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Autore: Scarabocchio_    12/07/2009    3 recensioni
Catapultata in un nuovo mondo, Ale forse ha ritrovato il suo sogno dopo tutto ciò che era successo ed ora vuole combattere per raggiungerlo. Ma quell'incontro sul mare inaspettato forse avrà il potere di cambiarle la vita per sempre. Come un fulmine a ciel sereno sarà colpita da forti emozioni che non ha mai provato e niente sarà mai più incantevole e perfetto di così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi con l'8 ed ultimo capitolo.
La FF in realtà era più lunga però ho deciso di tagliare dei capitoli e di terminarla visto che comunque non era poi così tanto seguita,
in più era da un bel pò che la postavo quindi.
Spero vi sia piaciuta e vi piaccia comunque, rigrazio tutti quello che hanno seguito, tutti quelli che l'hanno messa nelle seguite e nelle preferite!
Anche i numerini mi hanno fatta felice!
Ringrazio _Pulse_, grazie Socia! e ringrazio Fairy of music per l'ultima recensione, sono felice che ti piaccia.
Ringrazio anche evil35 che ha quasi sempre recensito e grazie anche a Sbarby ovvero la Giuly, che ha recensito raramente ma mi ha sopportata a casa sua XD
un bacio , grazie.

****

 Quando stai male non ti accorgi del passare del tempo, ne di ciò che fai.
Non mi rendevo conto di niente, tutto mi passava sulla pelle ma non entrava nella mia testa, già troppo occupata.

Ogni volta che sapevo di poterlo incontrare mi nascondevo, con delle scuse, stupide scuse per placare il mio bisogno di sentirlo.

Tutto stava finendo senza che neanche me ne accorgessi, il campo era al limite e io non sapevo come ma ero arrivata in finale.

Non ero felice, non lo ero per niente, come si può essere felici se in fin dei conti quello di cui il tuo cuore ha bisogno non c’è?
Come potevo essere felice andando contro a tutto questo?

La paura mi lacerava dentro, il dolore aggiungeva i suoi mali al mio stato d’animo.
Si era creato un buco nero dentro di me, ogni secondo che passava si allargava facendo gridare di dolore la mia testa.

Mi stringevo il petto seduta negli angolini e guardavo le immagini che mi passavano davanti come un film in bianco e nero.
Le lacrime ancora riuscivo a trattenerle, non volevo farmi vedere.

Kery si era stancata di vedermi così, era l’unica che sapeva il vero motivo, agli altri mi bastava dire “ sono agitata per la finale”
ma la verità era che non ero neanche riuscita a telefonare alla mia famiglia per invitarli, l’aveva fatto Jim al posto mio,
perché se parlavo per più di 2 minuti scoppiavo.

Come fosse stato scritto, il giorno dopo, 15 agosto, ci saremmo scontrati in finale con i Chester.
La biondina mi perseguitava, anche se ogni volta che la incontravo lanciava battutine io le passavo affianco
senza neanche far sentire il mio passo, perché neanche quelle mi toccavano più.

Tutto attorno a me si svolgevano i preparativi, le continue prove e prove a cui mi presentavo giusto fisicamente.
Ma nulla mi attirava tranne il mio mondo interno, che era come un big bang che dopo miliardi di anni si stava ripetendo,
aveva scelto come luogo la mia pancia.

Ospitavo ben volentieri questo continuo subbuglio perché tanto la mia testa viaggiava sullo stesso binario,
Io non ci credevo all’amore e neanche adesso volevo crederci.

Più pensavo all’odio verso l’amore e più il mio petto scoppiava, più ripensavo ai bei momenti e
più il mio bisogno di lui si faceva spazio fra le macerie, ancora dopo i bombardamenti non era stato sconfitto.

Mi arresi, si mi arresi perché era l’unica cosa da fare, avrei superato la gara, in bene o in male non mi importava più
e poi sarei tornata a casa, dalla mia famiglia e avrei dimenticato tutto, con il tempo, ma ero convinta che avrei dimenticato.

“ Ale..”  Kery si avvicinò e mi allungò una felpa
“stai tremando “

Caso per niente strano, non me ne ero neanche accorta.
Ero li seduta con le gambe strette al petto e fissavo un puntino sul pavimento di fronte a me, impassibile e fuori dal mondo,
come ogni giorno e ogni istante della mia vita, che passavo.

“ n- no “

“ oh si, ale smettila “

“ di fare cosa?”

