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Autore: Eevaa    30/09/2018    8 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 46 - CONDANNA
 


I remember tears streaming down your face when I said I'll never let you go
When all those shadows almost killed your light
I remember you said don't leave me here alone
Don't you dare look out your window, darling everything's on fire
The war outside our door keeps raging on
Just close your eyes, the sun is going down
You'll be alright, no one can hurt you now
Come morning light, you and I'll be safe and sound


Safe and sound: https://www.youtube.com/watch?v=RzhAS_GnJIc

 
 
 

Buio. Una voragine sotto la battigia sembrava averlo risucchiato come sabbie mobili. Vegeta non riuscì più a muoversi, non riuscì più a ragionare. Non sentì più il vento sulla pelle, non sentì più ardere le proprie gote, non sentì nemmeno più il proprio cuore pulsare di vita.
"Trunks è scomparso" aveva detto Bra, e da quel momento ogni sua speranza, ogni sua certezza vacillava.
Si immobilizzò e non tentò nemmeno di rispondere. Paura, paura vera. Terrore che quei maledetti avessero preso anche lui, timore che l'avessero portato via, timore che si fossero presi anche la sua vita. La vita di suo figlio, il suo primo figlio. Vide Bulma negli occhi di Bra, davanti a sé; guardò nello specchio della sua anima avvertì lo schiaffo di delusione bruciargli sullo zigomo. Cosa gli avrebbe detto Bulma, se fosse stata ancora lì? Come aveva potuto permettere che, dopo la morte di Pan, si prendessero anche Trunks? Avrebbe dovuto stare più attento, Vegeta, avrebbe dovuto badare di più alla sua famiglia.
Tutte quelle emozioni, quel calderone di paure e paranoie si materializzò in pochissimi istanti, tanto che il Principe fece ben fatica ad ascoltare le ulteriori spiegazioni di sua figlia.
Nessuno aveva più visto Trunks dalla sera precedente, non si era più fatto vivo. Bra lo aveva cercato ovunque, in ogni angolo della città. Aveva cercato la sua Aura tra la folla e per tutta la crosta terrestre, ma suo fratello sembrava essersi dissolto nel nulla.
«Non può essere sparito. Non può essersi volatilizzato» asserì Vegeta, con un groppo alla gola, poco prima di teletrasportarsi insieme a tutto il seguito al grande palazzo del Supremo, ove Dende ricercò l'Aura di Trunks in ogni landa del pianeta, invano. Non vi era traccia di lui, né del suo Ki né del suo corpo.
Ogni minuto che passava durante quella notte, nel Principe dei Saiyan vacillava sempre più la speranza di poterlo riabbracciare. Ma non avrebbe dovuto crollare, non avrebbe potuto mostrarsi in panico o preoccupato, non davanti a sua figlia.
Percorse avanti e indietro il grande salone della Capsule Corporation alla ricerca di un'idea, di un'epifania, ma nessuna illuminazione giunse al suo cospetto. La cosa che più l'aveva colpito, però, era che quando aveva dovuto prendersi l'ingrato compito di spiegare al piccolo Goku Jr che anche il suo papà era scomparso, egli non avesse fatto una piega. Aveva detto "sono cicuro che papà sta bene", semplicemente.
Bra, Goku, il Genio delle Tartarughe e Vegeta non sapevano se essere spaventati o essere rincuorati dall'affermazione del bambino, ma il Principe dei Saiyan aveva la brutta sensazione che il suo nipotino stesse solo cercando un modo di tenersi alla larga dalla malvagia verità. Negazione, l'avrebbe definita uno psicologo. E come dargli torto, del resto! Nel giro di dieci giorni si era ritrovato solo, senza padre né madre. Forse voleva solo evitare di affrontare la realtà.
Così Vegeta dovette lottare contro i suoi terribili presentimenti e dimostrarsi forte agli occhi dei suoi amici, di suo nipote, di sua figlia. Ma Goku lo capì, Goku comprese esattamente quale fosse il reale stato d'animo del Principe e perciò, colto da un lampo di genio, senza dire neanche una parola, si aggrappò alla sua spalla e si teletrasportò in un mondo che oramai entrambi conoscevano abbastanza bene.

