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Autore: carachiel    29/09/2018    2 recensioni
Quattro anni dopo la fine del WDC, i fantasmi del passato dovrebbero essere ormai ben lontani. Ma per Hart Tenjo, sono ben più vividi che per chiunque altro.
Eppure è disposto ad andare contro tutto, compresa la Sorte beffarda, pur di recuperare quel che resta. E, in un mondo dove i Numeri sono diventati reali, non sarà semplice.
____________
Heartland City era un posto ormai pressochè in rovina. Vista dall’alto essa appariva come spenta, priva delle illuminazioni che un tempo l’avevano resa una vera e propria luminaria, tanto che di notte sembrava esserci ancora la luce del sole.
Ora, beh, ora c’erano solo macerie.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Haruto Tenjo/Hart Tenjo, Misael/Mizaeru, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La verità è nell’abisso parte I

 
21 Febbraio, 20:33
 
Quando arrivò ai margini della città, più vicino alla campagna che non alla periferia, dove si trovava villa Arclight, l’acquazzone aveva raggiunto la sua piena potenza, il vento che tagliava come un coltello mentre il fango schizzava sotto le ruote.
Hart rabbrividì quando una folata di vento particolarmente tagliente lo investì mentre saliva la collina su cui era costruita la villa, trovandosi a desiderare per la decima volta un bel bagno caldo, strofinandosi le maniche della felpa inzuppata nella speranza di generare un po’ di calore.
Anche se prima di raggiungere la vasca da bagno avrebbe dovuto oltrepassare il salotto, sperando che Christopher non fosse nei paraggi.
Quell’uomo sapeva essere veramente duro se lo scopriva a vagabondare nelle zone limitrofe di Heartland e Hart sapeva che non aveva mai definitivamente approvato neanche il suo diventare Cacciatore di Numeri.
Non che non lo sorprendesse, sapeva bene l’affetto che lo legava ancora a Kite ed era a conoscenza della promessa che gli aveva fatto anni prima – anni in cui il nome di suo fratello era ancora reale, in cui anche il solo nominarlo non facesse spuntare le lacrime, subito asciugate ma presenti, negli occhi dell’albino -.
 
Ma era una promessa sciocca e inconsistente, si ripeteva Hart. Come poteva Chris aver giurato di proteggere qualcuno su cui non aveva il pieno controllo? Nemmeno se lo avesse chiuso in una gabbia e guardato a vista sarebbe mai riuscito a controllarlo.
 
Saltò giù da Orbital 8 che si ritrasformò in robot e gli fece segno di far silenzio. Il robot roteò le orecchie antenne in segno di protesta, ma stette zitto.
Hart armeggiò gentilmente con la serratura, pregando che il portone di legno massiccio non cigolasse. Il suddetto scivolò docilmente sui cardini senza fare il minimo rumore e il ragazzino vi si insinuò.
Dall’atrio poteva sentire Byron e Christopher discutere animatamente in cucina, che si affacciava proprio sulla strada verso il bagno.
Spinto dalla curiosità fece segno a Orbital di rimanere fermo e si avvicinò.
Chris era seduto al tavolo, fortunatamente dandogli le spalle, impegnato com’era in un discorso.
Mentre Byron era in piedi davanti al tavolo e non appena lo vide il cuore di Hart si gelò mentre gli occhi dell’uomo lo scrutavano. Sarebbero bastati pochi istanti che Chris si sarebbe girato e gli avrebbe fatto la predica per tutta la sera, incurante del fatto che fosse bagnato fradicio e che avesse bisogno solo che di un bagno caldo.
Ma invece, tutto quello che l’uomo fece fu di alzare un sopracciglio per poi tornare a prestare attenzione a quello che il figlio stava dicendo.
Hart si allontanò dalla cucina e una volta che i due non erano più a portata d’orecchio si azzardò a lasciarsi andare a un sospiro di sollievo. Era strano poter contare su un simile colpo di fortuna. Ma del resto Byron era decisamente strano. Hart non sapeva mai bene cosa aspettarsi da lui, nonostante il fatto che un poco si conoscessero.
 
Ma si disse che ci avrebbe pensato dopo, mentre si sfilava i vestiti fradici e li buttava nella lavatrice.
Dopo poco era circondato dai vapori caldi e profumati dell’acqua saponata
“Niente di meglio… Una serata di caccia proficua e un bel bagno.” si disse Hart, godendosi la carezza dell’acqua sulla pelle
Volendo essere un poco autocritico, non avrebbe mai raggiunto i livelli di Kite, che in un giorno riusciva ad arrivare anche a cinque Numeri, ma dato che non possedeva la Mano Fotonica – e suo padre si era rifiutato di replicare una tecnologia simile, considerando gli effetti collaterali - non aveva la certezza matematica che l’altro ne possedesse uno.
E i Numeri sprigionavano il loro potenziale distruttivo solo durante il duello, usando il corpo dell’inerme duellante come mezzo per materializzarsi, portando la caccia a un ulteriore livello di difficoltà.
O almeno, così aveva capito frugando tra le ricerche di Faker.
 