“ di pensare “

“ richiesta impossibile”

“ lo so, non so neanche perché te lo dico “

“Perché mi vuoi bene “

“ già amica mia “

Prese la felpa e me la mise sulle spalle, poi si sedette affianco a me, appoggiando la testa sulla mia spalla e cingendomi l’altra con il braccio.

“come va con Bill?”

“ lo sai, va tutto bene, stiamo insieme da un po’”

“ ah già, è vero scusa “

“ ieri sera, quando ti ho chiesto di uscire, era perché lui voleva vederti non c’era Tom “

Tom. Rimbombò nella mia testa come una campana, con le mani strinsi la fronte.
Continuava imperterrito a pervadermi la testa, faceva male, faceva molto male.
Strizzai gli occhi, mi girava tutto e non capivo più niente.

Perché doveva essere così? Perché proprio a me? Non aveva nessun’altra da andare a torturare?
Proprio io che non ne volevo sapere niente dell’amore, mi ritrovavo qui a soffrire e a impazzire senza neanche sapere perché.

Era stato un colpo di fulmine? No era stato un temporale intero che mi aveva colpita senza accorgermene,
e lui da li era entrato nella mia vita, scombussolandola e peggiorandola, perché peggio di così non poteva andare.

Dopo qualche ora mi ripresi e Kery decise che quella sera mi avrebbe portata in un locale a vedere delle esibizioni di alcuni gruppi,
non molto famosi ancora li in america.

“ Kery non voglio, basta, lasciami stare”

“ no non ti lascio stare, devi smetterla tu e farai come dico io!”

Non sentiva ragioni e così mi lasciai trascinare dove voleva, come un sacco di patate o
come una bambina che trasporta il suo pupazzetto di peluche strisciandolo in giro.
Volevo tanto essere la bambina ma ero solamente il povero peluche.

Mentre camminavamo, pensai al pomeriggio che avevo passato con la mia famiglia che si era riunita per vedere le finali,
ero stata poco presente anche li. Mio padre se ne era accorto e in tutti i modi aveva cercato di tirarmi fuori
le famose parole di bocca che avrebbero risolto questo grande enigma.

Ma ogni suo tentativo era stato vano, non ero intenzionata a dirgli niente, la mia vita era già abbastanza andata da schifo
fino a quel momento, compresa la sua e quella di mio fratello, non c’era bisogno di accollargli ancora i miei stupidi problemi,
quando ne avevamo ben altri.

Se avesse saputo tutto si sarebbe sentito in colpa, per non essere riuscito ad evitare anche questo,
Lo avrei fatto tempestare di pensieri e avrei creato una vera e propria angoscia in lui e non volevo questo.

Per quanto potessi detestare mia madre, adoravo mio padre, tutto quello che toglievo a lei, lo fornivo a lui, nel migliore dei modi.
Ero attaccata all’unico adulto che si prendeva cura di me e di mio fratello.

A differenza dalla normalità, con mio fratello, confidai qualcosa.
Mi era venuto vicino e mi aveva chiesto cosa avessi, perché non ero così saltellante come al solito.
Il fatto che mio fratello si interessasse di me mi rese per qualche secondo felice, era nuova come sensazione.

Lui sapeva giusto che era per un ragazzo e che non avrebbe dovuto dirlo a nessuno.
Quando la mia vita sarebbe migliorata forse avrei raccontato tutto anche ad altri, ma ora proprio non me la sentivo.

Facemmo una lunga passeggiata, sulla spiaggia, perché il locale da come mi aveva detto era vicino alla spiaggia.
Invece che fare la solita strada normale, sul marciapiede ,
Kery mi aveva fatta passare da lì, per respirare un po’ di aria buona e per farmi tranquillizzare.

Non era consapevole di risvegliare in me qualcosa di ancora più forte, perché proprio fra quella sabbia io e lui ci eravamo scontrati,
e proprio con quel mare ci eravamo guardati in un modo così profondo che non mi sarei mai dimenticata.

Arrivate in questo locale ci sedemmo in un tavolino, era piuttosto grande per essere per due pensai.
Era già pieno di persone e le luci erano già soffuse, non riuscii neanche a vedere bene come fosse dentro.
Notai che era curato molto nei particolari ed era in stile moderno, ma poi mi abbandonai sul divanetto tornando come al solito al mio dolore.

Iniziò una musica, non mi era familiare, poi una voce presentò il primo gruppo, dalla Germania, i Tokio Hotel.
Sorrisi a Kery che sembrava elettrizzata, solo per farla contenta,
ma non capivo proprio tutta questa esaltazione per un gruppo che neanche sapevamo chi fosse.

