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Autore: Ryu Hime    30/09/2018    1 recensioni
[Tratto dal Prologo]
–Dove cazzo sei stato!? Lei ti ha cercato dappertutto! E adesso è scomparsa! Tutto per colpa tua! Tua maledizione!- urlò Komor, adirato come mai lo era stato in vita sua.
Quell’uomo non rispose, in cuor suo sapeva quanto avesse ragione.
-Che cosa ci fai qui?- domandò duramente il Capo Palestra, furioso per il suo mutismo.
–So dov’è.-
[Tratto dai capitoli]
-Allora? Chi sceglie per primo?- domandò Belle, la ragazza bionda.
-Direi di far scegliere a Touko, dopotutto è casa sua.- disse Komor aggiustandosi gli occhiali.
La ragazza in questione fissava le Pokeball con un’espressione concentrata, come se stesse cercando di scrutare l’anima dei loro ospiti.
Passarono due minuti prima che si decidesse ad allungare la mano verso una delle sfere rosse e bianche.
[Autrice]
L'intero viaggio all'interno di Unima ed il post Lega, più qualche chicca direttamente dalla mia mente malata.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Komor, N, Touko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Un appiccicante incontro alla Cava Pietrelettrica

Durante il periodo di permanenza a Libecciopoli Belle, Komor e Touko si allenarono molto duramente per prepararsi all’incontro con Rafan. In quei giorni Belle riuscì a catturare un Herdier poco distante dalla città. Incontrarono poi un ragazzo che insegnò a Servine, Pignite e Dewott delle mosse combinate: Erbapatto, Fiammapatto ed Acquapatto.
Non ebbero più notizie sul Team Plasma dopo che Ghecis costrinse Rafan a liberare il Saggio che era riuscito a prendere in custodia e questo non faceva che alimentare le loro preoccupazioni. Touko in particolare era sempre più in ansia nel non sapere che cosa stessero tramando, o meglio, che cosa stesse tramando N.
I suoi amici spesso la sorprendevano a fissare il vuoto e per quanto la ragazza, per quanto si sforzasse di apparire normale, non riusciva ad ingannare i due compagni di viaggio.
Non aveva più avuto dei sogni particolari dopo la rivelazione di N e non sapeva se esserne sollevata o meno. Ogni tanto, quando era nervosa o pensava ad N con eccessiva intensità, giocava col ciondolo che portava sotto la maglietta, come se fosse un’ancora a cui aggrapparsi durante la tempesta.
***
La Palestra di Libecciopoli rispettava perfettamente il titolo di Rafan “Signore del sottosuolo”. Una sola via verso le viscere più profonde della terra accessibile grazie ad un ascensore che permetteva di toccare le pareti di roccia.
Una volta sul fondo rimasero senza parole. Il corridoio che conduceva alla piattaforma di lotta era costeggiato da nastri che trasportavano pietre preziose mentre un immenso cristallo troneggiava sulle loro teste mo’ di lampadario.
-Vi stavo aspettando.- disse Rafan mentre li aspettava al centro del ring.
 
Quelle contro il Capo Palestra di Libecciopoli furono le lotte con più colpi di scena che i ragazzi avevano sostenuto fino a quel momento. I Pokémon del Signore del sottosuolo sparivano spesso sotto terra e questo rendeva assai difficile metterli all’angolo. Ci vollero svariati tentativi ed una buona dose di ingegno per conquistare la Medaglia Sisma.
Quando finalmente tutti e tre l’ebbero ottenuta si prepararono in gran fretta per arrivare a Ponentopoli prima che iniziasse definitivamente la stagione fredda. Questo avrebbe reso il loro viaggio attraverso la Cava Pietrelettrica che separava Libecciopoli da Ponentopoli più difficoltoso.
 
Non dovettero camminare molto per raggiungere la cava che si trovava a soli due chilometri dalla città.
Anche senza entrare i ragazzi riuscivano a percepire una lieve corrente elettromagnetica uscire dalla bocca della cava.
Dall’ingresso si potevano intravedere le lievi scariche azzurrine che le pietre si scambiavano tra loro creando un campo elettromagnetico naturale.
-Ho sentito che nella Cava Pietrelettrica il campo elettromagnetico permette ai Klink di evolversi. A quanto pare è anche il luogo dove sono nati i primi Klink.- disse Belle stupendo gli amici.
