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Autore: fra_eater    29/09/2018    2 recensioni
Draco Malfoy, crescendo, è diventato il tipo di padre che ha sempre voluto il bene del figlio. Vederlo crucciato per amore di una ragazza lo porta a dargli dei consigli basandosi sulla sua esperienza personale, o meglio, sull'esperienza degli altri che lui ha visto negli anni.
Ma sarà un buon consiglio?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il cattivo esempio
  
Da alcuni anni l’arrivo di settembre nella famiglia Malfoy non passava di certo inosservato, anzi, sembrava che con il finire dell’estate e l’inizio dell’anno scolastico tutti e tre i componenti della casata fossero in fermento per svariati motivi: Astoria comandava con dolcezza i suoi tre elfi domestici di rassettare la casa in ogni suo angolo; Draco si addentrava per i meandri di Diagon Alley con la lista dei libri per il nuovo anno scolastico del figlio e Scorpius era solito saltare trafelato per casa alla ricerca di tutto ciò che poteva portare con sé a Hogwarts quando non era impegnato a mandare gufi ricchi di aspettative e preoccupazioni per il nuovo anno al suo amico Albus.
Mancavano pochi giorni alla partenza e Draco era appena tornato dalle commissioni con una sorpresa per il figlio: un nuovo manico di scopa. Sapeva che Astoria non avrebbe gradito: non era certo molto incline al gioco del Quiddicht e non le faceva piacere quando il marito prendeva queste iniziative senza consultare, specialmente considerando le enormi uscite che avevano dovuto affrontare nell’ultimo periodo per pagare i legali di Lucius e Narcissa, i genitori di Draco, ma all’uomo non importava; se c’era una cosa che poteva fare per rendere il figlio felice lo avrebbe fatto.
Uscì dal caminetto del soggiorno facendo scivolare via con un gesto disinteressato la metropolvere dalla giacca in tweet grigia, si pulì le scarpe sul tappeto persiano dai colori sgargianti e posò sul tavolino in mogano finemente lavorato i tomi che aveva sotto il braccio insieme al manico di scopa incartato. Accarezzò la copertina blu del libro di pozioni, ripensando con nostalgia ai tempi in cui vagava per quei corridoi secolari come un bulletto arrogante, prima che l’ombra delle responsabilità e della consapevolezza che l’idea di superiorità della sua famiglia non era altro che una serie di fandonie basate sull’ipocrisia di un padre codardo e succube di un demonio; gli anni di Hogwarts in realtà erano stati gli anni in cui, guardandosi bene, era stato terribilmente solo, senza amici fidati, ma solo scagnozzi privi di cervello e empatia.
Sollevò lo sguardo verso il caminetto, dove il lui dipinto lo fissava con un sopracciglio alzato, mentre un piccolo Scorpius gli chiedeva cosa non andasse.
Draco abbozzò un sorriso all’immagine della sua famiglia che si dimostrava preoccupata per lui, in particolare al ragazzino che mostrava le striature del pennello e che avrebbe avuto eternamente molti meno anni rispetto all’originale. Sorrideva perché era felice di una cosa, ovvero che Scorpius aveva trovato degli amici veri in quelle mura, anche se si trattava di componenti delle famiglie Potter e Weasley.
All’inizio aveva cercato di dissuaderlo dal coltivare tali amicizie, ma sua moglie Astoria, incredibilmente ferma e molto persuasiva, l’aveva aspramente rimproverato e, a sua insaputa, si era presa la libertà di ringraziare la famiglia Potter per tutto quello che Albus aveva fatto per loro figlio e aveva accettato di buon grado di mandare per due settimane il loro rampollo in vacanza da loro, alla Tana.
Inutile dire che la felicità con cui aveva appreso la notizia Scorpius era direttamente proporzionale al disappunto di Draco, ma cercò in tutti i modi di non darlo a vedere anche se tenne il muso alla moglie per giorni.