 

«Cosa diavolo ci facciamo qui?» gli domandò Vegeta, guardandosi intorno. Ricordava bene quel palazzo, c'era stato quando gli era stata data la possibilità di ritornare sulla Terra per combattere contro Majin Bu.
«Credo che Goku Jr abbia ragione. Sento che Trunks sta bene! O quantomeno credo sia vivo. E per esserne ancor più certo voglio assicurarmi che non sia passato di qua» tagliò corto Goku. Prese per un braccio Sua Maestà e lo trascinò all'interno del tempio bianco e verde di Re Yammer.
E, come volevasi dimostrare, le sensazioni di Goku e di Goku Jr non erano affatto infondate: lo spirito di Trunks non era mai giunto nell'Aldilà, e questo poteva solo significare che si trovasse ancora in vita; dove si nascondesse, questo restava comunque un mistero.
Re Yammer non riuscì a dare risposta ai loro interrogativi, e nemmeno Baba con la sfera di cristallo riuscì a individuare la posizione del ragazzo.
«Se quei maledetti bastardi hanno rapito mio figlio...» minacciò Vegeta stringendo i pugni, dopo essere uscito a camminata sostenuta dal palazzo di Re Yammer. Era una vera fortuna che nell'Aldilà i draghi non potessero osservarli, altrimenti si sarebbero alquanto risentiti dai modi deplorevoli con i quali il Principe si appellò alle loro alte cariche.
«Vegeta, non essere pessimista» tentò di rassicurarlo Goku, ottenendo però il risultato opposto.
«Pessimista!? Ti sei rincitrullito? Vorrei sottolineare che dieci giorni fa hanno ucciso tua nipote».
«Sappiamo che non è morto, questo è ciò che importa. Vedrai, Trunks è forte... ovunque sia troverà il modo di cavarsela!» ci riprovò Goku, poi lo prese per le spalle e lo guardò fisso negli occhi. Forse, quella volta, ci era andato più vicino a rassicurarlo.
«Tsk. Lo spero proprio. E in effetti se tanto mi da tanto portarmi qui è stata l'idea più proficua di oggi» soffiò Vegeta portandosi una mano sulla tempia, massaggiandosela. Era in pena per Trunks, lo era per davvero, ma sapere che non fosse passato all'altro mondo un pochino lo rassicurava. E poi Goku Jr... Goku Jr non aveva mai sbagliato niente in fatto di sensazioni, la sua straordinaria perspicacia era come una boccata d'aria. Avrebbe dovuto provare a fidarsi di lui, del suo intuito. Se lui pensava che suo padre stesse bene, allora così doveva essere. Per forza. Mancavano meno di sette giorni alla grande verità, non avrebbe potuto cedere per nessun motivo al mondo.
«È il tuo modo di dirmi "grazie"?» disse Goku con un sorriso ampio, riportandolo per un attimo con i piedi per terra. O meglio, con i piedi nell'Aldilà.
«No» rispose Vegeta. Tentò in tutti i modi di incurvare le labbra in quello che era il suo solito sorriso beffardo, sganciandogli poi un pugno direttamente nel costato. «QUESTO è il mio modo di dirti grazie».
«Ahiaaa! Urca, quanto sei antipatico!»

Quella notte il Principe non riuscì ad allontanarsi dalla Capsule Corporation e, com'era solito fare, si sedette accanto al letto del suo nipotino per raccontargli qualche storia sui suoi viaggi spaziali per farlo addormentare. La piccola lampada a forma di pianeta Saturno sulla mensola brillava di luce fievole per rendere il sonno del piccolo Goku Jr meno irrequieto e Vegeta, con la schiena appoggiata al comodino e la testa reclinata all'indietro, contemplava il soffitto in attesa che le risposte gli piovessero dal cielo.
Il rumore dei passi felpati di sua figlia lo fece destare. Portò il capo in posizione naturale solo quando, delicatamente, lei si sedette a gambe incrociate sul tappeto a strisce gialle e blu. I pantaloncini corti del pigiama e la maglietta grigia oversize rendevano comunque onore alla sua straordinaria bellezza, non scalfita nemmeno dalle profonde occhiaie viola sulla pelle lattiginosa e i numerosi lividi sulle braccia e le gambe dovuti ai recenti allenamenti.
Padre e figlia si squadrarono per qualche secondo, ricordando entrambi i momenti in cui tutto era stato facile. Erano pronti a combattere, ma non potevano affatto nascondere che la scomparsa di Trunks avesse segnato un duro colpo sulla sanità mentale di ambedue.
«Ho paura, papà. Ho paura per te, per me... per Goku Jr. Siete le ultime persone che mi rimangono» sussurrò lei. Non avrebbe voluto crollare, non avrebbe dovuto cedere proprio in quel momento che mancava così poco, tuttalpiù che il dado era oramai stato tratto. Non avrebbero più potuto tornare indietro.
«Vi proteggerò sempre, anche a costo della vita. Questa è una promessa. Non permetterò a nessuno di farvi del male» gracchiò Vegeta, guardando fisso negli occhi di zaffiro la figlia, e in lei vide di nuovo lo sguardo di sua moglie. Non aveva potuto salvare Bulma, non aveva potuto fare nulla per tenerla con sé.
Ma loro... tutti loro non sarebbero andati da nessuna parte. Li avrebbe salvati, avrebbe salvato Bra, Goku Jr e tutti gli altri. Avrebbe riportato indietro Trunks ovunque si trovasse, avrebbe salvato la Terra e, quella volta, avrebbe salvato anche la persona che aveva accanto, la persona che gli aveva dato fiducia, che lo considerava perfetto nonostante non lo fosse. L'unica persona oltre alla sua defunta moglie che aveva saputo apprezzarlo in ogni sua sfaccettatura e che, a dispetto dei suoi difetti, aveva saputo perdonarlo e accettare tutti i suoi peccati. Non aveva potuto salvare Bulma, in passato... ma avrebbe salvato lui. Avrebbe salvato Kaarot.