-Recentemente sto studiando tutto ciò che riguarda l’origine dei Pokémon.- spiegò leggermente imbarazzata.
-Ma è fantastico!- esclamò Touko entusiasta.
-Beh… io non sono molto abile in combattimento, così…-
-Trovo che sia un’ottima cosa.- disse Komor aggiustandosi gli occhiali.
-Potresti chiedere alla Professoressa Aralia di insegnarti qualcosa in più.- propose Touko già immaginando il futuro dell’amica.
-Ehi… per adesso…-  tentò di protestare Belle, sempre più imbarazzata.
-Per adesso viaggeremo per tutta Unima, ma una volta fatto devi proprio chiedere alla Professoressa Aralia qualcosa in più.- decretò la castana in tono solenne mentre i suoi Pokémon annuivano concordanti.
-Bene, ora che abbiamo deciso entriamo in questa cava!- esclamò Touko entrando camminando all’indietro per continuare a guardare gli amici.
Ma non fecero nemmeno tempo a stupirsi del colore azzurro elettrico dell’intera cava o delle pietre fluttuanti perché tre figure apparvero dal nulla alle spalle di Touko.
I ragazzi fecero a malapena tempo a notare di sfuggita il loro aspetto. Erano vestiti completamente di nero, il volto coperto ed una fascia scura sulla fronte. Gli occhi glaciali e capelli bianchi. Nel complesso ricordavano dei ninja.
-Di qua.- disse uno dei tre appoggiando la mano guantata sulla spalla di Touko e svanendo assieme ai compagni e alla ragazza così come erano arrivati.
***
Tra tutte le idee stupide che tu abbia avuto questa è senza dubbio la peggiore!” disse Zorua con fare stizzito.
-Non è stata una mia idea. Ghecis vuole vedere di che pasta è fatta come Allenatrice.-
E menomale che dovresti essere tu il Sovrano del Team Plasma.” commentò il Pokémon Malavolpe sospirando.
Per quanto gli costasse ammetterlo N sapeva che Zorua aveva ragione. Nonostante fosse lui il leader, Ghecis riteneva che fosse ancora troppo giovane per impartire i giusti ordini. N dal canto suo voleva finire il viaggio senza troppe complicanze prima di battere il Campione. Questo pensava finché Touko non era comparsa sulla scena. Quella ragazza gli aveva completamente sconvolto i suoi piani mandandogli mente sottosopra.
Un lieve fruscio alle spalle annunciò l’arrivo del Trio Oscuro. Si voltò attento a non mostrare nessun tipo di emozioni.
Touko era circondata dalle figure scure dei tre ninja assieme ai suoi Pokémon che sembravano farle costantemente da scudo. Si guardava attorno spaesata. Evidentemente non aveva ancora capito che cosa stava succedendo.
-Abbiamo portato l’Allenatore.- disse uno dei tre.
-Grazie.- disse l’attimo prima che i tre sparissero nel nulla.
-N…- mormorò Touko una volta che lo ebbe riconosciuto.
Il ragazzo sentì il suo cuore fare le capriole, ma si sforzò di non darlo a vedere.
I Pokémon della ragazza si misero immediatamente sulla difensiva emettendo versi minacciosi e le loro parole non erano da meno.
Prova a fare un solo passo e non vedrai l’uscita di questa caverna.” la voce di Servine era suadente e minacciosa insieme.
Non credere di poterti anche solo muovere senza che ti faccia schiantare conto una di quelle dannate pietre.” minacciò Umbreon mostrando i denti.
Avvicinati e ti cavo gli occhi.” Minacciò Archen, la sua voce era antica e potente.
Se non vuoi bruciare come un fiammifero rimani dove sei.” avvertì Darumaka la cui voce era inaspettatamente profonda.
N sorrise di sbieco, erano un bel gruppo dopotutto.
-Che cosa ci fai qui? Chi erano quei tizi?- domandò la castana.
-Quelli erano due del Trio Oscuro. Fanno parte del Team Plasma e sono stati reclutati da Ghecis in persona. Per quanto riguarda me… mi piace molto questo luogo. La scienza può affannarsi quanto vuole a cercare di spiegare il fenomeno della elettricità, ma la verità è che in questo luogo il legame con i Pokémon è lampante! Se non ci fossero gli esseri umani sarebbe il mio posto preferito.- disse guardandosi attorno ed osservano intensamente le pietre cariche di elettricità leggermente sospeso dal suolo.
