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Autore: Be_Yourself    29/09/2018    1 recensioni
Anno 2018: due gemelle caratterialmente diverse che non fanno altro che battibeccare, un pomeriggio di studio in biblioteca, uno strano manoscritto dalle pagine troppo vecchie ma tuttavia ancora perfettamente intatte. Saranno questi gli elementi per l'inizio di un'avventura inattesa attraverso il tempo, alla scoperta di sé stessi e di una realtà persa nella leggenda.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galvano, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note autrice
Ed ecco finalmente anche il nuovo capitolo di questa storia.
Vi ricordo che è scritta a quattro mani con Merlin_Colin_Emrys, e ci dispiace di avervi fatto attendere tanto per l'aggiornamento.
Ringraziamo tutti quelli che leggono e che inseriscono la storia in qualche categoria. Un grazie speciale va ad AmeliaRose, sara criso e Federica11 che hanno recensito la storia.
Un saluto anche alla nostra cara amica Sunny9719 che ci sostiene e legge sempre le nostre storie.
Buona lettura!


Capitolo 3


Sarah
«Grazie, mio Signore, per la cena. Era tutto squisito» disse Sarah mentre i vari servi sparecchiavano la tavola.
Merlin si diresse verso il suo padrone ma quello alzò la mano «Occupati di Lady Sarah, a me, ci penserà George» allora, il corvino si apprestò ad eseguire gli ordini
«Grazie, molto gentile da parte tua» disse Sarah rivolgendogli un sorriso.
Merlin abbassò gli occhi, arrossendo fino alle punte delle orecchie e fece un piccolo inchino con la testa «È soltanto il mio lavoro».
«Helena e Johnny hanno già sistemato i vostri letti. Merlin vi riporterà alle vostre stanze. Vi auguro buon riposo» disse Arthur alzandosi dal tavolo e fece un inchino di congedo alle gemelle, le quali si alzarono e ricambiarono il saluto del loro ospite.
«Ecco qui» il corvino aprì la porta della camera delle gemelle «Vi auguro di passare una buonanotte»
«Buonanotte, Merlin» rispose per prima Honey, la quale stava cominciando già a slacciarsi il dietro del vestito, evidentemente non sopportando più di averlo addosso.
A quel punto Sarah, per evitare che il leggendario stregone si sentisse nuovamente in imbarazzo, entrò per coprirgli la visuale, appoggiandosi sullo stipite della porta con mezzo busto fuori «Dormi bene anche tu, Merlin» lo salutò con un altro sorriso.
«Grazie, mia signora» il ragazzo si congedò.
Sarah allora si girò verso la gemella «La smetti di far venire infarti al povero Merlin?» si mise le mani sui fianchi e la guardò in cagnesco.
«E dai, non stavo mica facendo qualcosa di male? Ho comunque la sottana» rispose liquidando il suo rimprovero con un gesto vago della mano «E poi non è colpa mia se si imbarazza a vedere un po' di carne femminile scoperta. Una cosa che trovo assurda visto che con ogni probabilità sarà abituato a vedere Arthur completamente nudo per fargli il bagno» pronunciata quella frase si bloccò nell'atto di sfilare una delle braccia l'abito, dopodiché sulle sue labbra spuntò un sorrisetto malizioso che Sarah conosceva fin troppo bene.
«Non azzardarti a fare commenti inopportuni» la ammonì questa puntandole contro l'indice. L'altra si limitò ad alzare le mani in segno di resa.
Rimaste in sottoveste, si misero sotto le coperte.
«Comunque sia, il cibo che fanno a Tyrosh resta il migliore» sentenziò Honey beffarda. Entrambe scoppiarono a ridere.
«Ma dove l'hai tirato fuori un nome tanto assurdo?» domandò Sarah accomodandosi meglio su un fianco, girata verso il letto della sorella.
