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Autore: La_Sakura    03/10/2018    7 recensioni
Genzo Wakabayashi non è solo il portiere più acclamato e titolato del momento: è anche l’erede dell’impero della Wakabayashi Corp., una delle multinazionali più importanti sul mercato.
Non se n’è mai preoccupato troppo: con suo padre fisso al comando, e i fratelli già ampiamente attivi in varie filiali, non ha mai dovuto prendere le redini, riuscendo così a posticipare costantemente il suo completo inserimento in azienda. Forte della collaborazione della Personal Assistant di suo padre, ha continuato a concentrarsi sulla sua carriera di portiere paratutto del FC Bayern München, riuscendo pienamente a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
O, per lo meno, così è stato fino ad ora.
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Serie "Im Sturm des Lebens"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Im Sturm des Lebens'
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ET - Capitolo 1

 

Entrò nell’ufficio di suo padre e la vide intenta a leggere dei documenti: si sedette di fronte a lei, che non lo degnò di uno sguardo.

«Sì, ho esagerato. – Julia alzò un sopracciglio ma continuò a evidenziare delle frasi sui fogli – Non avevo alcun diritto di dire ciò che ho detto, soprattutto perché ti conosco da sette anni…»

«Otto.» lo corresse.

«… otto anni e ho molto rispetto per il tuo lavoro.»

Julia appoggiò l’evidenziatore e osservò il ragazzo.

«Cosa vuoi?»

«Chiederti scusa, e ringraziarti per ciò che hai fatto per me ieri sera. Nessuno aveva mai… cucinato per me.»

La ragazza lo fissò negli occhi.

«Non pretendo che tu mi conosca a fondo, o che sappia di me cose personali: non parli con tuo padre di te, figuriamoci se devi parlare di me. Ma non ti permetto di mettere in dubbio la mia integrità morale. Questo proprio non lo accetto. Io stimo molto i tuoi genitori e mai nella vita mi sognerei di immischiarmi nel loro matrimonio, come diamine ti può essere venuta in mente una cosa del genere? Io sono qui per lavorare, e il fatto che io mi sia affezionata ai tuoi è solo perché… sono riconoscente, ecco tutto!»

Genzo aveva notato la nota di esitazione nella voce di Julia, ma preferì non indagare: aveva già commesso abbastanza guai per quel giorno, e decise di sorvolare per non farla arrabbiare ulteriormente. Prese l’agenda del padre e lesse gli impegni della giornata. Dopo qualche minuto di silenzio il telefono squillò col triplice trillo della chiamata interna: Julia rispose in viva voce.

«Dimmi, Martha.»

«Julia, non ho fatto in tempo a fermarlo: Herr Hagner sta venendo in ufficio, e dalla faccia che ha, direi che sia imbufalito!»

«Lascialo venire, sono qui con Genzo. Non passarci chiamate.»

«Agli ordini!»

Herr Hagner spalancò la porta dell’ufficio senza nemmeno bussare.

«Buongiorno. Mi dicono che nel Baden-Württemberg non sia più di moda chiedere permesso prima di entrare in una stanza.»

«Facciamo le spiritose, Fräulein Wagner? Secondo lei mi sono sparato tutti questi chilometri per farmi prendere per i fondelli?»

«Non mi permetterei mai, Herr Hagner. – rispose Julia, per nulla intimorita, alzandosi e facendo cenno all’uomo di sedersi accanto a Genzo – Stavamo appunto controllando i documenti che ha inviato a Herr Wakabayashi.»

«I documenti che ho inviato sono strettamente confidenziali, Fräulein Wagner, non vedo come lei possa…»

«Herr Hagner – Genzo intervenne – immagino che sappia che le condizioni di salute di mio padre non sono ottime. – lo fissò negli occhi e, non ottenendo risposta, continuò – Immagino quindi che sappia anche che, finché mio padre non si rimetterà al 100%, sarò io a farne le veci. E naturalmente Fräulein Wagner ricoprirà il ruolo che ha sempre ricoperto in questa sede. Non vedo come la Wakabayashi Corp. possa fare a meno di lei.»

Günther Hagner estrasse un fazzoletto di stoffa dalla tasca e si asciugò la fronte madida di sudore, proseguendo poi sulla testa afflitta ormai da anni da calvizie.

«Il dossier che ho inviato riguarda dati allarmanti sull’acquisizione della filiale in Sudamerica. Pare che i maggiori esponenti dei cartelli della droga stiano cercando di metterci i bastoni tra le ruote.»

