Storybrooke.
Leroy
restò accanto al letto di Nova, indeciso sul da farsi.
Le
sembrava incredibilmente fragile, temeva che toccandola avrebbe potuto
sbriciolarsi.
“Fermati,
non puoi
farlo.”
“Perché
no?”
“Perché
qui hai delle
responsabilità. Devi estrarre i diamanti per la polvere
fatata.”
“Ma
io sono innamorato.”
“Sei
un nano, non devi
dimenticartelo. Non possiamo nemmeno innamorarci. Non siamo fatti per
questo.”
“E
se io fossi diverso?
Se fossi tu a sbagliarti?”
Sembrava
trascorso tantissimo tempo da allora, eppure era come se fosse accaduto
il
giorno prima. Lui era Sognolo. Era un nano. Ed era diverso. Era
speciale. Nova
lo aveva fatto sentire speciale.
“Lo
sai che una storia
fra te e sorella Astrid non è possibile, vero?”
“Sì,
lo so. Ho passato
una vita intera a sentirmi dire cosa non potevo fare. Lei è
stata la prima a
dirmi che potevo fare qualsiasi cosa.”
Leroy
prese la mano di Nova, stringendola lievemente fra le sue.
Non
era più una fata ormai, ma era pur sempre la donna che aveva
creduto in lui.
Il
suo pollice le accarezzò il palmo. Stava vagliando svariate
possibilità. Era
vero che non era ferita, ma non aveva più le ali. Forse chi
le aveva fatto
tutto ciò, le aveva portato via qualcos’altro. E
se non lo avesse riconosciuto?
Se non ricordasse più niente? Se le avessero portato via
anche i ricordi? Se
avessero lanciato qualche maledetto incantesimo?
-
Chi ha fatto questo? Perché? – domandò.
Nova
non rispose, ma gli occhi si mossero sotto le palpebre.
***
Corte
Seelie. Foresta
Incantata. Il giorno prima.
Due
cervi maschi che stavano brucando vicino al lago sollevarono le teste
all’unisono quando il riflesso del sole calante
sull’acqua si frantumò e
qualcosa di luminoso sparse goccioline fredde tutt’intorno.
Nova
si ingigantì lentamente e l’abbaglio causato dalla
trasformazione costrinse i
cervi a rifugiarsi nella foresta.
Il
cane grigio che aveva visto nella polla le venne incontro, rapido come
una
freccia e abbaiando, festoso. Si fermò e chinò la
testa per annusarle le
scarpe.
-
Salve. – disse Nova.
-
Stai indietro, Toto.
Due
mani sollevarono una balestra e Nova si ritrovò a fissare la
punta acuminata di
un dardo. Istintivamente cercò di estrarre il pugnale che le
aveva dato Titania
dal fodero, ma al primo tentativo la lama rimase incastrata.
-
Oh...
-
Chi siete voi? – domandò la ragazza con la
balestra.
-
Mi chiamo Nova. Non voglio fare del male... mi ha mandato la regina.
– Guardò
oltre la spalla e vide che Ruby si era tirata su a fatica. –
Scusate per il
pugnale, io detesto le armi, ma...
-
Kansas, metti giù la
balestra.
Kansas
non
mise giù la balestra, ma decise che non correvano alcun
pericolo e quindi la
abbassò. Toto scodinzolava. Sembrava che le stesse
sorridendo.
Nova
si avvicinò a Ruby. La ferita alla gamba aveva smesso di
sanguinare, ma era
profonda ed era evidentemente infetta. Dai bordi del taglio si
dipartivano
strane ramificazioni violacee e pulsanti. Si erano arrampicate sulla
coscia e
lungo il polpaccio. Nova toccò la fronte di Ruby. Era molto
calda.
-
Che veleno è?
-
Sognombra. – disse Dorothy. – Siamo qui per questo.
Solo la polvere di fata può
aiutarla.
-
Sì. – Nova avvertiva l’odore metallico
del sangue rappreso. Le girava la testa.