Questa si sistemò a pancia in su, le braccia dietro la testa e lo sguardo puntato sul soffitto «Dai miei amati libri fantasy, quelli che tu non vuoi leggere perché dici essere troppo cruenti».
«Quelli che ti ha regalato Jason?» domandò senza pensarci.
«Già» rispose Honey, mesta, e l'atmosfera allegra che si era creata tra loro sembrò ghiacciarsi all'improvviso «Sarei dovuta essere con lui al cinema stasera, non a cenare con il principe Arthur» aggiunse poi, nella voce una nota di biasimo che Sarah non sapeva spiegarsi.
Avrebbe voluto dire qualcosa del tipo “vedrai che troveremo un modo per tornare” o “tutto si sistemerà” ma gli sembravano soltanto vuote frasi fatte, e in ogni caso la sorella non le diede il tempo, perché si voltò dall'altra parte augurandole la buonanotte e chiudendo ogni discorso.

Il mattino seguente Sarah si svegliò sentendo il rumore dei tuoni e della pioggia che batteva insistente contro le finestre. Quando fece per alzarsi dal letto si accorse di essere sola, e una miriade di domande le passarono per la testa. Che ore erano? E se qualcuno dei servi fosse venuto a svegliarle per la colazione e lei non lo avesse sentito? Oddio, non osava pensare all'ipotetica figuraccia che potrebbe aver fatto.
Quando Honey sarebbe ritornata in camera, gliele avrebbe dette quattro per non averla istruita su come funzionava la mattina in quell'epoca.
No, in effetti avrebbe dovuto pensarci lei, a fare le domande all'altra ma i suoi pensieri erano stati altrove, finendo per trascurare quel piccolo dettaglio.
Si rimise l'abito verde e uscì, socchiudendo la porta.
Partita alla ricerca della sorella, nei labirintici corridoi dell'immenso castello finì per scontrarsi con un servitore: il poveretto teneva una cesta tra le mani, che cadde a terra rovesciando dei vestiti puliti.
«Mi dispiace, mi dispiace tantissimo» la ragazza raccolse una blusa blu, che apparteneva chiaramente ad Arthur e la piegò bene in un angolo. Poi si chinò a prenderne un'altra, marrone. E continuò a fare lo stesso procedimento con altre sei camicie finché una mano non si posò sul braccio.
«N- non è necessario che lo facciate, mia signora» a parlare era stato Merlin.
«Oh, non è un problema, non sono stata attenta, è giusto che contribuisca e ristabilire l'ordine delle cose» disse facendo l'occhiolino e riponendo i vestiti ben piegati di nuovo all'interno della cesta. Poi, si rivolse verso la finestra, ad osservare il temporale. A lei ed a Honey erano sempre piaciuti.
«Oh, ora che mi ricordo, stamattina, ho incontrato vostra sorella e mi ha fatto una richiesta buffa» esclamò il corvino.
«Che tipo di richiesta?» domandò con una certa ansia.
«Abiti maschili. Aveva detto di voler andare a fare una passeggiata, nonostante il brutto tempo, e che non gli sembrava comodo andare in giro con quelle lunghe gonne».
La ragazza fece una risatina «Tipico di Honey, non si è mai trovata a proprio agio con gli abiti da donna, li indossa solo quando costretta. A dire il vero, Merlin, anche io vorrei farti la stessa richiesta. Mi dispiacerebbe assai rovinare questo splendido vestito. E poi, a Tyrosh portiamo quasi sempre vestiti da uomo. Per noi è normale» spiegò a Merlin, evitando di specificare che in realtà da dove venivano loro i pantaloni non erano più prerogativa esclusiva degli uomini, ma che esisteva anche una specifica categoria di modelli da donna.
È proprio bello. Pensò involontariamente la ragazza mentre lo osservava rimettere i vestiti nel loro posto originario.
Il suo stomaco gorgogliò e lei si mise una mano sulla pancia, imbarazzata.
Il corvino se ne accorse «Ma come, non avete ancora fatto colazione, mia signora?» chiese Merlin alla ragazza.
