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Autore: jemima    03/10/2018    1 recensioni
Avrebbe voluto dirgli che sì, era tornata, ma non per restare.
Sì, era tornata, ma presto le loro strade si sarebbero nuovamente divise.
Sì, era tornata, ma non per lui.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Dominique Weasley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il ritorno.

La Tana – Pasqua del 2033.

Come tutti gli anni, anche quest’anno la famiglia Weasley e Potter si era riunita per festeggiare la Pasqua insieme.
Una cosa normalissima, eccetto forse per il fatto che il tempo era letteralmente volato.
Nessuno dei ragazzi ormai andava più ad Hogwarts da diversi anni, Victoire e Ted avevano perfino avuto un piccolo bambino che somigliava tutto al papà.
Ron Weasley e Harry Potter avevano accettato il fatto che Scorpius Malfoy fosse ormai una presenza costante nella vita di Lily Luna Potter, nonostante spesso e volentieri ci fossero ancora delle discussioni tra le due famiglie.
Una persona che invece, ormai da tempo, mancava a queste “rimpatriate” famigliari, era proprio Dominique Weasley.
E forse, il suo ritorno, sarebbe stata l’unica novità di quest’anno.
O l’unico problema.
Nessuno aveva dimenticato ciò che era successo solo dieci anni addietro tra lei e James Sirius Potter. Nessuno aveva dimenticato le discussioni avute con i due ragazzi non appena i rispettivi genitori avevano scoperto della loro relazione, delle parole usate per cercare di far capire loro quanto sbagliato fosse quello che stavano facendo.
Tutti, in cuor loro, sapevano che James e Dominique si erano lasciati solo perché non sarebbero stati in grado di portarsi sulle spalle tutto quel peso, non sarebbero riusciti a sopportare di ritrovarsi tagliati fuori dalla loro stessa famiglia, specialmente James.
Tutti, in cuor loro, sentivano che nonostante la storia si fosse ormai conclusa da tempo, i due ragazzi avrebbero sempre provato qualcosa l’uno per l’altra.
Da dieci anni ormai Dominique si era trasferita in Francia. Era stata dura, ma la convinzione che allontanarsi da James le sarebbe stato d’aiuto alla fine aveva avuto la meglio, forse grazie anche alla continua esortazione da parte della sua famiglia.
E quando varcò la soglia delle Tana, Dominique parve agli occhi di tutti come una persona completamente nuova.
Aveva con sé solo una piccola borsa rosso scuro, capelli raccolti in una coda di cavallo un po’scomposta, guance rosse e un sorriso appena accennato che rendeva il suo viso ancor più bello di quanto tutti riuscissero a ricordare.
E vedere Dominique sorridere… quella sì che era una novità.
«Dominique, sei arrivata!» Roxanne fu la prima del gruppo ad andarle incontro ed abbracciarla, appena un attimo prima che anche sua sorella Victoria balzasse in piedi dalla poltrona e si avvicinò alla ragazza, e il sorriso di Dominique si allargò maggiormente quando tutto il resto della famiglia imitò le due ragazze.
Tutti, eccetto James.
Se ne stava dall’altra parte della stanza, le braccia incrociate al petto, poggiato contro lo schienale di una poltrona e la osservava, in silenzio. Non appena la ragazza aveva fatto il suo ingresso, i suoi occhi azzurri l’avevano guardato prima di cambiare traiettoria, ma era stato un attimo troppo breve perché anche gli altri se ne accorgessero. James, invece, era rimasto ad osservarla, incanalando dentro di sé ogni più piccolo dettaglio. Erano pur sempre anni che i due ragazzi non si vedevano, e nonostante James avesse notato subito i capelli molto più lunghi della ragazza, il fisico ancora più slanciato e il trucco appena accennato sulle labbra, tutto, in lei, gli ricordò immediatamente la Dominique di Hogwarts, la Serpeverde dal cuore di ghiaccio, sua cugina, la ragazza che aveva amato con tutto sé stesso, e non avrebbe mai potuto descrivere a parole l’emozione provata nell’istante in cui l’aveva rivista, né tanto meno la fitta al cuore che ne seguì appena un secondo dopo al pensiero che tutti in quella stanza avrebbero potuto riabbracciarla, tutti, eccetto lui.