Guardò il ritratto di famiglia appeso sopra il caminetto “Sapete dov’è finito mio figlio?” chiese alle tre figure dipinte a olio.
Astoria passò una mano tra i capelli scuri, intrecciandoli tra le dita con fare dubbioso, guardò il marito che le ricambiò lo sguardo “Veramente non credo che voglia visite” esclamò l’uomo nel ritratto.
“Per quale motivo?” tuonò Draco “Domani torna a Hogwarts e non vuole vedere suo padre?”
“Pare che abbia ricevuto un gufo” esclamò timidamente il bambino nel ritratto “Non l’ha presa molto bene, mi ha mandato via!” esclamò per poi nascondere il viso tra la stoffa glicine dell’abito della madre.
Draco Malfoy borbottò un ringraziamento alle tre figure dipinte e lasciò la stanza. Voleva capire che cosa potesse mai aver turbato un ragazzino di quindici anni così tanto da spingerlo a maltrattare la propria immagine dipinta.
A passo felpato salì le scale, ben attento a non farsi scoprire dalla moglie. Se Scorpius aveva effettivamente un problema e Astoria ne era a conoscenza, avrebbe sicuramente fatto di tutto per impedirgli di importunarlo. Era certo di una cosa: qualsiasi problema legato a una lettera poteva solo portare un nome in basso a destra ed era sicuramente la firma di un Potter.
Trovò il figlio steso sul letto della propria stanza a giocare distratto con un vecchio boccino, annoiato da quel gioco ripetitivo.
 Non poteva che riempirsi di orgoglio nel vedere con che riflessi il ragazzo acciuffava la pallina dorata e ricordava quanto fosse stato fiero di lui alla notizia della sua ammissione come Cercatore della sua Casa. Ma quello non era il momento di fare il padre orgoglioso.
“Mi pare di averti detto diverse volte di non stare con le scarpe sul letto”.
 Alla voce del padre, Scorpius si mise ritto sul copriletto grigio perla, teso.
Il ragazzo mormorò uno scusa poco udibile mentre sfilava le scarpe nere e tornare a giocare con il boccino, incurante della ramanzina appena subita.
Draco arricciò le labbra. Non gli piaceva quel comportamento impertinente ma non si arrabbiò, sapeva che era dovuto a qualcosa e quel qualcosa giaceva aperto sulla scrivania insieme a un mucchio di lettere già aperte raccolte disordinatamente da un nastro violaceo.
“Vedo che ricevi molta posta” commentò l’uomo entrando nella stanza e avvicinandosi repertino al tavolo di noce. Il figlio per la seconda volta saltò in piedi, lanciandosi contro la pergamena aperta e strappandola alla vista del padre: “Sono cose private” sibilò.
Draco Malfoy, che conosceva una natura docile del figlio, rimase sbalordito da tale comportamento. Non era da lui essere così sulla difensiva.
“E sono queste cose private a turbarti tanto e a renderti irascibile anche con i ritratti?”
Il ragazzo spalancò i grandi occhi grigi in un’espressione di puro stupore. Si voltò velocemente verso una piccola cornice dorata vuota appesa alla parete bianca e sospirò. Aveva capito chi era stato a tradirlo, ma del resto, non poteva dargli torto. Quello nel ritratto era un bambino fermo eternamente ai 7 anni, con solo lui come confidente.
“Non sono affari che ti riguardano” ripeté al padre.
Draco lo ignorò e andò a sedersi sulla sedia vicino alla scrivania.
Distrattamente guardò cosa ci fosse sopra: un portapiume in avorio con tre piume bianche, un calamaio con inchiostro secco; un pettine nero e una pila di buste da lettera raggruppate da un nastro blu che precedente non aveva notato tanto era la presenza delle altre poste disordinate su tutta la scrivania.
Ancora una volta nell’arco di quindici minuti, Scorpius si mise sulla difensiva, portando via dallo sguardo del padre tutte le lettere presenti sul mobile prima che potesse sbirciare il nome dei mittenti.