«In effetti, no. Non so bene come funziona qui, dove siano le cucine...» l'altra si grattò la tempia, nervosa.
«So come rimediare, venite con me».
«E i vestiti?».
«Oh, Arthur ne ha l'armadio pieno, di questi» il giovane fece spallucce. Sarah rise nuovamente, mentre si affrettava a seguire la sua guida.
«Sai, le leggende con cui io e mia sorella siamo cresciute ti dipingono in maniera diversa» Sarah sussurrò al corvino, per non correre il rischio di essere sentiti.
«Davvero?» Merlin rispose nello stesso tono, strabuzzando gli occhi.
«Sei più anziano, con la barba. E indossi un cappello a punta» la ragazza ripensò al cartone Disney, che adorava sin da quando era piccola. Al contrario, Honey si era sempre rifiutata di vederlo, dichiarando che in quella versione non le piaceva affatto. «Insomma, nelle illustrazioni all'interno di alcuni libri ti disegnano così, non so perché in effetti» si affrettò ad aggiungere notando l'espressione scettica e stralunata del ragazzo.
Il ragazzo ridacchiò e scosse la testa «Questa non l'avevo mai sentita. Vecchio, barbuto e con un cappello a punta. I druidi ci hanno dato dentro con la fantasia».
Sarah sorrise, felice di non aver combinato qualche disastro «Se devo essere onesta, preferisco il Merlin che sto vedendo adesso».
In risposta ottenne soltanto un silenzio imbarazzato, che li accompagnò per tutto il tragitto fino alle cucine.


Honey
Sotto la violenta pioggia che continuava ad inzupparle il mantello e la tunica che Merlin le aveva gentilmente prestato, Honey attraversò il ponte levatoio per rientrare all'interno delle mura di Camelot, gli stivali alti di pelle emettevano un rumore sordo contro il legno a causa del fango di cui erano impregnate le suole.
Era uscita presto quella mattina, poco dopo l'alba, stufa di rigirarsi nel letto preda dell'insonnia e degli incubi che la assalivano non appena riusciva ad addormentarsi. Aveva ripercorso da sola la strada che lei e Sarah avevano fatto il giorno precedente, in cerca di qualcosa che potesse aiutarla a fare chiarezza su quella situazione surreale, e magari trovare un modo per tornare indietro – o meglio avanti – nel loro tempo. Neppure lei sapeva cosa si aspettava di trovare, e infatti tutto ciò che aveva trovato era soltanto la fitta vegetazione della foresta e probabilmente un brutto raffreddore, ma il senso di colpa che l'aveva assalita la notte precedente era stato così forte da indurla a cercare un modo per placare la sua coscienza. Le era riuscito fin troppo facile smettere di pensare a tutto ciò che la teneva legata al Ventunesimo secolo, godendo della compagnia di persone che per anni non erano state altro che protagoniste di epiche leggende e racconti della buonanotte, vivendo di una realtà fittizia costruita secondo il suo gusto e capriccio.
Poteva continuare a raccontarsi bugie come aveva fatto per gran parte della notte, dando la colpa allo shock o a qualche sorta di effetto collaterale dell'incantesimo che le aveva trasportate in quell'epoca remota sospesa tra realtà e leggenda, ma la verità era un'altra, tanto palese quanto difficile da ammettere: lei era contenta di trovarsi lì.
Honey aveva sempre amato i videogiochi, i libri, i film e tutte quelle cose che riuscivano a trascinare la sua mente in luoghi remoti ed epiche avventure, ma soprattutto lontano dalla realtà di tutti i giorni. Aveva sempre vissuto così, in bilico tra la realtà del mondo e la sua realtà, come un funambolo in equilibrio sul filo della propria esistenza, da un po' di tempo però quel perfetto equilibrio aveva cominciato a stancarla e il desiderio di viverle davvero le cose che immaginava diventava ogni giorno più forte, dando vita ad una profonda frustrazione nata dalla consapevolezza che i suoi desideri erano irrealizzabili... almeno così aveva sempre creduto.