-Perché mi hai portata qui?-
-È stata una richiesta di Ghecis. È da quando vi siete incontrati ad Austropoli che ha chiesto subito al Trio Oscuro di raccogliere informazioni su di te.- rivelò il verde.
Quell’ultima frase le fece correre un brivido di paura lungo la spina dorsale. I suoi Pokémon le furono più vicini, come se sentissero la sua ansia. Ma per quanta paura avesse si sforzò di non darlo a vedere tentando di mantenere un’apparente superiorità. Non disse una parola, ascoltando cos’altro N aveva da dirle.
-Così ho scoperto che Komor persegue ingenuamente l’ideale di diventare forte. Mentre Belle conosce la triste verità: non tutti possono esserlo. Invece tu non sembri tendere verso alcun estremo, sei in posizione neutra.- concluse quella frase pensieroso.
-Non fare giri di parole N, perché mi avete portata qui?- domandò la castana con l’ansia a fior di pelle.
-Siamo nel cuore della Cava Pietrelettrica. È un vero labirinto dove perdersi è semplice come respirare. Dovrai uscirne ed inoltre più avanti troverai ad aspettarti il Team Plasma. Ghecis vuole mettere alla prova le tue capacità di Allenatore in tutto. Posso solo augurarti buona fortuna.- disse con tutta la calma che riuscì a fingere di avere.
-Aspetta!...- tentò di fermarlo Touko, ma il ragazzo svanì esattamente come aveva fatto il Trio Oscuro poco prima.
Touko rimase sola, a farle luce solamente la luce azzurrina delle pietre cariche di elettricità.
-Ma in che guaio mi hanno infilata?- si domandò la ragazza spaventata.
***
-È… sparita…- mormorò Belle fissando il punto in cui l’amica si trovava solo un attimo prima.
-Ma come…- continuò la bionda osservando i suoi Pokémon, altrettanto confusi.
Komor nel frattempo aveva già messo mano all’Interpoké.
-Non c’è campo.- imprecò.
-Che cosa facciamo adesso?- domandò Belle, incerta.
Komor si guardò attorno. L’uscita era appena dietro di loro. Sarebbero potuti andare a cercare aiuto, ma poi? La cava era enorme, dubitava fortemente che qualcuno potesse conoscerla così bene da aiutarli.
-La cercheremo mentre percorreremo la strada per arrivare a Ponentopoli. Se una volta arrivati in città non la troveremo cercheremo aiuto. Lì ci sarà qualcuno in grado di aiutarci.-
-Perché non chiedere direttamente a Rafan?- chiese la ragazza.
-Prima che partissimo sono venuto a sapere che era partito per il Monte Vite.- rispose Komor abbattuto.
Belle si sistemò il cappello con fare deciso.
-Allora che stiamo aspettando? Andiamo!- e così dicendo si avviò tra gli elettrici corridoi della Cava Pietrelettrica.
***
-Darumaka, Fuocopugno!- esclamò Touko mentre si faceva strada tra gli stretti cunicoli della cava.
Il Klang dell’invasato del Team Plasma andò al tappeto giusto il tempo perché l’Allenatrice ed i suoi Pokémon potessero allontanarsi fuori dalla portata nemica.
Touko non ricordava di aver mai corso così tanto. La visibilità scarsa tinta di azzurrino a causa delle pietre non rendeva le cose più facili ed ormai i suoi piedi chiedevano pietà.
Quando fu certa di aver seminato gli inseguitori si lasciò cadere seduta. Respirò ed i suoi Pokémon fecero altrettanto.
-Così non andiamo da nessuna parte.- borbottò.
L’orientamento non era certo una delle sue doti e nessuno dei suoi Pokémon era mai stato nella Cava Pietrelettrica. Come se non bastasse non c’era campo e quindi il mondo esterno era irraggiungibile.
-Questa gliela farò pagare, sia ad N che Ghecis. Parola mia.- disse mentre riprendeva fiato.
Era ancora seduta per terra quando un Garbodor emerse dall’oscurità delle gallerie.
Fece a malapena in tempo ad accorgersene quando la recluta del Team Plasma gli ordinò di attaccare.
-Garbodor, Sporcolancio!-
-Umbreon, Palla Ombra!-
La situazione stava velocemente precipitando. Lei e la sua Squadra erano stanchi e di quel passo non sarebbero più usciti da quella maledetta cava.