“Da quando hai segreti con tuo padre?” disse, sollevando un sopracciglio con un cipiglio che ricordava tanto Lucius Malfoy quando voleva ricattare qualcuno.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondo platino, nascondendosi in parte il viso “Sono cose che non potresti capire”.
“C’entra per caso la famiglia Potter?”
Scorpius sbuffò infastidito. “Quante volte” esclamò, esasperato “Quante volte devo dirti che Al è il mio migliore amico, che non farebbe mai niente per ferirmi e che, anzi, fa di tutto per aiutarmi?”
Draco non si dimostrò toccato dalle parole del figlio; accavallò le gambe, incrociando le braccia al petto in attesa. Aveva scordato di togliere la giacca tanto era la curiosità che lo pervadeva e non aveva alcuna intenzione di lasciare la stanza finchè il figlio non gli avesse detto quale fosse il problema.
“Vuoi forse negare che quelle lettere sono tutte di Albus Severus Potter?”.
 Non potè fare a meno di arricciare il naso quando pronunciò quel nome. Si era sempre chiesto per quale motivo Harry Potter e signora avessero avuto dei gusti tanto pessimi in fatto di nomi, ma poi, il ricordo della stupidità del Prescelto negli anni accademici, gli avevano tolto ogni dubbio.
Il giovane Malfoy abbassò lo sguardo “Non sono tutte di Al” commentò, rabbuiandosi.
Il padre piegò il capo “E se non sono tutte di Al per quale motivo sembri uno a cui è appena esploso un calderone in faccia?”
Scorpius gli lanciò un’occhiata talmente truce che ricordò a Draco le migliori occhiatacce lanciate da Hermione Granger a chiunque la infastidisse durante le sue letture; con sua enorme sorpresa, il ragazzo non rispose, si limitò a lanciarsi sul letto, a peso morto.
“Non uscirai di qui finché non te lo dico, vero?”
“Esattamente” confermò l’uomo “E non provare a mentirmi”.
Il ragazzo sollevò in aria le gambe per darsi lo slancio e ricadere seduto sul letto “La lettera è di Al”.
“Lo sapevo” esclamò vittorioso Draco, ma all’occhiata del figlio si ricompose “Va avanti”.
“Mi ha detto che ha scoperto che… No, è troppo imbarazzante” Si alzò trafelato dal letto per lasciare la stanza, ma Draco estrasse velocemente la bacchetta e esclamò “Impedimenta”.
“Papà!”
“Non costringermi a preparare del Veritaserium” minacciò l’uomo con ancora la bacchetta levata “Ora torna a sederti e raccontami tutto. Non sono qui per giudicarti, ma aiutarti”.
Il ragazzo parve titubante, ma obbedì. Sospirò a lungo prima di iniziare a parlare “Al ha scoperto che una ragazza che mi piace ha accettato di uscire con un altro. Non chiedermi chi è! Preferisco Obliviarmi l’intera mente piuttosto che rivelarti il suo nome!”
“La conosco?”
“Papà!”
“Va bene, va bene!” Draco iniziò a ridacchiare “Parlami di lei”.
Era felice di sentire che il problema maggiore di suo figlio era una ragazza, come tutti gli adolescenti della sua età e non come lui…
 “Lei è molto intelligente e caparbia” iniziò a raccontare il ragazzo, illuminandosi a ogni parola “Sinceramente è un po' un maschiaccio, gioca a Quiddicht, prende dei bei voti e ha un sorriso che le illumina tutto il viso e… hai in mente un caffè freddo?”
“Un… caffè freddo?” Draco parve accigliato “Cos’è un caffè freddo?”
“Lascia stare” esclamò Scorpius, divenendo subito rosso per essersi tradito.
“Scorpius…” Draco cercò di non sembrare sconcertato “è una mezzosangue?”