Quando scese la notte, Hart era sdraiato sulle tegole del tetto sovrastanti la sua stanza, le mani affondate sotto un maglione di molte taglie più grande di lui che aveva trovato negli armadi della villa e che Byron gli aveva permesso di tenere. “Considerando di quanti abiti fossero colmi gli armadi, probabilmente ce n’erano abbastanza per anni.” aveva considerato Hart.
Si era affezionato al maglione, nonostante il color pistacchio smorto – oggettivamente discutibile - era incredibilmente caldo e perfetto per il rigore delle notti di Febbraio.
Ma nonostante la bellezza della sera, che gli si presentava serena, Hart non riusciva a scrollarsi dalla mente che si sentiva controllato da Mizael e da Christopher. Nonostante capisse la loro preoccupazione nel lasciarlo vagare per Heartland – gli avvenimenti delle ore precedenti erano più che esplicativi - detestava sentirsi controllato.
Ma una parte di lui odiava a morte sentirsi considerato come un bambino. Sentirsi guardato a vista.
Ma nonostante ciò doveva ammettere che Mizael e Chris erano stati per lui la cosa più simile a una famiglia – a dei genitori - che potesse sperare. Una famiglia alquanto strana, considerando che in tutto quello Byron sarebbe stato suo… nonno? No, decisamente no, considerato che l’uomo doveva anche essere più giovane del dottor Faker di una decina d’anni abbondante…
Per lui era più simile a uno zio strambo che viveva nell’attico e che aveva sempre qualcosa da raccontare, meglio ancora se bizzarro e inusuale, in modo da non ricordargli che viveva praticamente da mantenuto.
Uno zio strambo con cui, almeno tecnicamente aveva dei brutti trascorsi, ma considerato che ricordarlo non faceva bene a nessuno dei due, di comune accordo avevano accettato di provare a ricominciare da quando Hart era divenuto ospite fisso alla villa.
 
Un rumore di passi sotto di lui, più precisamente nella sua stanza lo interruppe dal pensare e velocemente si aggrappò alla cornice della finestra e saltò di sotto, dritto nella camera.
“Byron!” esclamò quando vide alla fievole luce della lampada da tavolo il suo interlocutore.
“Sembri sorpreso.” mormorò l’uomo con un sorriso cortese.
“Beh, parli del diavolo…” pensò Hart, per poi proseguire a voce alta “Cosa ci fai qui?”
“Non riesco a dormire, e a quanto pare nemmeno tu se giri sul tetto come i gatti” rispose in tono fintamente distratto, lasciando vagare gli occhi lungo la stanza.
“Sì. Ti sorprende?”
“Affatto. Non so se ti ricordi del mio amico Kazuma – il padre di Yuma -… Ecco, lui, era abituato a dormire nei posti più strani. Ad esempio sul ramo di un albero.” raccontò, col tono di chi non si sorprende più di nulla.
“Arriva al punto.” lo incalzò.
“Non c’è nessun punto, Hart. E’ tanto sbagliato voler parlare?”
“Sì, con me soprattutto.” pensò.
L’uomo intese il suo silenzio come un’affermazione e sospirò, alchè Hart gli domandò “Hai chiamato Four o Three?”
“Sì, mi hanno raccontato che il torneo sta procedendo bene.”
Hart sapeva che i due fratelli minori di Chris erano impegnati in un torneo internazionale di duelli, ma che secondo lui era solo una scusa con cui Byron li aveva voluti tenere lontano dalla guerra.
Non si sarebbe stupito se la sua supposizione fosse stata corretta, del resto quell’uomo aveva un modo di dimostrare affetto tutto particolare.
 
La conversazione giacque per alcuni istanti, del resto se lo aspettava. Due persone come loro si conoscevano troppo bene, ed era strano. Abbastanza da portarli a evitarsi reciprocamente.
Inaspettatamente, fu Byron a parlare, il tono cauto “Ascolta, Hart… so che è il peggiore dei momenti per rivelare un simile dettaglio, ma posso farlo solo con te, tu hai visto i miei ricordi.”
Hart annuì. Quando, durante quell’infernale Carnevale dei duelli di quasi cique anni prima, Tron aveva stabilito il legame empatico tra loro, aveva scoperto più di quanto volesse.
“Ecco, io so che tu hai visto anche la mia anima.”
“Dove vuoi arrivare?” sbuffò il quindicenne, spazientito.
“Un momento, ci sto arrivando… Ecco, io ti chiedo di guardarla di nuovo.”
“Ma non è possibile!” esplose “Tu non hai più i poteri Bariani!”
Byron non replicò ma chiuse gli occhi e allungò una mano davanti a sé. Dopo una manciata di secondi essa venne ricoperta da una specie di nebbiolina che, intensificandosi, si rivelò una vera e propria nebulosa che giunta al pieno sviluppo, aveva fatto scomparire l’arto.
Quando l’uomo riaprì gli occhi essa si era ritirata e Hart era sinceramente sconcertato.
“Ora, dammi la mano.”
“Ma…”
“Fallo, poi capirai perché di ciò.”
Hart lo guardò per qualche istante negli occhi verdi prima di decidersi e porgergli la mano.
 
Qualche istante dopo stava sprofondando sempre più a fondo nell’anima dell’altro, circondato da un mondo che sembrava fatto di vetro, tuttavia sorprendentemente malleabile mentre veniva trascinato sempre più giù.
“La scorsa volta non ero arrivato così a fondo” si disse Hart mentre guardava davanti a sé l’anima – un nucleo sorprendentemente luminoso, quasi un secondo sole – farsi sempre più vicina
Una volta arrivato davanti ad essa, sforzandosi di aprire gli occhi, notò subito che essa era, rispetto alla scorsa volta in cui l’aveva vista, seppur molto più da lontano, molto più unitaria. E ciò lo sorprese, l’anima di Tron era effettivamente molto più rappezzata.
 
Nel momento in cui uscì era più confuso che persuaso da quel che aveva visto.
“Suppongo che questo sia il momento in cui mi devi delle spiegazioni.”
 
 
 
 
Angolo Autrice:
*evil laugh* Lo so, fermare il capitolo è stato crudele, ma se lo avessi messo tutto sarebbe stato troppo lungo.
Vi ricordo che questa storia parte da dove è finito Impulso u.u quindi noterete richiami qua e là alla suddetta o a Falling in grace.  

 
   
 
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