Era passato tanto tempo dall'ultima volta che Vegeta aveva affrontato un allenamento serio all'interno della Gravity Room, contro qualcuno che avesse il ki superiore a quello di un bambino di due anni. Ma quel giorno, oltre a dover stare attento a non distruggere completamente la casa per via dei durissimi colpi, sia lui che Kaarot avevano dovuto prestare parecchia attenzione a non colpire il piccolo Goku Jr durante il loro scontro. Bra non aveva proprio potuto prendersi un altro giorno di permesso al lavoro - dovendo anche sostituire il fratello in un'importantissima convention - quindi, a malincuore, non aveva potuto rimanere a casa un'altra giornata con il suo adorato nipotino, il quale era finito nelle mani dei due nonni (o meglio, il nonno paterno e il bisnonno materno).
E, quando Bra li aveva chiamati dicendogli che non sarebbe tornata prima della tarda serata a causa di un'inconveniente con il riduttore termonucleare in vendita ai clienti della città del Sud, Vegeta non aveva proprio saputo dire di no alla richiesta di Goku Jr di mangiare una pizza. Seguita ovviamente da altre lamentose richieste da parte di quello più grande, di Goku.
"Io sono il Principe dei Saiyan, non un baby-sitter!" aveva abbaiato Vegeta al povero cameriere della pizzeria, trovatosi costretto a far presente che i suoi due compagni di cena stessero rubando tutti i pacchetti di grissini dai tavoli di fianco.
E inutile dire che, quando i due Goku avevano insistito all'inverosimile per ottenere anche il milkshake dopo la lunga passeggiata per il parco in centro, Vegeta aveva dovuto trattenersi dal rifilare un pugno alla giugulare del Goku adulto.
Doveva ammettere però che, nonostante non fosse propriamente una bevanda da guerrieri, anche lui andava pazzo per il milkshake. Al caffè. Ed era stato parecchio ilare guardare gli occhi fuori dalle orbite delle persone alla vista dei tre Saiyan che, uno in fila all'altro, si erano allontanati dal carretto dei dolci ognuno con ben cinque contenitori di frullati a testa impilati in verticale.
«Urcaaa! Sto scoppiando» soffiò Goku, seduto sulla panchina illuminata dalle lucine colorate estive del grande parco, con lo stomaco talmente gonfio di frappè che dovette allentarsi il buco alla cintura dei suoi nuovi pantaloni. Non era abituato ad andare in giro vestito come le persone civili ma, da quando era tornato sulla Terra, aveva scoperto di non possedere più tutte le sue tute da combattimento e soprattutto non c'era più Chichi che lavava e stirava ogni giorno i suoi indumenti.
«Nonno bis, nonno Vegeta ti aveva avvettito di non penderne altli due» puntualizzò Goku Jr, punzecchiando con l'indice la pancia del bisnonno. Gli piaceva, il suo bisnonno! Era buffo, simpatico e strambo.
«Ascolta la voce della verità, Kaarot» lo sbeffeggiò Sua Maestà, trattenendo a stento una risata nell'osservare il piccolo nipotino prendersi gioco del rivale.
«Ma erano così buoni!» si lagnò Goku. Sprofondò di più con la schiena sulla panchina, lamentandosi del gonfiore addominale che, effettivamente, era visibile a occhio nudo.
«Sei il solito ingordo. Guardati, sei disgustoso!» sbuffò Vegeta, tentando in tutti i modi possibile dal frenare le proprie mani dall'istinto di tirargli un pugno ben assestato proprio lì, nello stomaco, giusto per rendergli le cose ancora più difficili.
E così, dopo aver atteso un buon quarto d'ora che il reietto digerisse i suoi tanto agognati milkshake, i tre Saiyan si librarono in volo insieme diretti verso la Capsule Corporation, lasciando allibiti tutti i passanti. Non capitava tutti i giorni di vedere due uomini e un bambino prendere il volo davanti ai propri occhi.