-Servine, Vorticerba!-
Il turbine di foglie smeraldine permise ad Archen di lanciare un attacco abbastanza inaspettato. L’attacco Forzantica colpì in pieno il Pokémon Discarica mettendolo fuori combattimento e di nuovo Touko si ritrovò a correre per i corridoi di pietra della cava.
Quella volta non si fermò finché i polmoni non sembravano andare in fiamme, la gola talmente secca da far male. Le gambe indolenzite a tal punto da rendere l’avanzata simile ad un’avanzata nel fango.
Alla fine riuscirono a trovare un nascondiglio in una nicchia oscura abbastanza grande da contenere tutti.
Touko si appoggiò alla parete fredda ed umida e trovò un po’ di conforto, accaldata com’era per la lunga corsa.
Cercò nello zaino e tirò fuori una borraccia che condivise con i suoi Pokémon.
-Beh… io direi di riposare un po’, che ne dite?- chiese mentre chiudeva gli occhi, esausta.
***
Io sapevo che sarebbe andata a finire così…” borbottò Zorua sconsolato.
-Che cosa intendi?-
Oh risparmiami la farsa! So benissimo che in questo momento ti stai maledicendo perché non stai aiutando Touko.
-Io…-
Ti avevo detto di dissuadere Ghecis, ma tu sei così testardo nella tua parte da «Sovrano Libera-Pokémon» che non hai obbiettato!
-Veramente…-
Volevi solo rivederla, ma ti sei reso conto troppo tardi che sei un imbecille.
-Ma…-
Per favore! Te lo leggo in faccia che hai una paura matta! E non dirmi che stiamo andando verso l’uscita per Ponentopoli signorino perché riconosco la strada e non è questa. Tu ti vuoi accertare che sia ancora tutta intera.
-Non so nemmeno dove sia…-
È per questo che ti ho dato dell’imbecille.
N non sapeva che cosa dire. Zorua riusciva sempre a metterlo all’angolo qualsiasi cosa facesse.
Ascolta Sovrano innamorato dei miei stivali, ora torniamo indietro e la aspettiamo all’uscita.
-Ma…-
Non le sarai di nessun aiuto se adesso ti perdi in questa dannatissima cava! E poi scusa se te lo dico, ma la tua presenza non sarebbe una delle più gradite. Continua a recitare la parte del Glaciale Sovrano del Team Plasma e segui il mio consiglio, per una volta.
N osservò il lungo corridoio che si snodava davanti a lui. Prese un profondo respiro costringendo le sue gambe ad obbedirgli girò i tacchi e se ne andò.
***
Non sapeva per quanto tempo avesse dormito. Potevano benissimo essere passati giorni senza che se ne accorgesse minimamente.
La pietra contro cui si era addormentata era dura come la ricordava e anche più fredda. Lentamente aprì gli occhi e notò che anche i sui Pokémon stavano dormendo profondamente. Sorrise e si raddrizzò leggermente. Notò che i suoi capelli erano diventati elettrostatici a causa della roccia sulla quale si era addormentata. Sbuffò e cercò di farli ritornare normali.
Nel compiere quella complicata operazione si rese conto di un puntino giallo che avanzava verso di loro con fare incerto.
Per un attimo ebbe il terrore che si trattasse ancora del Team Plasma e trattenne il respiro.
Quello che però le venne incontro era un piccolo Pokémon che a malapena raggiungeva le dimensioni del suo palmo. Il corpo coperto da peli gialli, quattro zampette, anch'esse ricoperte dal soffice mantello, eccezion fatta per la punta rivelandone un colore blu elettrico. Era dotato di quattro occhi blu: i due più grandi erano dotati di pupilla e due più piccoli sembravano quasi delle sopracciglia a causa della loro posizione sopra gli altri.
Aveva una lieve bruciatura sulla schiena e Touko pensò che si fosse imbattuto per caso nel Team Plasma. Provò rabbia. Si facevano belli agli occhi della gente con le loro parole, ma non erano meglio dei bracconieri.
Lentamente, per non spaventarlo, estrasse il Pokédex, sperando che funzionasse.
«Joltik, il Pokémon Appiccicante. I Joltik hanno la tendenza a rimanere aggrappati a Pokémon più grandi di loro per potersi cibare dell'elettricità statica del loro corpo che viene poi immagazzinata, essendo attratti dall'elettricità non è raro vederli nelle case aggrappati alle prese delle correnti. I Joltik si nutrono di elettricità statica.»
