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Autore: Stephanie86    04/10/2018    0 recensioni
[Ruby/Dorothy & Nova/Grumpy - Storia appartenente alla serie "Lost and Found]
La fata Nova è tornata a Storybrooke, ma qualcosa in lei è cambiato per sempre.
Dorothy e Ruby lottano contro la Strega dell'Est. E dovranno combattere anche un'altra battaglia.
Che cosa è successo davvero a Nova e in che modo la sua storia è legata a quella di Cappuccetto Rosso e della Paladina di Oz?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Astrid/Nova, Dorothy Gale, Leroy/Brontolo, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
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Foresta Incantata.

 

Dorothy colpì ferocemente la superficie del lago, disintegrando il riflesso della mezza luna sulle acque. Uno stormo di uccelli notturni si levò in volo, gracchiando.

- Dorothy... torna qui. Non puoi trovare l’entrata così. – disse Ruby, tremando, avvolta nel mantello rosso.

- Quella fata ci sta mettendo troppo. Avrebbe dovuto portarmi con sé. Non ho paura della maledetta regina. – replicò Dorothy. L’acqua le arrivava alla vita, era gelida, ma non gliene importava.

- Il tempo... scorre in modo diverso alla Corte Seelie.

- O la regina ha deciso di non cedere la sua polvere!

- Kansas...

Dorothy tornò a riva, borbottando improperi. Prese il mantello che si era tolta prima di tentare la sortita contro un lago immoto nel bel mezzo del nulla e si coprì con esso. Allungò una mano, cercando quella di Ruby, che gliela strinse. Scottava terribilmente.

L’altra mano di Ruby le scostò i capelli dal viso e le sfiorò i segni rossi sul collo. – Non hai mai... non ti ho mai raccontato che cosa è successo davvero a Peter. Né a tutte quelle persone del villaggio. Forse è il momento che tu lo sappia.

- So che cosa è successo al tuo ragazzo. – ribatté Dorothy. – Me lo hai detto.

- Non ti ho raccontato come sono andate le cose.

- Non sei obbligata a farlo. Dovresti provare a dormire e risparmiare le forze. Rimango io di guardia. E anche Toto.

Il cane abbaiò.

Ruby si spostò leggermente. Ogni movimento le costava una gran fatica. Aveva anche difficoltà a respirare. - Non riuscirei a dormire. Dopo quello che stavo per fare sento che è... è giusto che tu sappia tutto.

Dorothy roteò gli occhi, distogliendo lo sguardo e fissandolo sulle acque del lago. Il riflesso della luna si spostava. - Non hai fatto proprio niente. Sei riuscita a controllarti.

- Per ora. Ti conviene tacere perché parlerò comunque, che ti piaccia oppure no, Kansas.

Per un lungo momento regnò il silenzio. Poi Dorothy sospirò. – Bene, lupacchiotta.  

 

 

 

Corte Seelie.

 

- Che cosa sapete di Magnus e degli Anni Oscuri? – chiese Oberon a Nova.

Puck si era addormentato in un angolo della stanza sotterranea. Russava leggermente e la testa ciondolava.

- Oh, io... so che Magnus si oppose quando l’ultima regina delle fate morì. Lei aveva scelto Titania come sua erede. – rispose Nova. Le metteva ansia il fatto che il re degli elfi la stesse interrogando. I particolari che conosceva erano ancora limitati. – Non so davvero come fu possibile. Credevo che nessuno potesse opporsi al volere della regina.

- Nessuno osa, di solito. – ribatté Oberon. – Ma non esiste una legge e quindi Magnus poté farlo. Riteneva di essere più adatto a governare e più potente di Titania. Anche lui era stato un allievo di quella regina. Lei lo aveva elogiato, a volte... ne aveva riconosciuto le abilità e ovviamente ha alimentato il suo ego. Però elogiava soprattutto Titania, quindi tutte le fate si aspettavano che diventasse regina.

Nova restò in silenzio, in attesa.