Non che la sua vita non le piacesse, amava Jared, voleva bene ai suoi genitori, e tutto sommato l'università non era una tragedia, ma il problema non veniva da ciò che aveva, piuttosto da ciò che non poteva avere. Quello che lei amava erano le immense distese di verde, i piccoli villaggi immersi nella quiete della natura, il sapore dei frutti appena raccolti, la caccia, e ciò che desiderava davvero era di poter vivere avventure degne di essere narrate e ricordate per tutti i secoli a venire, indelebili nella memoria della gente come lo erano Arthur ed i suoi cavalieri. Il Ventunesimo secolo però non concedeva spazio a tutto ciò, non esistevano più gli eroi come quelli dei racconti, e il contatto con la natura non era che una breve fuga dalla frenetica vita di ogni giorno, il tempo di un picnic o di una piccola vacanza. Nel Ventunesimo secolo tutto ciò che aveva era la sua fantasia alimentata da videogiochi e libri.
Entrata in città si fermò sotto la tettoia di un'umile casetta e tirò giù il cappuccio di lana del mantello, passandosi una mano tra i capelli fradici, spostando alcune ciocche che le si erano appiccicate al viso. Non aveva voglia di tornare al castello, sapeva che probabilmente Sarah era preoccupata per lei, ma non le andava di affrontare le sue domande o di recitare la parte della principessa di un regno lontano con il resto della corte.
Con un sospiro si appoggiò al muro di pietra alle sue spalle e chiuse per un istante gli occhi, la stanchezza della notte insonne e della sfacchinata nei boschi cominciava a farsi sentire. Avrebbe tanto voluto buttarsi su un letto e dormire fino al mattino dopo, ma sapeva che non appena avesse chiuso gli occhi gli incubi l'avrebbero assalita, come succedeva ormai da diverso tempo.
Continuava a sognare una donna dal volto diafano contornato da morbidi ricci corvini, e con due occhi di giada identici a quelli suoi e di sua sorella, ma colmi di una crudeltà che la faceva rabbrividire fin dentro l'anima. Ogni volta la donna le tendeva una mano e la invitava verso di lei, con un sorriso affettato le diceva di non avere paura e di accettare ciò che era realmente, allora Honey le domandava cosa intendesse e le labbra della donna pronunciavano parole incomprensibili mentre le iridi di giada venivano invase da un'innaturale luce dorata. Quello era il momento in cui ogni volta si svegliava di soprassalto, con il cuore che batteva come impazzito e un'inquietudine addosso che non spariva fino al mattino. Anche in quel momento, nel ripensarci, sentì un brivido gelido lungo la schiena.
Afferrò il cappuccio e se lo calò fin sopra gli occhi, dopodiché si lasciò scivolare contro il muro fino a sedersi a terra, le ginocchia al petto e la testa calata su di esse. Non aveva parlato a nessuno dei suoi strani sogni e di quei suoi desideri al limite della follia, nemmeno con Sarah, aveva paura di star impazzendo ma non voleva che qualcuno confermasse i suoi timori, preferiva ignorare tutto finché le fosse stato possibile. In realtà se non fosse finita anche Sarah con lei a Camelot avrebbe probabilmente creduto di starsi immaginando tutto e quindi di essere definitivamente impazzita. In realtà anche così aveva qualche serio dubbio sulla propria salute mentale.
«Ehi tu, va tutto bene?» le domandò all'improvviso una voce familiare. Alzando la testa Honey notò, a pochi passi da lei, Gwaine che la osservava con un misto di preoccupazione e sospetto, salvo poi rendersi conto di chi avesse di fronte e cambiare del tutto atteggiamento. «Principessa Honey, cosa ci fate qui?» disse avvicinandosi «Vostra sorella era molto preoccupata, così Arthur ci ha chiesto di cercarvi. State bene? Siete forse ferita?».
