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Autore: Dalia95_KittyCat    02/10/2018    0 recensioni
Due coppie apparentemente improbabili e la città più famosa del mondo come scenario. Violet Miller è una giovane con la sindrome di Asperger, che vive tranquilla in un'isolata villetta di New York, volutamente sola e senza quasi neanche un amico. Benjamin Gillespie è un attore, star di blockbuster e film d'autore, in cerca di un po' di pace nella frenetica Grande Mela a causa di folle accanite di fan e paparazzi che gli stanno alle calcagna. L'incontro tra i due sarà a dir poco esplosivo ... Irving Mercer è il personal trainer e migliore amico di Benjamin, Elektra Cross un'eccentrica commessa in un negozio di abiti da sposa e coinquilina di Violet. Anche loro non potrebbero essere più diversi. Ma si sa, gli opposti si attraggono, e l'amore arriva sempre dove e quando meno te lo aspetti!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non succede tutti i giorni di incrociare una damigella di una sposa con l’abito sporco e lacero che cammina a passo spedito lungo la strada. Neppure nella vita a dir poco iperattiva di Irving Huntington. Quel giorno il celebre atleta, personal trainer nonché stuntman delle più amate star di Hollywood e, in particolare, del suo migliore amico Benjamin Gillespie, si stava allenando come al solito per mantenere intatta la sua già troppo perfetta forma fisica quando vide una ragazza, il cui abito faceva presagire che fosse la damigella di una sposa, dallo sguardo notevolmente furioso che avanzava sulla strada senza neanche troppo guardare le macchine che passavano. Subito corse ad aiutarla in quanto vide da lontano una macchina che arrivava, e spinse la ragazza sul marciapiede, salvandola in tempo. “Che ca…” esclamò lei irata “Scommetto che hai qualche grosso problema da risolvere” ribadì Irving un tantino seccato “un semplice grazie sarebbe più che sufficiente. Senza di me quella macchina ti avrebbe ridotta ad una frittella!” “Scusa se non ti ho ringraziato, ma è che devo beccare quelle maledette ladre che hanno fregato i vestiti da sposa del negozio” “Ladre? Vestiti dal negozio?” “Sì, quel negozio laggiù, Mildred’s Brides” indicò con l’indice “dove lavoro al momento come sarta e aiutante, finché non troverò un ricco che mi faccia fare la bella vita” Irving capì subito che la damigella, o per meglio dire la commessa vestita da damigella della sposa, era solo una mocciosa viziata intenzionata a vivere una vita da nababbo mantenuta da un marito multimilionario (e magari anche miliardario) e stare letteralmente a non fare un beato accidente per tutta la sua vita. “Tanto per curiosità, come mai indossi questo abito così … come dire … retrò?” domandò Irving, a quel punto parecchio incuriosito “Stavamo facendo una festa a tema costume d’epoca, e questo è, anzi era, il mio travestimento, che quelle fighette hanno pensato bene di conciare nel peggior modo” Il fascinoso personal trainer la osservò con più attenzione, intrigato dal fervore e dal caratterino di quella strana ragazza. Era certo una gran gnocca, con una lunga chioma bionda e scarmigliata e gli occhi eterocromi, uno grigio azzurro e l’altro castano scuro, il che la rendeva ancora più intrigante. D’altro canto anche lei lo fissava, rapita da quegli occhi viola, i capelli castani mossi tendenti al riccio e lo sguardo da seduttore nato. “Per caso sei un attore?” domandò lei a bruciapelo “Deduzione quasi esatta: sono uno stuntman!” rispose Irving con sguardo da furbetto “Irving Mercer” disse poi tendendole la mano “Elektra Cross” rispose la ragazza, che subito s’irrigidì “ma sei fatto d’acciaio?! Hai una stretta fin troppo esagerata! Meglio non attaccare briga con uno come te!” “Già, e stavo per dire lo stesso di te” ribadì lui con un sorrisetto malizioso “dal poco che ho appena potuto vedere” “Ma io non ho affatto una morsa d’acciaio!” esclamò