“Non chiamarla così” si inviperì il ragazzo “Comunque non proprio. Entrambi i suoi genitori sono maghi, solo sua madre è una Nata Babbana”
“Capisco” Draco in quel momento apprezzò tantissimo il fatto che i suoi genitori non avessero mai accettato il suo invito a vivere nella sua casa, altrimenti non sarebbero sopravvissuti a quella conversazione.
“Fa parte di Serpeverde, giusto?”
Scorpius si sedette di fronte al padre, piegandosi in avanti per fissarlo con i suoi grandi occhi grigi, talmente tanto vicino che Draco riuscì a vedere delle pagliuzze ambrate nelle iridi da ricordagli lo sguardo penetrante di Astoria.
“No” fu la risposta secca.
L’uomo sbuffò. Quel ragazzo voleva certamente provocare un infarto a entrambi i suoi nonni. Rabbrividì al solo pensiero di una tale ragazza in casa sua con Lucius a brandire il bastone come una spada.
“Lo so che non approvi,” Scorpius continuava a fissare il padre, serio “ma credo di amarla”.
“La cosa diventa sempre più grave” commentò sarcasticamente l’uomo “Quindi ora ti crogioli dal pensiero che possa uscire con quest’altro? Crucialo, semplice”.
“Papà!” Scorpius sembrava indignato.
  Draco scoppiò in una risata “Scherzavo, tranquillo. Vedi, figliolo, le femmine sono molto diverse da noi, specialmente quelle non Serpeverde, sono più restie e… ma davvero non c’è nessuna della tua casa che ti interessa?”
“Ho fatto male a parlare con te” Scorpius si passò una mano tra i capelli lunghi, rassegnato. Sapeva che suo padre, nonostante non lo volesse dimostrare, era di vedute abbastanza ristrette al contrario della madre.
“Hai ragione. Non importa a quale casa appartenga o chi siano i suoi genitori”
Il ragazzo sollevò il capo, sorpreso.
“L’importante è che tu riesca a conquistarla” continuò l’uomo, felice di avere nuovamente l’attenzione del figlio.
“Ascolta tuo padre” disse “Quando tornerai a Hogwarts comincia a dimostrarti interessato a lei. Devi essere diretto, le ragazze sono così ottuse che non si accorgono neanche di una Firebolt che le investe in pieno”.
“Non è così semplice, ho paura di rovinare la nostra amicizia e…”
“E questo ti aiuterà con la seconda parte del piano”
Fu la volta di Scorpius di essere curioso “Ovvero?”
Draco sprofondò nella sedia, allargando le braccia in quel che voleva essere un gesto che volesse sottolineare la banalità della domanda del figlio “La fai ingelosire, ovvio”
“E in che modo?”
“Provandoci con un’altra. Solo allora si renderà conto che non sei una sua esclusiva ma puoi avere chiunque, se tu lo vuoi. Si deve sentire onorata che tu abbia scelto lei per prima, ma che se continuerà a essere così stupida da resisterti sai dove rivolgerti altrove il tuo sguardo”
“E tu credi che funzionerà?”
Draco ci pensò su. Nei suoi anni a Hogwarts non aveva problemi nel cercare la compagnia del gentil sesso nelle poche volte in cui cercava tale attenzioni, se gentile si potesse ritenere la presenza di Pansy Parkinson che si prodigava ai suoi piedi; ma dovette ammettere a sé stesso quando aveva l’età di Scorpius, l’ultimo dei suoi pensieri era trovare una ragazza o interessarsi morbosamente a una. Dovettero passare diversi anni prima di capire cosa volesse dire innamorarsi o sentirsi vivo con una donna tra le braccia.
La sua curiosità in campo amoroso era, negli anni scolastici, rivolta ai diversi e pallidi tentativi di approccio di Weasley e della Granger a cui aveva assistito sempre con grasse risate. Ricordava come sembrassero stupidi con i loro continui battibecchi e scenate di gelosia mal celata, ma se alla fine erano riusciti a sposarsi e addirittura a procreare quel metodo basato sul far ingelosire l’altro doveva funzionare.
