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Autore: bicorn    30/09/2018    6 recensioni
What if?
E se la storia fosse andata diversamente?
Se Clarke Griffin non fosse vissuta nello spazio durante tutti quegli anni, se i suoi antenati fossero stati tra i pochi sopravvissuti alla tempesta nucleare che ha distrutto la terra?
Se Clarke fosse stata una terrestre, sarebbe andata diversamente?
E se..Clarke fosse stata una sangue nero, come sarebbero andate le cose? Quale sarebbe stato il suo rapporto con Lexa?
Ho provato a scoprirlo con questa ff dando sfogo a tutta la mia fantasia, enjoy!
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Luna, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quarto capitolo.

Lexa osservava distrattamente le gocce d'acqua che cadevano dalle sue gambe giungendo all'interno della vasca, mentre un'addetta si prendeva cura di lei lavandola e preparandola al conclave che si sarebbe svolto quella mattina.

Gli occhi di Lexa erano persi nel vuoto da ore, mentre con la mente ripercorreva gli eventi della notte precedente, chiedendosi se nelle sue future vite sarebbe mai stata capace di amara qualcuno con la stessa intensità con cui amava Clarke. Perché lei l'amava, e Clarke amava lei, e dopo la notte trascorsa in spiaggia non aveva più dubbi su nulla.

Se fino a quel momento aveva solo fantasticato sui sentimenti della sua migliore amica, ora aveva tutte le risposte alle sue domande. E avrebbe fatto qualunque cosa per renderla felice.

Ma quel loro amore, maledetto nel momento stesso in cui era nato quando i loro occhi si erano incrociati nella sala da pranzo tre anni fa, non era destinato ad essere. Almeno, non in quella vita.

Nonostante Clarke avesse tentato ancora e più e più volte di convincerla a fuggire, Lexa era stata irremovibile. Sapeva che, scappando insieme, avrebbe messo in pericolo la vita di entrambe, e non poteva permettersi di perderla; non se lo sarebbe mai perdonato.

Era riuscita dopo ore di pianti e di preghiere a dissuaderla; ma nonostante questo, Clarke non era intenzionata a seguirla nel suo folle piano. Avrebbe combattuto al suo fianco e solo alla fine dei giochi il destino, crudele e spietato come era sempre stato con loro, avrebbe deciso chi fra le due sarebbe sopravvissuta e avrebbe comandato per gli anni a venire.

Come un'automa Lexa si lasciò spazzolare i capelli, per poi farli imprigionarli in un'accurata acconciatura fatta di trecce e forcine; si fece vestire di una pesante armatura che, sicuramente, pensò Lexa l'avrebbe solo ulteriormente rallentata durante i combattimenti.

Un trucco da guerra ornò i suoi occhi verdi, mettendoli in risalto, e il suono macabro del corno risuonò in tutta la città avvisandola che il conclave stava iniziando.

Quando entrò nella grande sala del trono, Titus, Indra e tutti gli anziani erano già riuniti e attendevano i natblida con un'aria di severità che a chiunque avrebbe fatto accapponare la pelle.

Contro ogni sua previsione, Lexa non si sentì affatto spaventata; nemmeno quando i suoi occhi incrociarono quelli famelici dei suoi prossimi assassini.

Ma una voragine squarciò il suo petto quando vide la chioma bionda di Clarke fare il suo ingresso in sala.

Lexa non poté fare a meno di mordersi le labbra pensando a quanto fosse bella: anche i suoi capelli erano raccolti in tante piccole trecce, e il trucco da guerra, lo stesso di Lexa, rendeva i suoi occhi ancora più blu del solito.

Gli stessi occhi cercarono e trovarono subito quelli della sua migliore amica, cercando di comunicargli più di quanto Clarke stessa avrebbe fatto a voce. In quel momento non avevano bisogno di dirsi niente, i loro sguardi avevano sempre parlato per loro.

Quando tutti e 13 i natblida si misero in cerchio, Lexa li osservò uno ad uno, studiandoli e chiedendosi chi avrebbe colpito per primo. Si chiese anche cosa sarebbe successo quando sarebbero rimaste solo lei e Clarke sul campo di battaglia, se Clarke le avrebbe lasciato la possibilità di salvarla, di salvare entrambe.