- Titania era... oh, aveva tante idee. Quando la regina chiedeva alle fate cosa avrebbero fatto se fossero state scelte, Titania era quella con più... progetti. Voleva trovare l’ingresso della Corte Unseelie per riscattare le fate. Pensava che potessero essere salvate. Ci provò anche prima di diventare regina. Ma i nostri mondi sono sempre stati separati. L’entrata non venne mai trovata. Sappiamo che è vicina, lo sentiamo, ma non è sempre nello stesso punto.

Nova pensò al suo viaggio verso la Corte Seelie. Quelle urla, quei rumori sinistri. L’enorme creatura che l’aveva attaccata. La Corte Unseelie era vicina eppure introvabile. – Però alcune fate la trovano.

- Non sono le fate a trovarla. È la Corte Unseelie che trova loro. Le attira.

- La Fata Nera...

- La Fata Nera preferisce occuparsi dei bambini. I suoi schiavi si occupano del resto. – Oberon fece una smorfia. - Ecco un’altra cosa che Titania detestava. Ogni volta che una giovane fata scompariva nel nulla, lei usciva e andava a cercarla. A volte riusciva a salvarne qualcuno prima che i mostri della Corte Unseelie la trascinassero laggiù, come è accaduto con voi. Ma non sempre. Quei fallimenti l’addoloravano. La regina le intimava di stare attenta, perché non poteva perdere nessuna delle sue allieve, però ammirava molto quei tentativi. Titania voleva... cambiare le cose. Voleva diventare fata madrina e lo è diventata prima di altre fate più vecchie. C’era chi rideva di lei. Magnus, ad esempio. La chiamavano in molti modi; visionaria... sognatrice.

“Credevo che l’anno prossimo sarei già diventata fata madrina.”

Turchina aveva riso. “Ah, Nova. Sei proprio una sognatrice. Il tuo percorso è appena agli inizi. Riesci a tornare dalla miniera tenendo la polvere al sicuro?”

- Chi l’avrebbe mai detto. – ricominciò Oberon, facendola trasalire. - Nova e la regina Titania sono più simili di quello che chiunque si aspetterebbe.

 

 

“Pensi che sia io, l’Uomo Lupo? Ruby... tu mi conosci.”

“So che non sei davvero tu. Ma credo che il lupo usi il tuo corpo.”

“E non lo saprei? Non mi sveglierei nel bosco? Ricorderei qualcosa...”

“Forse. Ma non puoi esserne certo.”

Peter aveva iniziato a dubitare di sé stesso, di tutto ciò che aveva fatto in quei giorni. “Non posso crederci. Se è vero... quegli uomini gli ho uccisi io.”

“Non pensare al passato. Pensa al futuro. Andiamo via, Peter. Scegliamo la nostra vita. Dovremo solo legarti quando c’è la luna piena. Io ho una corda robusta.”

Ruby abbassò gli occhi. – Fu un errore. Fu un... terribile errore.

- Non potevi saperlo. Tu stavi solo cercando di aiutarlo. – Dorothy serrò la sua mano con più forza, quasi con rabbia. - Se fosse stato lui, il licantropo, lo avresti amato di meno?

- No... no, ma lui...

- Se vogliamo parlare di colpe, forse dovremmo parlare di tua nonna. Avrebbe dovuto raccontarti la verità.

- Voleva soltanto proteggermi. – ribatté Ruby, con l’assoluta certezza di chi ha molto riflettuto su qualcosa.

- Può darsi. Ma se ti avesse raccontato la verità, forse molte cose sarebbero cambiate.

- Non ne sono così sicura.

“No. La corda non basta.” Peter le aveva mostrato qualcosa di ben diverso da una corda.

“Catene?”

“Sono sicure. In caso tu abbia ragione, ti farò vedere come le devi chiudere. Poi ti allontanerai da me.”

“No. Non me ne vado. Resto con te. Resterò tutta la notte e per tutte le notti che verranno.”

“Lo faresti per me?”

- Ed io resterò fino a quando sarà necessario. – disse Dorothy. – Non ti lascerò qui. Proprio come tu non avresti mai lasciato Peter. Non ti importava quanto fosse pericoloso.