lei stizzita “Non mi riferivo al modo che hai di stringere la mano, mi riferivo alla tua personalità!” ridacchiò lui, colpito dal caratterino tosto di lei. Irving poteva anche essere egocentrico, ma era anche molto arguto e perspicace. Perciò aveva capito subito che le decisioni che prendeva quella ragazza non andavano assolutamente intralciate! E non perdonava niente e nessuno! Cosa che d’altronde, era tipica anche di Irving. “Or dunque, mettiamoci a cercare queste benedette ladre di abiti da sposa” borbottò Irving “Oh, sapevo che mi avresti aiutata!” gridò la ragazza gettandogli le braccia al collo. A questo gesto il possente stuntman indietreggiò, poiché non amava ricevere simili effusioni d’amore da persona che non conosceva, specialmente da donne sconosciute con un atteggiamento un po’ lascivo come quello di Elektra. A dire il vero, Irving dentro di sé stava sospettando che Elektra in realtà avesse creato quella storia su due piedi e come scusa per fare colpo su di lui. Tuttavia, nel caso questa buffa ragazza si fosse rivelata davvero un’imbrogliona, Irving portava sempre a dietro con sé un taser per neutralizzare un qualsiasi potenziale nemico. La cosa che più lo aveva colpito di lei, era che lo aveva guardato dritto in faccia, e non gli aveva puntato lo sguardo addosso ai muscoli rocciosi, cosa che la contraddistinse subito dalle altre ragazze. In meno di dieci minuti a piedi raggiunsero l’Upper West Side, poiché entrambi avevano un passo super veloce, Irving in particolare, dovuto ai lunghi anni di palestra e addominali. Una donna sulla cinquantina andò incontro ad Elektra. Era sua zia Mildred “Elektra! Dov’eri? Prima ho perso di vista sia te che le altre commesse, e ti ho chiamata ma non rispondevi” “Zia Mildred! Scusa ma ero troppo rabbiosa per telefonarti. Qui con me c’è un ragazzo che si offerto di aiutarmi nell’impresa” “Uno sconosciuto preso a caso?” domandò Florence preoccupata “In teoria sì, ma tranquilla, sembrerebbe un tipo affidabile” “Sì ma guarda le tipe che hanno rubato i vestiti al negozio: sembravano delle clienti così educate, gentili, perbene, poi dopo durante una nostra banalissima distrazione sono scappate via con il maltolto!” “Ripeto: questo ragazzo sembra del tutto innocuo. Cioè, sembrerebbe, per ora” Guardò l’abito di Elektra, sporco di vernice rossa, la famosissima vernice utilizzata nei film per simulare il sangue. Anche i suoi vestiti formali, ossia tailleur e giacca da ufficio, erano macchiati di rosso. “Ah però, e questo dove l’hai rimorchiato?” domandò la zia alla nipote riferendosi a Irving, rimanendo sbalordita dall’avvenenza di lui “Non l’ho rimorchiato! L’ho solo incontrato per caso, ma lo conosco appena” Irving guardò incuriosito la zia Mildred. Aveva i capelli cotonati in stile anni ’80 e sulla faccia era dipinta un’espressione buffa e stranita, non tanto perché aveva appena incontrato un estraneo, e pure gnocco, ma perché era la sua mimica facciale tipica in ogni momento. Insomma, possiamo dedurre che era un tipo eccentrico. “Beh, in effetti, mi sembra ispirare abbastanza simpatia e fiducia!” “Davvero? Di solito mi considerano una statua di marmo senza alcuna espressione” esclamò divertito Irving “Perché?” domandò Mildred “Perché di solito sono una persona che pensa più ai fatti suoi, poco disposta ad aiutare gli altri, e che non lascia trapelare emozioni” “Non si direbbe!” “Ho davvero questo sguardo truce?” In effetti Irving, a differenza del suo più caro amico Benjamin, non era una persona che si lanciava in baci o abbracci ed era noto per il suo temperamento combattivo e il suo sguardo spietato nei confronti dell’avversario. Ma alla fine era anche coccolone e affettuoso, anche se non lo dava a vedere spesso. “L’apparenza inganna praticamente sempre, o quasi” aggiunse Elektra, che non era così sciocca e frivola come sembrava, e quando voleva usava l’intelletto. E Irving non era