Ormai Joltik le era praticamente ai suoi piedi. La guardava con curiosità, come se fosse un’extraterrestre.
-Ti sei perso?- domandò la ragazza cercando di sembrare più innocua possibile.
Il Pokémon Appiccicante rimase fermo dov’era, tremava come un joystick e quello non fece altro che alimentare la tenerezza che provava Touko nei suoi confronti.
Sembrava spaventato, eppure non se ne andava.
Deve avere fame.” pensò osservando la grossa pietra luminescente dietro di lei.
Sempre facendo attenzione a non compiere movimenti bruschi per non spaventarlo si slacciò l’Interpoké dal polso.
Se non si fidava di lei poteva sempre farlo avvicinare con qualcosa di elettrico e in quel momento l’Interpoké era completamente inutile dal momento che non c’era campo.
-Coraggio.- sussurrò porgendoglielo.
Joltik, ancora incerto si avvicinò cauto. Poi, vinta ogni timidezza, si aggrappò all’oggetto elettronico che di lì a breve avrebbe completamente smesso di funzionare. Mentre il piccolo banchettava Touko portò l’Interpoké vicino alla roccia impregnata di elettricità cosicché, una volta esaurita l’elettricità del suo telefono da polso potesse attaccarsi ad essa.
Il Pokémon Appiccicante difatti balzò sul minerale l’attimo in cui l’Interpoké smise completamente di dare segni di attività.
Soddisfatta di sé stessa Touko si accoccolò vicina a Servine, come faceva quando era ancora abbastanza piccola da tenerla nel suo sacco a pelo.
Il respiro regolare del Pokémon Serperba la tranquillizzò all’istante. Non aveva sonno, ma rimanere lì aveva un ché di rasserenante.
La sua pace però durò molto poco.
-L’avete trovata?- chiese una voce a lei sconosciuta.
-Non ancora, ma non può essere lontana!- rispose qualcun altro.
A Touko si ghiacciò il sangue nelle vene. Da dove erano non c’era possibilità di scappare e se fossero usciti sarebbero stati visti immediatamente.
I suoi Pokémon erano ancora stanchi e non aveva nessuna intenzione di farli combattere. Facendo attenzione a non svegliarli li richiamò nelle Pokeball che poi mise nello zaino.
Doveva trovare una soluzione alla svelta. Avrebbe potuto attirare l’attenzione su di sé e scappare lasciando lo zaino in quella nicchia, ma non c’era garanzia che li ritrovassero senza l’Interpoké.
Non aveva mai avuto tanta paura. Il cuore le martellava in gola, sentiva le viscere contorte ed aveva sulla pelle l’inconfondibile terrore del sudore freddo.
Si sforzò di rimanere in silenzio, smettendo persino di respirare, ma non servì a nulla.
Una figura vestita come un cavaliere medievale si piazzò davanti all’ingresso della nicchia. Per un momento pregò che non l’avesse vista, ma le sue speranze furono ben presto spazzate via.
-Eccola!-
Prima che potesse rendersi conto di quello che stava succedendo tra lei ed il Team Plasma si frappose una ragnatela elettrica.
Sentì i suoi inseguitori imprecare.
Touko si voltò per vedere il Joltik che le faceva segno di avvicinarsi con le minuscole zampette.
-Che cosa devo fare? Quella era l’unica via d’uscita!-
Ma il Pokémon Appiccicante scosse il capino con decisione e picchiettò le zampette sulla roccia.
-Devo… spingerla?- domandò incerta.
Joltik annuì con fare soddisfatto.
Il volto di Touko si accese di determinazione.
-E va bene!-
Mise Joltik sulla spalla e iniziò a spingere la roccia elettrica. Sentì una piccola scossa l’attimo prima di appoggiarvi contro i palmi, dopodiché spinse. Il minerale si spostò con una facilità sconcertante, rivelando un passaggio stretto.
Touko sorrise e vi sgusciò dentro, fuori dalla portata del Team Plasma.
***
Udì dei suoni in lontananza.
Gli sembrava di riconoscere due delle voci che sentiva sempre più vicine.
La testa girava e sentiva male dappertutto.
Lentamente, con cautela, aprì gli occhi.
La luce tenue che filtrava attraverso le tapparelle tuttavia fu sufficiente a ferire i suoi occhi abituati ormai da tempo all’oscurità.