- Dentro di me non credevo davvero che lui fosse il lupo. Sentivo che c’era dell’altro. – La voce di Ruby si fece acuta, lacrimosa. – Ma il punto è che... io l’ho ucciso. Non l’ho soltanto ucciso, l’ho... dilaniato. L’ho divorato. Non voglio che accada di nuovo. Non potrei sopportarlo. Ho imparato a controllarmi, però ora... ora è come se fossi tornata indietro. E... io sono terrorizzata.

- Risolveremo tutto. – Si mise accanto a lei e la strinse a sé. Ruby le si aggrappò con forza disperata.

Dorothy sapeva che non era vero quando la gente sosteneva che con il tempo ci si libera dei ricordi orribili, di quelli che ossessionano. Ci si può liberare di una parte, ma i frammenti rimangono. Sepolti, dormienti e qualche volta riaffiorano. Ruby era riuscita a tirare fuori quasi tutto, così come avrebbe potuto estrarre un dente guasto e che fosse riuscita ad estrarne tanta parte aveva dell’incredibile. Era coraggio autentico e Dorothy era sinceramente ammirata.

- Quella fata tornerà. E se non tornerà... troverò comunque un altro modo. Non ho la minima intenzione di arrendermi.

 

 

- Magnus era una fata maschio. Un’eccezione. Siete quasi tutte donne. – stava dicendo Oberon. – Magari fosse stato una buona eccezione. No, invece. Magnus voleva tutto. E aveva avuto anche un altro insegnante. Un insegnante ben diverso. L’Oscuro.

- Tremotino?

- No. Rothbart. Magnus avrebbe cinquecento anni se fosse qui, ora. Era giovanissimo quando incontrò l’Oscuro e lui lo... aiutò. – Oberon non sembrava felice di raccontare quella storia. Gli costava uno sforzo enorme. – Ma Rothbart era già morto da tempo quando Magnus affrontò Titania. E vinse. Tuttavia, decise di rispettare comunque il patto che aveva stretto con l’Oscuro. Sposò sua figlia, Odile.

Nova era incuriosita suo malgrado. Persino sconvolta. – Odile era la figlia dell’Oscuro? E... Magnus non sposò l’erede del re degli elfi... cioè voi?

- Io non ero l’erede. Non sarei dovuto diventare re. Avevo un fratello. E... in effetti, avrebbe voluto anche lui. Magnus sentì di aver comunque rispettato l’alleanza con gli elfi, perché Odile era figlia di un’elfa di nobile lignaggio e perché Melilon si rifiutò. Il nuovo re lo accusò di aver violato il patto e accusò Titania di aver ucciso la sua regina. Erano tutte menzogne, ovviamente. L’aveva uccisa lui.

- Che fine ha fatto vostro fratello?

Oberon aggrottò la fronte. - Non lo immaginate?

Nova abbassò gli occhi e arrossì.

- Le fate che supportarono Titania quando Magnus si ribellò vennero bandite, insieme agli elfi che non si inginocchiarono al suo cospetto. In realtà, non voleva solo bandirli. Magnus voleva eliminarli tutti, ma molti riuscirono a fuggire ad Ellésmera. Altri... beh, molte fate vennero attratte dalla Corte Unseelie e suppongo siano ancora là, adesso. – Oberon si alzò. Prese una manciata di polvere di fata, lasciandosela scivolare fra le dita piene di anelli. – Il dominio di Magnus durò cento anni. E indovinate chi erano i suoi alleati principali?

- I licantropi.

- Che brillante intuizione. – ironizzò Oberon. – Vorrei tanto dirvi che li costrinse in qualche modo, ma non fu così. Molti di loro semplicemente lo appoggiarono, perché Magnus e Odile li fecero sentire importanti. Li fecero sentire superiori ad altre creature. Conferirono loro poteri speciali. Ovvio, i migliori guerrieri elfici e le migliori fate se n’erano andati con Titania. Avevano bisogno di alleati.

- E i nani?