Mi misi comoda per vedere chi fossero e assistere al loro spettacolo facendo felice Kery e magari cercando di distrarmi al meglio,
cosa che sapevo già, non ci sarei riuscita.





Il mio cuore ricevette un altro colpo, questo ancora più forte dei precedenti. I Tokio Hotel erano loro, erano Bill,Tom,Georg e Gustav.
Sgranai gli occhi quando vidi Tom suonare la chitarra, lui alzò lo sguardo e incrociò il mio.

Gli occhi mi si riempirono di lacrime, non riuscii a reggere e mi alzai per andarmene
“grazie Kery, che bella sorpresa! Sei un amica “

Presi la borsa e arrabbiata corsi fuori, mi misi a correre fortissimo, non ragionavo e
non vedevo neanche dove stavo andando perché le lacrime mi offuscavano la vista e mi bagnavano il viso.
Erano calde e scendevano in fretta, bruciavano sulla pelle come bruciava il mio petto e il mio stomaco,
La guerra dentro me iniziava adesso.

Mi aveva mentita, non era stato sincero, non mi aveva detto di avere un gruppo e di essere famoso,
non mi aveva detto niente, mi aveva solo usata per quel che mi guardava,
Aveva cercato anche di portarmi a letto ma il mio buon senso aveva reagito per fortuna.

Se fossi andata a letto con lui sarebbe stato peggio, gli avrei fatto raggiungere il suo obbiettivo.

Stanca mi lasciai cadere sulla sabbia, che dopo un po’ era fredda e bagnata, stavo continuando a piangere e a singhiozzare,
con il sottofondo del mare e della luna.

Non c’era cosa peggiore che stare così male per una persona, per amore.
Mi rendevo conto di aver incontrato l’amore e di esserci inciampata sopra come una perfetta stupida.

Kery sapeva benissimo come stavo e la prima cosa che aveva fatto era stata portarmi da lui,
Dritta con la testa nella ghigliottina, ma non era colpa sua in fondo e lo sapevo bene.

La colpa era solo mia, che mi ero innamorata e del destino che mi aveva fatta scontrare proprio con lui.

I suoi occhi nocciola e il suo dolce sguardo mi colpirono allo stomaco, i suoi abbracci e le sue attenzioni mi diedero un calcio,
i suoi dolci baci e le carezze mi tiravano i capelli. Il dolore mentale si era trasformato anche in dolore fisico.

Il giorno dopo avevo le finali, avrei dovuto riposarmi e stare tranquilla e invece facevo tutt’altro.
Li distesa a piangere e a farmi del male mi sembrava la soluzione giusta,
se avessi trovato il modo non mi sarei neanche presentata il giorno dopo, ma poi avrei distrutto il sogno dei miei compagni
che non centravano niente in tutto questo.



Tom avrebbe voluto abbandonare quel palco dal primo istante che aveva incontrato il suo sguardo quella sera,
Gli aveva fatto sbagliare una nota, ma si era ripreso.
Con i denti stretti e le lacrime in gola si era fatto forza fino ad arrivare alla fine della quinta ed ultima canzone di quella sera.

Corse dietro le quinte e dopo aver abbandonato gli strumenti corse da Kery

“ dov’è andata?”

“ non lo so! “ disse lei scossa e con qualche lacrima

“ come non lo sai?! Ho bisogno di saperlo!”

Si guardò intorno, il fratello lo raggiunse e abbracciò stretta Kery che si sentiva infinitamente in colpa
 per tutto quello che stava succedendo quella sera.

Tom allora uscì dal locale e prese la macchina.

Non doveva scappare, non doveva reagire così, ora dove la vado a cercare.
Tom sei uno stupido! Non capisci niente, non hai mai capito niente di queste cose.
I segnali c’erano tutti e te la sei lasciata sfuggire così..
Per giorni non sei andato a cercarla come la testa ti diceva di fare, bravo hai tenuto stretto l’orgoglio e hai fatto male al tuo cuore.
Ora so quello che voglio, voglio lei. La devo trovare e chiederle scusa.
Se questo è l’amore b’è è veramente complicato, non pensavo.

Fermò la macchina, davanti alla spiaggia, scese e si strofinò gli occhi con la mano.
Era sicuro di averla vista.
C’era una ragazza poco lontano da lì, seduta a riva.

La vide in lontananza e corse verso di lei.



“ ale! “

La sua voce mi bloccò, era il male che giocava brutti scherzi?

“ ale “  no era lui, era vicinissimo e aveva il fiatone.