Nel momento in cui i suoi occhi scivolarono sulla figura di Titus ferma ai piedi del trono, il rumore acuto del corno annunciò l'inizio del conclave.

Lexa si avventò con un grido di battaglia su Luna, la più forte e valorosa dei natblida, cercando di colpirla al petto; ma questa fu più scaltra di lei e si scansò in tempo, puntando la lancia contro il petto della sua più temibile avversaria.

Le due iniziarono uno scontro diretto, battendosi alla pari, mentre Lexa non perdeva mai di vista Clarke: con la coda dell'occhio la vide trafiggere uno dei due ragazzi che si erano scagliati su di lei.

A causa di quel piccolo momento di distrazione, Luna riuscì a ferire Lexa ad una spalla: il dolore si fece subito sentire, mentre i suoi occhi incontrarono quelli fiammeggianti d'ira di Titus che non si era perso lo scambio di sguardi tra Clarke e Lexa sul campo di battaglia.

Nel momento in cui Lexa impugnò la spada per contrattaccare, un'altra spada trafisse Luna da una parte all'altra: dalla bocca della ragazza fuoriuscì del sangue nero, mentre questa si inginocchiava inerme mostrando alle sue spalle il suo aguzzino. Clarke guardò impassibile il corpo della sua avversaria cadere a terra, poi spostò gli occhi su di Lexa e si avvicinò a lei.

“Ti copro le spalle” sussurrò, mettendosi dietro di lei in posizione di difesa. Lexa fece lo stesso, pronta a combattere con le unghie e con i denti il trono, capendo finalmente quali fossero le reali intenzioni di Clarke.

Due energumeni si fiondarono sulle due ragazzine, le quali non ci misero molto a liberarsi di loro.

“Cosa diavolo stanno facendo?” Si chiese Indra sospettosa mentre osservava le due donne combattere l'una di fianco all'altra.

“Non ne ho idea, ma sicuramente questo va contro le regole del conclave” sibilò Titus.

Intanto sul campo di battaglia erano rimasti in quattro: Clarke iniziò a combattere contro l'ultima ragazzina sopravvissuta, mentre Lexa si batteva in un corpo a corpo con Roan, essendo rimasti entrambi privi della loro arma.

Roan era forte e possente, ma Lexa era scaltra: riusciva a sfuggire ad ogni suo colpo, muovendosi abilmente da una parte all'altra.

Il ragazzo riuscì improvvisamente a recuperare una spada; la sua figura si avvicinò a quella esile di Lexa, incombendo su di lei.

Riuscì a scansare ogni colpo, fino a quando non si trovò costretta a fermare la lama affilata con le sue stesse mani, rischiando di rimanere trafitta..gocce di sangue nero iniziarono a macchiare il pavimento, gli sguardi dei due guerrieri che si sfidavano, quando Lexa riuscì a liberarsi dalla morsa mortale e a far cadere Roan a terra con un colpo alle gambe.

Ma nuovamente il ragazzo fu più veloce, si scostò in fretta evitando di essere trafitto, e si alzò impugnando la spada fronteggiandola nuovamente.

“Il trono è mio Lexa, una volta che avrò ucciso te e la tua ragazza potrò finalmente riunire tutti i clan sotto il controllo della nazione del ghiaccio, e voi non potrete farci assolutamente nulla!”

Lexa sentì la rabbia salire di fronte a quella parole, impugnò una lancia a sua volta e più agguerrita che mai riuscì a disarmare il ragazzo, colpendo e lanciando la sua arma dall'altra parte della sala.

Roan la guardò con sfida e si avventò su di lei, afferrando la lancia e cercando di sottrargliela.

Titus osservava la scena, rendendosi conto che Lexa e Roan se la battevano alla pari: erano entrambi valorosi, ma in quel momento sperò con tutto il cuore che Roan ne uscisse vincitore, avendo ormai compreso quale fosse il progetto di Clarke e Lexa.

Un tonfo sordo attirò la sua attenzione, i suoi occhi guardarono il corpo inerme dell'avversaria di Clarke abbandonato a terra.

La ragazza tentò disperatamente di afferrare il pugnale che sostava a pochi centimetri dalla sua faccia, ma quando il piede di Clarke si poggiò sul suo capo, tentando di frantumarlo, non poté fare altro che arrendersi al suo destino.