- I nani non sono guerrieri. Sono minatori. Avevano paura. Continuarono a fare ciò che facevano sempre, ovvero estrarre i diamanti. Magnus non si curò molto di loro. – Oberon tornò a sedersi sulla roccia, incrociando le caviglie. – Titania perse molte persone a cui teneva in quella guerra. L’affronto più terribile di tutti avvenne quando Titania chiese di poter discutere in territorio neutrale con Magnus. Accettò, ma mandò il figlio, Amadan... una vera piaga, proprio come lui. E con Amadan si presentarono anche Odile e i licantropi. Ho sempre pensato che Odile e Magnus fossero proprio fatti l’uno per l’altra. Lei era... subdola. Era molto più attenta di Magnus ed era crudele, forse persino più di lui.

Oberon indicò a Nova le pergamene disposte sul tavolo. Erano ancora chiuse perché non aveva avuto modo di leggerle e studiarle. La fata le fissò, con la vaga, pressante sensazione che le pareti di quella stanza si stessero preparando a schiacciarla. Non le piaceva il tono di Oberon. Il re degli elfi non le aveva mai parlato in quel modo. C’era sempre una nota sarcastica nella sua voce. In quel momento, il sarcasmo era svanito. Il re dimostrava mille anni e non cinquecento.

- Sopravvisse solo Titania a quell’incontro. Le tre fate che erano con lei e le due guardie elfiche... vennero attaccati alle spalle dai licantropi. Alle spalle, capite? Hanno rifiutato tutte le loro proposte e poi le hanno aggredite da codardi quali erano.

- Fu... fu Amadan ad ordinarlo? Odile?

- No. – Oberon si aspettava quella domanda. - Fu un’idea dei licantropi. Ne ebbero fin troppe, di idee, durante quella guerra. Amadan li appoggiò e anche Odile. Fu orribile. Soprattutto per Titania. Erano sue allieve.

Nova non voleva immaginare.

- Ma erano molto di più questo. Erano come figlie per lei. Le fate... non possono innamorarsi, ma provano dei sentimenti, Nova. E quelle fate... vennero dilaniate. Titania non poté fare niente, perché Odile aveva usato un incantesimo per paralizzarla. Un altro attacco a sorpresa. Titania guardò e non poté fare niente. Il senso di colpa che ha sempre provato avrebbe potuto trasformarla in un mostro. Era stata lei ad organizzare l’incontro. – Oberon fece una pausa, infilandosi un filo d’erba tra le labbra. Puck si agito nel sonno, emettendo uno strano verso gorgogliante.

- Amadan volle lasciarla vivere. Pensava che vedere quello che era successo alle sue allieve l’avrebbe distrutta e che si sarebbe arresa. Godeva nel vedere il dolore degli altri. Come Magnus. In realtà... l’hanno sempre sottovalutata. Sottovalutarono la sua furia.

- Cosa accadde ad Ellésmera? Io so... so che Magnus attaccò la città. – Nova sapeva bene che Ellésmera, la capitale elfica, era irraggiungibile ai più tanto quanto la Corte Seelie. Un incantesimo la proteggeva, rendendola invisibile a chiunque, a parte agli elfi e alle fate.

- Magnus mandò più volte dei messaggeri ordinando alla città di arrendersi. Nessuno gli rispose mai. Quindi attaccò. Le difese magiche non ressero a lungo e Magnus riuscì a penetrare in città con l’esercito. Subirono una gran brutta disfatta e mi piace ricordarlo... – Oberon sorrise. – Ma molti morirono. Mio fratello venne ucciso brutalmente dai licantropi. Ne uccise due, prima che il terzo riuscisse a sopraffarlo. Morì la madre dei miei figli... io rimasi ferito, ma Titania mi salvò la vita. In quella battaglia perirono sia Amadan che Odile. E l’esercito venne respinto. Fu solo questione di tempo prima che liberassimo la Corte Seelie.

- E Magnus?