Non si avvicinò ma rimase fermo immobile dietro di me.

“ cosa vuoi? “ gli dissi

“ voglio chiederti scusa “

“ non me ne frega un cazzo Tom, non me ne faccio niente delle tue scuse ora. “

“ ho sbagliato, ho sbagliato tutto con te. “

Mi alzai e lo guardai.
Aveva gli occhi lucidi e la manica bagnata, forse aveva pianto.
Ma non mi importò.

“ te ne devi andare, ma per sempre “

“ no non me ne vado, tu vieni via con me adesso “

“ io faccio quello che voglio, come hai sempre fatto tu, prendendoti gioco di me “

“ non mi sono mai preso gioco di te, tutto quello che ho fatto era perché me lo sentivo “

“ e ti sentivi di non dirmi che eri un chitarrista famoso e che avevate un gruppo chiamato Tokio Hotel?
 E ti sentivi di portarmi a letto ogni volta che stavamo insieme?
Oppure ti sentivi solamente di passarti la vacanzina con qualcuna e poi andartene come se niente fosse?
Perché se sono queste le cose che ti sentivi mi fai proprio schifo “

“ no, No.  Io non so come ma con te ho cambiato modo di fare, con te sono cambiato. 
Non volevo solo portarti a letto e non volevo e non voglio dimenticarmi di te,
perché ormai non è più possibile perché.. “

“ Tom vaffanculo, evita queste cazzate, io ti amo, capisci? Ti amo e tu.. Non capisci niente “ corsi via in lacrime.
Volevo solo tornare in albergo e stare da sola a soffrire.

Lui rimase immobile, non riusciva a risvegliarsi, ne a corrermi dietro per fermarmi e dirmi come stavano realmente le cose.

***

“ ed ora, gli Shez! “

La musica partì, noi eravamo già in posizione.
La tensione era a mille, volevo fare tutto perfettamente per i miei compagni, per la mia scuola.
Ma per me, non era questo quello che desideravo tanto.
Musica e movimenti venivano spontanei, come se fossi un automa,
perché se avessi soltanto dato spazio ai miei pensieri sarei crollata a terra.
Tutto proseguiva bene, vedevo Kelly ogni tanto sorridere.
Gli spalti urlavano, trasportati dalla musica e dalla foga dell’ultima esibizione.

Stavo facendo i complimenti a me stessa, stavo andando divinamente.
Eravamo agli ultimi passi, alle ultime prese, quando all’improvviso tra gli spalti scorsi un volto familiare.
Era mia madre.

Rimasi allibita e sbagliai l’ultima presa cadendo.
Non mi ero fatta male ma avevo rovinato tutto.
I giudici si erano accorti della distrazione.

I miei compagni dissero che la colpa era di tutti, che se non era andata era uguale,
perché eravamo comunque secondi e un premio l’avremmo avuto lo stesso.

***

Le onde cullavano i miei pensieri,
Ero decisa a partire e a dimenticare.
Provai a sorridere, notai che se mi sforzavo mi usciva anche bene.

Il piacere soffice della sabbia fra le dita dei piedi mi rilassava.
Proprio adesso dovevo trovare un po’ di pace? Dopo tutto quello che era successo,
niente era riuscito a smuovermi e solo ora dopo aver deciso di dimenticare e aver portato la mia squadra al secondo posto mi stavo calmando..

Non avevo vinto niente di niente, non avevo avuto ciò che volevo ne ciò che meritavo.
La mia mente e il mio cuore erano rimasta a bocca asciutta, senza trofei, ma solo con il dolore.

Mia madre mi aveva sconvolta, tutta colpa sua ancora una volta.
Non poteva saltarmi fuori così, all’ultima esibizione, dopo del tempo.
Vederla mi aveva fatto male ma sicuramente mi aveva fatto capire che qualsiasi cosa sarebbe successa
io le volevo bene e ci sarebbe stata una spiegazione a tutto,
se ci aveva lasciati c’erano validi motivi che mi sarei fatta spiegare dopo quella lunga passeggiata sulla spiaggia.

Volevo restare io e il tramonto, io e il mare.
Il vento mi scompigliava i capelli e cercavo di mandare giù le lacrime , non volevo ancora bagnarmi il viso.

Poi sentii qualcuno correre dietro di me, raggiungermi e prendermi per il braccio.
Era Tom, che mi aveva girata tenendomi stretta.

Aveva paura che sarei scappata ancora una volta da lui.