Coprì la gamba di Ruby. – Non credevo che qualcuno
nella Foresta Incantata
avesse ancora la Sognombra. È molto difficile trovarla.
-
Ad Oz qualcuno ce l’ha. – ribatté
Dorothy, seccamente, a denti stretti. – Puoi
aiutarci? Cosa devo fare per ottenere il permesso della tua regina?
Nova
ripensò all’espressione di Titania mentre guardava
nella polla. Ripensò al suo
tono, al disprezzo nella sua voce quando aveva definito Ruby una
creatura
maledetta. Le aveva dato il pugnale perché pensava che
potesse essere
pericolosa.
“Vai
là fuori e scopri
che cosa ci fa quella creatura maledetta nel mio territorio.”
-
Le parlerò. Sì, io... io le parlerò.
Ditemi che cosa è successo. Come si è
ferita e chi è stato. – Le tremava la voce, ma
sperava che Dorothy non se ne
rendesse conto.
Lei
le spiegò dell’attacco a sorpresa della Strega
dell’Est e del soldato che aveva
colpito Ruby.
-
Quindi tu sei... quella Dorothy Gale? La paladina di Oz? –
disse Nova,
sentendosi stupida per non averlo capito subito.
-
Non sono la paladina di niente. – rispose la ragazza,
gettando la balestra. –
Non sono stata capace di aiutarla.
-
Non è stata colpa sua. – replicò Ruby.
– Le piace addossarsi le colpe.
-
Anche a te. – ribatté Dorothy.
-
D’accordo, io... io vado. Tornerò con la polvere
di fata. – Nova dispiegò le
ali.
-
Fammi venire con te. - disse Dorothy. – Facci entrare. Se la
tua regina ha
bisogno di una prova...
-
No... no, no! La regina non approverebbe. Serve un invito per entrare e
tu...
non ce l’hai. Voi non ce
l’avete. E
poi le può vedere tutto.
-
Non me ne importa niente dell’invito! Ruby ha bisogno di
quella polvere. Non
intendo andarmene fino a quando non me l’avrà
data.
Nova
si morse il labbro. – Ve la porterò. Lo prometto.
Ma non riuscireste comunque a
seguirmi senza l’invito. Sarebbe inutile. Rischiereste solo
di... peggiorare la
situazione. Dovrete aspettarmi qui.
Dorothy
scosse la testa e tentò di dissuaderla, ma le parole di buon
senso le venivano
con difficoltà. Sembravano così prive di
significato dinanzi a quel reame
sconosciuto, vicino eppure anche irraggiungibile... e dinanzi a Ruby,
incapace
di muovere un muscolo senza provare dolore.
-
Tornerò. – disse ancora Nova.
Toto
si accostò a lei con la lingua penzoloni e
appoggiò le zampe anteriori sulla
sua caviglia. Nova sorrise e gli accarezzò la testa.
***
Storybrooke.
Leroy
posò le labbra sulla fronte di Nova. Lo fece senza pensarci,
semplicemente
perché gli sembrava giusto farle sapere che lui era
lì.
“Nova,
io non posso
venire con te.”
“E
la nostra vita
insieme? Il sogno di partire?”
“Io
sono solamente un
nano. Il mio posto è nella miniera e tu devi stare con le
altre fate. Questo
non cambierà mai.”
Ma
era cambiato tutto, no?
All’improvviso
Nova emise un lungo respiro simile a un rantolo. Le sue palpebre
tremolarono e
poi si sollevarono.
-
Nova?
Lei
lo fissò, come se lo riconoscesse confusamente. Poi
batté le palpebre e il suo
sguardo divenne più limpido.
-
Sognolo...? Leroy!
Le
tre fate si precipitarono dentro. Flora e Fauna si intralciarono a
vicenda
sulla soglia.
Nova
si portò una mano alla testa e si guardò intorno.
– Dove... dove sono?
