Elizabeth
Nott & Damon Price
Quando
Elizabeth gli venne incontro all’uscita dell’aeroporto,
trascinandosi dietro una valigia più grande di lei, con i
capelli al vento e la
carnagione ambrata frutto di ore interminabili passate sotto al sole
cocente
dell’Egitto gli parve la visione più bella che
potesse immaginare.
L’afferrò
per i fianchi, sollevandola e facendola volteggiare
brevemente prima di baciarla con passione, incurante delle occhiate
divertite
dei presenti.
-
Sembra che sia mancata a qualcuno – gli sorrise, le iridi
verdi brillanti come non mai.
-
Puoi dirlo forte, sono state settimane interminabili. –
-
Per fortuna l’Accademia è chiusa per tutto il
resto dell’estate
e così anche la scuola di Magiarcheologia perciò
abbiamo davanti due mesi tutti
per noi. –
Si
accoccolò con la testa sulla spalla di Damon, inspirando il
profumo del suo dopobarba.
Era
bello essere a casa dopo mesi d’assenza.
-
Hai avvisato Killian del tuo arrivo? –
Scosse
il capo, lasciando ondeggiare le onde scure sulle
spalle.
-
Non ancora, gli altri sanno che sei arrivato anche tu? –
-
Solo Lucas, l’ho sentito questa mattina. –
-
Allora immagino che per tutti gli altri la sorpresa sarà
doppia. –
Il
sorriso sulle labbra di Damon tuttavia le fece intuire che
il suo fidanzato sapeva qualcosa di cui lei non era a conoscenza e che
stava
evidentemente morendo dalla voglia di riferirglielo e gongolare
perché, una
volta tanto, non era lui l’ultimo a sapere le cose.
-
Dam, avanti spara, cosa sai? –
-
Non so proprio a cosa ti riferisci … -
-
Non fare il finto tonto -, lo rimbrottò pungolandolo con
l’indice
contro il fianco, - E dimmi cosa hai scoperto che io ancora non so.
–
-
Lucas e Amaranthe si sono messi insieme. –
L’urlo
estasiato di Elizabeth fu sul punto di perforargli
entrambi i timpani e lasciarlo a terra tramortito tanto era stato
stridulo.
-
Lo sapevo, IO LO SAPEVO! –
-
E quello esattamente cosa dovrebbe essere? –
Elizabeth
inarcò un sopracciglio davanti al tono del
fidanzato, compiendo una mezza giravolta davanti a lui.
-
Il vestito per questa sera. –
Damon
aggrottò ancora di più la fronte, fissando quella
stoffa
verde smeraldo come se fosse la causa di tutti i mali del mondo.
-
Vestito? Il fazzoletto
vorrai dire. –
-
Oh, andiamo, non è poi così corto. –
-
Se fosse più corto sarebbe una cinta, Effy. –
La
ragazza sbuffò, roteando gli occhi al cielo, - Ti sei
improvvisamente trasformato in mio nonno per caso? –
-
No, è che mette in mostra fin troppa pelle e sono certo che
anche tuo fratello disapproverebbe totalmente. –
-
Sei geloso -, rise divertita e compiaciuta al contempo, -
non ci posso credere … sei davvero
geloso!
-
Non sono geloso – protestò, ma con un tono
talmente poco
convincente che sarebbe stato evidente anche a un bambino di cinque
anni che si
trattasse di una menzogna.
-
Certo, come no, gelosone mio – lo assecondò,
alzandosi in
punta di piedi a baciarlo a fior di labbra, - Sei adorabile quando fai
così. –
-
Perciò cambierai il vestito? – chiese speranzoso.
-
Assolutamente no. Datti una mossa, siamo quasi in ritardo. –
-
Quel tipo continua a piacermi sempre di meno –
sbuffò Damon
mentre, accanto a Lucas e Malcom, sorseggiavano dei flûte di
champagne.