≈ ≈ ≈ ≈ ≈

«Ti trovo bene.»
Proprio quando Dominique aveva ormai perso le speranze, proprio quando ormai si era convinta del fatto che James non le avrebbe rivolto la parola, lui l’aveva raggiunta, e tutte le sue convinzioni furono spazzate via al suono di quella voce.
«Potrei dire la stessa cosa di te.»
James, invece che risponderle, le si avvicinò fino a fermarsi al suo fianco e, dopo averle lanciato una lunga occhiata dall’alto, si sedette accanto a lei, sugli scalini proprio fuori la Tana.
«Allora, come te la sei passata tutti questi anni?»
«Bene. Ma la Francia non sarà mai davvero casa mia. Tornerò a vivere qui, prima o poi.»
«Per stare con tuo nipote?»
Dominique sorrise appena, scuotendo piano la testa. «Sì, certo, mio nipote. Diciamo che lui è compreso nel pacchetto famiglia.»
«Non vorresti avere una famiglia tutta tua, un giorno?»
Stavolta, a quella domanda, Dominique tornò improvvisamente seria. Girò la testa verso di lui e, proprio come poche ore prima, fissò lo sguardo dritto negli occhi del cugino eppure, anche stavolta, fu un momento troppo breve, e James non riuscì a leggerne i sentimenti che in quel momento la ragazza provava.
«Forse, un giorno. E tu? Non vorresti avere anche tu una famiglia tutta tua?»
«Forse, un giorno.» Dominique aveva quasi avuto paura a rivolgergli quella domanda, ma non si stupì affatto di aver ricevuto in cambio la stessa risposta che gli aveva dato lei, ignara del fatto che, in quel momento, stessero pensando la stessa cosa: un giorno, presto o tardi che fosse, entrambi avrebbero avuto una propria famiglia, dei figli, ma nessuno dei due sarebbe stato parte di quella dell’altro.
Dominique si rivide ancor più giovane, dieci anni fa, e felice, quando ancora nessuno sapeva della storia con James. Ripensò ai momenti rubati tra un’ora di buco e l’altra ad Hogwarts, alla stanza delle Necessità, alle uscite segrete fatte ad Hosgmeade, e quasi non si mise a piangere per il macigno che sentiva al petto.
Ma l’era dei pianti era ormai finita da tempo, e Dominique era convinta non sarebbe più stata debole.
Quando fece per alzarsi e tornare in casa, la mano di James prese la sua e una marea di sensazioni e ricordi la travolsero come un treno in piena corsa.
«Non andartene. Stai qui ancora un po’.»

Stavano uno di fronte all’altro, James le aveva preso la mano e la guardava quasi implorante. «Resta qui con me, non andare via.»

«Mi sei mancata Nicky.»

«Mi mancherai sempre, Nicky, sempre. Ma promettimi che tornerai da me.» E non appena finì di pronunciare quelle parole, James la strinse forte a sé, e per un attimo si sentì come se nulla fosse successo, come se loro due stessero ancora insieme.
Insieme, con tutto il mondo contro.


«E ora sei tornata a casa.» James strinse maggiormente la presa intorno alla sua mano e tirò delicatamente verso il basso per incitarla a sedersi nuovamente. Alla fine, contro ogni logica, Dominique lo fece, ritrovandosi per la seconda volta accanto a James. Avrebbe voluto dirgli che sì, era tornata, ma non per restare.
Sì, era tornata, ma presto le loro strade si sarebbero nuovamente divise.
Sì, era tornata, ma non per lui.
Eppure non disse nulla di tutto ciò.
«Secondo te qualcuno ci sta spiando? Mi sento osservato, sono sicuro che qualcuno ci stia spiando.»
«Non essere paranoico, dai. Chi mai dovrebbe spiarci?» Ma nello stesso istante in cui pronunciò quella domanda, le vennero in mente almeno una decina di nomi e dallo sguardo di James capì che anche lui stava pensando alla stessa cosa.

«Vieni con me, in Francia. Lì non avremmo problemi.»

«Se fossi partito con me, forse a quest’ora saremmo stati ancora insieme.» Le parole uscirono dalle labbra di Dominique prima che lei potesse anche solo rendersene conto, ma riuscì a notare con la coda dell’occhio quanto James si fosse irrigidito a quell’affermazione.
Durò solo un attimo, e James si girò verso di lei, poggiandole il palmo della mano contro la guancia. «Forse hai ragione, ma non saremmo mai stati davvero felici, non senza la nostra famiglia. Non avremmo retto Nicky, questo lo sai anche tu.»
«No, non possiamo saperlo invece, e ormai credo che non lo sapremo mai.»
Dieci anni. Erano passati dieci anni, eppure, nonostante ciò che aveva appena detto, Dominique sentiva di non essersi ancora rassegnata del tutto, come se un piccolo barlume di speranza fosse ancora acceso dentro di lei e, ne era sicura, una parte di sé avrebbe continuato sempre a sperare, perché ormai, la speranza, era l’unica cosa su cui sapeva avrebbe potuto continuare ad aggrapparsi.



   
 
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