-
A Storybrooke. Al sicuro. – disse Leroy. Provava un enorme
sollievo nel vederla
sveglia e totalmente in sé. Il cuore gli rimbombava ancora
nel petto. - Ti
hanno trovata vicino al lago.
Cominciò
a mettere insieme i pezzi. Mentre la confusione si dissipava, si
tirò su di
scatto e la sua testa cozzò contro la fronte di Leroy, che
era ancora chino su
di lei.
-
Oh! Scusami! – esclamò lei, appoggiando una mano
sulla testa pelata del nano.
-
Non importa. È tutto a posto. – rispose Leroy.
-
Come fai ad essere qui? Chi ti ha fatto entrare? – chiese
Nova.
-
Noi. – rispose Trilli. – L’abbiamo fatto
entrare noi. Reul Ghorm non c’è. Ma
tornerà presto.
-
L’idea è stata tua, semmai. –
ribatté Fauna. – E smetti di chiamarla per nome.
Trilli
la ignorò. - Cos’è successo davvero?
Come...? Insomma, le tue ali...
-
Sì, dicci chi ha fatto questo, così potremmo
dargli una bella lezione. Ci metto
ben poco a prendere il piccone e...
-
Non vorrai davvero uccidere qualcuno! – esclamò
Flora, sconvolta.
-
Non ho mai parlato di uccidere, sorella. Ho detto ‘dare una
lezione’. È
diverso.
Nova
si rabbuiò. – Non credo tu possa dare una lezione
a nessuno. Sapevo benissimo a
cosa andavo incontro quando ho preso la mia decisione.
-
Quale decisione? – chiese Trilli.
***
Corte
Seelie. Il giorno
prima.
-
Le serve solo un po’ di polvere di fata. Per guarire. E...
forse ne serve un
altro po’ nel caso in cui qualcun altro dovesse rimanere
ferito. La Strega
dell’Est...
Nova
parlò per diversi minuti, mentre Titania, seduta sul trono,
serrava con forza i
braccioli, schiacciando i fiori sotto ai palmi delle mani. La fissava
con gli
occhi leggermente sgranati e non sembrava del tutto presente. Pareva
che
l’ascoltasse e, al tempo stesso, ascoltasse anche
qualcos’altro.
Alla
fine sollevò una mano, imponendole il silenzio.
Oberon
era in piedi accanto alle porte ed era rimasto rigorosamente zitto.
Persino
Puck era fin troppo tranquillo, appallottolato in un angolo, quasi si
aspettasse una punizione.
Titania
si alzò. Nova fece per restituirle il pugnale, ma la regina
si diresse verso la
polla e osservò le due donne in attesa vicino alle rive del
lago.
Sta
per succedere
qualcosa qui, pensò
Nova. Qualcosa che non mi piacerà.
Dorothy
detestava quel posto.
Detestava
quell’attesa. Non sapere quanto sarebbe durata gliela faceva
detestare ancora
di più. Aveva l’impressione che la fata se ne
fosse andata già da molto. Il
sole era calato. Il buio avanzava. Normalmente chi cercava la Corte
Seelie,
doveva attendere che il riflesso della luna si specchiasse nel lago e
avrebbe
trovato l’entrata, se munito di invito.
Ma
era bloccata nel mondo esterno.
Raccolse
un po’ d’acqua e si inginocchiò accanto
a Ruby per aiutarla a bere. Lei ne
mandò giù qualche sorso.
-
Non sono sicura che mi piacciano... queste fate. –
asserì Dorothy. – E
soprattutto non mi piace questa regina. Nova ne era praticamente
terrorizzata.
Potrebbe essere un mostro.
La
mano di Ruby le artigliò la gola.
Dorothy
emise un gemito soffocato e incrociò due occhi gialli e
feroci.
-
Propongo un accordo. – disse Titania. Lo sguardo era fermo.
Gli occhi erano
fissi in quelli di Nova. Se aveva dato l’impressione di
essere sul punto di
perdere il controllo di sé, ora quel controllo lo aveva
recuperato.