«Mia sorella dovrebbe imparare che so badare a me stessa» rispose ignorando la mano che Gwaine le porgeva ed alzandosi da sola «Sto bene, puoi pure andare a tranquillizzarla».
Il cavaliere la scrutò per un lungo istante «Siete zuppa, dovreste fare un bagno caldo e indossare degli abiti asciutti».
«Ti ripeto che so badare a me stessa» ribatté Honey acidamente, e fece per andarsene. Evidentemente Gwaine capì l'antifona, perché non tentò ancora di riportarla al castello, tuttavia non la lasciò andare tanto facilmente. «Volevo scusarmi per come mi sono comportato ieri» disse infatti coprendo con una breve corsa la distanza che li separava e cominciando a camminarle accanto «Spero capirete che sono tempi difficili, Camelot ha molti nemici e dobbiamo stare in allerta».
«Nel mio regno sono il comandante dell'esercito, certo che capisco» rispose sbuffando una risatina di scherno per quella bugia che sua sorella aveva inventato la sera precedente. Non che le dispiacesse recitare quel ruolo, ma in quel preciso momento non ne aveva molta voglia.
«Davvero? Questo sì che è interessante» rispose il cavaliere con aria compiaciuta «In ogni caso permettetemi di fare ammenda per il mio comportamento poco garbato. Potrei invitarvi a bere qualcosa alla taverna per stasera? Potremmo raccontarci le nostre reciproche avventure davanti ad un boccale di idromele».
Honey si fermò di colpo, guardando l'altro con un misto di diffidenza ed irritazione «Non credo sia il caso. Dalle mie parti quando un ragazzo invita una ragazza a bere qualcosa è perché ha intenzione di sedurla».
Un sorriso spavaldo ed affascinante incurvò le labbra di Gwaine «Beccato! Siete una fanciulla molto interessante, oltre che bella, quindi valeva la pena tentare, anche se vi sono sembrato troppo sfacciato».
Quell'atteggiamento così sicuro e alla mano riuscì a strappare una risata a Honey, la prima da quando era cominciata quella giornata. «Ho un uomo che mi aspetta, nel regno da cui vengo».
L'ombra della delusione oscurò per un istante la naturale allegria dell'altro «Oh, quindi siete già promessa ad un altro, capisco».
Quelle parole le fecero sentire improvvisamente la gola secca «No, non sono promessa, sono solo... impegnata» disse, non sapendo se il cavaliere avrebbe capito o meno quel concetto, in ogni caso non se ne preoccupò troppo, non aveva nessuna voglia di affrontare quell'argomento con un ragazzo che ci aveva appena provato con lei, così mormorò qualche parola di congedo e si avviò verso il castello. Improvvisamente l'idea di un bagno caldo sembrava molto invitante.
«Beh, se non siete promessa non c'è nulla che vi tiene vincolata tanto da non poter accettare il mio invito... o che impedisca a lui di divertirsi con qualche altra donna» le disse Gwaine raggiungendola di nuovo, nel suo solito modo spavaldo che iniziava ad irritarla.
Lei lo ignorò ed iniziò a camminare più rapidamente nel tentativo di lasciarlo indietro. Lo sapeva che non avrebbe capito.




Sarah
Sarah camminava veloce, passando più volte nei vari corridoi ed entrando nelle numerose stanze, per vedere se la sorella fosse dentro in una di quelle, del labirintico castello - con Merlin che tentava di starle dietro, non senza qualche sforzo.
«Mia Signora, calmatevi, vedrete che vostra sorella tornerà presto».
La pioggia intanto aumentava e la ragazza non voleva che la gemella si prendesse il raffreddore. Honey era grande e vaccinata, e sicuramente in quella situazione sapeva cavarsela molto meglio di come avrebbe fatto lei, ma questo comunque non le impediva di preoccuparsi.
