Jason si è svegliato pieno di energia. I segnali per una giornata fantastica ci sono tutti: cielo terso, sole radioso, la prospettiva di passare del tempo con gli amici…
Canticchia e saltella per casa mentre James si gusta gli ultimi momenti di semi incoscienza sotto le coperte.
Non è ancora sceso in cucina che già sta scandagliando mentalmente il frigo e la credenza pensando a cosa mettere nel cestino insieme alla classica tovaglia a quadretti.
Prosciutto, formaggi, coca-cola poi…Un attimo di panico.
Manca il pane!
Con un’alzata di spalle, scacciando il disappunto, Jason infila le scarpe e- quasi come una precauzione non necessaria prende anche l’ombrello con sé- e si dirige al vicino supermercato.
Grosse nuvole nere all’improvviso sovrastano il cielo ed una cappa di afa quasi insopportabile appesantisce tutto.
Si sentono i primi tuoni e la pioggia inizia a scendere scrociante quando il ragazzo è già all’asciutto nel fornito negozio.
Non c’è molta gente. Niente musichetta di sottofondo, solo un sommesso chiacchiericcio e il rumore metallico del carrelli.
Si mette a fare la fila alla cassa.
La cliente davanti a lui ha le braccia cariche di sacchetti di patatine e una latta di fagioli le scivola in terra.
Jason si china per raccoglierla e rimane senza fiato quando si volta.
La ragazzina dai capelli neri e dal taglio disordinato, con le guance arrossate, un bagliore malizioso negli occhi e la bocca piegata in un sorriso sbarazzino è bellissima.
“Grazie!”
Dice soltanto quando lo sconosciuto le porge la latta ammaccata.
È un secolo che dura un secondo .
Jason non esita e la fa passare avanti.
L’attenzione di lei è attirata da due donne con i capelli lucidi e boccoluti come quelli che si hanno appena usciti dal parrucchiere. Con la coda dell’occhio guarda i suoi, gonfi e crespi come quelli di un cantante degli anni Ottanta.
Inoltre ha scordato l’ombrello ed è tutta bagnata.
È un totale disastro!
Cerca di svicolare via, di raggiungere la fermata dell’autobus di corsa in un’atmosfera che ha qualcosa di surreale e affascinante al tempo stesso.
Il cielo plumbeo è ancora tappezzato da nuvole grigie quando un parapioggia, provvidenziale, ripara la sua testa.
“Posso accompagnarti sotto il mio?”
Quel ragazzo timido ma deciso e discreto mette subito a proprio agio Zahra. E si ritrovano a chiacchierare e ridere insieme come se si conoscessero da sempre anche se è la prima volta che si incontrano.
Le porte anteriori e posteriori dell’autobus si aprono sibilando. Zahra appoggia il piede sul predellino ma, prima che possa salire, Jason la ferma.
“Magari potresti lasciarmi il tuo numero di telefono!”
E in quel momento capisce che non esiste un motivo logico nella scelta di una persona.
Scelgono lo sguardo e l’odore della pelle. Tutta quella chimica dei gesti che l’accompagna.