-
Un... un accordo? – chiese Nova. La voce che le
uscì non sembrava nemmeno la
sua, ma solo un guaito ansioso.
-
Io ti darò la polvere di fata. La userai per curarla.
– disse Titania, parlando
lentamente, come se si stesse rivolgendo a qualcuno che non capiva bene
la sua
lingua. – La quantità sarà sufficiente
per salvare quella creatura.
-
Sì, mia regina, però io credo che... –
iniziò Nova.
-
Non ho ancora finito! – esclamò la regina.
Si
avvicinò a lei ancora di più, tanto che Nova ne
avvertì il fiato sul viso.
Avrebbe tanto voluto abbassare lo sguardo o allontanarsi anche solo di
un
passo, ma si costrinse a fissare Titania, in attesa del resto.
-
Dorothy Gale entrerà nella Corte Seelie. E si
unirà alla mia guardia personale.
Nova
voltò la testa, confusa, guardando uno degli elfi presenti
nella sala del
trono. Non era uno di quelli che aveva accompagnato la regina quando
era venuta
a prenderla, ma era comunque un giovane guerriero chiuso
nell’armatura
argentata, con la lunga lancia stretta nel pugno sinistro, la spada al
fianco e
il portamento regale tipico di molti elfi.
-
Guardia personale...? – balbettò Nova.
-
A tempo indeterminato. – concluse la regina Titania.
-
Ma... così dovrà lasciare Ruby.
-
Sì, è proprio ciò che
succederà.
Nova
non si aspettava niente di simile. Era pronta ad affrontare un rifiuto
ed era
anche pronta a combattere, ma...
-
Così non potranno vedersi mai più. –
constatò Nova, con la sensazione che
qualcosa, nel suo stomaco, stesse sprofondando inesorabilmente.
-
Potranno incontrarsi il giorno del solstizio d’estate.
-
Ma è solo una volta all’anno...
-
Il loro è vero amore, no?
-
Sì, certo...
La
voce di Titania, smorzata e con un tono di logica. Per lei era
indubbiamente
logico. – C’è sempre il cuore di mezzo
e, a volte, è necessario fare una
scelta. Se è vero amore, sopravvivrà.
-
Mia regina...
-
Hai un’ora di tempo per prendere la polvere. La
quantità deve essere quella
giusta. Solo per quella creatura. E non tornare senza Dorothy Gale. Ti
conviene
affrettarti.
-
E se Dorothy rifiutasse?
Titania
sorrise. Non era nemmeno un vero sorriso. Era tagliente come la lama
del
pugnale. – Non rifiuterebbe mai e lo sai. L’unica
che può rifiutarsi qui sei
tu, Nova. Dorothy vuole salvarla. Perderla la distruggerebbe. Prima
entrerà
nella Corte Seelie e poi tu aiuterai il licantropo.
Nova
trovò il coraggio di ribattere. - La distruggerebbe anche
separarsi da lei.
-
Indubbiamente. E tu ne sai qualcosa anche in questo caso. Ma
è sempre meglio
separarsi... che perderla per sempre.
-
Dorothy... è la paladina di Oz. Oz... ha bisogno di lei.
-
Sì, c’è una profezia che dice che
sconfiggerà la Strega dell’Est. Ma questo
è
il mio prezzo. La polvere di fata non è gratis. –
Titania si allontanò,
voltandole le spalle. - E fidati quando ti dico che avrei potuto agire
diversamente.
Dorothy
avrebbe potuto allungare una mano ed afferrare la balestra. Era a meno
di un
metro da lei. Era sicura di poterci arrivare. La freccia era ancora
incoccata.
Eppure
non ci provò nemmeno.
-
Puoi... puoi farcela. – le disse Dorothy.
La
presa sulla gola era salda, ma a volte si allentava per poi tornare a
stringere. Gli occhi di Ruby cambiavano colore rapidamente. Le unghie
le
raschiarono la pelle del collo. Il lupo premeva per uscire,
deformandogli il
volto.