«Addirittura?» esclamò Genzo, prendendo il plico di fogli che Julia gli porgeva.

«Non è un gioco, qui si parla di un’acquisizione che potrebbe portare molti posti di lavoro, e se la gente iniziasse a lavorare onestamente, loro avrebbero meno persone da poter sfruttare. Dobbiamo valutare bene la situazione prima di procedere.»

«Non è ancora stato fissato nessun incontro, – intervenne la ragazza – la trattativa è a un punto morto.»

«E ci deve rimanere!» esclamò Herr Hagner con troppa veemenza.

«L’acquisizione è fortemente voluta da mio padre, per aprire un nuovo mercato in America Latina. Non capisco tutta questa riluttanza.»

Infastidito dal tono di voce del ragazzo, Herr Hagner strinse gli occhi fino a ridurli a una fessura e si sporse in avanti.

«E da quando il SGGK è diventato un genio della finanza?»

Genzo scattò in piedi contemporaneamente a lui, e iniziarono a guardarsi in cagnesco, i volti vicini: Julia si affrettò a pararsi in mezzo a loro per dividerli.

«Signori, vi prego. Non mi sembra né il luogo né il momento adatto per un incontro di boxe. Siamo persone adulte e civili, possiamo discuterne in maniera controllata. Genzo, siediti, e lei, Herr Hagner, un minimo di contegno, per cortesia.»

I due obbedirono ma non smisero neanche per un secondo di sfidarsi con lo sguardo: Julia decise quindi di prendere la parola.

«Penso che sia il caso di attendere di poter parlare con Herr Wakabayashi della questione, fino ad allora le do la mia parola che nessuna decisione verrà presa senza prima aver convocato un CdA. Le può bastare?»

«In questo momento la sua parola, Fräulein Wagner, vale quanto quella di Herr Wakabayashi, quindi sì, mi può bastare. Ora, se volete scusarmi, credo che rientrerò a Ulm immediatamente.»

Uscì dalla stanza sbattendo la porta, ma i due cercarono di non dare troppo peso alla questione. Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi fu lei a parlare.

«SGGK?»

Genzo sorrise.

«Super Great Goal Keeper!»

«W la modestia, Wakabayashi!»

Il ragazzo rise, poi tornò serio e prese il dossier in mano.

«Non mi convince… deve esserci dell’altro.»

«Sono d’accordo con te. Tutti i soci sono favorevoli all’acquisizione, tranne lui, che ha aspettato il malore di tuo padre per esprimere la sua perplessità.»

«Non aveva mai accennato a questo dossier?»

«Controllo personalmente le e-mail che riceve tuo padre e no, non gliene aveva mai parlato. Per questo dubito della sua parola.»

«Dove sono i documenti dell’acquisizione?»

«In cassaforte. Tuo padre voleva che rimanessero riservati fino all’incontro con i venditori.»

«Che però non è stato fissato…» citò le parole della ragazza.

«Non proprio, Genzo. – Julia si alzò e si diresse verso la cassaforte, nascosta dietro a un quadro, digitò la combinazione e ne estrasse una cartellina gialla che gli porse – Tuo padre aveva organizzato un incontro a Osaka, per il prossimo viaggio.»

«Quello che avresti dovuto fare con lui?»

«Esatto. Adesso non so proprio come faremo. Rimandare l’incontro è pericoloso, non vorrei che i sudamericani facessero saltare l’affare.»

«Hai tu i contatti con loro?»

«Sì, ho tutto io. Se verrà concluso, sarà la mia prima compravendita.»

Genzo notò orgoglio nelle parole dell’assistente, e la cosa gli diede una carica inaspettata: se un’estranea, esterna alla famiglia, aveva così tanto a cuore le sorti di un accordo della Wakabayashi Corp., perché lui doveva essere da meno? Era la prima volta che si sentiva invogliato all’idea di lavorare lì dentro, galvanizzato al pensiero di realizzare un accordo che avrebbe portato nuovi introiti.

«Ce la faremo.» disse, risoluto. Julia lo guardò e, sorridendo, annuì.

 

Il bollettino medico di Herr Wakabayashi sembrava un resoconto di guerra: i punti salienti erano riposo assoluto per almeno sei mesi, e probabile perdita permanente della sensibilità del braccio sinistro. Frau Wakabayashi passava più tempo possibile accanto al marito, e aveva lasciato a Martha l’incombenza di tenere dietro ai suoi impegni.

Julia e Genzo, dopo aver parlato con lui, avevano preso il timone dell’azienda, e si stavano preparando per la trasferta in Giappone.