“Ti assicuro che funziona molto meglio dell’Amortensia. Ora preparati per la cena, sotto ti aspetta una sorpresa”.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.
“Papà?” lo chiamò Scorpius.
L’uomo si voltò.
“Grazie” mormorò con un sorriso.
Draco sorrise “Mandami un gufo quando sarà diventata la tua ragazza”.
Il ragazzo ridacchiò “Lo farò”.

 
TRE MESI DOPO

Nei corridoi deserti di Hogwarts risuonavano il ticchettio svelto di un paio di stivali con tacco, seguiti da un passo lento e pesante.
 Hermione Granger non degnava di uno sguardo i quadri che la salutavano al contrario del marito Ronald Weasley che camminava lento dietro di lei per ammirare il luogo della sua infanzia e adolescenza tornato all’antico splendore dopo le profonde cicatrici che aveva subito durante la battaglia di Hogwarts.
“Hermione” urlò verso la moglie, che si fermò, sbuffando.
“Cosa vuoi?”
“Questa statua c’è sempre stata?” chiese indicando una statua imponente in pietra porosa raffigurante un centauro imbizzarrito.
“Ronald” esclamò la donna, nervosa “non siamo qui in visita, ma perché la preside ci ha chiamato a causa di tua figlia!”
“Vorrai dire nostra figlia!”
“Quando subisce dei richiami è a causa dei geni Weasley, lo sai”.
Con due enormi falcate, Ron raggiunse la moglie “Vedrai che non è niente di serio, magari avrà fatto qualche scherzo a qualche compagno e ora dovrà solo chiedere scusa”.
“Se fosse stata una cosa così stupida ci avrebbe chiamato solo il direttore della sua Casa, ovvero Neville, non la McGranitt” esclamò quasi isterica.
“Dopo anni ancora ti spaventa, eh?”
Hermione ignorò il marito e si diresse di corsa verso l’enorme Fenice che rappresentava l’entrata dell’ufficio del preside, salutando con il capo un affabile e fluttuante Sir Nicolas.
Una volta entrati Minerva McGranitt li accolse con il solito cipiglio nervoso che negli anni si era accentuato, aggravato dalle rughe intorno alla bocca e agli occhi. Dietro di lei, i ritratti dei precedenti presidi di Hogwarts fissavano i due coniugi Weasley con attenzione, alcuni sorridendo affabili, altri con un netto disappunto nello sguardo.
“Signori Weasley, accomodatevi”.
Le labbra della McGranitt si distesero in un sorriso. Ron e Hermione presero posto su due delle tre sedie poste di fronte all’enorme scrivania della preside.
“Sapete che vi ho convocato per vostra figlia Rose…”
“Sta bene?” la interruppe Ron, da padre apprensivo.
L’anziana donna gli regalò un’occhiata di ammonimento, tale a quella che in tanti anni aveva rivolto a un Ronald poco più che bambino.
 “La signorina è in grossi guai” sentenziò “Mai, e ripeto mai; neanche quando il signor Potter e il signor Black e neanche quando i suoi fratelli, signor Weasley, combinavano i loro misfatti in questa scuola è mai successa una cosa del genere. Per opera di una singola studentessa per giunta!”
Hermione guardò malissimo il marito, come a volergli attribuire la colpa di tutto ciò che aveva combinato la figlia. “Preside” disse con voce dolce, quasi sottomessa “Posso sapere che cosa ha fatto la nostra Rose?”
La McGranitt sorrise alla sua da sempre allieva preferita, poi tornò seria “La ragazza ha causata una vera e propria rissa nella Sala Grande durante l’ora di pranzo”.
“CHE COSA?!?”  esclamarono all’unisono i due genitori con espressioni contrastanti sui volti: divertito in quello di Ron e sgomento in Hermione.