Avevano fatto a gara a chi sarebbe arrivato prima e, ovviamente, Vegeta aveva lasciato che il piccolo Goku Jr l'avesse vinta ma, al contrario, aveva scansato il suo rivale con un Ki-blast per poter arrivare secondo - sempre con colonna sonora di lamentele annessa.
Avevano messo a letto il bambino dopo svariate proteste, ma egli si era addormentato a malapena dopo qualche minuto, forse troppo stanco dalla giornata intensa ma piacevole. Goku e Vegeta erano rimasti lì, seduti l'uno davanti all'altro in quella stanzetta buia, ad ascoltare il respiro lento e regolare del bambino, fissandosi tra le ombre. Goku avrebbe potuto giurarlo su qualunque cosa: a un certo punto, mentre si era distratto per guardare la luna fuori dalla finestra, aveva visto Vegeta sorridere, sorridere per davvero.
Goku aveva poi approfittato della gentilezza del Principe, chiedendogli di potersi preparare una limonata e, dopo qualche insulto e lamentela (Vegeta era stato ben pronto a fargli notare che certi drink fossero per mammolette), avevano iniziato a guardare un film davanti alla grande TV al plasma della Capsule Corporation ma, come pronosticabile, si erano addormentati entrambi dopo aver terminato di sorseggiare la loro bevanda. Per quanto potesse essere una pietra miliare, Moulin Rouge non era esattamente la pellicola più adatta per due combattenti.
E Bra... beh, quando Bra riuscì a varcare la soglia di casa - alla bellezza delle undici e mezza di sera - si aspettò di tutto tranne che trovare di fronte a sé una scena così particolare. Certo, lì aveva già colti in una situazione simile il giorno in cui aveva scoperto che suo padre nascondesse Goku nel suo appartamento, ma la posizione in cui li aveva trovati allora era molto più... distante.
Stanca, spettinata e con il trucco oramai rovinato da un'intera giornata a litigare e contrattare con i clienti della città del Sud, Bra si imbambolò in salotto per qualche minuto, sorridendo alla vista di suo padre che dormiva beatamente con la testa del suo rivale appoggiata alla spalla, e la sua testa a sua volta adagiata sopra. Si stropicciò gli occhi per assicurarsi che non fosse un'illusione, ma lo scenario non cambiò.
Decise di non svegliarli, di far niente di niente onde evitare di mettere in imbarazzo suo padre e, in punta di piedi, si avviò verso la sua camera da letto con un sorriso compiaciuto sulle labbra.

 


 