Nello stesso momento, a pochi metri di distanza, anche Lexa era a terra: ferita alla spalla e all'addome, era ormai spacciata. Roan l'avrebbe trafitta, avrebbe ucciso sia lei che Clarke e avrebbe vinto il conclave.

No. Non poteva permetterlo.

Nel giro di pochi secondi, ribaltò la situazione, facendo cadere Roan e rialzandosi in piedi, impugnando ora la stessa arma che rischiava di ucciderla pochi secondi fa.

Lexa esitò un attimo, i suoi occhi passarono freneticamente dalla figura di Clarke che ora la stava guardando col fiato sospeso, a quella di Roan che la guardava minaccioso.

“Fallo Lexa. Mostrami di cosa sei davvero capace.”

Lexa chiuse gli occhi quando sferrò il colpo finale sull'ultimo natblida sopravvissuto. Un rantolo di dolore scivolò dalle labbra del guerriero, costringendo Lexa a voltarsi verso Titus.

Gettò l'arma a terra, chiedendosi cosa avrebbe fatto. Chiedendosi se Clarke avesse davvero intenzione di combattere contro di lei, e di ucciderla.

Aveva temuto questo momento per anni, e ora non sapeva cosa fare.

Dio, quanto avrebbe voluto tornare indietro nel tempo a poche ora fa, quando era la persona più felice della terra, tra le braccia di Clarke che le sussurrava promesse d'amore.

Invece era lì, disarmata e fragile come non mai, in balia delle decisioni di persone che non avevano fatto altro che controllare la sua vita dal momento in cui era nata.

Il rumore della spada che cadeva a terra fece ammutolire tutta la sala. E tutti i pensieri di Lexa.

Aprì gli occhi, e immediatamente questi si scontrarono con quelli amorevoli di Clarke che ora si stava avvicinando a lei.

Quando la sua figura fu al suo fianco, la prese per mano, facendole capire che qualunque cosa sarebbe successa, l'avrebbero affrontata insieme.

“Cosa credete di fare?” La voce irata di Titus non ci mise molto a raggiungere le loro orecchie e ad interrompere quel momento di pura magia che si era creato tra di loro.

“Noi non abbiamo intenzione di combattere” sentenziò Clarke, mettendo in chiaro quelli che erano stati i sospetti di Titus dal momento in cui era iniziato il conclave.

“Ma il conclave prevede che ci sia un solo vincitore, un solo comandante. Come avete intenzione risolvere la situazione?” Intervenne Indra, incuriosita più che arrabbiata dall'intera situazione.

“Sono disposta a rinunciare al ruolo di comandante; lascerò Clarke comandare, mi allontanerò anche da Polis se necessario..”

“Lexa, no-” iniziò Clarke

“Non è assolutamente possibile. Devono essere eliminati tutti i sangue nero, sicché il nuovo comandante possa comandare.”

Lexa serrò la mascella, capendo che Titus non avrebbe affatto reso le cose semplici.

“E come avete intenzione di comandare in due?” La voce di un anziano si aggiunse a quella discussione.

“Non posso credere che ne stiamo davvero discutendo?!” Gridò Titus, sovrastando la voce di tutti gli altri.

Vedere gli anziani confabulare tra di loro, fu per il fleim kepa la goccia che fece traboccare il vaso.

Si girò, afferrando le armi impugnate dalle guardie alle sue spalle, e si avvicinò minacciosamente alle due ragazze che si tenevano ancora per meno.

“Adesso voi” iniziò Titus, porgendo loro le mani “combatterete e ci sarà un unico vincitore, e nessuno uscirà da questa stanza fino a quando non avremo eletto il nuovo comandante!”

Lexa e Clarke sostennero il suo sguardo, non spostandosi di un millimetro dalle loro posizioni.

“Titus” la voce ferma di Indra intervenne nuovamente “Clarke e Lexa sono entrambe due guerriere molto valide; e molto sagge, credo che governerebbero il popolo in maniera adeguata. Se lo spirito dei comandanti vuole questo..”

“Non osare nominare lo spirito dei comandanti in questa discussione!”

La mano di Clarke strinse quella di Lexa, mentre le due assistevano inermi alla decisione delle loro sorti. Una cosa era certa, che l'una non avrebbe lasciato l'altra da sola. Mai.