La McGrannit prese una pergamena da cui iniziò a leggere “Allora, la signorina Weasley ha deliberatamente lanciato una Pluffa, di cui ignoro il modo in cui ne sia venuta in possesso, contro uno studente di Serpeverde, provocandogli una frattura alla spalla destra. Lo studente è in infermeria e non potrà partecipare alla prossima partita”.
Una risata soffocata sfuggì dalle labbra di Ron che si affrettò ad assumere un’aria di disappunto molto finta “Non capisco cosa le sia preso”.
“Ci sto arrivando, signor Weasley” continuò la McGrannit “Stavo dicendo che gli studenti della casa in questione non si sono di certo fermati a osservare e hanno dato il via a una battaglia di cibo e fatture tra le due casate a cui si sono presto uniti anche gli studenti di Corvonero e Tassorosso. Abbiamo impiegato diversi minuti per poter sedare la rissa e abbiamo trovato la signorina Weasley intenta ad affatturare non uno, ma ben tre studenti.”
Hermione nascose il viso tra le mani e fulminò il marito con gli occhi ridotte a due fessure. Ron ignorò lo sguardo della moglie e si rivolse alla preside “E che ha fatto a questi studenti? Stanno bene?”
“Possiamo sapere i loro nomi per scusarci con le famiglie?” si affrettò ad aggiungere Hermione.
Il viso della McGranitt si contorse in una smorfia divertita, poi rivolse lo sguardo a Ron “Credo che le convenga iniziare da suo fratello William, signor Weasley”.
“Cosa?” Ron era sgomento “Rose ha affatturato uno dei suoi cugini? Miseriaccia”.
Bussarono alla porta.
La McGranitt la aprì con un colpo di bacchetta e vi entrò un uomo sulla trentina, con i capelli radi e il viso rubicondo. Indossava una giacca color caramello da cui spuntava un’Asticello che si arrampicò velocemente sulla spalla, timido.
“Neville” lo salutò Hermione “Che ci fai qui?”
“Il professor Paciock” la corresse la preside “è il direttore della casa di Grifondoro, signora Weasley. Si è preso lui l’incarico di parlare con gli studenti coinvolti per capire cosa abbia spinto una ragazza tanto diligente ad avere una condotta così discutibile”
Neville sorrise ai suoi vecchi amici prima di prendere posto dietro la McGranitt “Preside, è arrivato il padre di uno dei ragazzi”
“Oh lo faccia entrare!” esclamò Hermione affabile “Così potremmo chiedere subito scusa e chiarire questo increscioso incidente”.
“Ma quale increscioso incidente, Granger! Tua figlia è pazza, non ci sono altre spiegazioni!”
Draco Malfoy entrò nell’ufficio con le fiamme nello sguardo.
Ron si alzò “Bada a come parli, Malfoy! Stai parlando di mia figlia!”
“Per questo dico che non è stato un incidente, Lenticchia!”
“Vile serpent…”
SILENZIO!” la McGranitt urlò, facendo rizzare i capelli nei due vecchi rivali come quando erano ragazzini “Comportatevi da adulti signori, non siete più degli studenti di questa scuola e spero di non dovervi mettere in punizione”.
“Ronald” sibilò Hermione “Siediti!”
L’uomo arricciò il labbro mentre il biondo gli sussurrò “Ti tiene al guinzaglio, eh?”.
“Professoressa McGranitt, posso dire una cosa?” chiese Ron mentre Malfoy si accomodava sulla sedia vicina a Hermione.
La donna acconsentì con un gesto del capo.
“Sono felice che Rose abbia fatto il culo a tuo figlio”.
“RONALD!”
“SIGNOR WEASLEY!”
Ron tornò a sedersi con un sorriso soddisfatto, mentre Malfoy schiumava di rabbia.
“Vai pure avanti, Neville” esclamò il rosso con l’aria tronfia “Sono proprio curioso di sapere perché la mia bambina si è comportata così”.
