collo.
Ci guardammo. «Beh, ora sarà un bel casino pulire.» Sentenziai sbuffando per l'ennesima volta in quel a dir poco sventurato giorno. «Cazzo. Almeno è decisamente morto ora. Mettiamoci al lavoro, sorellina.» Mi provocò Ha-Nun. «Abbiamo la stessa età, idiota.» Sibilai guardandola male.
Scoppiammo a ridere e ci piegammo a pulire quello scempio sul nostro pavimento.

 

N.D.A

Buonasera! 
Spero stiate tutti bene! Finalmente i nomi delle due principesse sul pisello (le prendo un po' in giro) sono stati svelati.
Questo capitolo è leggermente più corto rispetto all'altro, in quanto il successivo sarà abbastanza corposo e ho preferito fermarmi qua per non spezzarlo.
Come potete notare questo capitolo è anche una sorta di ripresa del precedente ma dal punto di vista della sorella, giusto per darvi un'idea generale del pensiero di entrambe come punto di partenza.
Non abbiamo in mente di fare così anche nei prossimi, se non per casi eccezionali o momenti "clou" della storia... ma non dico nulla altrimenti partono gli spoiler e la mia socia mi taglia la testa.
Spero sia di vostro gradimento, come già detto accettiamo critiche e consigli!
Baci e alla prossima,
F.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Angel_Strings