Titus sospirò, chiudendo gli occhi. Il silenzio calò nella sala del trono, mentre tutti osservavano le tre figure in attesa.

I cadaveri dei natblida giacevano inermi sul pavimento come silenziosi spettatori di una situazione che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere.

“Molto bene. Se non avete intenzione di uccidervi tra di voi..lo farò da solo!” Sentenziò severo Titus, impugnando la spada contro di loro.

I corpi di Clarke e Lexa reagirono immediatamente: Lexa si mise davanti Clarke cercando di proteggerla e di parare ogni possibile colpo, mentre Clarke si piegò ad afferrare il pugnale abbandonato dietro i piedi di Lexa.

La spada fu a pochi centimetri dal naso di Lexa, questa chiuse gli occhi e trattenne il respiro preparandosi all'impatto, quando la voce di quella che avrebbe ricordato per sempre come la sua salvatrice proruppe nella sala “fermati immediatamente!”

Titus fermò la spada a mezz'aria, la bocca aperta e uno sguardo incredulo rivolto alla fonte di quella voce “heda..”

Lexa e Clarke non potevano credere ai loro occhi. Nessuno poteva.

Anya era ricoperta di sangue e di fango, i capelli arruffati mentre con passo incerto arrancava verso il centro della sala dove stava per consumarsi il terribile omicidio.

Alcune guardie cercarono di avvicinarsi a lei per darle una mano ma le fermò “non toccatemi!”

Era stata denudata di tutti i suoi vestiti, una canottiera lercia e un paio di mutandine coprivano le sue forme; Clarke provò una profonda pena per la donna che era stata come un genitore, oltre che il suo mentore, per tutti quegli anni.

“Anya..” sussurrò Lexa sorpresa, mentre tutti gli anziani, Indra compresa, si erano già inchinati al suo cospetto.

Anya si frappose fra Titus e le due ragazzine, sbarrando le braccia come a volerle proteggere “cosa pensavi di fare? Uccidere le tue future comandanti?”

“Heda, io..credevo che..pensavo fossi morta-”

“Gli uomini della montagna mi hanno rapita, brutalmente torturata e quasi uccisa. Se non fosse stato per un membro della skaikru, non sarei mai riuscita a scappare.”

“Ora che sei qui non ci sarà nemmeno bisogno di portare a termine il conclave” iniziò Titus gettando a terra la spada, sporgendosi di poco nel tentativo di abbracciarla.

“Sto morendo, Titus.”

Quelle parole, quella sentenza di morte fece calare un gelo terribile all'interno della stanza. Clarke e Lexa si guardarono negli occhi, consapevoli di quello che era stata Anya per loro in quei tre anni.

“Sto morendo, Titus, e tu per me sei sempre stato come un padre. Non era sicuramente questo che mi sarei augurata di vedere nei miei ultimi giorni di vita” concluse Anya, gettando uno sguardo rapido alle sue pupille.

“Ma Heda” tentò di giustificarsi Titus “le regole vogliono che sia solo un comandante a governare. E' sempre stato così, le cose non vanno cambiate altrimenti-”

“Non ci sono mai state delle regole. Se lo spirito dei comandanti ha deciso così, così sia.”

Titus si arrese di fronte a alle parole autoritarie del suo comandante, piegando il capo in segno di resa.

Quando Anya si voltò verso di loro, mutò completamente lo sguardo: era ammirazione quello che le due ragazze leggevano nei suoi occhi ora, ammirazione e un profondo affetto.

“Ragazze mie..” sussurrò Anya, abbracciandole.

“Anya, se solo noi provassimo a curare quelle ferite..” tentò Clarke, ma Anya la zittì immediatamente.

“Sono sicura di star lasciando il mio regno in buone mani. Sarete le comandanti più cazzute della storia. E non pensate che mi siano sfuggiti tutti quegli sguardi e quei sorrisi che vi siete scambiate sul campo di allenamento durante tutto questo tempo.”

Lexa arrossì di fronte a quelle parole mentre Clarke scoppiò a ridere.

“Non sarà facile, ragazze, ma sono sicura che ce la farete. Insieme.”

La mano di Clarke cercò quella di Lexa in quell'abbraccio, calde lacrime non poterono fare a meno di scendere silenziose sulle guance della biondina.