Malcom
apparve perplesso e Lucas gli diede di gomito
accennando con il capo all’indirizzo di Elizabeth ed Edward
Zabini che
chiacchieravano placidamente a qualche metro da loro.
-
Ah … ti riferisci a lui. –
-
Ovviamente. Non mi piaceva a scuola e non sono diventato un
suo fan nemmeno dopo il diploma. –
-
Mi sembra un tipo a posto, cosa ha che non va? –
Lucas
sorrise all’ex Grifondoro. – Semplice, amico mio,
Damon
non gli perdona il fatto di essere stato una breve parentesi nella vita
sentimentale di Effy. –
-
Ah, un grande crimine. –
-
Già, uno di quelli da pagare con il sangue – rise
il
Corvonero, reggendogli lo scherzo.
Damon
bofonchiò a mezza bocca qualcosa che suonava come un
candido invito ad andare al diavolo e si diresse deciso verso la sua
fidanzata
e l’odiato Zabini.
Tossicchiò,
attirando l’attenzione su di sé e al contempo
cingendo la vita di Elizabeth con studiata naturalezza.
-
Tutto bene Edward? –
-
A meraviglia, è sempre bello rivedere gli ex membri del
Club. –
Maledizione
a lui e alla sua affabilità discreta che gli
permetteva sempre di uscire da quelle situazioni come se niente e
nessuno
sapesse coglierlo in castagna.
-
Già, è interessante.
–
-
Molto -, convenne il biondo, - ma immagino che voi piccioncini
vogliate stare un po’ da soli perciò credo che
andrò a scambiare quattro
chiacchiere con Jude quanto basta per distrarlo dai suoi propositi di
omicidio
ai danni di Gabriel … ah, quasi dimenticavo, grazie per
l’invito. –
Quando se ne fu andato
Damon si voltò verso Elizabeth, che sorrideva colpevole.
-
Dimmi che l’invito di cui parla non è quello al
nostro
matrimonio. –
-
Mi ha sentita mentre lo dicevo a Millicent -, replicò
riferendosi a una dei membri del Club uscita dalla scuola due anni dopo
di
loro, - e sarebbe stato scortese non invitarlo. –
-
Che Salazar mi aiuti, con te avrò bisogno di davvero molta
pazienza – sentenziò alla fine dopo un attimo di
silenzio.
*
Diana
Price
– 2011, Grifondoro.
Derek
Price
– 2013, Serpeverde.
-
Ma ciao, piccola Diana, come è possibile che tu sia sempre
più bella ogni volta che lo zio ti viene a trovare?
–
Elizabeth
osservò suo fratello chino sul passeggino, intento a
ricoprire la sua prima nipote con decine di complimenti mentre la
piccola per
tutta risposta gli rivolgeva una sequela infinita di sorrisoni
sdentati.
-
Lo sai che fai più complimenti a mia figlia che al tuo,
vero? –
-
Certo, questo perché lei è una bambina tranquilla
mentre Caos
piange in continuazione … credo abbia preso il suo essere
melodrammatico dalla
madrina – concluse.
Ridacchiò,
continuando a preparare il biberon per la piccola.
-
Fai che Kate non ti senta mai dirlo oppure potrebbe andarne
della tua vita. –
-
Questo è poco ma sicuro, fortuna che sia tornata in America
per questo periodo … lo zio ha bisogno di un po’
di riposo, vero Di? –
La
piccola sorrise come a voler confermare le sue parole e
tese le braccine verso di lui.
-
Tio. –
Killian
si voltò a guardare la piccola Diana che continuava a
pregarlo silenziosamente di avvicinarsi a lei.
-
Cosa hai detto, piccola? –
-
Tio … tio … tio – cantilenò
allegra, mentre Elizabeth
sbatteva il biberon sul tavolo.
Si
voltò verso il fratello maggiore, rivolgendogli
un’occhiata
assassina.