Neville Paciock, che conosceva Ronald Weasley da quando avevano 11 anni, poteva solo immaginare che reazione avrebbe avuto una volta scoperto il motivo. Si allargò il colletto della camicia aiutato dal piccolo Asticello che si era legato a lui da tre giorni e iniziò a sudare freddo.
“Pare” iniziò titubante “che Rose Weasley e Scorpius Malfoy avessero una relazione da un po' di tempo”.
Tenne lo sguardo basso non avendo il coraggio di guardare negli occhi i tre genitori, ma quel silenzio che si poteva tagliare con un coltello bastò per fargli immaginare lo sgomento che si doveva essere dilagato.
 “Ma il signor Malfoy” continuò deglutendo “ultimamente ha intrecciato una relazione anche con la signorina Dominique Weasley, anche lei coinvolta nell’incidente. Solo il signor Scamander non vuole rivelare il perché si sia messo in mezzo; la signorina Weasley dice che lo ha pietrificato solo perché si era avventato contro il signor Malfoy. Ha anche commentato che doveva essere lei a, cito testualmente, a colpire quell’infame e nessun altro”.
Una volta finito, Neville alzò lo sguardo e a sua sorpresa il primo commento di Ron fu “Anche l’influenza dei tuoi geni si fa sentire, Hermione”.
 
 
TRE GIORNI DOPO
 
Erano tre giorni che Scorpius Malfoy era costretto in un letto dell’infermeria scolastica con la spalla dolorante. Ogni volta che una fitta lo attraversava, malediva il giorno in cui aveva dato retta a suo padre.
“Fa tanto male?”
Spalancò gli occhi quando si rese conto che a parlare era stata Rose Weasley, la causa di tutti i suoi problemi.
La ragazza era in piedi accanto al suo letto e si mordicchiava il labbro inferiore, imbarazzata.
“Un po'” rispose il ragazzo, ma il suo volto tradì una fitta improvvisa e si ritrovò a mordersi l’interno della guancia per non farsi scappare un gemito.
Rose se ne accorse, ma non disse nulla per non ferire il suo orgoglio.
“Posso sedermi?” chiese, indicando la sedia vuota accanto al letto.
Scorpius annuì “Che punizioni vi siete presi tu e Lysander?”
Rose sbuffò, spostando i ricci capelli rossi dietro la schiena. Scorpius immaginò le sue dita intrecciarsi in quella nuvola morbida e si morse le labbra dandosi dello stupido: si era giocato le sue possibilità.
“Non potrò giocare per tutto il semestre e passerò tre mesi nelle cucine” esclamò “Quando sono entrata la prima volta, gli Elfi domestici sono scappati via terrorizzati. Mi avevano scambiato per mia madre. È stato divertente”
Scorpius ridacchiò con lei. Conosceva le battaglie di Hermione Granger per la liberazione degli Elfi domestici, gliene aveva parlato la stessa Rose qualche anno prima.
La ragazza continuò “Mentre per Lysander nessuna punizione. Mi sono presa io la colpa di tutto”
“Cosa?”
Scorpius fece per alzarsi, indignato, ma la spalla gli doleva troppo. Rose lo aiutò a stendersi “Sta’ buono!” lo rimproverò.
“Ma mi ha schiantato!”
“E io ho schiantato sia lui che Dominique. Non mi pare il caso di giocare a chi ha di più la colpa in tutto ciò. Anche se sappiamo benissimo di chi è”.
Scorpius distolse lo sguardo, ferito.
“Hai coperto pure James per aver rubato la Pluffa, vero?” bofonchiò.
Rose schioccò la lingua contro il palato “È stato Hugo a rubare la Pluffa, non James. Non faccio la spia contro mio fratello. Non fuori casa per lo meno”.
Il silenzio calò tra i due. Da quando era iniziata quella storia niente era stato più come prima.
