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Autore: la_presuntuosa_94    12/07/2009    2 recensioni
Semplicemente Chuck, Blair, e tanti intrighi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Blair e Serena viaggiavano in un lurido taxi abbordato all'esterno dell'albergo.

Non avevano parlato da quando Georgina era uscita dalla camera lasciandole a bocca aperta.

- E spostati, bastardo! -

Urlava l'autista apparentemente messicano, bussando in continuazione con il clacson agli altri conducenti indisciplinati.

- Mi scusi, potrebbe evitare queste rozzezze, per favore? Ci sta venendo un terribile mal di testa! -

Blair guardò l'uomo grassoccio con il suo più fiero sguardo inceneritore, e quello la squadrò dall'alto in basso.

- Non siamo alla corte del re, qui. La strada ha leggi molto severe . . . ma guarda questo! Levati! -

- Okkei, ci rinuncio. -

Serena guardava fuori dal finestrino.

Blair le sfiorò la mano, e lei la strinse.

- Come va? -

- Meglio. -

S. sorrise, ma non tranquillizzò di certo la sua migliore amica. B. sapeva bene quando c'era qualcosa che non andava.

- La prima azione da fare è parlarne con Lily. Lo sai, vero? -

- Sì, lo so. -

Non pareva convinta.

- Ci parlerai, vero? -

Ripetè Blair con tono insistente.

Serena la guardò negli occhi, sbuffando.

- E se è una falsità? E se mio padre fosse davvero morto in un incidente? Se faccio l'errore di accusare mia madre di un reato che non ha commesso? -

- Non devi accusarla, S. Devi solo farti forza e raccontarle la versione di Georgina. O meglio, di questo fantomatico 'Joel'. -

- Hai ragione B., glielo chiederò. -

Si abbracciarono mentre l'autista frenava bruscamente imprecando ad ogni chilometro.

 

Blair arrivò al suo appartamento completamente intontita. Era stata confinata in uno stupido hotel per due giorni, non sapeva dove fosse sua madre, nè come stesse Dorota.

Il vano ascensore si aprì e lei si avviò verso le scale.

- Dorota? -

La fedele cameriera spuntò fuori dalla cucina. Alla vista della ragazza, le luccicarono gli occhi. L'aveva allevata per diciotto anni come una figlia. L'aveva vista crescere. L'aveva vista sbocciare, lentamente, fino a diventare uno splendido fiore. Corse a stringerla.

- Oh, miss Blair! Sono stata così in pena! Mr Chuck non voleva spiegarmi dove fosse, e io non sapevo dove cercare! Ma adesso è qui, e sono così felice! -

Blair le poggiò una mano sulla testa. In fin dei conti, le voleva bene.

- Dov'è la mamma? -

- E' a Parigi, per un'importante sfilata. -

- Non le avrai mica detto... -

- No, miss Blair. Le ho detto che era ancora a Roma. -

- Bene, Dorota. E Chuck? -

Il viso della simpatica cameriera si ombrò. Quello sguardo preoccupato non preannunciava nulla di buono.

Farfugliò qualcosa in polacco, guardando Blair con espressione accigliata.

- Ha lasciato questa. -

Le porse una lettera imbustata.

- Quando l'ha mandata? -

- Circa un'ora prima che lei tornasse. E' venuto qui e mi ha dato la lettera, ma dal suo comportamento ho capito che era molto nervoso. -

- Bene. Grazie Dorota. -

Il cuore di B. iniziò ad accelerare.

Salì in fretta le scale in marmo che conducevano al piano superiore, entrò nella sua camera e sbarrò la porta.

Si appoggiò sul letto. La patria dei suoi sogni. Il custode al quale, tutte le notti, affidava le sue speranze.

La sua stanza le era decisamente mancata. In fondo, era stata via per più di una settimana.

Guardò la busta. Sigillata.

Le mani faticavano a rispondere ai comandi del cervello. Le accadeva sempre quando aveva paura.

Prese la lettera. Riconobbe immediatamente la calligrafia spigolosa di Chuck.

 

Ho bisogno di pensare.

Non so dove andrò, o per quanto tempo sarò lontano.

Sono il solito codardo, lo so, ma sta accadendo tutto

troppo velocemente.

Non cercarmi, ti prego.

Tuo per sempre,

il perdutamente innamorato

Charles Bass.

 

Poche righe furono sufficiente a mandare in mille pezzi il fragile cuore di Blair. Aveva già provato quella sensazione. Sola, sul suo letto, con una lettera d'addio di C. tra le mani. Non le piaceva rivivere quell'esperienza. Scoppiò in lacrime e maledisse Georgina. Probabilmente durante la sua assenza si era trovato qualche 'amichetta' e aveva rimpianto la sua vecchia vita. Probabilmente si era stancato di lei. Se lo aspettava. Era stata un'ingenua a sperare in un totale cambiamento di Chuck. Non si può cambiare quello che si è, e lei lo sapeva bene. L'aveva imparato a sue spese.