- Non riuscimmo a catturarlo. Non volle lasciarsi catturare. Finse di arrendersi e poi ingurgitò una bella dose di veleno. – Oberon misurò tranquillamente Nova con lo sguardo. – Morto mio fratello, subentrava il secondogenito, cioè io. Non ci sarebbe bisogno di dirvi che Titania non fu più la stessa, ma nessuno di noi lo fu, del resto. Nemmeno voi sareste più la stessa se aveste visto ciò che abbiamo visto noi.

- Basta, io... io penso di aver sentito abbastanza.

- Oh, sono successe molte altre cose terribili che è meglio non sapere. Ma immagino che adesso... possiate capire.

- Sì. È... è terribile. Ma Ruby... Ruby non è colpevole. Lei non era nemmeno nata e poi non ha chiesto di essere un licantropo.

- No, ma lo è. E Titania ha giurato che non avrebbe più aiutato né tollerato un licantropo. Mai più. – Oberon restò in silenzio qualche istante come se volesse darle il tempo di assimilare quelle parole. – Chiedere a Titania di venire meno al giuramento sarebbe come chiederle di mentire. Non può farlo. E anche se potesse, dubito che lo farebbe. C’erano molte persone presenti quando giurò. Potrebbero metterla in dubbio come regina. Non abbiamo bisogno di questo.

- La regina non può farlo, ma voi... voi potreste.

Oberon fece un cenno vago con la testa. – Hanno ucciso mio fratello. E mia moglie. Nemmeno gli elfi si sono dimenticati di ciò che hanno fatto. Forse li possono tollerare, ma aiutarli... non lo faranno. Né lo farà Titania. Né io.

- Ruby ha salvato delle persone ad Oz. Ha combattuto dalla parte giusta.

- Quello che ha proposto... è il massimo che è disposta ad offrire. – disse Oberon. Non ammetteva altre repliche ed era fin troppo chiaro. - Avrebbe potuto lasciarla morire.

- Quello che ha proposto la farà soffrire.

- Le salverà la vita. E rispetterà comunque il giuramento perché pur avendola aiutata... le ha anche fatto pagare a caro prezzo la sua richiesta di aiuto. – Il re degli elfi le sfiorò gentilmente una spalla. - Eppure mi sembra un buon prezzo, Nova. Vale davvero la pena perdere le ali quando si è giunti ad un accordo?

 

***

 

 

Storybrooke.

 

- L’hai fatto comunque, vero? – chiese Leroy, mentre le tre fate che erano ancora fate meditavano in silenzio.

- Non potevo lasciare che le separassero. – rispose Nova. – Oz ha bisogno di Dorothy. È la paladina di quella gente.

- Ma tu hai sempre sognato di essere una buona fata... e di diventare fata madrina.

- Sì. – Nova appoggiò la sua mano sopra quella del nano. Lui la tenne tra le sue grosse dita, in apparenza così goffe e rozze, abituate a reggere un piccone. – Ma sarei stata davvero una buona fata se lo avessi permesso? Siamo noi a controllare i cambiamenti della nostra vita, Sognolo.

Essere chiamato Sognolo gli scaldò il cuore.

Ma detestava quello che Nova era stata costretta a subire. Quella regina... non sapeva nemmeno quale termine usare per definirla. Nessuno di quelli che gli passarono per la testa sembrava appropriato.

- Forse Turchina può aiutarla. – suggerì il nano.

- Turchina? Lei risponde alla regina Titania. – esclamò Flora. – Non farà niente.

- La Verdolina ha riavuto le sue ali, sorella.

- Mi chiamo Trilli. – ribadì lei, levando gli occhi al cielo. – Ma se proprio non ti va, chiamami sorella e basta, come fai con tutte.

- Bene.

- Parlerò io con Turchina. – decise Trilli, alzandosi.

- No, non puoi! – gridò Fauna.

- Sì che posso. Posso e lo farò. Voi fate uscire Leroy dall’istituto. Al resto penserò io.

- Vorrei rimanere ancora un po’, se non vi dispiace... sorelle.

Flora e Fauna si scambiarono un’occhiata indecisa.


   
 
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