“ cosa vuoi ancora?! “ dissi cercando di dimenarmi

“ voglio che tu mi ascolti, una volta per tutte “

“non mi interessa quello che hai da dire, lo capisci o no?”

“ bene allora ascoltami così poi ti lascerò in pace “

“ tom, sono appena arrivata seconda per colpa della visione di mia madre.
Ieri è stata una brutta serata, voglio solo tornarmene a casa e dimenticare tutto, dimenticare il premio di consolazione ma soprattutto dimenticare te.
I tuoi occhi, il tuo sorriso, il tuo dolce viso e tutto quello che di splendido ti porti dietro. Non voglio più guardarti con il batticuore “

Una lacrima rigò il suo viso, seguita da un’altra e ancora un’altra.
Cosa faceva ora? Piangeva? O cercava solamente di impressionarmi? Ma questa volta non glielo avrei permesso.

“ oh, quanto sono stupido. Sono venuto per dirti realmente cosa sento e poi me ne andrò, perché devo tornare in Germania. “

Ora anche le mie di lacrime accompagnavano le sue.

“ Non mi hai lasciato parlare,ma devo dirti tutto ora, prima di partire.
 Sono venuto qua per far conoscere la nostra musica, non ho mai pensato di trovarmi una ragazza da sfruttare.
 E’ vero, non mi sono mai innamorato e sono conosciuto come un donnaiolo, mi piacevano le storielle da una notte. “

Riprese fiato e mi asciugò una lacrima con il dorso della mano.

“ Parlo al passato però perché da quando ti ho conosciuta è tutto cambiato,
ogni ragazza che vedevo non mi interessava, non mi sono portato mai nessuna a letto e non ho mai desiderato farlo.
Ogni volta che mi fermavo a pensare avevo il tuo viso davanti che mi appannava qualsiasi cosa.
 Il tuo dolce sguardo mi ha conquistato e scontrarci è stato il più grande regalo che potessi ricevere.
 Ora credici o no, ma da quel giorno non ho fatto altro che ricordarmi di te, sempre e non me ne dimenticherò,
 ne ora che tutto è finito ne mai. Perché ti amo, si ti amo e te lo ripeterò in eterno finchè non lo capirai,
 perdonami per tutto. “

Adesso era difficile non credergli,sapevo che diceva la verità.

“ tom, io .. Io non voglio lasciarti “ lo abbracciai forte e lui ricambiò la stretta.
Poi prese dolcemente il mio viso e ci baciammo , era tutto così perfetto.

Rimanemmo sulla spiaggia per un po’, a parlare e a ridere, poi convinto mi disse che non aveva intenzione di andarsene senza di me.
Mi voleva portare con lui e avrebbe convinto mio padre.

Non credevo a tutto questo.
Ci alzammo e ci incamminammo verso il campo mano nella mano, dove ci aspettavano i miei genitori.

**********

“ Alee! Ale ma ci senti? “

“ eh? Cosa? “

“ è da 5 ore che dormi, mamma si è già bevuta 80 caffè “

“ ma, ma.. “

“ ti sei fatta molto male se non riesci neanche a formulare frasi “ disse mio fratello divertito,
appoggiandosi con le braccia conserte alla finestra.

“ fatta male? “ dissi non capendo.

“ oh ma ci sei o no? Ti sei fatta male, ora sei in ospedale, sei caduta, ti stavamo guardando per.. “

“ ah, si ho capito. “ dissi tirandomi su leggermente.

Voleva dire che tutto quello che era successo non lo sapeva nessuno, che quindi era stato tutto finto,
Era stato solo un sogno. Un bellissimo sogno.

“ ma.. Esistono i Tokio Hotel?”

“ i cosa? “

“ i Tokio Hoteel!”

“ no Ale, mai sentiti, forse te li sei sognati “ disse.

“ già, mi sa che hai proprio ragione “

Lui si mise a ridere, sapevo che infondo gli dispiaceva di vedermi lì così,
Ma non sapeva quanto a me dispiaceva aver scoperto che era stato tutto un sogno.

Mamma entrò in camera sorridente insieme a mio padre e mi abbracciarono,
poi iniziarono con i discorsi strani che io non stavo neanche ad ascoltare.

Sorridevo, si sorridevo.
Perché almeno mi ero già passata qualche ora li dentro, sapevo sarebbero state infernali.
Tutte quelle persone quindi non esistevano ma io iniziai a sperare che un giorno, in un altro dei miei sogni almeno,
 li avrei rincontrati tutti, perché non avevo ripetuto a Tom che anche io lo amavo.



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