Ruby
allentò di nuovo la presa e si ritrasse, producendo un
ringhio animalesco. La
faccia sembrava tramutarsi di continuo sotto i suoi stessi occhi.
Toto
abbaiava furiosamente. Girava intorno a loro, come se stesse cercando
un punto
scoperto da attaccare.
-
Scappa... – mormorò Ruby, supplichevole.
– Scappa, Dorothy.
Dorothy
la ignorò e la costrinse a sollevare la testa. Poi si
chinò e appoggiò le
labbra sulle sue.
Nova
sapeva di avere pochissimo tempo. Non solo perché la regina
Titania le aveva
dato un’ora e non di più per prendere la polvere,
uscire e condurre Dorothy con
sé. Ma anche perché il tempo laggiù
scorreva in modo diverso. Fuori, un’ora
poteva significare... un giorno intero.
“Io
sono solamente un
nano. Il mio posto è nella miniera e tu devi stare con le
altre fate. Questo
non cambierà mai.”
“Ti
sbagli. Siamo noi a
controllare i cambiamenti della nostra vita. E non devi mai dimenticare
che tu
sei speciale.”
“Perché?”
Nova
prese una piccola sacca di cuoio e ci versò la polvere di
fata sufficiente ad
aiutare Ruby. Le tremavano le mani e un po’ di quella polvere
scivolò sul
pavimento.
Pensò
ai nani nelle miniere. Pensò ai nani che estraevano i
diamanti. Ogni giorno.
Pensò
a Sognolo. A Leroy. Lui era lontano in quel momento e Nova avrebbe
tanto voluto
che fosse lì, a sostenerla mentre faceva ciò che
non avrebbe mai dovuto fare.
Era sicura di non poter chiedere a Dorothy di abbandonare Ruby.
Che
cosa ne sarebbe stato della loro vita insieme? Della loro
felicità?
“Che
cosa ci rende
diversi dagli altri nani e dalle altre fate?”
“Il
nostro amore.”
Nova
prese altre ampolle e le riempì tutte. Una serviva a Ruby,
il resto della
polvere sarebbe servito se qualcun altro fosse rimasto ferito. Se la
Strega dell’Est
aveva la Sognombra, non avrebbe esitato ad usarla ancora.
Nova
mise tutto in un sacco più grande. Il cuore le rombava nel
petto e il sangue
sembrava scorrere più veloce, ardente e tumultuoso come un
fiume in piena.
Con
la coda dell’occhio, scorse un’ombra in un angolo
della stanza. Lanciò un grido
e quasi la polvere le sfuggì di mano.
Puck
la fissava, con quegli occhi verde bosco e con quel suo largo sorriso,
muovendo
appena le punte delle lunghe orecchie.
-
Ah, Nova. – Il re degli elfi sedeva su una roccia, come se si
fosse sempre
trovato lì, anche se fino ad un battito di palpebre prima
non c’era nessuno. –
Siete estremamente prevedibile.
Paralizzata
dalla paura, Nova guardò Oberon con gli occhi sgranati e la
sacca con la
polvere di fata stretta contro il petto. Non aveva nessuna
possibilità contro
un elfo di cinquecento anni, che conosceva molti più
incantesimi di lei ed era
molto più potente.
Il
re si avvicinò al tavolo sul quale era sparse alcune
pergamene. Prese il
pugnale di Titania. - Non è facile uccidere un licantropo,
sapete? Molti
incantesimi sono inefficaci.
-
No, io...
-
Potete ucciderli con l’argento. – Estrasse il
pugnale dal fodero e le mostrò la
lama. - Questo pugnale ha ucciso molti licantropi. I veleni... beh, non
li
uccidono, ma li spingono verso la follia. La loro parte umana viene
completamente fagocitata dalla belva.
-
Non posso. – mormorò Nova. – Non posso
fare ciò che la regina mi chiede. Non è
giusto.
Oberon
non cambiò neppure espressione. Sorrideva appena.