L'alba blu e rosa entrò irriverente dai grandi finestroni della Capsule Corporation, accarezzando i volti dei due Saiyan ancora assopiti sul divano. Goku si mosse piano, stiracchiandosi ancora con gli occhi chiusi. Fece destare il Principe il quale, non capendo subito dove diamine si trovasse, si sollevò con il busto di scatto. Si guardò intorno qualche secondo giusto per capire cosa fosse successo e, guardandosi poi indietro, vide il suo rivale stropicciarsi gli occhi con entrambi i pugni, per poi sorridergli. Rimase immobile, impietrito.
«Buongiorno» sussurrò Kaarot con voce roca, senza smettere di fissarlo. Vegeta non rispose, non era ancora proprio abituato a svegliarsi e vedere la faccia di quel decerebrato come prima cosa, alla mattina. Specialmente quella mattina in cui avrebbe dovuto essere al piano di sopra, nel suo letto, e l'inetto dall'altra parte della città. Ma, chissà come - nonostante l'istinto di tirargli un pugno in pieno volto fosse comunque preponderante - proprio non ci riuscì a non sentirsi sereno.
Si alzò piano, stiracchiandosi, poi balzò fuori dalla porta a vetri respirando a pieni polmoni il profumo dell'alba, seguito a sua volta da Goku. Si appoggiarono entrambi con gli avambracci alla ringhiera del grande balcone della casa rotonda e, contemplando le nuvole all'orizzonte, stettero in silenzio a godersi quella quiete. Mancavano cinque giorni, solo cinque giorni al momento della verità e, nonostante si sforzassero di non darci peso, ambedue sapevano che le loro menti stavano vagando esattamente nella medesima, orribile direzione. Non sarebbe stato facile, non vi era nulla di certo. Ogni tanto si guardarono di sfuggita, giusto per ricordarsi a vicenda di non perdersi in quei pensieri.
«Dici che è ora di andare ad allenarsi?» domandò Goku, cercando così di spezzare quell'incantesimo dolce-amaro che li aveva rapiti.
Vegeta chiuse gli occhi per un istante e sospirò. Normalmente avrebbe gioito per una proposta del genere - allenarsi di prima mattina era sempre stata una delle sue attività preferite - ma solo il cielo sapeva quanto bruciasse sotto la sua pelle l'idea che non lo avrebbero fatto solo per migliorarsi, per diventare più forti. Oramai il peso della responsabilità si stava facendo quasi insostenibile; man mano che si avvicinava quel fatidico cinquantesimo giorno, il pensiero di doversi allenare nell'incertezza che la loro forza sarebbe potuta non bastare lo rendeva nervoso, irrequieto. Specialmente dopo una giornata come quella precedente, una giornata spensierata, serena.
«Sì... sì, andiamo» rispose il Principe. Voltò le spalle e fece per rientrare in casa ma, inaspettatamente, una mano ruvida strinse il suo avambraccio e lo fece frenare.
«Vegeta».
«Che vuoi, adesso?»
«Devo chiederti una cosa». Goku aveva un tarlo incessante che gli torturava la mente oramai da giorni.
Vegeta lo guardò glaciale, come se gli avesse appena sputato nel piatto in cui stava mangiando. Odiava quei preamboli, dannazione! Se doveva chiedergli qualcosa, allora perché non lo faceva direttamente?
«Beh?»
«Se io avessi scelto di rimanere sulla Terra, di non morire» iniziò a parlare Kaarot. Mise molta enfasi su quelle parole e fece finta di parlare di parlare per ipotesi per non farsi scoprire dai Draghi, ma la realtà era che sperava davvero che non rimanessero solo ipotesi, quelle. «Cosa saremmo diventati? Cosa... quale sarebbe stato il nostro futuro?»
Il volto di Sua Maestà divenne purpureo, iniziò a tremare dalla punta dei capelli alle dita dei piedi.
«Non credo che tu voglia chiedermi davvero una cosa del genere» soffiò pericolosamente Vegeta, con gli occhi socchiusi.
«Sì, invece. È giusto per sapere... cosa mi perderò» domandò Goku, oramai bordeaux sulle gote. Sperò sul serio che invece, qualsiasi cosa avesse risposto Vegeta, non se la sarebbe affatto persa.
Goku se n'era accorto ancor di più durante la giornata precedente - durante quei momenti così felici e spensierati - di quanto fosse in pace con se stesso, di quanto sarebbe potuto essere bello vivere... vivere così.
«Se intendi chiedere se avremmo potuto andare in giro per mano come una coppia di piccioncini beh, hai sbagliato persona» lo avvertì il Principe, nell'imbarazzo più totale. Era un guerriero, lui, non un fidanzatino.