“E ora” riprese Anya “inchinatevi tutti di fronte alle vostre due nuove comandanti.”Lexa non dimenticherà mai la sensazione provata la prima volta in cui vide il suo popolo inchinarsi al suo cospetto, la mano stretta in quella della sua amata pronta a governare al suo fianco.
 


Epilogo: dieci anni dopo.


Lexa schivò un colpo. Poi ancora un altro, e un altro ancora. Un sorrisetto divertito si affacciò sulle sue labbra quando il suo avversario la fece capitolare a terra, la lama della spada puntata a pochi centimetri dal suo naso come 10 anni prima.

“Per quanto ancora avete intenzione di andare avanti?”

Il sorriso non poté fare a meno di allargarsi ancora di più quando la voce di sua moglie arrivò alle sue orecchie.

Si, perché Clarke Griffin-Woods era diventata sua moglie nel momento esatto in cui erano diventate entrambe comandanti.

“Mamma!” Gridò Aden divertito, guardando Clarke dal basso verso l'alto dalla sua posizione in fondo alla collina “hai visto quanto sono diventato bravo? Sono riuscito a disarmare la mamma subito!”

Gli occhi di Clarke, questa volta divertiti e carichi di amore, incontrarono quelli di Lexa che ora si stava rialzando per pulirsi i pantaloni “credo che questo piccoletto diventerà un grande comandante un giorno.”

Aden abbracciò Lexa sentendosi gonfiare il petto di orgoglio.

“Sei bravissimo, amore, ma ora cosa ne dici di andare a darti una ripulita? Sembri un vero guerriero con tutto con quel terreno in faccia, ma Madi sta aspettando te per cenare.”

Aden raccolse la sua spada e la infoderò “corro!”

Dopo essersi dileguato in una nuvola di polvere e di capelli biondi, gli stessi di Clarke, quest'ultima si avvicinò a quella che un tempo era la sua migliore amica e le arruffò i capelli “anche tu sembri una vera guerriera, sai?”

“Ciao” soffiò Lexa tirandola in un abbraccio e baciandola con passione.

Clarke si lasciò scappare un gridolino di sorpresa e ricambiò subito il bacio, cingendole il collo con le braccia.

Nonostante fossero passati così tanti anni, nonostante condividessero il trono oltre che il letto della loro stanza, la passione che scorreva tra le due non era mai diminuita. Anzi, si può dire che fosse aumentata insieme al loro amore, con il passare degli anni.

E si era tutto trasformato in qualcosa di estremamente profondo quando le due avevano deciso di adottare Aden cinque anni prima, e Madi quell'anno stesso, entrambi rimasti orfani dei loro genitori.

Nel giro di pochi anni, Clarke e Lexa erano riuscite a guadagnarsi la stima e l'affetto di tutto il loro popolo, ed erano riuscite a riunire tutti i clan sotto un'unica, grande e potente coalizione.

Era anche stato stipulato un trattato di pace con il popolo del cielo che, a quanto pare, non era così malvagio come avevano immaginato.

Dopo quella che parve una vita, Clarke si staccò dalle labbra della moglie per riprendere fiato “ora che ne dici di andare? Hai promesso di portarci al mare più tardi.”

“Questo ed altro” sussurrò dolcemente Lexa sulle labbra della sua amata “questo ed altro per la mia famiglia.”
 


*Angolino di bicorn*
 
Non so se questo era il finale che vi aspettavate, ma era sicuramente quello che avevo in mente io dal momento in cui ho iniziato a scrivere la fanfiction.

Lo so, lo so, fa molto Katniss Everdeen e Peeta Mellark alla fine del primo libro degli hunger games, ma sinceramente non avrei potuto pensare a finale migliore per questa fanficiton..già la serie tv ci ha dato tanta sofferenza, lasciamo questo sporco lavoro a quell'idiota di Jason.
Spero vi sia piaciuto, anzi, spero vi sia piaciuta l'intera ff come è piaciuto a me scriverla..dispiace solo che sia venuta così breve, ma per consolarvi vi dico che ho tante idee in cantiere e spero tanto di metterle su carta. :)

Fatemi sapere cosa ne pensate, leggete e recensite, io corro a rispondere alle recensioni del capitolo precedente. Un abbraccio a tutti! <3
  
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