«E la partita?»

«E la partita… passerà in secondo piano…»

«Mi dispiace…» mormorò Julia, appoggiando i fogli che stava leggendo e avvicinandosi a lui.

«Anche a me. È la prima volta che salto un match, e anche se è un’amichevole mi sento… in colpa verso i miei compagni.»

«Loro capiranno. – gli disse, posando una mano sulla sua spalla – E poi non è detto che tu non riesca a partecipare. Faremo il possibile per…»

«Non importa. – disse lui, scostandosi da lei e dirigendosi verso la porta – Adesso il mio posto è qui.»

Uscì dalla stanza senza aggiungere altro: si poteva percepire il suo stato d’animo, confuso, combattuto, infelice, preoccupato. E come biasimarlo? Però ammirava il modo in cui si era fatto carico di quella responsabilità: non una volta in cui si fosse lamentato, non una volta in cui avesse fatto intuire a suo padre che non voleva. Aveva semplicemente annuito e gli aveva promesso che avrebbe fatto del suo meglio. Herr Wakabayashi aveva annuito a sua volta, Julia aveva notato gli occhi lucidi, ma era stato giusto un secondo, prima che l’uomo li chiudesse e li congedasse.

Si riscosse dai suoi pensieri e tornò a sedersi alla scrivania: sollevò la cornetta e compose il numero del centralino.

«Judith, per cortesia, mi chiama l’agenzia viaggi? Vorrei la conferma che sia tutto sotto controllo.»

«Subito, Fräulein Wagner.»

 

La hostess la svegliò delicatamente e le annunciò l’imminente atterraggio. Appena mise a fuoco la divisa della Lufthansa, Julia capì che non stava sognando e che stava veramente per mettere piede in Giappone. Si stiracchiò e si mise a sedere comoda, poi si volse a osservare Genzo, seduto accanto a lei. Il ragazzo per quasi tutto il tempo non aveva parlato né mosso un muscolo, si era limitato ad osservare fuori dal finestrino. Julia si chiese se avesse dormito, se si fosse riposato un minimo, ma non ebbe il coraggio di domandarglielo. Da quando aveva dovuto prendere il posto di suo padre nel gestire gli affari di famiglia si era rabbuiato. Julia temeva che, dovendo forzatamente occuparsi della Wakabayashi Corp. durante la convalescenza del padre, Genzo si sentisse oppresso dal peso della responsabilità.

Tornò ad osservare i passeggeri cercando di concentrarsi su qualcos’altro ma la sua mente finiva sempre lì: l’aver assistito al malore che aveva colto il suo titolare le aveva provocato un senso di impotenza che quasi mai nella vita aveva sperimentato. Fortunatamente i paramedici erano giunti in tempo e lo avevano salvato, ma la situazione era estremamente delicata e lei si trovava a gestire due fuochi opposti. Sì, perché da una parte aveva Herr Wakabayashi che le chiedeva resoconti dettagliati sull’andamento aziendale, dall’altra aveva Genzo e sua madre che cercavano di tenerlo fuori dal lavoro per permettergli di rilassarsi. Ma Herr Wakabayashi non ne voleva sapere di riposarsi, per lo meno non se questo significava fregarsene della sua azienda. Sobbalzò leggermente al contatto del velivolo con la pista di atterraggio e si aggrappò ai braccioli del seggiolino mentre sentiva la pressione della frenata. Genzo si voltò e la guardò sorridendo.

«Va tutto bene?»

«Sì… sì. Ero sovrappensiero…»

Aspettarono che la gente scendesse per poter prendere i propri bagagli a mano con calma, quindi si diressero verso il controllo passaporto e il successivo ritiro bagagli. Genzo non parlava e lei cominciava a essere stufa di questo silenzio pesante e carico di tensione. Ma la stanchezza iniziò a prendere il sopravvento e non appena raggiunsero la limousine della famiglia Wakabayashi si addormentò, mentre lo chauffeur ancora caricava le loro valigie.

 

Non si poteva certo dire che il suo fosse stato un sonno ristoratore, ma per lo meno era riuscita a fare una doccia e rilassarsi; la giornata che li aspettava era parecchio impegnativa e dovevano mantenersi sul chi vive per non lasciar trasparire nessuna preoccupazione. Se i soci della Nihon no Wakabayashi Corp. avessero anche solo lontanamente sospettato che le condizioni di Herr Wakabayashi erano peggiori di quanto lasciato trapelare, il titolo rischiava di crollare. Dovevano altresì fare in modo che i soci si fidassero di Genzo, cosa che non era mai stata possibile dato che il ragazzo non aveva quasi mai partecipato a riunioni così importanti. Come ultima cosa, Julia doveva guadagnarsi la stima di tutti dando sfoggio delle proprie competenze, cosa non semplice data la famosa misoginia dei soci della famiglia Wakabayashi.