Scorpius aveva iniziato a fare apertamente il filo a Rose non appena erano saliti sull’Hogwarts Express, beccandosi anche le peggio parole da parte di James e Albus Potter, quest’ultimo in particolare era profondamente sorpreso dal comportamento spavaldo dell’amico rimproverandolo aspramente ogni qual volta gli si presentasse l’opportunità.
Da parte sua Rose aveva resistito per circa un mese, cercando sempre di placare l’animo del Corvonero Lysander che aveva da sempre manifestato l’interesse verso la Cacciatrice di Grifondoro. Quando la ragazza era sul punto di cedere alle sue lusinghe, Scorpius aveva iniziato a interessarsi a Dominique.
 Albus continuava a dire che quella storia non avrebbe portato a niente di buono, non con una come Rose, ma Scorpius non gli aveva dato retta, continuando imperterrito a tenere il piede in due scarpe e quello era stato il risultato.
 Baciare Dominique nella Sala grande gli era costato una spalla e ora non avrebbe potuto giocare a Quiddicht per mesi, oltre ad aver mandato le sue possibilità di una relazione con Rose Weasley alle ortiche.
“Ho saputo che mio padre e tuo padre si sono picchiati nell’ufficio della preside” esclamò Scorpius, tentando di smorzare l’imbarazzo che si era creato tra i due.
 “Già” Rose ridacchiò “Mamma non l’ha presa bene, pare che abbia schiantato entrambi nell’ufficio mentre il professor Pacicok non sapeva se ridere o intervenire. È stato lui a raccontarmelo, continuava a ripetere che la preside era furiosa per il loro comportamento e il che la rendeva molto divertente”.
“Mio padre è un idiota” sbuffò Scorpius “L’idea di farti ingelosire è stata sua”.
“L’idea di uscire con Lysander per farti smuovere invece è stata di mia madre.” Esclamò la ragazza “Dice che così papà si era reso conto che era una donna e che avrebbe potuto perderla da un momento all’altro.”
Scorpius, sorpreso, guardò Rose negli occhi nocciola “Vuoi dire che…?”
“Voglio dire che siamo due idioti, Scorpius Malfoy”.
Rose distolse lo sguardo, imbarazzata e guardò verso il comodino del ragazzo dove troneggiavano dolciumi di ogni sorta “Dominique è passata di qui?” chiese alzando un sopracciglio, nervosa.
“Oh, quelli? Sono opera di Al” si affrettò a precisare il Serpeverde “Dominique è passata solo un giorno per vedere come stavo e per dirmi che non aveva intenzione di uscire ancora con me. Credo che sia rimasta scossa.”
Credo che le minacce di James di sostituirle lo shampoo con una pozione tosaerba siano servite pensò Rose.
“Rose”
“Dimmi”
“Scusa”
“Per cosa?”
“Per essere stato uno stupido”
“Lo sei sempre” commentò la ragazza, acida.
Scorpius accusò il colpo “Questo è vero. Allora perdonami per essere uno stupido”.
“Tu mi perdoni di averti fratturato una spalla?”
“Solo se tu perdoni me per averti ferito”
La ragazza piegò il capo, mordicchiandosi le labbra “Non è stato carino illudermi così”
“Lo so. E me ne pento amaramente”
Rose si alzò dalla sedia per poi piegarsi su di lui in modo da sfiorargli il naso con il proprio.
“Ti perdono solo se questa volta cominciamo da capo, senza intromissioni da parte dei nostri genitori”
Scorpius sorrise e provò a baciare la ragazza che si ritirò, guardandolo con severità.
“Hai la mia parola” esclamò.
“Era quello che volevo sentirti dire”
Rose si avvicinò permettendo al ragazzo di baciarla.
Scorpius assaporò a pieno quel sapore speziato e al tempo stesso agrodolce delle labbra di Rose Weasley. Aveva atteso così tanto quel momento che non poteva credere che fosse arrivato.
Mentre la ragazza approfondiva il contatto, Scorpius pensò a una cosa: doveva mandare un gufo a suo padre.
 
  
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