«Intendo dire... saremmo... avremmo potuto... urca, quanto sono imbranato!» ridacchiò Goku. Si grattò la nuca con la mano destra, sorridendo e chiudendo gli occhi nella sua tipica espressione solare e "da ebete", per l'appunto.
«Oh sì, lo sei» confermò Vegeta, alzando gli occhi al cielo. Cosa voleva chiedergli? Cosa voleva sentirsi dire? Perché non parlava chiaramente al posto di ridere come un perfetto idiota? E così Goku deglutì e prese coraggio. Trovò il modo di formulare quella domanda, quella questione che gli tamburellava in testa e faceva fare le capriole al suo cuore oramai da parecchi giorni.
«Avremmo potuto... stare insieme? Essere una... una famiglia?» balbettò, aspettandosi di ricevere di tutta risposta un gancio destro sul volto,  che però non arrivò. No, non arrivò affatto, perché Vegeta era arrossito talmente tanto da non riuscire più a muovere alcun muscolo.
Una famiglia? Aveva detto una famiglia? Lui e quel decerebrato? No, no, no! Non stava accadendo sul serio, non poteva essere. Eppure... eppure. Eppure cosa ci sarebbe stato, di così strano? Di fatto stavano... stavano già insieme, per tutte le stelle! Cosa gli stava chiedendo, Kaarot, tra le righe? Che si trattasse di una relazione esclusiva? Cielo, sì che lo era, se Kaarot si fosse solo azzardato a toccare qualcun altro gli avrebbe svitato il cranio vuoto che si trovava. E lì Vegeta impallidì, perdendo tutto il suo colorito purpureo. Era davvero... geloso?! Geloso di Kaarot?! Per tutti i sistemi solari!
«Kaa... Kaarot! Io... tu.. ehm» farneticò Vegeta, in preda al sudore. «Dannazione, sono imbranato anche io. Mi hai attaccato questa malattia!»
Goku rise, imbarazzato più che mai. Non aveva mai pensato di poter realmente desiderare una cosa simile, nella vita. Quando aveva sposato Chichi nemmeno sapeva cosa significasse avere una relazione, non l'aveva mai saputo. Ma in quel momento, con Vegeta, era tutto diverso.
E per Vegeta invece... beh, poteva solo immaginarsi quante risate si stesse facendo Bulma nel Regno dei Cieli, a vederlo così in difficoltà. Pensò a lei, per un attimo, e si rese conto di quanto in realtà sarebbe stata felice di vederlo - dopo sei lunghi anni - nuovamente sereno. Lei come i loro figli.
Vegeta non avrebbe mai e poi mai pensato di ammetterlo, ma oramai ci era dentro con tutte le scarpe, a quel punto non c'era molto da contestare. Scavò nel profondo della sua mente e non trovò neanche uno, nemmeno un motivo per potersi rifiutare.
«Io credo... io credo che sì, avremmo potuto provarci» sussurrò Vegeta, percependo le proprie orecchie bollire. Oh sì, quel giorno non gliele avrebbe affatto risparmiate, l'avrebbe picchiato a sangue per averlo messo così tanto in imbarazzo. Perché entrambi lo sapevano: stavano parlando per ipotesi e fingendo per non farsi scoprire dai draghi, ma non erano affatto ipotesi. Kaarot non se ne sarebbe andato, non sarebbe morto, e quelle che si stavano facendo erano delle vere e proprie promesse, promesse che se tutto fosse andato bene sarebbero state la realtà. E già lo era... perché in fondo lo erano già, una famiglia. Una bizzarrissima famiglia.
Goku dovette resistere dallo sprizzare gioia da tutti i pori, e proprio si stupì di se stesso per essere così euforico.
«Mi dispiace perdermelo, allora» disse infine Goku, mentendo il meglio possibile per non destare sospetti. «Sarebbe stato... bello».
«Per tutti gli Dei, quanto puoi essere disgustosamente sdolcinato!» concluse ad alta voce il Principe. Scattò a tutta velocità verso la sua camera da letto per potersi nascondere una volta per tutte dall'imbarazzo ma, proprio nell'istante in cui si richiuse la porta alle spalle, quell'inetto, idiota, sempliciotto di terza classe gli si teletrasportò davanti e gli stampò con forza un bacio a fior di labbra, sorridendo prima di scomparire un'altra volta.
«KAAROT, TI DETESTO!» urlò Sua Maestà divenendo biondo dalla rabbia, svegliando così tutto il vicinato con una frase che, nel corso degli anni, avevano ben imparato ad udire.
Quel che non poterono vedere, però, fu che quella volta il Principe si gettò sul letto con il sorriso sulle labbra.