Bussò alla porta comunicante che dalla sua camera permetteva di entrare in quella di Genzo e rimase in attesa qualche secondo, poi non ricevendo risposta decise di scendere nella hall per iniziare a familiarizzare con quel luogo così diverso dallo standard a cui era abituata. Trovò Genzo che discuteva con lo chauffeur, quindi si avvicinò e lo salutò con un leggero inchino come le aveva insegnato. L’uomo ricambiò e si allontanò lasciandola da sola con Genzo.

«Andiamo a far colazione, avrai di che sfamarti con l’international breakfast che offrono qui!»

«Mmh, non vedo l’ora. Sento già il profumo delle uova strapazzate!»

La sala delle colazioni era enorme e alcuni ospiti erano già seduti a tavola intenti a mangiare. Tavoli rotondi coperti da candide tovaglie erano disposti intorno al buffet rettangolare sul quale i camerieri in divisa si accingevano costantemente a mantenere pieni i vassoi di cibo. Da una parte si potevano trovare brioches e croissant di ogni tipo, sia al naturale che con il ripieno di marmellata o miele; dalla parte opposta vi erano tutti i tipi di salato, uova, formaggio, affettati; alle due estremità i dispenser di latte, caffè, acqua calda per il tè e succhi di frutta di almeno quattro o cinque gusti diversi.

«Incredibile… – mormorò Julia, andando a sedersi al tavolo su cui Genzo aveva appoggiato la chiave della propria stanza – Non avevo mai visto nulla di simile.»

«Direi che sia uno dei migliori hotel in circolazione, ed è pieno di ospiti. Sicuramente non vogliono correre il rischio che qualcuno rimanga a bocca asciutta. Che ti porto da bere?»

«Prenderò un po’ di caffè, grazie… e del succo d’arancia.»

Osservò il buffet con golosità, indecisa su cosa mettere sotto i denti, poi optò per le uova all’occhio di bue e del bacon arrostito. Avvicinò il piatto al viso per annusare le fragranze del cibo e notò con piacere che era ancora molto caldo.

«Mangia, avrai bisogno di forze per affrontare la giornata – la spronò Genzo, sebbene non ce ne fosse bisogno – Dopo che ti avrò fatto fare il tour di ricognizione della ditta, ci chiuderemo nell’ufficio di mio padre e studieremo le mosse per il meeting. Voglio che tutto sia perfetto, non voglio lasciare nulla al caso e soprattutto non voglio che nessuno dei soci dubiti delle nostre capacità professionali.»

«Sono felice di sentirti parlare così. Hai proprio l’attitudine da leader.»

«Non è dare ordini che mi spaventa: quando gioco a calcio sono abituato a dirigere la mia difesa in modo da bloccare gli attacchi avversari.»

Si bloccò lì. Julia intuì che la frase sarebbe dovuta continuare, ma capì che il ragazzo non era pronto ad ammettere che, a spaventarlo, era il dover prendere il posto di suo padre, uomo d’affari di successo. Immaginò che probabilmente Genzo non si sentiva all’altezza della situazione, e forse questo era uno dei tanti motivi per cui aveva sempre preferito il calcio agli affari di famiglia.

«Non ti devi preoccupare, hai di fianco la migliore assistente del mondo. Chi può batterci?» disse quindi, facendogli l’occhiolino e addentando un pezzo di bacon croccante. Genzo sorrise, scuotendo la testa, e iniziò a imburrare il pane tostato.


Genzo ce l’ha fatta e, a modo suo, si è scusato con Julia. Una Julia che comunque non gliela fa passare liscia, per nulla intimorita da lui, e gliele canta per bene.

Iniziamo ad entrare nel vivo della storia, con questa trasferta in Giappone in cui i nostri amici dovranno metterci la faccia con la sede centrale dell’azienda. Benché Genzo sia un Wakabayashi, avrà di che sudare per farsi rispettare dai soci di suo padre!

Avere Julia al suo fianco, sarà di aiuto?

Lo scopriremo, come sempre, solo su Rieduchesional Ciannel. *ride*

Grazie per l’attenzione, a presto!

   
 
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