Posò di nuovo il pugnale. -
Ma se non farete ciò che vi è stato chiesto di
fare... ne pagherete le
conseguenze.
-
Lo so.
-
Siete davvero disposta a pagare questo prezzo?
-
Me lo impedirete?
Lui
scosse il capo. – No. Non sono venuto per comportarmi da
bruto ed impedirvelo.
È una vostra scelta. Se deciderete di farlo, la
responsabilità sarà tutta
vostra. E comunque non spetterebbe a me punirvi, ma ad una fata.
Conoscete le
regole.
Nova
si morse il labbro. – Io... voglio solo aiutare Ruby.
-
La polvere la aiuterà. Titania non vi ha chiesto di
ucciderla.
-
La regina vuole separarla da Dorothy. Il prezzo è troppo
alto.
-
Ma non avrete un’altra chance. L’avete
già avuta. Ed è tutto merito di Titania.
-
Che cosa vuol dire?
Oberon
diede un’occhiata a Puck, che si mangiucchiava il cappello.
Il profumo di rose
appena sbocciate che il re si portava dietro era più
intenso, sembrava
impregnare la stanza sotterranea dove le fate custodivano la polvere. -
Quando
pensavate di fuggire con il vostro nano preferito, Reul Ghorm non
avrebbe
voluto essere indulgente. Voleva togliervi le ali per il semplice fatto
che
avevate progettato di fuggire. Mandò un messaggio alla
regina per chiedere un
consiglio su come avrebbe dovuto comportarsi. Diceva che eravate... una
buona
fata. Perdere delle buone fate è... sempre un vero peccato.
Nova
ci mise qualche istante a capire chi fosse Reul Ghorm. Non chiamava mai
Turchina per nome, essendo la sua insegnante e una fata di grado
più elevato,
nonché molto più vecchia di lei.
-
Fu Titania a suggerirle di essere indulgente. In fondo... siete
giovane. –
continuò Oberon. – E lui era... è un
nano. Le fate apprezzano i nani. E perché
non dovrebbero? Estraggono i diamanti per la polvere di fata.
Non
seppe che cosa dire.
-
Titania consigliò a Reul Ghorm di parlare con voi, di
spingervi a ragionare.
Volevate diventare fata madrina. Avevate tanta fretta... eravate stufa
di
trasportare polvere. – Oberon gesticolava parecchio mentre
parlava. – Reul
Ghorm parlò con il nano, invece. Andò da quella
che considerava... la fonte del
problema. Era sicura che non sarebbe riuscita a convincervi, quindi
ragionare
con un nano le sembrò la soluzione migliore.
Funzionò.
“Sogni
da sempre di
essere una fata madrina e puoi riuscirci!”
“La
Fata Turchina è
venuta a parlarti.”
“Non
ha importanza.”
“Che
cosa ti ha detto?”
“Non
importa.”
-
Titania non è crudele come pensate. Oh, è dura. A
volte è impossibile discutere
con lei. Mi contraddice sempre.
-
Io non penso che la regina sia crudele. – si
affrettò a dire Nova.
-
Ma forse meritate di sapere perché agisce in questo modo.
-
Non le piacciono i licantropi...
Oberon
gettò indietro la testa e rise. Rise di gusto. Anche Puck
ridacchiò,
supportando il suo padrone, ma non sembrava convinto del
perché stessero
ridendo.
-
Non le piacciono? Nova, non si tratta di questo. Li disprezza. Che
è ben
diverso. – Recuperò un certo contegno. –
Meritate di sapere perché li
disprezza, tuttavia. Immagino non siate ancora arrivata a quella parte
della
storia... vero?
-
No, io... ecco, no.
-
Non importa. – Oberon fece spallucce. Non suonò
come un rimprovero, sembrava
che se lo aspettasse. - Però dovete
sapere.
Titania dice il vero quando sostiene che avrebbe potuto agire
diversamente
con... quella creatura là fuori. Io sono qui per questo,
Nova. Mi piacerebbe
rispondere alle vostre domande.