 

 

Serena bussò delicatamente alla porta della stanza della madre. Le erano servite più di due ore per preparare il discorso da farle. E soprattutto per calmarsi e raccogliere le idee. Per decidere sul da farsi per quanto riguardava Georgina, Blair, Carter che era stato così imprudente da rivelare tutto. Aveva pensato anche ad Ethan. Le sarebbe piaciuto chiamarlo, ma erano passate poche ore dall'ultima volta che l'aveva visto, sarebbe passata per una disperata, e di certo non era dell'umore adatto. Sapere che l'istinto omicida fosse una caratteristica comune della famiglia non la rassicurava.

Sperava che sua madre non fosse con Rufus, sarebbe stato imbarazzante. Erano inseparabili negli ultimi tempi, per via del matrimonio.

- E' aperto. -

Lily era seduta sulla sedia in vimini accanto alla finestra sfogliando una rivista specializzata sull'organizzazione di nozze. Sta diventando matta, pensò S.

- Mamma! -

Si sforzò di sorridere, ma mentire non era il suo forte.

- Tesoro! Dove sei stata? -

Si sfilò gli occhiali da vista e si alzò.

- In giro... -

- Ti sei divertita? -

Chiese Lily gentilmente.

- Non proprio... -

Serena si sedette a sua volta. Respirò profondamente. I giri di parole le sembravano inutili.

- Ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante. -

- Beh, dimmi. -

Lily l'affiancò, massaggiandole la schiena.

- Ehm... possiamo parlare...al sicuro? -

- Al sicuro? In che senso? -

- C'è la possibilità che qualcuno ci stia spiando? Che so, cimici, microfoni nascosti...? -

- Ho notato un uomo vestito di nero sotto il letto, l'ho invitato a bere un tè! Per favore, Serena, i tempi di Bart e dei suoi fascicoli sono finiti. Nessuno ascolta le nostre conversazioni, stà tranquilla.-

- Bene. -

S. si tranquillizzò quanto bastava per dare l'imput alla conversazione.

- Ho scoperto una cosa. -

- Che genere di cosa? -

Lunga pausa.

- Riguardo mio padre. -

Lily si alzò di scatto, infuriata.

- Ti avevo detto di non cercarlo. Non ha amato nè te nè Eric, non vi ha visti crescere, non vi ha accuditi. Perchè vuoi per forza conoscerlo? -

- A dire il vero, nemmeno tu hai impersonato il modello di 'mamma presente e premurosa’ in questi anni. –

Serena si accorse subito di avere fatto del male a sua madre con quell’affermazione. Avevano parlato, avevano chiarito i motivi della sua assenza. Rivangare il passato non era stata la scelta migliore.

- Mi dispiace, scusa. –

Lily si allontanò un poco da sua figlia. Aveva un’espressione indecifrabile.

- Bene. Adesso che abbiamo chiarito che entrambi i tuoi genitori sono stati un fallimento, continua. Cosa vuoi sapere? –

- Mio padre è morto in un incidente d’auto, giusto? –

- Sì, è così. –

- 15 anni fa? –

- Sì. –

Lily era evasiva.

- Prima della nascita di Eric. –

- Sì. –

- Beh, è strano. Insomma, se Eric è mio fratello ‘di sangue’, figlio di Keith Wan Der Woodsen come lo sono io, quando è stato concepito? –

- Prima della sua morte. –

- Non si era trasferito? –

- Sì, in Ohio. –

- E? –

- E… ci siamo visti. Insomma, ci eravamo riavvicinati. –

- Oh. Dev’essere stato un brutto colpo per te perderlo prima della nascita di Eric, quindi. –

- Sì, lo è stato. Ero innamorata di lui. –

La donna aveva un atteggiamento sognante.

- Era un uomo fantastico. Davvero fantastico. Anche se mi aveva abbandonata, se non aveva mai visto sua figlia, lo amavo. Uno dei tanti difetti di noi donne. –

Serena si sentì stringere il petto. Come avrebbe potuto sua madre, aver ucciso suo padre? Era una donna insicura, imprudente a volte, ma uccidere…

- Scusa mamma, ma devo andare adesso. Ho… ho un appuntamento con Blair. –

- Ma qual era la cosa importante che dovevi dirmi? –

- Volevo… sapere qualcosa di lui. –

- Capisco. Và pure, cara. –

Serena si alzò e una volta fuori la camera, tirò un forte sospiro. Georgina aveva organizzato una messa in scena per ‘rapire’ Blair, di sicuro anche quelle informazioni erano un falso.

 

Lily guardò sua figlia allontanarsi.

Prese il suo cellulare, e compose un numero che ricordava a memoria.

- Ti ricordi quelle informazioni di cui mi hai parlato? Beh, scopri chi le ha avute.

Tolse la comunicazione quasi immediatamente.

RINGRAZIAMENTI =)

Ringrazio love_doll come al solito

xkè?

xkè il papa non è re, il re non è papa, e tu 6 1 testa di rapa, e sei uscito di capa, e la pasta è sciapa, e chapa la crepa.

Scrivendolo mi rendo conto di qnt sia assurda qst cantilena x D

Ringrazio tutti quelli che leggono la mia fic^^

Vi prego

rencensite se vi piaceeee

grazie =P

  
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