02/10/2018
2 recensioniA due centimetri dal cuore.
Ci sono cose di Mycroft che non riesci proprio a spiegarti. Lo capisci quando lo vedi ritornare casa tenendo le spalle all’indietro e la schiena ancora più dritta del solito. È accanto a te ma sembra essere risucchiato in un altro mondo. Ti mordi le labbra, masticando tutti i tuoi ‘perché’ e ti riproponi di essere lì per lui aspettando solo i suoi tempi.
Mycroft Holmes è un mistero ma tu non sei capace di accontentarti.
Non vuoi ridurre tutto a delle carezze scambiate con foga nel primo angolo libero di Londra o lasciare che sparisca nel cuore della notte senza lasciare traccia. Lui è molto di più. Lo sai mentre vi baciate e le sue palpebre si alzano rivelando due occhi che brillano e ti guardano come se fossi l’essere più prezioso a questo mondo. Lo sai mentre ti stringe la mano finché un discreto -e familiare- picchiettio al vetro non anticipa l’apertura della portiera.
Lo sai perché ogni notte non fai altro che ripensare a lui e contare quanti giorni mancano al vostro prossimo incontro.
Ti tiene ancora la mano ma non sei tranquillo. Trema impercettibilmente contro la tua pelle e non riesce a rilassarsi. Si forza di sorriderti, di esserci, ma solo sapere che ci sta provando non fa altro che peggiorare la situazione. Per quanto possa definirsi razionale, se sente qualcosa, non riesce a non dimostrartelo. Così ti riscopri immediatamente colpevole per aver fatto qualcosa.
Che cosa ancora non lo sai.
E sei ancora più confuso quando entrati in casa avvicina il viso contro la tua spalla e il calore del suo respiro si mescola alla tensione sul suo volto per ritrovarti in un attimo da solo davanti ad una porta chiusa. Il tonfo delle spalle di Mycroft rimbomba nelle tue orecchie e la tua mano corre verso il pomello della porta. Provi ad aprirla una, due volte ma è tutto inutile.
‘Mycroft, fammi entrare…’
Dall’altra parte, senti solo il suo respiro accellerarsi prima di essere attuito da qualcosa. ‘G-Gregory, non è nulla che io n-non possa gestire. P-potresti…’
Poggi la fronte e le mani contro la porta. ‘Vuoi che me ne vada?’
Il silenzio che segue è massacrante. Scivoli sul pavimento immaginando che oltre quei pochi centimetri di legno c’è lui con le spalle rivolte verso di te, ad aspettare solo un abbraccio. Ricacci indietro le lacrime e tremi. Sai già che risposta ti aspetta. Davanti a te c’è solo una porta e senti ogni suo singolo millimetro conficcarsi sottopelle.
‘…no.’ È appena un sussurro ma sai di non star sognando. ‘Per favore, resta’.
Respiri. All’improvviso ti ritrovi a boccheggiare a vuoto senza riuscire a dar parola a quello che stai provando. Lasci che siano le parole ad arrivare a te. ‘Resterò sempre al tuo fianco. Solo- lascia che condivida questo momento con te. E lo prometto, qualsiasi cosa sia…’ senti la gola stringersi dall’emozione ‘Non andrò via’.
Strofini le mani contro il viso e un click sblocca la porta. La spingi immediatamente e ritrovi Mycroft ancora in ginocchio che tiene lo sguardo fisso su di te nonostante abbia gli occhi arrossati e il respiro sempre più affannato. L’asciugamano è gettato in un angolo e con il pollice gli accarezzi le labbra arrossate.
Lo stringi contro il tuo corpo.
Le sue braccia ti cingono la vita e un calore familiare sfiora la tua spalla.
“Ti prego, non andare via”.
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