 


 

Notte, o forse giorno, chi poteva saperlo! Quel luogo buio gli aveva fatto perdere la cognizione del tempo, quell'odore di carta antica aveva anestetizzato tutti i suoi sensi. Forse i suoi occhi non sarebbero più stati abituati alla luce del sole, forse la sua pelle lattiginosa avrebbe riflesso i suoi raggi come un caleidoscopio. Aveva serrato le tapparelle dell'unica finestra di quella stanza da oramai quattro giorni.
Voltò una pagina, copiando poi degli appunti con la matita color carbone appena temperata. Oramai nulla aveva senso, nemmeno ciò che stava scrivendo. Stava illustrando il nulla, stava oramai trovando nessi improbabili e non osservabili nei calcoli delle sue ricerche. Scriveva per impregnare il foglio delle sue emozioni, delle parole che proprio non era riuscito vomitare.
Premette più forte la matita sul foglio bianco, la sua mano si mosse veloce, sempre più veloce, repentina. Pile e pile di quaderni strappati, carte appallottolate. La luce calda della lampada del comodino rifletteva nei suoi occhiali, costringendolo a socchiudere gli occhi, di tanto in tanto.
Gohan era vuoto, completamente svuotato di ogni forza. Dov'era finita la sua voglia di respirare? L'ossigeno bruciava nei suoi polmoni come se volesse rigettarlo, come se avesse bisogno di morire. Morire per raggiungerla, per salvarla, ma la salvezza per lei era lontana. Pan non c'era più, sua figlia non c'era più, e il capro espiatorio più concreto da trovare era proprio colui che gli aveva dato la vita.
E suo padre aveva anche avuto il coraggio di chiedergli di perdonarlo, di aiutarlo. Più ci pensava e più percepiva il suo cuore martellargli contro le costole. Se lo sarebbe strappato via dal petto, se avesse avuto il coraggio.
La sua mano era sempre più veloce, i tendini del suo polso sempre più tesi. Dosare la sua forza era diventato incontrollabile, e l'ultima goccia che fece traboccare quel vaso di emozioni represse cadde proprio in quell'istante.
La mina della matita si spezzò.

 


 

Il sole era alto e caldo in quel cielo terso di metà giugno, ma le vette più alte circondanti la città del Nord erano ancora bianche come lo zucchero filato. E lì, sulle cime baciate dal sole, due combattenti si stavano sfidando per l'ennesima volta. Sempre più affiatati, sempre più complici, sempre più rivali. Seduti sulla neve pallida a pochi metri di distanza, Goku Jr osservava il combattimento insieme alla zia Bra, in attesa che venisse anche il loro turno di duellare.
Cinque giorni, mancavano solo cinque giorni al momento della verità e i due combattenti si sentivano carichi come non mai, potenti più di due cicloni. Goku e Vegeta sarebbero stati pronti, sarebbero arrivati preparati, avrebbero dato il meglio per poter salvare il loro pianeta ma, ciò che non avrebbero mai potuto immaginare, era che tutto ciò si sarebbe rivelato più complesso del previsto, molto più complesso.
E se ne resero conto all'improvviso quando, con un'esplosione inaudita, un raggio luminoso li colse di sorpresa colpendoli dalla lunga distanza. Un raggio potentissimo, un attacco inaspettato che lasciò entrambi senza la possibilità di contrastarlo. Caddero nella neve, entrambi.
«Ma che ca-» si apprestò a inveire Sua Maestà. Si asciugò la fronte dal sangue che sgorgava a fiotti dal suo sopracciglio quando, senza preavviso, un urlo assordante risuonò come un eco tra le montagne, seguito poi da un'altra forte esplosione, più vicina, che fece tremare la terra sotto i suoi piedi causando una forte valanga. Ma, quando Vegeta riuscì a mettere a fuoco cosa fosse appena successo, non riuscì a credere ai propri occhi.
«IO TI ODIO! TI ODIOOOOO!»
«Go... Gohan! Ma che ti prende?» balbettò Goku, tenendo suo figlio per gli avambracci per evitare che lo schiacciasse contro la parete rocciosa.
«Tu hai ucciso MIA FIGLIA» urlò Gohan, ringhiando e digrignando i denti a pochi centimetri dal volto di suo padre il quale, per difendersi, esplose e si trasformò in Super Saiyan di quarto livello, liberandosi dalla morsa del suo primogenito.
Goku Jr, a pochi metri di distanza, spalancò gli occhi. Bra si portò una mano alla bocca, sull'orlo di piangere. Vegeta tremò. No, no, no, Gohan non poteva averlo detto davvero, non davanti al bambino!
Vegeta avrebbe voluto colpirlo, avrebbe voluto mettere a tacere le sue ingiurie con la forza, ma una piccola parte della sua coscienza conosceva a fondo quel ragazzo e, quando si faceva prendere dalla rabbia, non rispondeva affatto delle sue azioni. E quale rabbia più grande, quale dolore peggiore per un padre se non quello di vedere morire la propria figlia?
«Ragiona, ragazzo! Non è stato lui ad uccidere Pan. E non è prendendotela con tuo padre che risolverai le cose» cercò di farlo ragionare Vegeta, parandosi con le braccia aperte per frapporre una distanza tra Gohan e Goku.
Proprio in quell'istante, volando ad alta velocità, li raggiunsero anche Goten e la povera Videl, la quale non avrebbe mai voluto sentire con le proprie orecchie ciò che suo marito stava per dire.
«No, NO! Sono stanco di ragionare, non me ne frega più niente di nessuno! Non me ne importa più nulla della Terra, di tutti voi, di quello che sta accadendo. SONO STANCO DI SOPPORTARE» farneticò Gohan. Si illuminò ancora di più di scintille dorate, scansando Vegeta con un pugno e avvicinandosi di nuovo minaccioso al padre.
«Figliolo...» soffiò Goku, con i pugni talmente serrati da farseli sanguinare. Era arrabbiato con se stesso, deluso e tremendamente triste. Suo figlio lo aveva appena accusato di una cosa orribile e, nonostante non fosse proprio così, non aveva nemmeno tutti i torti.
«TACI! NON SONO TUO FIGLIO» abbaiò lui velenoso, puntandogli poi un dito contro.
«Gohan!» lo rimproverò Goten avvicinandosi alla scena, sperando in qualche modo di far ragionare il fratello.
«GOHAN UN BEL NIENTE!» gridò nuovamente lui. Si accese ancora di più e si rivolse di nuovo a Goku. «Gohan è morto. E, per quanto mi riguarda, PUOI MORIRE ANCHE TU!»
Tutti i presenti si pietrificarono, ciò che udirono fu tremendo e surreale. Il piccolo Goku Jr si portò le mani sulle orecchie, tappandole e chiudendo gli occhi, avvolto dall'abbraccio di sua zia.
Gohan ringhiò di nuovo e suoi occhi divennero velati, come se una forza oscura lo stesse possedendo. Non era in lui, non era più lui. Non c'era niente di quel ragazzo che potesse ricordare l'uomo gentile che tutti conoscevano. Mental breakdown, aveva perso completamente il lume della ragione.
«E, anzi, ti ucciderò io con le mie mani, così non ci andranno di mezzo altre vittime innocenti» continuò Gohan con una perfidia mai vista, non degna di lui. «Io non combatterò per te e il tuo piano folle! Tornatene da dove sei venuto, tornatene in quel luogo».
«NO, GOHAN! TACI!» urlò Vegeta fiondandosi contro di lui, capendo purtroppo dove il ragazzo stesse per andare a parare.
Ma oramai era troppo tardi. Troppo tardi per evitare che parlasse, troppo tardi per evitare che rivelasse quell'informazione tanto celata. E, sotto gli occhi sbigottiti di suo padre, Gohan decretò infine la loro condanna a morte.
«TORNA NELLA DIMORA DEI DRAGHI E LASCIA IN PACE QUESTO PIANETA!»



