Owari no Seraph, 'Rendez-vous' di Akame28 su EFP Fanfiction

Quella sera, gli astri brillavano numerosi nel cielo notturno, illuminati dalla lattea luce della Luna. Sotto di essi, la città dormiente era cullata dalla brezza del primo autunno, coperta da un mantello di foglie secche, prive di vita. Sui tetti, una figura silenziosa si aggirava furtiva, saltando di quando in quando, senza però mai scendere a terra. Ad un tratto, si fermò su un comignolo e osservò il paesaggio davanti. Il volto, rischiarato dal bagliore lunare, era in parte nascosto dietro ad una maschera rossa a pois neri posta sugli occhi, mentre alcune ciocche corvine, mosse dal vento, ricadevano sul capo disordinatamente. Assottigliò lo sguardo e si spinse più in avanti. Correva veloce, quasi avesse fretta, controvento. Si fermò di nuovo, sempre in alto e sempre con la vista rivolta alla città.

«Cerchi qualcuno?» udì una voce dietro di lui, famigliare. La figura dalla maschera rossa si voltò di scatto, presa di sorpesa.

«Tu! Che ci fai qui?!»

L'altra figura sogghignò. Indossava anch'essa un costume, ma nero, dotato di una cighia che fungeva da coda. O, perlomeno, doveva esserlo, dal momento che sopra la testa spiccavano due orecchie nere, che creavano un forte contrasto con i capelli biondi. «Ma come, non sei contento di vedermi, lord? O preferisci lady? »

«Ti avevo detto di non immischiarti nei miei affari, ma a quanto pare il messaggio non è arrivato» rispose il corvino, avvicinandosi a grandi falcate «Non ho bisogno del tuo aiuto né tantomeno delle tue stupide avances. Perché sì, ho capito benissimo che ci stai provando con–»

«Oh, ma allora sei un ragazzo sveglio! Avevo paura che quella calzamaglia ti regredisse l'intelligenza» ribatté pronto, chinandosi per poter far arrivare i loro occhi alla stessa altezza. Prendersi gioco del più basso era tra le cose che più preferiva.

Il ragazzo dovette fare appello a tutta la pazienza che gli era rimasta per non sferrargli un colpo ben assestato proprio sul quel bel faccino che tanto lo derideva. «Senti un po', micetto dei miei stivali, non ho alcuna intenzione di stare ai tuoi stupidi giochetti. Perciò — e lo ripeto per l'ultima volta — gira i tacchi e fammi portare a termine il mio lavoro» gli puntò l'indice contro il petto e scandì bene le parole «Se continui ad ostacolarmi, farò in modo che tu non possa neanche più miagolare, stanne certo.»

«Oh-oh, la coccinella mi sta minacciando di togliermi i poteri, che paura!» Mise le mani in alto e le mosse, simulando il finto tremore «Mi piace tantissimo quando fai così.» Gli prese il mento tra le dita, ma la mano venne subito allontanata con uno schiaffo. «Si può sapere cosa vuoi fare?!» esclamò, la faccia divenuta dello stesso colore della maschera.

«Ma come, lo hai detto tu prima. Sembra proprio che le mie avances...»

In lontananza si sentì un'esplosione violenta, poi del fumo e della polvere sollevarsi da terra.

«Accidenti... vedi cosa fai?!» La figura rossa si sporse. Tirò fuori dalla tasca uno yo-yo e lo lanciò. «Adesso, lasciami fare. Non ho altro tempo da perdere» disse, e saltò.

Il gatto lo vide ricomparire più avanti, per poi sparire di nuovo, dietro ad altre case. Sorrise inconsciamente e si appoggiò al comignolo. Non aveva fretta; tanto lo avrebbe seguito di lì a poco.