Si accostò vicino alla finestra e sospirò affranta. Quando era rientrata in camera, dopo aver consumato una colazione deliziosa, si era aspettata di vedere l'altra seduta sul letto o ad ascoltare musica, ma Honey non c'era, né lì né in qualunque altra parte del castello.
Sarah non capiva cosa stesse trattenendo la sorella così a lungo; vero che a loro piaceva la pioggia ma starci sotto a lungo non era altrettanto piacevole, tuttavia dovette rassegnarsi.
«Hai ragione, Merlin, c'è soltanto da aspettare. Grazie per il tuo supporto» agendo d'istinto, abbracciò stretto il servitore, grata per il semplice fatto che le facesse compagnia.
La ragazza vide l'altro arrossire violentemente.
«N - non c'era bisogno di farlo. Nessun Reale abbraccia il proprio servo».
«Non dire sciocchezze, certo che c'era bisogno di un abbraccio. Mi stai dando un aiuto prezioso, restando qui ad aspettare Honey; anzi, mi stai regalando il tuo tempo, non è cosa da tutti. E poi, un abbraccio è una delle cose più belle che possano esistere, inoltre da dove vengo io non esistono distinzioni sociali così nette» e sorrise.
Merlin l'ascoltò con occhi spalancati, affascinato e disorientato da quella bizzarra principessa infinitamente dolce. Era la prima volta che incontrava un sangue blu che si comportasse in quel modo. «Tyrosh sembra proprio un bel posto» rispose sorridendole timidamente.
Erano ancora per metà abbracciati, quando qualcuno si schiarì la gola a pochi passi da loro, inducendoli a separarsi «Lady Sarah, vi stavo cercando» era stato Arthur a parlare.
«Me?» Sarah indicò sé stessa, rivolgendo uno sguardo interrogativo al principe «È per mia sorella? È successo qualcosa?».
Il principe le sorrise rassicurante «Per quello, sì, ma anche per un'altra cosa. Vostra sorella sta bene, non preoccupatevi, è appena tornata al castello in compagnia di Gwaine».
Proprio in quel momento da dietro un angolo del corridoio spuntò Honey accompagnata dal suddetto cavaliere. Sarah le corse in contro appoggiandole le mani sulle spalle e squadrandola per accertarsi che non fosse ferita o altro «Honey? Tutto bene?» domandò, ma a parte gli abiti completamente zuppi non sembrava ci fosse nulla di preoccupante.
«Sì, sai com'è... c'era la pioggia e allora ne ho approfittato per fare una bella passeggiata» rispose nel suo solito modo vago e sbarazzino, ma che Sarah aveva imparato ad interpretare e capiva che c'era qualcosa che non andava, tuttavia decise di non indagare oltre davanti ai presenti, sapeva che la sorella non avrebbe gradito.
«Comunque, Lady Sarah, ora che non siete più turbata per vostra sorella c'è una cosa che vorrei chiedervi» disse Arthur avvicinandosi alle due.
«Certo, mio Signore, ditemi».
«Vedete, sto pensando di organizzare un toreo, solitamente in queste occasioni al vincitore vengono offerti diversi premi, tra cui la possibilità di accompagnare la dama più illustre della città ai festeggiamenti per la fine del torneo. Dal momento che voi siete una principessa, vi piacerebbe essere la dama del vincitore?».
A quella richiesta Sarah si sentì arrossire «I-io? Non so se...» cominciò a dire con l'intenzione di rifiutare, ma poi ci pensò su per un istante e si rese conto da sola che non sarebbe stata una cosa carina. Arthur ne aveva parlato come fosse un grande onore, riferendosi a lei come la dama più illustre della città, così alla fine decise di accettare. «Sarà un onore per me accompagnare chi si dimostrerà così valoroso da vincere il torneo» rispose, per poi lanciare un'occhiata a Honey: aveva l'espressione pensierosa e le labbra incurvate in un ghigno compiaciuto. E Sarah sapeva che stava già assaporando l'idea di partecipare a quel torneo.
  
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