- Fine Atto II -

 

Continua...



ANGOLO AUTRICE:
... porca. vacca.
Io vi avevo avvisati, vi avevo avvertiti che questo capitolo non era adatto ai deboli di cuore. Ho la coscienza pulita xD
Dunque... dunque. Ricapitoliamo dall'inizio, che questo capitolo è stato bello lunghetto:
-Trunks è sparito, scomparso, kaputt. Dov'è finito? E chi lo sa! Sappiamo solo che non è morto, ma a quanto pare non è nemmeno sulla Terra. E Goten è tra noi, quindi ciò mi fa ben pensare che lui non sappia niente... forse.
-Vegeta e Goku diventano improvvisamente una coppia da sitcom, costretti a badare ad un moccioso per una giornata intera, come se fossero due papà. Carini vero? E Bra, anche lei, comincia ad insospettirsi.
-SI SONO FIDANZATI, MANNAGGIA LA MISERIA! Cioè... dai! Quanta sdolcinatezza in questo capitolo, non dite poi che trascuro la parte romantica eh! Si sono praticamente detti che - se tutto dovesse andare bene - staranno insieme come una vera famiglia. Ma io piango!
-E infine... GOHAN E' UN COGLIONEEEE! - perdonate la finezza - ma come si fa!? COME SI FA!? Adesso sono cavoli, cavoli amarissimi. Il primogenito di Goku ha bellamente rivelato ai draghi che lui sa tutto, e di conseguenza anche tutti gli altri. Ha rivelato che avevano un piano contro di loro. E MO!? E adesso che cavolo succede? Qualcosa mi dice che siamo nella M.
Non vedo l'ora di farvi sapere come si evolveranno le cose, ma tenetevi pronti: qua la situazione degenera.
Eevaa
 
  
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