Si trovava in una stanza di ospedale. Il letto comodo, due soffici cuscini sotto la testa e lenzuola di cotone bianchissimo.
Sempre facendo movimenti cauti girò la testa per vedere le persone che stavano parlando. Erano un medico che conversava con altre due persone. Con sua grande sorpresa riconobbe entrambi gli interlocutori del dottore.
Iris si voltò di scatto, come se avesse percepito il suo sguardo si di sé.
-Makoto!- esclamò andandogli subito accanto.
-Come ti senti?- domandò.
-Come se mi fosse passato sopra un branco di Zebstrika imbizzarriti.- rispose con tono sofferente.
-Iniziavamo a darti per morto.- disse l’uomo accanto alla ragazza.
Era alto e robusto, gli occhi gialli come oro zecchino. I capelli bianchissimi acconciati in modo impeccabile ed una barba dello stesso candore che gli copriva la bocca. Indossava una camicia bianca tenuta arrotolata fino ai gomiti, i pantaloni grigio chiaro sostenuti da due bretelle viola, un paio di guanti dello stesso colore.
-Ho la pelle dura dovresti saperlo, Aristide.-
Il Capo Palestra di  Boreduopoli aveva la sua solita espressione inflessibile, eppure Makoto riuscì a scorgere nei suoi occhi una luce di preoccupazione, qualcosa che solamente chi lo conosceva bene avrebbe saputo identificare.
-Che fine avevi fatto?- domandò Iris.
Lo sguardo di Makoto si fece immediatamente scuro.
Non si era mai considerato un codardo, tutto quello che gli si era presentato davanti lo aveva affrontato a viso aperto, ma mai prima di allora aveva dovuto affrontare i demoni della sua mente.
Gli riusciva difficile far uscire le parole, rievocare quei ricordi e si vergognò di sé stesso.
-Makoto?- lo chiamò Iris.
-Il… il Team Plasma.- riuscì a dire.
-Mi stai dicendo che per tutto questo tempo sei stato a spiarli? E non potevi mandare un messaggio qualsiasi? E poi come mai ti sei conciato così?-
Makoto scosse lievemente la testa.
-Non… non stavo… ero…- rabbioso con sé stesso per non riuscire a dire una parola di quello che gli era successo si colpì violentemente allarmando il medico.
-Mi avevano catturato durante uno dei miei pedinamenti. Hanno cercato di ottenere le informazioni che avevo raccolto sul Chiarolite e lo Scurolite.- riuscì a dire tutto d’un fiato.
I presenti lo guardarono increduli.
-Dobbiamo avvertire il tuo dipartimento.- disse Aristide dirigendosi verso l’uscita della stanza.
-NO!- la voce di Makoto lo bloccò sulla soglia.
-La notizia che sono di nuovo in circolazione non deve uscire da questa stanza.-




*solito aspetto da mezzo drago*
Eccomi!
Che dire?
Sono una persona che ama far prendere infarti alla gente.
Non mi sono soffermata ulteriormente sulla permanenza a Libecciopoli perché semplicemente non c'era più nulla che potessi mettere di interessante in quella città e quindi direttamente alla Cava Pietrelettrica.
Devo dire che la prima volta che ho giocato a Nero e mi sono ritrovata il Trio Oscuro davanti sono saltata sul divano.
Spero di essere riuscita a mantenere lo stesso effetto.
Niente professoressa Aralia per questa volta, semplicemente non sono riuscita a metterla in modo che non sembrasse (almeno a me) forzato.
Quindi andiamo subito per inseguimento in quel labirinto di cava.
Giustamente le cose dovevano essere un pelino più movimentate e qui ribadisco che le reclute del Team Plasma non potevano essere delle complete mezze calzette come nel gioco (dai chi li ha mai presi sul serio quei decerebrati?).
Makoto è stato tratto in salvo finalmente, ma il suo viaggio è ben lontano dall'essere terminato.
Ma adesso che cosa succederà?
Perché Makoto non vuole che la sua fuga venga resa pubblica? E Touko? Riscirà ad uscire dalla cava?
Lo scopriremo solo vivendo ;P
Ringrazio con mille inchini e giochi di coda Alex Ally per aver recensito e tutti voi che continuate a seguirmi :D
Noi ci vediamo la prossima volta con In volo!.
Alla prossima <3
Ciau! ^.^
*saluta sbracciandosi e scodinzolando*
   
 
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