questo gran duro come lasciava credere agli altri. Certo era posato, riflessivo e sicuro di sé, ma dava sempre l’immagine di una persona un tantino fredda e calcolatrice. “E dunque, si sa qualcosa di queste ladre di vestiti da sposa?” domandò Irving a bruciapelo, cercando di rompere il ghiaccio “Veramente sta domanda dovevo e volevo farla io!” s’intromise acida Elektra “a te che te frega dei nostri affari?” “Oh, ma che ringraziamento! Cerco solo di aiutare!” stavolta Irving si stizzì “come ti permetti di parlarmi in quel modo?” “Vedo che i sentimenti, in questo caso la rabbia, ce li hai!” Irving la guardava in cagnesco. Nessuno lo aveva mai trattato in quel modo, manco fosse un peluche di pezza. Stava quasi per mollarle un ceffone, ma si trattenne. Da un lato era contrario alla violenza, dall’altro lato non voleva finire in galera per aver menato una persona. Che definire persona una come quella ragazza era davvero troppo esagerato, perché si comportava peggio di un animale. Perfino un barboncino o una scimmietta avrebbero avuto più creanza di lei. “Scusa, forse ho esagerato un po’ troppo per la verità” fu la risposta impaurita e risentita di lei “Oh, brava bambina. Hai capito l’errore” si calmò lui “E’ che questa situazione mi sta facendo impazzire e mi fa letteralmente saltare i nervi” “Allora mi scuso anche io per essere stato un po’ severo” a quel punto l’espressione distesa e fredda di Irving si trasformò in un tenero sorriso. Elektra fu quasi sul punto di svenire, ma riuscì miracolosamente a trattenersi. “Scusate, siete voi due che siete state derubate di quei vestiti del negozio di abiti da sposa? Se sì, credo di aver trovato il colpevole del furto” disse a bruciapelo una voce sconosciuta. I tre si girarono, chiedendosi chi fosse colui che aveva parlato. Erano un ragazzo e una ragazza di colore, di quelli proprio neri neri. “Sì noi siamo del negozio” rispose Elektra “e hanno rubato in effetti circa cinque abiti e sporcato quello che io e mia zia indossiamo” “Il ladro è dentro Central Park, dentro un gazebo. Se volete una mano ve la daremo volentieri” sorrise il tipo “Mi chiamo Samuel, per gli amici Sammy” “E io sono Florence, ma di solito mi chiamano Flo” “Grazie dell’aiuto. Portateci dalle ladre a Central Park” fu la risposta di Florence I quattro subito si incamminarono. Intanto Irving pensò che almeno aveva trovato una distrazione alla sua giornata, che altrimenti avrebbe trascorso ad allenarsi e basta. Se fosse stato un impiegato in un ufficio, o comunque se avesse fatto un lavoro d’ufficio, sarebbe stato chiuso tutto il tempo dalle nove alle cinque, ma lo sport era sempre stato il suo più grande amore, più anche delle ragazze che si portava a letto. Per sua fortuna i suoi genitori non ci tenevano affatto che lui frequentasse l’università, lo avevano sempre lasciato libero di scegliere ciò che voleva fare. D’altronde anche suo fratello minore, William, non era mai stato un amante della scuola. Ma mentre Irving studiava, Willy si faceva i cavoli suoi ed aveva seriamente rischiato la bocciatura un anno. Tuttavia erano l’esatto opposto in quanto a carattere: Irv era disteso e calmo, ma un troppo freddo e calcolatore alle volte, mentre Willy era godereccio, ilare e giocoso. Nessuno dei due era la pecora nera della famiglia. “Ecco là le ladre!” esclamò Irving, senza avere alcuna ombra di dubbio, nel vedere le furbette che avevano rubato gli abiti da sposa “cogliamole di sorpresa!” “E’ meglio che lo facciate tu e i due caffè, anche perché se andassimo io e mia zia ci riconoscerebbero subito” sussurrò Mildred “Andiamo” disse Sammy, mentre Florence lanciò uno sguardo in cagnesco a Mildred per averli definiti “i due caffè” Elektra e zia Mildred si nascosero dietro un cespuglio, mentre Irving, Samuel e Florence si avvicinarono alle ladre, pronti a riprendere il maltolto.
   
 
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