-
Sono giorni che provo a convincerla a dire “mamma”
come
prima parola e adesso arrivi tu e Diana dice “tio”?
–
-
Merito del mio consueto fascino da rubacuori, faccio
quest’effetto
a tutte le donne indipendentemente dalla loro età
anagrafica. –
-
Derek, per favore, se tua madre arriva a casa e tu non sei
ancora a letto a dormire se la prenderà con me –
sospirò Damon, cercando di
convincere il figlio a smettere di saltare in giro come un grillo
esagitato.
-
No! –
-
Diana è già andata a letto, perché non
obbedisci come tua
sorella? –
-
No! –
-
Puoi dire qualcosa di diverso da “no”? –
-
NO! –
-
Derek, ti avviso che mi sto arrabbiando e che se non vai
subito a letto ti metterò in punizione. –
Il
piccolo incrociò saldamente le braccia al petto e lo
fissò
con aria di sfida.
-
No. –
Che
Salazar gli desse la pazienza, quel piccolo sfrontato era capace
di far disperare anche un santo.
Il
rumore dei tacchi che percorrevano il brecciolino del
sentiero che conduceva a casa loro ruppe quel provvisorio silenzio e
fece
sbiancare entrambi.
Elizabeth
era di ritorno.
-
È arrivata la mamma! Via, si salvi chi può
– sentenziò Derek,
correndo lungo la rampa di scale e chiudendosi la porta della camera
alle
spalle.
Poco
dopo la porta d’ingresso si aprì e sua moglie fece
la sua
comparsa, incrociando il suo sguardo e abbozzando un sorriso divertito.
-
Fammi indovinare, Derek è appena andato in camera sua a
fingere di dormire già da un pezzo. –
-
Come sempre … un giorno mi spiegherai come fai a farti
obbedire
da lui senza storie? –
Gli
rivolse un sorriso furbo.
-
Semplice, impiego la sottile arte del terrore matriarcale. –
*
-
Se dovesse succedere qualcosa scrivici immediatamente e io
arriverò subito a ilvermorny – decretò
Damon mentre aiutavano Diana a portare
il baule al piano di sotto.
La
ragazza scosse il capo e incrociò lo sguardo della madre,
che la invitò silenziosamente a non sindacare troppo
sull’apprensività paterna.
-
Non accadrà nulla, so badare a me stessa, perciò
stai
tranquillo papà. –
-
Lo so -, riconobbe, - sei una ragazza in gamba ma ti
troverai in un altro continente e gli yankee sanno essere fin troppo espansivi. –
-
E gli piace anche sperimentare cose strane – aggiunse Derek,
beccandosi per tutta risposta un’occhiataccia da Elizabeth e
un pestone sul
piede dalla sorella.
-
Ma cosa ne vuoi sapere tu, moccioso. –
-
Io so un sacco di cose. –
-
Sì, se riguardano i mille modi in cui ti rendi
insopportabile non stento a crederlo. –
-
Ragazzi -, li interruppe Elizabeth, - almeno il primo
settembre riuscite a non saltarvi al collo? Vorrei cominciare a godermi
i nove
mesi senza di voi e le vostre litigate fin da subito. –
I
due fratelli tacquero, continuando a fissarsi in cagnesco
per qualche secondo, e poi annuirono una dopo l’altra.
-
Va bene, mamma … ma adesso sbrighiamoci, voglio salutare lo
zio Killian prima della partenza. –
-
E figurati se non lo dicevi, cocca dello zio. –
Diana
rivolse una linguaccia al fratello e poi sgattaiolò
fuori tenendo strettamente tra le mani il trasportino contente il suo
gatto.
Ilvermorny
l’aspettava e questo aveva la precedenza su tutto,
anche le litigate con suo fratello.
Ah, nel caso vi steste chiedendo che faccia abbia Edward Zabini, dal momento che l’ho nominato diverse volte anche nel corso della storia, eccolo qui: